Rods and Reels

Con questo articolo inizia una rassegna dei grandi costruttori di attrezzature (dalle canne ai mulinelli) sia del recente passato sia del presente. Obbligatoriamente ci limiteremo a citare i più conosciuti o coloro che in qualche modo hanno lasciato un’impronta indelebile sul mercato. Avremo un occhio di riguardo per il panorama americano, più lontano dal nostro modo di intendere la pesca, ma molto più ricco di offerte ed idee rispetto alla vecchia Europa, per lo meno nel settore della mosca. A  tal proposito, quanti desiderassero  approfondimenti in merito a personaggi, prodotti o materiali possono farci gradita richiesta; compatibilmente con le nostre conoscenze, saremo ben lieti di rispondere a tutti. (E.S.)

Bulli, bimbi e bamboo

Andando per ordine di importanza, avrei dovuto dare la precedenza alla Leonard Rod Co. E non solo per il mito che ha rappresentato per moltissimi anni, essendo fucina di grandi talenti, ma anche, e soprattutto, per quello che per me ha rappresentato da quando mi sono avvicinato alla costruzione di canne in bamboo. Ne ho scritto qualcosa in passato, però mi riservo di dedicarle un capitolo speciale in uno dei prossimi Notiziari.
La E.F.Payne Rod Co. nacque nel 1898 per iniziativa di Ed Payne, padre del più famoso Jim, presso Highland Mills, nello Stato di New York. Non ditemi di non averla mai sentita nominare, sarei costretto a ritirarvi il patentino di "P. a M.". Ed Payne aveva già un bagaglio di esperienza maturato presso la Leonard come tornitore e costruttore di ghiere, in particolare; ma il fatto di avere iniziato a creare canne in proprio la dice lunga sulla sua abilità. In effetti le canne da lui prodotte somigliavano parecchio alle Leonard. Esse venivano costruite in misure dai 6 piedi, per l'utilizzo ad una mano,  ai 14, per l'uso a due mani (considerando l'epoca era normale non scendere sotto gli 8 piedi). Il bamboo delle canne di Ed era di colore biondo naturale (honey tone). E' solo dopo la morte del padre, avvenuta nel 1914, che Jim subentrò nella gestione dell'attività imprimendo subito una svolta innovativa tale da renderlo poi noto al punto di non riuscire mai, per tutti gli anni a seguire, a coprire le richieste.
Le canne di Jim evolsero dapprima nella famosa colorazione cosiddetta Browntone (fiammatura scura), anche se non venne abbandonato per il momento il biondo naturale; infatti alla fine degli anni '20 apparivano in catalogo le due versioni a prezzi diversi: la canna chiara costava 42$, quella Browntone 50$. Nel 1930-31 Jim lasciava definitivamente la colorazione chiara, mentre il suo standard costruttivo era già notevolmente cresciuto. Oltre che per la fiammatura, Payne aveva una particolare attenzione per la lavorazione dei nodi (lo schiacciamento superiore) e per tutta la componentistica in nichel-silver, da lui ossidata in un colore blu-nero molto accattivante. La verniciatura era poi il pezzo forte e molti collezionisti sono tuttora convinti che le canne di Jim siano le migliori sotto questo profilo.
Trattandosi di un’azienda con diversi operai, le canne di Payne fanno parte della schiera delle production rods o “canne di produzione”, vale a dire realizzate non interamente a mano da un unico rodmaker, ma attraverso il lavoro di più artefici. Nella fattispecie, però, ci troviamo di fronte ad uno di quegli esempi di “canne di produzione” di altissima qualità che niente hanno a che vedere con molte altre presenti nel mercato americano (le stesse Leonard erano production rods). La cosa più importante ai fini della pesca fu comunque l'introduzione da parte di Jim  di nuovi modelli di taper (conici), alcuni dei quali definiti leggendari ed ineguagliabili. Dagli 8 piedi convenzionali, Jim iniziò a costruire canne più corte e più leggere. Ad esempio, nel 1931 introdusse il Mod. 96, una diminutiva 6 piedi per coda 3 del  peso di appena 1,5 once; nuovi furono pure i taper della 7 piedi (Mod.98) e della 7’ e 1/2, progettate con due azioni differenti: dry fly e fast dry fly per code 3-5.
Vennero ritoccati pure i taper delle 8 piedi del padre, ponendo in repertorio per ogni numero di coda varie azioni. Forse i taper in assoluto più famosi, e che hanno trovato maggior apprezzamento fra i pescatori, sono quelli relativi alle 8’ e 1/2. Lodati per il  bilanciamento, la simmetria e la fluidità nel lancio sono rispettivamente i Mod. 104, 105 e 106 (in due pezzi) oppure i Mod. 204, 205 e 206 (in tre pezzi), con azioni spazianti dalla light dry fly alla slow, medium e fast dry fly.
Vi erano poi modelli di 9 piedi per la pesca alla trota con code leggere (4-6) in tre pezzi. La canna più corta costruita da Jim è il famoso modello Banty di  4'4", prodotto in pochi esemplari e praticamente introvabile; una menzione speciale va comunque riservata alla serie Parabolic (considerata la prima vera parabolica americana), messa a punto da Jim dopo alcuni contatti con Charles Ritz, ideatore della serie PPP di Pezon & Mitchell. La Parabolic comprende una 7'1" per code 3-4 ed una 7'9" per code 4-5 e 6-7. Posso affermare con certezza, possedendo i taper di entrambe, che le canne di Payne sono completamente diverse dalle PPP; dalle misure risultano essere molto più sofisticate e meno grossolane della Ritz. Relativamente alla mia esperienza, ho avuto modo di costruire una replica di Payne,  precisamente il Mod. 197, una 7'6" per coda 5 in tre pezzi, classificata come medium dry fly, praticamente una semiparabolica. A stupire sono soprattutto l'estrema fluidità del taper e l'insospettata potenza rispetto alla leggerezza, che rendono l’oggetto veramente molto bello.
In quegli anni non esistevano né fibre di vetro né tantomeno grafiti, di conseguenza le produzioni dei rodmakers coprivano tutti i settori di mercato e anche Payne aveva in catalogo, accanto ai modelli da pesca leggeri, canne molto potenti adatte alla pesca a streamer, al salmone e da mare. Ad esempio, assai diffuse per la pesca a streamer erano la Canadian Canoe Rod di 8' e 1/2 per coda 7 in tre pezzi, una 10' da tarpon e tre modelli di 9' e 1/2 per la pesca al bonefish.
La vendita della maggior parte delle attrezzature di Payne veniva effettuata all'epoca tramite il prestigioso negozio Abercrombie & Fitch. In effetti sul calciolo, oltre al marchio Payne, era stampata la sigla "Made for…" oppure "Sold by…".
Jim cedette nel 1963 la proprietà dell’azienda alla Old Gladding Co., continuando tuttavia a collaborare al suo interno. La nuova società operò fino alla metà degli anni Settanta, quando fu costretta a chiudere i battenti. Jim, nel frattempo, era morto (1968).
Nel mercato dell'usato americano e presso i collezionisti si possono trovare ancora modelli originali in vendita. A dire il vero negli ultimi anni la quantità di canne Payne reperibili è notevolmente diminuita a causa della forte domanda che in generale ha coinvolto tutto il mercato dell'usato di qualità. I giapponesi stanno facendo incetta di tutto ciò che trovano, anche a cifre iperboliche. I prezzi, a seconda del tipo e dello stato di conservazione,  oscillano di norma dai 2.000 ai 4.000 dollari.
La recente storia della Payne vede, dopo una parentesi alla Rec Components nel periodo 1986-94, senza però alcun genere di attività, il passaggio ad un esperto costruttore di nome Dave Holloman (come ricordato in un mio articolo su Fly Line). Questi attualmente ha rimesso in produzione gran parte dei modelli famosi di Payne (limitatamente a quelli per la pesca leggera), proponendo altresì un ricco catalogo comprendente anche canne in grafite, mulinelli, code e diversi accessori. Le canne in bamboo rispecchiano fedelmente i taper originali e seguono passo passo la medesima procedura costruttiva del grande maestro, mantenendo così intatto il fascino che da sempre le contraddistingue. I costi delle nuove Payne variano da 2.000 a 3.000 dollari per la serie commemorativa del centenario. Per chi avesse modo di collegarsi ad internet l’indirizzo è il seguente: www.efpayne.com. Nel sito ufficiale della Payne troverete il listino aggiornato del materiale disponibile, con caratteristiche, prezzi ed ovviamente la possibilità di ordini in rete.

Good cast!

Edoardo Scapin
 
 

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