ShooT[eR] - Depressione immotivata.

Qualche giorno fa, buttando come al solito la mia vita davanti ad un monitor, ho trovato in internet una serie di lettere, di quelle che le ragazzine mandano ai giornali come Cioè e Top Girl, avete presente. Uno di questi messaggi diceva:

"Ho 16 anni. Non ho amiche. Non ho un buon rapporto con mio padre e sento che morirò entro quest'anno per un incidente. Provo a immaginarmi un futuro, ma poi mi dico che ho troppi sogni come li aveva mio cugino che poi e morto! Studio al liceo linguistico, non so perché visto che non ne ho voglia, poi però mi dico che e meglio avere un titolo di studio nel caso non muoia. Ho paura di avere una vita monotona, sono brutta, grassa e ho i brufoli. Sto male con me stessa e gli altri."

Ecco. Questo mi ha fatto terribilmente male, e mi ha ribadito molte cose che conoscevo da tempo.
Una volta l'uomo era diverso. Non c'erano cosi' tanti problemi, non c'erano pensatori che cercavano risposte su quesiti di impossibile risoluzione come la vita dopo la morte e il significato del loro essere. Una volta l'uomo era un animale, nè più ne meno di come lo è un lupo o un panda; si svegliava, cacciava, si accoppiava, moriva. Tutto questo avveniva con una normalità sorprendente.
Eppure un giorno tutto e' cambiato e l'uomo si e' trasformato nel cancro del mondo, ricercando oggetti sempre più sofisticati con l'idea, ogni volta, di non poterne fare a meno e non chiedendosi, invece, di come i suoi antenati avessero fatto a sopravvivere senza, o di come le moltissime persone al mondo che non hanno mai visto un telefono possano tutt'oggi farne a meno. L'uomo e' il male di sè stesso, e io incarno tutto lo schifo che questa società è riuscita a portare. O forse no, anzi si, non lo so. Credo di si però.

Pensando a me stesso come ad una persona che io potrei conoscere in un ipotetico futuro, sono sicuro che gli sparerei nel giro di qualche ora, rendendomi conto che quell' essere non ha senso di esistere perchè, mentre nel mondo c'e' veramente chi soffre, lui riesce a deprimersi e a "stabilizzarsi" a velocità sorprendenti e per motivi sempre più stupidi. Uno dei problemi è che, se qualcuno muovesse a me le critiche che ogni giorno mi autoinfliggo sarei pronto a difendermi dicendo che quell' individuo "non può capire certe cose", per poi ricominciare ad insultarmi allo specchio subito dopo.
Non ho senso, ho paura di tutto, di niente, del futuro e di me stesso. Non della morte. Credo, non lo so, anzi si, anzi no, pensomuoio; quindi meglio se non penso, o forse è meglio di si. Lo spazio che stò utilizzando in rete potrebbe essere utilizzato magari da un allevatore di cani e di fiori per mostrare al mondo i suoi prodotti e i suoi animali, invece è occupato da un ragazzo che davanti a due sue compagne affiancate dai genitori, ben sapendo che questi sono gelosissimi delle loro figlie, ha infilato, allungando il collo in avanti, la testa nel quadrato che loro in qualità di angoli formavano, per ricevere i classici due bacini di convenzienza e scortesia (questi aggettivi non centrano nulla ma mi piacevano) che si utilizzano per salutarsi tra membri coetanei di sesso opposto della razza umana, e che sono ovviamente stati negati mentre nella stanza aleggiava uno strano silenzio tombale ed io mi allontanavo senza dire nulla, evitando lo sguardo dei genitori dopo aver, ahimè troppo tardi, capito la situazione. Tutto ciò e' incredibilmente palloso, non sò perchè qualcuno dovrebbe leggerlo, io non lo farei.

PS: Ricordo a tutti i lettori che una volta, mentre espletavo le mie funzioni fisiologiche in bagno (non la pipì), chiamai accidentalmente una mia compagna di classe che sentì tutti i miei monologhi in diretta, incentrati proprio quel giorno sulla qualità della mia creazione artistica del quale il mio corpo si era liberato. Non stò scherzando purtroppo, comunque quella mia compagna non mi disse mai niente a riguardo.