ShooT[eR] - Il mio giardino.

Io ho un giardino. Un bellissimo giardino.
Il mio giardino è pieno di fiori: ve ne sono di gialli, di bianchi, di rossi. Vi sono le rose, le viole, le margherite, i loti.
Ho uno splendido giardino.

Il mio giardino è ampio, spazioso; il sole fatica a coprirlo tutto, ed alcuni punti restano in ombra.
Così a prima vista, il visitatore del mio giardino, come a mio tempo feci io, vede inizialmente le sue parti in luce, e sorride per la loro bellezza, colto da un improvviso senso di benessere.
Ma il visitatore non si accontenta.
Il visitatore del mio giardino lo esplora, e si stupisce accorgendosi che, ovunque si volti, le innumerevoli bellezze di esso non finiscono mai di sorprenderlo.

Ed allora lui cammina piano, piano.
Avanza con passo lieve per non rovinare il bellissimo giardino; per non calpestare la viola, per non deturpare la rosa. Solo annusa il profumo, osserva i colori ed accarezza i petali della cosa più bella che lui abbia mai visto.
Perché è veramente un giardino stupendo, come mai ce ne potranno essere di altri.

Poi prende una lanterna, e si addentra lentamente nelle parti ove il sole non giunge; per conoscerle, per amarle.
Impugna la sua luce; e si incammina e si stupisce, perché non pensava, dopo aver visto tanta bellezza, di poterne trovare ancora, e di tale intensità
.
E cammina con passo leggero, leggero. Quasi vola per non distruggere quello che ha trovato, per far si che ciò che vede possa rimanere così per sempre...

Il giardino, diventa suo. Egli ne è incantato, ed il giardino lo sceglie come suo abitante.
Ed i fiori gli sorridono; le viole gli accarezzano il volto e le rose ritraggono le spine al suo passaggio.
Ed egli è felice. Arride al fato a lui favorevole.

Ma, lentamente, capisce che il giardino che tanto ha amato, e che ora adora ancora di più, è suo.
Ed egli lo osserva con gli stessi occhi, ma con occhi diversi. Lo ama, ma non ha paura che egli lo scacci.
Perché è il suo giardino. E pensa che lui capirebbe, che lui apprezzerebbe.

Ed il suo passo diventa meno lieve.

Ma il giardino continua a sorridergli. Egli lo ama, e sa di essere amato.

Ma il suo passo diventa più pesante.
Così, senza volerlo, l'abitante deturpa un loto, spezza una margherita.
E le viole si bagnano di rugiada, e il giardino...
Il giardino.
Le rose non ritraggono più le loro spine.

L'abitante è ora bagnato della rugiada delle viole e ferito dalle spine delle rose,
disperato per la morte del loto, terrorizzato dall' agonia della margherita.

E chiede perdono, perdono.
Perché si è accorto che il giardino lo vorrà scacciare, privare di qualcosa che in nessun altro luogo potrà trovare.
E si pente, e ha paura.
Perché ama il giardino, perché vorrebbe esser da lui amato.

E chiede perdono,
perdono...

 

Alessandro Masala, durante quello che sapeva, se arrivato, sarebbe stato uno dei momenti più tristi della sua vita.