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Cassirer e la relatività
La realtà percepita dall'occhio di chi possiede nozioni di fisica si contrappone alla realtà della percezione immediata: la prima, infatti, risulta progressivamente mediata; non è una totalità di cose o proprietà delle cose, ma un aggregato di simboli astratti che vengono impiegati per esprimere relazioni di grandezza e misura, determinate coordinazioni e dipendenze funzionali dei fenomeni. «Nel saggio sulla relatività - scrive Friedman - Cassirer presenta quindi la tesi generale della sua argomentazione come la concezione secondo la quale la teoria della relatività può essere incorporata all'interno del punto di vista "critico" della conoscenza "senza difficoltà, poiché tale teoria è caratterizzata da una prospettiva epistemologica generale proprio in virtù della circostanza che essa, più consapevolmente e più chiaramente di quanto fosse accaduto in precedenza, viene portato a compimento il progresso che porta dalla teoria della conoscenza come copia della teoria funzionale".» (1) Ciò è vero, secondo Cassirer, nonostante Kant abbia rilevato solo il rapporto tra geometria euclidea e fisica matematizzata. Ora, anche se noi impieghiamo una geometria non-intuitiva, questo non significa mettere in discussione il punto di vista critico. L'argomentazione di Cassirer consiste nel fatto che anche Kant avrebbe, in un certo senso, messo le mani avanti, osservando che la geometria usata in modo dinamico "non appartiene più all'intuizione come tale, ma è soltanto la 'regola dell'intelletto', ciò da cui l'esistenza dei fenomeni può acquisire unità sintetica ed essere raccolta [come una totalità] in un determinato concetto di esperienza".
«Il capitolo conclusivo del saggio sulla relatività delinea una generalizzazione e relativizzazione ancora maggiori della teoria "critica" della conoscenza, non solo per l'inclusione dell'uso di geometrie sia non-euclidee sia euclidee nella presentazione della realtà naturale scientifica, ma anche per la completa inclusione di modi non scientifici di presentazione come quello etico, estetico e mitico. Così, "il postulato della relatività può ben essere la più pura, la più generale e rigorosa espressione del concetto fisico di oggetto; ma proprio questo concetto dell'oggetto fisico, dal punto di vista della critica della conoscenza generale, non coincide affatto immediatamente con la realtà effettiva". Cercare, infatti, una "unità metafisica ultima nell'unità e semplicità di un assoluto 'fondamento dell'universo'", sussistente oltre l'irriducibile diversità delle nostre varie presentazioni della realtà, è ora diagnosticato come l'errore filosofico "dogmatico" (nel senso di "non-critico") fatale.» (2) E queste sono le parole stesse di Cassirer: «Certo, sia il realismo ingenuo della comune visione del mondo, sia il realismo della metafisica dogmatica incorrono sempre da capo in questo errore. Dal complesso dei possibili concetti di realtà essi ne isolano uno solo e lo presentano come norma e prototipo per tutti gli altri. Così determinate prospettive formali necessarie sotto le quali cerchiamo di valutare, di studiare e di intendere il mondo dei fenomeni, vengono solidificate e improntate a cose, all'essere sic et simpliciter. Che definiamo come questo essere ultimo la "materia" oppure la "vita", la "natura" oppure la "storia", in ogni caso, per questa via finisce sempre con il prodursi un rattrappimento della nostra visione del mondo, perché determinate funzioni spirituali, che concorrono alla sua costruzione, vi appaiono chiuse e altre, di contro, unilateralmente accentuate e privilegiate.
Liberare la nostra immagine dell'universo da questa unilateralità è il compito della filosofia sistematica - un compito che oltrepassa di gran lunga quello dell'epistemologia. La prima deve abbracciare la totalità delle forme simboliche dal cui impiego ci proviene il concetto di una realtà in sé articolata - per cui soggetto ed oggetto, Io e mondo si dividono e si contrappongono in una strutturazione determinata - e assegnare a ogni singola forma il suo posto fisso in questa totalità. Se immaginiamo assolto questo compito, con ciò sarebbero finalmente garantiti i loro diritti e sarebbero tracciati i rispettivi confini sia delle forme concettuali e conoscitive particolari sia delle forme generali della comprensione teoretica, etica, estetica e religiosa del mondo. In questa concezione, è vero, ogni forma particolare si relativizzerebbe nei confronti delle altre - ma siccome questa relativizzazione è del tutto reciproca, siccome più nessuna forma singola ma soltanto la loro totalità sistematica potrebbe valere come espressione della 'verità' e della 'realtà', ecco che le limitazioni conseguenti alle singole forme per altro verso apparirebbero limiti del tutto immanenti, limiti che si annullano non appena torniamo a riferire il singolo al tutto e lo consideriamo di nuovo nel contesto del tutto.» (3)
Non c'è quindi da stupirsi, secondo Friedman, che una delle prime avvisaglie della filosofia generale delle forme simboliche appaia in un saggio dedicato alla relatività! «Mentre - nota Friedman - secondo il postulato generale della relatività, tutte le possibili strutture di riferimento e tutti i possibili sistemi di coordinate sono ora visti come rappresentazioni ugualmente buone della realtà fisica, e nella loro totalità, sono abbracciati insieme e messi in relazione reciproca proprio da questo postulato, la totalità delle possibili "forme simboliche" è qui concepita da Cassirer come un sistema del tutto simile.» (4)
In realtà, come specifica lo stesso Friedman, Cassirer ha raccontato che il progetto generale di una filosofia delle forme simboliche gli venne per la prima volta nel 1917.

note:
(1) Michael Friedman - La filosofia al bivio - Raffaello Cortina Editore 2004
(2) idem
(3) Ernst Cassirer - Sulla teoria della relatività di Einstein - La Nuova Italia 1973
(4) Michael Friedman - La filosofia al bivio - Raffaello Cortina Editore 2004
moses - 1 dicembre 2005