torna a filosofia antica

Democrito di Abdera
di Daniele Lo Giudice

Democrito di Abdera nacque un anno prima di Socrate, nel 470 a.C., e visse circa 100 anni; fu contemporaneo anche di Platone. Pare dunque inesatto classificarlo come filosofo presocratico secondo cronologia e, per certi aspetti, anche secondo l'orientamento filosofico. Infatti si occupò di questioni etiche oltre che di questioni fisiche (naturalistiche), a differenza dei presocratici. La sua importanza è tuttavia legata allo sviluppo della teoria atomista.
Molti storici preferiscono postporre di dieci anni la data di nascita, ma su tali questioni cronologiche è assai difficile trovare la verità.
Secondo diverse fonti storiche, Democrito venne ad Atene per diventare allievo di Anassagora, ma da questi fu rifiutato. Nella circostanza incontrò Socrate, ma non sappiamo cosa si dissero i due, ed è singolare che tra i dialoghi platonici non si trovi il minimo cenno alle posizioni filosofiche di Democrito.
Indubbiamente risentì degli insegnamenti della scuola eleatica, perchè uno degli aspetti caratterizzanti del suo pensiero fu che i sensi ingannano, e che dunque solo il ragionamento può condurre a scoprire la vera struttura della realtà.
Fu allievo di Leucippo, ad Abdera, e si sa che questi era stato, a sua volta, allievo di Zenone ad Elea.
Alcune fonti accennano al fatto che Leucippo sarebbe nato a Mileto, rendendo probabile l'ipotesi di una continuità tra lo stesso e la scuola di naturalisti ionici inaugurata da Talete.
In effetti, se così fosse, avremmo chiaro che le filosofie che influenzarono la nascita della teoria atomista furono essenzialmente due: quella eleatica e quella naturalista ionica.
Per la verità, anche su Leucippo esiste una controversia: per Epicuro, che era un convinto atomista, e quindi avrebbe dovuto conoscere bene i suoi ispiratori ed i loro testi, non era mai esistito un filosofo con questo nome.
Nonostante tale autorevole obiezione, gli storici si sono orientati prevalentemente a considerare questo Leucippo come il vero fondatore della teoria atomista. La quale si differenziò rispetto agli eleati, ed in primo luogo a Parmenide, affermando la realtà del non-essere e del divenire.

Con una forza immaginativa e speculativa davvero notevole, Leucippo postulò tutta la realtà come un composto di atomi di essere e vuoto.
Anche per Democrito, quindi, l'essere, ovvero la realtà, era costituita da àtomos, ossia particelle indivisibili, ingenerabili ed incorruttibili, dunque eterne, e dotate della proprietà di spostarsi nel vuoto.
Gli atomi, secondo Leucippo e Democrito, si differenziano tra loro per misura e forma, contatto, per l'ordine in cui sono disposti e per la posizione in cui si trovano.
Alcuni sono lisci e sferici, altri scabrosi ed aguzzi, altri ancora ricurvi e predisposti ad agganciarsi l'uno all'altro.
Muovendosi nel vuoto, essi si scontrano e si respingono, oppure si uniscono agganciandosi. L'unione di più atomi è alla base della formazione dei corpi fisici.
E' notevole l'affermazione per la quale tutto ciò avviene, secondo Leucippo e Democrito, per assoluta necessità.
Va rimarcato che il giudizio di Dante su Democrito (che 'l mondo a caso pone) non sembra rispondere alla reale concezione del filosofo di Abdera.
Secondo Democrito, infatti, il movimento degli atomi è vorticoso, ed è unico; si tratterebbe quindi di un unico grande vortice cosmico al centro del quale si sarebbero raccolti gli atomi più grossi e la loro unione avrebbe originato la terra, mentre agli estremi
si sarebbero raccolti gli atomi più leggeri, i quali avrebbero formato gli astri, infiammati dal movimento.
Dandosi tale continuità in un unico movimento, non è dunque possibile che qualcosa avvenga per caso, ma solo che noi pensiamo che sia avvenuto per caso, perchè ignoriamo la necessità.
Altrimenti, il ragionamento di Democrito risulterebbe contraddittorio.

Come si vede, da quanto detto finora, il caso ha dunque pochissima importanza nella teoria di Democrito (e di Leucippo), giacchè essa è improntata ad un determinismo rigido, che considera tutti gli eventi fisici come necessari. Il che significa che nulla potrebbe essere diverso da quello che è, così com'è, quantomeno nella sfera del non vivente.
Nell'analisi degli atomi, condotta comunque su basi di pura fantasia, Democrito disse che gli atomi erano dotati di peso ed erano di massa diversa l'uno dall'altro. Ma il peso non sarebbe, tuttavia, la causa del loro movimento. Alcuni hanno detto che Democrito avrebbe parlato di caso come causa del movimento. Ma anche qui sembra profondamente contraddittorio, oltre che superficiale.
Preferiamo credere che Democrito abbia rinunciato a trovare la causa del movimento, assumendo, in tal caso, una posizione non diversa da quella che avrebbe preso Newton circa la natura dell'attrazione dei corpi ben oltre 2000 anni dopo.

In molti hanno enfatizzato Democrito come precursore delle moderne concezioni scientifiche. In realtà, se ben si guarda alla dottrina democritea, si percepisce che egli postulò, come del resto il suo predecessore Leucippo, una sorta di assurdo logico, ovvero che l'infinito non esiste nella dimensione e nel verso del più piccolo. Egli riconobbe che il numero degli atomi è infinito, dunque accolse il concetto di infinito, ma non colse che all'interno dell'atomo stesso era ancora possibile un'infinita divisione.
Di fatto egli non ragionò in termini matematici, e non considerò che, una volta introdotto il principio di divisibilità di un intero, non c'è fine al numero di volte in cui questo può essere diviso. Almeno in teoria, perchè in pratica arriveremo sempre al momento nel quale il corpo è più sottile della lama con la quale vorremmo tagliarlo.

Eppure, proprio dalla scuola di Elea, ovvero da Zenone, era stata presentata una serie di ragionamenti basati su questo principio della indivisibilità infinita.
Circa, la struttura stessa della materia, l'essere fatto di atomi, venne inoltre ignorato anche l'aspetto energetico, il quale, da solo, poteva essere considerato come causa del movimento. Ma questo difetto di comprensione è comune a tutta la fisica dei filosofi antichi, compresa quella aristotelica e non pare giusto imputarlo al solo Democrito.

Il movimento degli atomi, secondo Leucippo e Democrito, spiega anche la fisiologia umana, ed in particolare la sensibilità, alla quale è legato il problema della conoscenza. Le immagini delle cose che si producono nell'anima sono infatti determinate dal flusso degli atomi che vengano emanate dalle cose. In pratica tutta la nostra sensibilità viene condizionata dal tatto e dal contatto.

Democrito, tuttavia, introduce una netta distinzione tra le cose che si possono conoscere in modo comune e quelle che si possono conoscere in modo solo soggettivo. In un frammento troviamo: "Bisogna conoscere l'uomo con questo criterio: che la verità è lontana da lui." (fr.6) Ciò, secondo Democrito, deriva dal fatto che le sensazioni variano da uomo a uomo, e persino nello stesso individuo. Noi percepiamo il dolce e l'amaro, ad esempio, ma per tanti ciò che è dolce per altri risulta invece amaro, e viceversa.
Solo la conoscenza intellettuale è per Democrito fonte di verità. Ed arriva ad affermare che dolce, amaro, insipido, e così via, non sono altro che convenzioni, l'unica realtà sono gli atomi ed il vuoto.

Lo storico della filosofia Nicola Abbagnano afferma che la dottrina di Democrito rappresenta la riduzione naturalistica dell'eleatismo, ovvero il trapasso dei concetti di essere e non-essere in quelli di pieno e di vuoto.
In realtà, se ben si guarda alla sostanza delle affermazioni di Democrito ( e di Leucippo), si trova che proprio uno dei principi cardine dell'eleatismo, cioè la negazione del movimento e del divenire, è a sua volta decisamente contestata.
Tutto ciò che si può conoscere del mondo, è strettamente legato alla dinamica, alla logica della trasformazione, la quale si realizza attraverso la regola della necessità.
Pertanto, l'atomismo si presenta, semmai, come una contestazione dell'eleatismo che muove dai principi dell'eleatismo stesso, cioè i principi dell'essere e del non-essere. E ciò, in un certo senso, più che incentivare l'atomismo a sviluppare una più ampia conoscenza del mondo, lo condiziona pesantemente, lo limita, ne riduce la presa scientifica.
Agli occhi degli scienziati moderni non dovrebbe apparire qualcosa di diverso da una qualsiasi altra metafisica, anche se non è mancato chi nel tempo ha intravisto nell'atomismo il vero punto d'origine di una teoria della materia.

l'etica di Democrito, afferma Nicola Abbagnano, non sembra avere alcun rapporto con le sue concezioni filosofiche più generali.
Riducendo la natura a pura oggettività meccanica, Democrito avrebbe preparato la via alla separazione tra scienza e filosofia, riducendo di fatto lo spazio speculativo della filosofia ed indicando con forza il terreno specifico della scienza.
A mio avviso, ciò è vero solo in apparenza. Nella "scienza" di Democrito non vi è, in realtà, qualcosa che indichi in che consista precisamente il metodo scientifico. In nessun modo ci è dato di sapere con quale ragionamento, con quali esperimenti, su che basi, insomma, si sia arrivati alla realizzazione di tale concezione della realtà. Le differenze tra gli atomi di Democrito hanno un vero corrispondente nella scienza moderna solo al livello della tavola degli elementi di Mendeleev; non sarebbe sbagliato affermare che in qualche modo la precorrono.
Epperò dev'essere chiaro che posizioni furono il risultato di una speculazione filosofica e non di un'indagine di laboratorio.
L'unico vero ed indiscutibile merito di Democrito e Leucippo, sotto questo profilo, è quello di avere, semmai, riaperto la porta all'indagine sulla realtà, che l'eleatismo pensava di aver chiuso per sempre. Ma affermare che Democrito abbia poi anche saputo varcare quella soglia, pare eccessivo.

Il contributo che Democrito diede allo sviluppo delle riflessioni sull'etica è certamente di portata rivoluzionaria. Forse sarebbe giusto rivalutare questo aspetto e legare maggiormente l'importanza di Democrito nella storia della filosofia alle sue convinzioni in materia di ciò che è bene per l'uomo.
L'Abbagnano sottolinea, giustamente, che non vi è alcun rapporto tra il materialismo di Democrito e la sua etica. Da un materialista ci si dovrebbe aspettare, infatti, un'etica del piacere, un edonismo.
Ma va ricordato anche un altro aspetto: il determinismo fisico di Democrito non investe affatto la sfera delle decisioni umane.
Postulando che siamo in grado di scegliere tra il bene ed il male, si riconosce la libertà umana.
Democrito muove da una profonda distinzione tra felicità e piacere, e sottolinea che la felicità non consiste nelle ricchezze, e nemmeno nello stesso piacere, ma nella eutymia, ovvero la serenità spirituale.
E questa si perde se si inseguono i piaceri, i quali, per altro, sono diversi in ciascun tipo di uomo, giacchè diversa e la loro sensibilità. L'eccesso di piaceri provoca turbamenti dell'anima e squilibrii.
Sul piano morale egli predica innanzitutto il rispetto di sé stesso. Non si deve agire correttamente solo per evitare di violare le leggi: si deve agire correttamente per la propria dignità e la propria serenità.
Nel frammento 264 egli afferma: "Non devi aver rispetto per gli altri uomini più che per te stesso, né agir male quando nessuno lo sappia più che quando lo sappiano, ma devi avere per te stesso il massimo rispetto e imporre alla tua anima questa legge: non fare ciò che non si deve fare."

Democrito fu anche tra i primi a predicare una l'uguaglianza tra tutti gli uomini, sostenendo che ogni terra ed ogni città possono essere patria dell'uomo, arrivando ad una visione cosmopolitica. Si schierò per la democrazia contro l'oligarchia, asserendo che "è meglio vivere liberi e poveri in democrazia, che ricchi ma non liberi in una oligarchia."

torna a filosofia antica


Letture consigliate:
M.M. Sassi - Le teorie della percezione in Democrito - La Nuova Italia - Firenze,1978
V.E. Alfieri - Atomos idea. l'origine del concetto di atomo nel pensiero greco - Congedo - Galatina,1979
G. Casertano (a cura di) - Democrito. Dall'atomo alla città - Loffredo - Napoli, 1983


dlg - 10 luglio 2002