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Friedrich August von Hajek - 3
Ma che cos'è la "giustizia sociale" ?

di Renzo Grassano
Secondo von Hajek è la legge, ovvero la stessa costituzione di uno stato, a dover porre un limite al potere legislativo altrimenti destinato a proliferare e degenerare come una metastasi. Per salvare la democrazia e la libertà, bisogna che le leggi fondamentali di uno stato moderno pongano dei paletti di divieto al potere legislativo. Occorre vengano indicate tutte le materie su cui non si deve legiferare perchè l'individuo possa continuare ad essere libero di scegliere. E' la legge stessa che ci deve fornire l'antidoto alla sua degenerazione.
Altrimenti tutta questa democrazia rischia di travolgerci, non diversamente da un despota dell'antichità o da un tiranno dei tempi moderni. Anche la democrazia può diventare un totalitarismo perchè tra un solo sovrano dispotico ed una maggioranza dispotica non c'è molta differenza.
La coercizione totalitaria delle democrazie moderne è un male perchè impedisce alle persone di ragionare. Esse devono solo obbedire alla maggioranza che ha imposto la legislazione. I cittadini non sono che sudditi della democrazia e non sono responsabili d'altro che dell'obbedienza.
Ma un sistema sociale può funzionare secondo i principi della germinazione spontanea solo se le persone sono libere: «perchè il sistema funzioni, l'essenziale è che ogni individuo possa agire in base alla sua particolare conoscenza, sempre unica almeno in quanto si applica a circostanze particolari, e che possa utilizzare le sue capacità individuali e le sue occasioni entro i limiti a lui noti e per un suo scopo individuale. » (1)
Con ciò siamo agli antipodi di ogni pianificazione sociale e ci siamo perchè qualsiasi tentativo di pianificare verrebbe a svalutare ed impedire l'indipendenza dei singoli soggetti. A mio avviso ciò non è del tutto vero, ma è innegabile che i tecnocrati abbiano avuto e continuino ad avere un simile difetto apparentemente incorreggibile.
Ma von Hajek non bada alle sottigliezze. E' un falso intellettualismo quello che asserisce che l'uomo è cosciente costruttore di civiltà, e cosciente costruttore del suo progresso.
Tutto dimostra il contrario. Il vero protagonista della storia è l'ignoranza umana, il non avere idea di come andranno a finire le cose che cominciamo a fare. Il vero protagonista della storia è l'egoista ignorante, non il colto altruista che agisce in vista del bene comune. Questi, in forza della sua presunzione di sapere, non potrà che sbagliare.

Anche il diritto nasce secondo Hajek per ordine spontaneo, attraverso una lunga consuetudine che ha attraversato molto epoche. Interpreta il diritto come un complesso di regole di condotta astratte che non mirano ad uno scopo particolare e si possono applicare ad un numero sconosciuto di casi possibili. Nell'insieme il diritto è solo una cornice entro la quale gli individui possono realizzare la loro volontà. Grande importanza è attribuita alla proprietà, che interpreta, con Locke, in modo molto esteso: non solo oggetti materiali e mezzi di produzione, ma anche la vita, la libertà ed infine i possessi veri e propri.
Hajek vede in Hans Kelsen il teorizzatore dell'abolizione della distinzione tra norme astratte di pura garanzia (nomos) e le vere e proprie regole di organizzazione (thesis). Contrappone quindi la sua dottrina dello stato sorto naturalmente allo stato come costruzione razionale e positiva. In sostanza è avversario del positivismo giuridico teorizzato da Kelsen e dal nostro Norberto Bobbio.
La via dei positivisti giuridici porta alla confusione tra legge e legislazione ed essa diviene il modo per opprimere le minoranze e gli individui. Soprattutto la sinistra (socialisti in Europa, democratici in America) usano l'attività legislativa per attuare quell'autentico miraggio che è la giustizia sociale.
«... chi usa abitualmente l'espressione "giustizia sociale" semplicemente non comprende quel che essa significa, e l'intende semplicemente come un'affermazione che una certa richiesta è giustificata, senza darne una ragione.» (2)
Barando spudoratamente con la storia (qui bisogna dirlo...manco si ricorda della Bibbia e dei Greci) Hajek asserisce che la giustizia sociale è un concetto relativamente recente, non sembra risalire a più di un secolo fa (oggi due ndr). In realtà significa giustizia distributiva. Ed è diventato un concetto ossessivo tirato in ballo ogni qualvolta il parlamento approva leggi di spesa per favorire determinati gruppi.
Il ricorso alla "giustizia sociale" è diventato «il principale sfogo emotivo, la caratteristica peculiare dell'uomo buono, ed il segno riconosciuto del possesso di una coscienza morale.» (2)
In una economia di mercato il termine giustizia sociale o giustizia distributiva non può avere alcun significato. «La giustizia ha significato solo in quanto norma di condotta umana, e nessuna ipotizzabile norma relativa ad individui che si forniscono l'un l'altro beni e servizi in un'economia di mercato produce una distribuzione tale da poter essere sensatamente descritta come giusta o ingiusta.» (3)
Resta da chiedersi perchè mai l'espressione di un concetto così errato ed impreciso sia di uso così frequente anche tra coloro che avversano gli eccessi della giustizia distributiva. E von Hajek lo spiega ricorrendo alla storia dei popoli primitivi e delle organizzazioni tribali, non diversamente da Marx ed Engels peraltro, che parlarono di un comunismo primitivo.
Secondo Hajek, noi tutti abbiamo un residuo atavico di tribalismo. Siamo ancora imbevuti dello spirito dei cacciatori che spartivano il bottino tra tutti i membri del clan e della tribù. Ma l'evoluzione sociale ed il sorgere delle civiltà agricole e poi quelle industriali ha fatto giustizia di questo atavico concetto di giustizia.
Lo sviluppo che ha reso possibile la società liberale è dunque stato accompagnato da una graduale sostituzione di questo obbligo morale di fornire nutrimento alla tribù con le ormai note norme astratte di condotta.
I membri del moderno consorzio umano non hanno dunque alcun obbligo di questo tipo. Ed esso non può venire imposto da governi o maggioranze parlamentari.
Quando questo avviene è inevitabile che segua una corruzione dei principi fondamentali. Aumentano le tasse e piovono sui gruppi sociali più chiassosi e meglio organizzati o rappresentati sussidi speciali, favori, privilegi di ogni tipo.
E' anche una leggenda che siffatte maggioranze eseguano il reale volere della maggioranza dgli elettori. In realtà nessuno vuole che tutto questo accada, tranne i beneficiari. Un governo siffatto poggia su un patto di gruppi e partiti, ognuno dei quali deve accontentare il suo gruppo particolare di elettori.
Muore, per capirci, il mercato economico, soffocato dalla pianificazione assistenziale, e nasce il mercato politico, lo scambio di favori.
Ma tutto ciò «... non è l'attributo necessario d'ogni governo rappresentativo o democratico, ma soltanto il prodotto necessario di un governo illimitato o onnipotente, che dipende dall'appoggio di numerosi gruppi. » (2)
E' la presenza di questo mercato politico la vera ragione per cui esistono associazioni di commercianti, imprenditori, artigiani, contadini e sindacati operai. Ognuno di questi opera per conquistare appoggi governativi. Un gruppo che si trovi ad essere l'ago della bilancia tra due opposti schieramenti è particolarmente potente, "!in grado di estorcere numerosi privilegi."
«Spero verrà un giorno - commenta von Hajek - in cui la gente considererà con lo stesso orrore l'idea di un insieme di uomini, pur autorizzati dalla maggioranza dei cittadini, dotati del potere di ordinare quanto gli aggrada, come oggi aborrisce molte forme di governo autoritario. Questo porta alla barbarie non perchè si sia dato potere ai barbari, ma perchè lo si è slegato dai freni delle norme, producendo così effetti che sono inevitabili, quali che siano queste persone cui questo potere viene affidato.» (2)

La protezione dei deboli
Lungi dal propugnare uno "stato minimo" (apparato giuridico, polizia, esercito per la difesa dall'esterno), Hajek ritiene indispensabile che lo stato debba usare il potere di tassazione per raccogliere i fondi necessari che non possono essere prodotti dal mercato per varie ragioni. In particolare pensa a servizi quali le strade, le linee ferroviarie, la fissazione degli indici di misura, i registri catastali, strutture di protezione civile e così via. Non mi sembra nomini la sanità , i trasporti pubblici urbani o l'energia. Per quanto attiene l'istruzione è favorevole all'emissione governativa di buoni per consentire a tutti la frequenza delle scuole private.
Per quanto riguarda i deboli, gli handicappati, gli anziani, gli orfani, in genere tutte le persone non più in grado di stare sul mercato, o non ancora in grado, Hajek prevede tuttavia una linea precisa, una solida "rete" di sicurezza sociale.
Ma ciò, questo è il punto che differenzia von Hajek da molti liberisti dell'ultima ora, oltre che democratici e socialisti folgorati sulla via di Damasco, non può avvenire nel mercato, con il rischio di "corrompere" il mercato; deve avvenire fuori di esso. Non può essere inteso come una correzione del mercato.
Sono convinto, perciò, che Hajek sarebbe favorevole ad una totale separazione della previdenza sociale dall'assistenza. Cosa che in Italia è dura a morire, e che continua a produrre grossi livelli di ingiustizia reale in quanto viene caricata su una sola parte (i lavoratori dipendenti, gli artigiani, i commercianti, alcuni liberi professionisti) l'onere dell'assistenza ai più deboli, che invece è un problema di fiscalità generale.

La fine del monopolio statale del diritto di battere moneta- Legal Restrictions Theory.
Hajek si rivela come pensatore davvero eccentrico sul terreno della politica monetaria dei governi. Si mostra infatti persuaso che il diritto esclusivo di battere moneta sia sorto per accrescere i poteri del governo. Ma questo monopolio è stato usato per ingannare e defraudare i cittadini.
Non mi risulta sia ancora stato tradotto in italiano Denationalization of Money. The Argument Refined (Institute of Economic Affairs, 2° ediz. Londra 1978) dove l'argomento è ripreso in modo più approfondito.
In questo saggio sosteneva che: «... l'instabilità dell'economia di mercato riscontrata in passato deriva dall'aver impedito che la moneta (il più importante regolatore del meccanismo di mercato) sia regolata essa stessa dal processo di mercato.» (4)
Tuttavia, è bene ricordare che anche Milton Friedman, teorico per moltissimi aspetti vicino a von Hajek, si è dichiarato fermamente contrario alla liberalizzazione della moneta. Il suo ragionamento era peraltro molto semplice. Qualora infatti si rimuovesse il diritto esclusivo di battere moneta alle banche centrali, si avrebbe una produzione competitiva di moneta che favorirebbe forme di inflazione galoppante. Ne abbiamo avuto esempio con il passaggio dalla lira all'euro. Proviamo solo ad immaginare cosa accadrebbe se si tornasse alla lira e poi si cominciassero ad accettare altre valute battute da altre banche centrali e non centrali.
L'argomento forte, al punto che a me pare inquestionabile, è la "fiducia". Avendo in tasca od in banca una somma in valuta battuta da una banca centrale, noi abbiamo la garanzia di essere accettati ovunque. Avessimo in tasca dei bond argentini o della banca Pinco Palla, chi ci darebbe fiducia?

(continua)

note:
(1) F.A. von Hajek - La società libera - Vallecchi, 1969
(2) F.A. von Hajek - Legge, legislazione e libertà - il Saggiatore 1986
(3) F.A. von Hajek - L'atavismo della giustizia sociale -
(4) sta in Economia monetaria - di Giovanni Battista Pittaluga - Hoepli 1999 (traduzione dell'autore).