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Cassirer storico del pensiero filosofico e scientifico moderno

Giulio Preti, nell'introdurre Determinismo e indeterminismo nella fisica moderna (1), notava che Cassirer fu sempre storico della filosofia e filosofo insieme e che tali funzioni erano intrecciate "tanto intimamente da essere difficilmente separabili". In ogni opera teorica si trova "una vasta parte storica" che è parte integrante nello svolgimento stesso delle idee". Del resto, ogni lavoro storico contiene sviluppi teoretici, o addirittura "una tesi teoretica da sostenere". Preti mostrava di apprezzare tale caratteristica, ma essa può essere considerata sia positivamente che negativamente in quanto il filosofo, a volte, "forza" in senso unilaterale l'obiettività dello storico. Se questo è un discorso valido in generale, nel nostro caso ha minore incidenza.: la grande validità dell'opera di Cassirer come storico del pensiero moderno è fuori discussione ed essa mostra la sua impronta obiettiva ad esempio quando egli affronta i sistemi posthegeliani, cioè la filosofia più recente ai suoi tempi, quella di positivisti come i francesi Taine e Renan, oppure la concezione filosofica di David Strauss o dello storico Jakob Burkhardt.
Cassirer fu il primo a sviluppare una ricognizione dettagliata della rivoluzione scientifica a partire da Galileo e Newton. Interpretò questo momento epocale nei termini dell'idea platonica della sistematica applicazione della matematica alla natura. Storici influenti, come Burtt, Dijksterhuis e Koyré, ne riconobbero l'estrema importanza. Oggi, noi abbiamo una storia della scienza grazie alle basi poste da Cassirer. «Cassirer ... articola simultaneamente un'interpretazione della storia della filosofia moderna come sviluppo e trionfo finale di quello che egli chiama "idealismo filosofico moderno". Questa tradizione trae la propria ispirazione ... dall'idealismo in senso platonico, da un apprezzamento delle strutture formali "ideali" paradigmaticamente studiate in matematica, ed è tipicamente moderna nel riconoscere l'importanza fondamentale dell'applicazione sistematica di tali strutture alla natura empiricamente data nella moderna fisica matematica - un processo progressivo e sintetico, nel quale i modelli matematici della natura sono successivamente raffinati e corretti senza limite. [...] è soprattutto Galileo, in opposizione sia alla sterile logica formale sia alla sterile induzione empirica, entrambe di matrice aristotelico-scolastica, che per primo afferrò la struttura essenziale di questo processo sintetico; e lo sviluppo del "moderno idealismo filosofico"... consiste quindi nella sua consapevole articolazione ed elaborazione filosofica.» (2)
Ovviamente, Cassirer interpreta lo sviluppo del pensiero moderno secondo le indicazioni del neokantismo di Marburgo: la filosofia è epistemologia; il suo compito primario è l'elaborazione della moderna scienza naturale matematica. Il punto di partenza ed anche il dato ultimo è costituito dal "fatto della scienza". Lungo tale linea, «Cassirer esamina una stupefacente varietà di fonti testuali (che includono figure maggiori e minori) con cura e in dettaglio; e senza trascurare affatto le tendenze contrarie entro le tradizioni scettica ed empirista, sviluppa una rappresentazione avvincente dell'evoluzione dell'"idealismo filosofico moderno" fino a Kant, che ancor oggi, si rivela estremamente interessante ed acuta.» (3)

Quando arriva a Kant, Cassirer affronta in modo radicale il problema della separazione tra intelletto e sensibilità. Ispirandosi alle idee di Cohen secondo il quale la netta separazione fra le due facoltà della mente presentata nell'estetica trascendentale della Critica della ragion pura era da ricondurre alla Dissertazione del 1770, Cassirer ricorda che in essa la "sintesi produttiva" tra intelletto e sensibilità non era ancora stata articolata. Cohen aveva insistito sul primato dell'intelletto: ogni "unità sintetica cui perviene la mente, compresa quella dello spazio e del tempo, è dovuta alla funzione intellettiva. Cassirer affronta il problema della "sintesi produttiva" parlando di "concetto comune superordinato" e così scrive: «Le intuizioni pure dello spazio e del tempo, come i concetti dell'intelletto puro, sono soltanto differenti aspetti e manifestazioni della forma basilare della funzione sintetica unificante.» (4)
«L'espressione "sintesi produttiva", per Cassirer, denota l'attività creativa fondamentale del pensiero, mediante la quale esso genera progressivamente l'oggetto della conoscenza scientifica, empirica e naturale. Siffatta generazione implica l'applicazione della matematica, e la matematica pura stessa procede mediante una pura attività di costruzione che esprime esattamente la medesima "produttività originaria" del pensiero. » (5)
Cassirer tiene quindi a sottolineare che spazio e tempo non sono espressioni di una facoltà non discorsiva della mente, ma sono solo i primi prodotti del pensiero empirico costruttivo, i primi attrezzi con i quali si ordina la bruta sensazione, che viene così elevata allo stato di "rappresentazione cosciente".
«La sintesi - scrive Cassirer - costituisce un processo unitario, intrinsecamente indiviso che, tuttavia, può essere determinato e caratterizzato o in accordo con il suo inizio o in accordo con il suo punto d'arrivo. Essa sorge nell'intelletto, ma immediatamente si rivolge all'intuizione pura, per conseguire realtà empirica attraverso la mediazione di di quest'ultima.
Così, la separazione iniziale di intuizione e concetto si dissolve ancora più chiaramente in una correlazione puramente logica.» (6) Secondo Cassirer, Kant interpreta la matematica nei termini di "costruzione nell'intuizione pura", ma ciò non costituisce un momento particolarmente originale, in quanto preceduta dalla concezione comune che tutti i razionalisti (Descartes, Leibniz ed Hobbes) avevano delle definizioni causali o "genetiche". Se c'è un punto di originalità in Kant, esso va cercato nel fatto che Kant considera l'attività matematica come costruttiva quando viene applicata all'intuizione empirica. «Ciò che è importante e nuovo rispetto al razionalismo precedente è precisamente il fatto che questa pura forma fondamentale [della sintesi] appartiene alla filosofia trascendentale soltanto in quanto fa prova di sé in geometria e con ciò, mediatamente, nella formazione dell'immagine della realtà spaziale empirica [ ... ] noi siamo arrivati adesso alla nuova, decisiva concezione secondo la quale ogni 'spontaneità' del pensiero deve servire soltanto agli scopi della conoscenza empirica stessa, e rimane perciò legata al regno delle 'apparenze'.» (7)

Michael Friedman ha osservato che "c'è un importante differenza, che si rivela cruciale, tra questa spiegazione neokantiana dell'oggetto della conoscenza e del giudizio e la spiegazione originaria di Kant". Infatti, per Kant "non possiamo spiegare come l'oggetto della conoscenza divenga possibile sulla base delle sole strutture a priori addizionali che facciano da mediazione fra le forme pure del giudizio, comprendenti quella che Kant chiama 'logica generale', e la molteplicità non-concettualizzata delle impressioni fornite dai sensi". Spazio e tempo svolgono la funzione di mediazione come forme pure dell'intuizione sensibile. Per Kant, le forme logiche pure del giudizio diventano categorie solo grazie allo schematismo trascendentale dell'intelletto, in altre parole: solo quando le forme pure del pensiero ricevono un contesto spazio-temporale determinato posto in relazione alle forme pure delle intuizioni sensibili, esse diventano categorie. «La forma logica pura di un giudizio categorico - conclude Friedman -, per esempio, diventa la categoria di sostanza quando viene schematizzata nei termini della rappresentazione temporale della permanenza; la forma logica pura di un giudizio ipotetico diventa la categoria di causalità quando è schematizzata nei termini della rappresentazione temporale della successione, e così via. Per Kant, dunque, la logica formale pura (la logica generale), per svolgere un ruolo epistemologico, deve essere integrata da quella che egli chiama "logica trascendentale" - mentre la teoria concernente il modo in cui le forme logiche vengono schematizzate nei termini di pure rappresentazioni spazio-temporali appartiene alla facoltà indipenente dell'intuizione pura.» (8)

L'evidente "platonismo" di Cassirer (dovuto alle impostazioni di Cohen) riduce quindi al lumicino la dimensione empirica, che invece rimaneva fondamentale in Kant. Di tale accentuazione aveva risentito anche Vita e dottrina di Kant, lavoro nel quale Cassirer aveva quasi del tutto escluso che la concreta vicenda biografica del grande filosofo potesse recare lumi alla comprensione del suo pensiero. Il giovane Kant era già rivolto "ad adempiere il dovere dell'uomo adulto" e l'uomo adulto "resta fedele al tale dovere" fino agli ultimi giorni di lucidità. Il destino di Kant era quello di oltrepassare l'accidentalità dell'esistenza, peraltro priva di eccitanti avvenimenti esteriori e tumulti del cuore, per innalzarsi a telos sotto la sola spinta del genio intellettuale. Ne veniva una immedesimazione della vita di Kant con "l'evoluzione sistematica della sua dottrina" che, come ha osservato Mario Dal Pra, «... rischia anche di "isolare" Kant nella sua dottrina più di quanto non sia potuto avvenire nella realtà; e se il rimprovero che Cassirer muove a molti biografi di Kant, quello di essersi dedicati a "raccogliere insieme singoli tratti periferici senza anche solo cercare o sospettare il vero centro della vita spirituale da cui i tratti periferici direttamente o indirettamente provenivano" non è senza fondamento, la descrittiva cassireriana sembra d'altra parte troppo raccolta nell'assoluta unità del pensiero, per non aprire il problema dei suoi rapporti "eccentrici" con la vita e con la storia.» (9) Osservazione largamente condivisibile: senza scadere nel gossip, Cassirer avrebbe potuto dilungarsi su dettagli e motivi della vita di Kant senza con questo deformare il taglio rigoroso dell'opera.

(1) Ernst Cassirer - Determinismo e indeterminismo nella fisica moderna - La Nuova Italia 1970
(2) Michael Friedman - La filosofia al bivio - Raffaello Cortina Editore 2004
(3) idem
(4) citato in idem
(5) idem
(6) Ernst Cassirer - Storia della filosofia moderna, vol II Il problema della conoscenza nella filosofia e nella scienza da Bacone a Kant - Einaudi 1953
(7) idem
(8) Michael Friedman - La filosofia al bivio - Raffaello Cortina Editore 2004
(9) Ernst Cassirer - Vita e dottrina di Kant (dalla presentazione di Mario Dal Pra) - La Nuova Italia 1977
moses - 30 novembre 2005