| home | indice Heidegger | la filosofia del Novecento | la filosofia oggi e domani | destra-sinistra | dizionario | libri |


Heidegger "realista diretto", dunque contrario alla "rivoluzione copernicana" di Kant
Un capitolo cruciale di Essere e tempo è § 8 intitolato Esserci, apertura e verità. In esso Heidegger rigetta esplicitamente la "rivoluzione copernicana" attuata da Kant, pronunciandosi per una concezione direttamente realista della verità. Dopo aver spiegato che "la teoria kantiana della conoscenza del XIX secolo caratterizza frequentemente questa definizione della verità (in quanto accordo con l'oggetto) come un realismo metodologiacamente ingenuo e arretrato, e lo descrisse come incompatibile con il porsi delle questioni sollevate dalla rivoluzione copernicana di Kant", Heidegger spiega la posizione epistemologica prevalente, alla quale intende opporsi. «Secondo l'opinione generale, la veritàè conoscenza, una conoscenza è giudizio,; e nel giudizio dobbiamo distinguere: il giudizio come processo psichico reale e il giudizio come contenuto ideale. E' di quest'ultimo che si dice che è "vero". Il processo psichico reale, per contrasto, è presente o no.» Heidegger si oppone a tale convinzione: «E in riferimento all'effettivo giudicare del giudicato, non è forse ingiustificata la distinzione fra il pronuniciamento reale e il contenuto ideale? La realtà effettiva del conoscere e del giudiciare non ne risulta forse scissa in due modi d'essere, in due "strati", la cui ricomposizione non è più in grado di restituirci il modo d'essere del conoscere? Non avrà forse ragione lo psicologismo quando si oppone a questa scissione, benché anch'esso non chiarisca ontologicamente e addiritture non assuma a problema il modo d'essere del pensiero pensato?»
Dopo questa critica, Heidegger spiega il proprio realismo diretto. «E' l'ente in questione a manifestarsi così come esso è in sé stesso, vale a dire che esso in sé stesso è proprio come viene scoperto essere indicato dall'asserzione. Non c'è alcun raffronto di rappresentazioni né fra di loro né rispetto alla cosa reale. Nell'identificazione non è in gioco una concordanza tra conoscenza e oggetto né certamente tra psichico e fisico, ma neppure tra "contenuti di coscienza". Nell'identificazione c'è soltanto lo scoprimento dell'ente stesso, esso nel "come" del suo svelamento. Quest'ultimo [lo svelamento] trova la propria verifica nel fatto che l'asserito, cioè l'ente stesso, si manifesta come il medesimo. [Siffatta] verifica significa: il mostrarsi dell'ente nella sua autoidentità
moses - 3 ottobre 2005