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Sulle discussioni interne, sulle scelte che dobbiamo fare e su nostri errori non trascurabili
di Guido Marenco
Quando, qualche mese fa, decidemmo far uscire Moses dalla stagnazione in cui si trovava, ci fu una discussione che fu verbalizzata da Daniele, ma che non fu mai né trasmessa ai collaboratori né tantomeno pubblicata come auspicato. Motivo? Suppongo che Daniele si sia trovato in una certa difficoltà a riassumere il complesso pensiero di Carlo Fracasso, studioso di larghe ed omnicomprensive vedute storico-filosofiche quantomai deciso a farle valere.
Ora, un verbale è stato trasmesso, finalmente, ma non è quello fatto da Daniele. Reca la firma di Carlo e, devo dire che purtroppo, per quanto ricordi ancora della discussione, non rispecchia esattamente né quello che dissi io né quello che disse Renzo. Entrambi sostenevamo pressapoco la seguente posizione: concentriamo l'impegno su fatti ed eventi che possano trovare una certa eco sui media, tipo il bicentenario della morte di Kant. Diamo più spazio alla filosofia della politica, anche perché ci è più congeniale e perché non crediamo vi sia una sola persona che si sia accostata alla filosofia muovendo da un completo disinteresse per le teorie politiche. Cerchiamo di vivacizzare il sito con rubriche di cultura varia, musica, viaggi, costume, letteratura e cinema. Più facile dirlo che farlo. Ma dovremo farlo.

In più, io sostenni l'importanza di accompagnare le schede sui singoli filosofi e su momenti particolarmente importanti della storia della filosofia con panoramiche di tipo storico, economico e politico volte a consentire una migliore comprensione dell'epoca in cui viene a manifestarsi un certo pensiero.
Il che non significa, come sostiene Carlo nel verbale, che mi sia dichiarato per una storia marxista della filosofia...e per il materialismo storico.
Termini che non ho mai usato nella discussione, neppure implicitamente.
Rispetto a ciò, mi premurai anche di precisare che avrei cercato di fare del mio meglio per scrivere qualche profilo storico, sulla scorta di quanto ero venuto facendo con lo studio sulla rivoluzione industriale. Non ho potuto mantenere l'impegno e la scadenza solo per due fondamentali motivi, entrambi di natura pratica. In primo luogo la città in cui vivo è attualmente priva di una biblioteca comunale. Il precedente sindaco leghista aveva infatti preso l'insensata decisione di chiudere temporaneamente il servizio per ristrutturare l'edificio, ignorando che un servizio culturale non è da meno che un servizio sanitario o la fornitura dell'acqua potabile, specie in una città sede universitaria. Materialmente sono privo della possibilità di consultare testi, ai quali non posso accedere diversamente per motivi di tempo e lavoro. Certo non posso prendere giorni di ferie per visitare biblioteche di altre città.
In secondo luogo, bisogna dire che la ricerca storica richiede più tempo di quella filosofica perché occorre consultare un numero di testi e di fonti decisamente superiore.
Inoltre, va ancora ricordato che contrariamente alla filosofia, la storia è mal rappresentata su internet e non offre materiali particolarmente interessanti. Può essere che mi sia sfuggito qualche sito, ok, se sì farete una buona azione nell'indicarmelo.
Detto questo, serviva una giustificazione sui miei ritardi, vorrei passare al contrattacco, scusate l'espressione ad alto indice di aggressività, perché non sono affatto soddisfatto di come vanno le cose.
L'articolo di Fracasso sull'otto marzo... che è? Se doveva contenere una sommaria ricostruzione storica del pensiero femminile e femminista, e su come quest'ultimo abbia fatto irruzione nel mondo di Diotima, non ha centrato che in parte l'obiettivo. Non credo sia un argomento il dire "mi rifiuto di parlare di una certa cosa perché non la capisco". Era più corretto ed utile rifiutare l'incarico.
E qui, mi arriva un attacco da un'altra direzione. Dicono: "perchè l'hai pubblicato?"
Rispondo: perchè Carlo Fracasso si è assunto la piena responsabilità delle sue idee. E credo abbia anche il diritto di continuare a sostenerle, purchè, ovvio, la cosa non degeneri in qualche pseudo-discussione di tipo narcisistico nella quale prevalga il lato onanistico-masturbatorio. Si sa infatti che nel " ribadire", magari con nuova chiarezza, il proprio pensiero, c'è sempre una forma di compiacimento.

Ed eccoci ad un'ulteriore difficoltà: i cosiddetti "editoriali" di Renzo Grassano, che puntualmente scende in campo con piccanti ed acute osservazioni sulla quotidianità politica.
Questi editoriali non piacciano a Fracasso e suppongo non risultino graditi sia a chi ci guarda da destra e ci considera "un covo di comunisti", sia a chi ci guarda da sinistra e ci considera "un covo di revisionisti socialtraditori".
Tutto ciò mi mette in grave imbarazzo perché, per la verità, nemmeno io mi ritrovo tantissimo in quel che pensa Renzo, ad esempio sulla procreazione assistita, anche se condivido parte di quel che dice.
Il problema è ovviamente accentuato dalla prospettiva di ritrovarsi a ridosso delle elezioni europee.
Sia Daniele (che voterà i verdi), sia Carlo Fracasso (che non ho ancora ben capito dove si piazza, se con il correntone ds o con i comunisti italiani, o persino con Bertinotti) mi han fatto sapere che non sopporteranno ulteriormente momenti di sfacciata propaganda per il triciclo.
E' quasi un ultimatum, al quale non posso rispondere che con un invito a ragionare.
Renzo è un buon commentatore politico. Ovviamente, è di parte. Non mi pare, tuttavia che la sua sia sfacciata propaganda, visto che non le manda certo a dire né a Prodi, né a Fassino e persino al suo "politico ideale" che sarebbe D'Alema.
Potrei rispondere con la solita tiritera sulla libertà di opinione e che nulla vieta a Daniele ed a Carlo di intervenire a loro volta. Ma, a questo punto, mi rendo perfettamente conto che la risposta sarebbe insufficiente.
Bisogna decidere e la palla, ora, non posso che passarla a Renzo, il quale, questa volta, dovrà rispondere e fare qualche proposta in grado di farci andare avanti e non indietro.

Finito?
No, niente affatto. Non mi è affatto piaciuta la presentazione che Renzo ha scritto a destra-sinistra. A prescindere dal fatto che essa non contiene alcun criterio certo per un riconoscimento del chi è di destra e chi di sinistra, e questo punto non si può dare per scontato o per "relativo" dopo i chiarimenti che ci sono giunti da Norberto Bobbio, non mi ritrovo nemmeno nella negazione del centro e trovo, questa volta sì, molto partigiana la critica alla figura del camaleonte. Camaleonte è anche Blair. Camaleonte potrei essere anch'io, camaleonti sono gli ex-comunisti come Putin che continuano a governare dopo il crollo del regime sovietico, camaleonti sono gli attuali dirigenti cinesi o vietnamiti, camaleonti sono gli ex-fascisti di AN, in particolare Fini ed i suoi colonnelli, camaleonti sono quel pugno di socialisti craxiani passati armi e bagagli nella Casa delle libertà, camaleonte è Occhetto ( che c'entra con Di Pietro?), camaleonte è perfino Di Pietro (che ci azzecca con Occhetto?), camaleonti sono i neoconservatori americani (tutti ebrei ed ex-liberal). Stringi stringi, proprio Mastella e Buttiglione (verso il quale, comunque non nutro una stima particolare, lo devo dire) sono molto meno camaleonti di quel che dice Renzo: democristiani erano, democristiani continuano a dichiararsi, e come democristiani continuano a parlare ed agire.
gm - 19 marzo 2004