ShooT[eR] - L'Amore con l'amore si paga.

Fiorella Mannoia. L'amore con l'amore si paga. Non mi piace. La sto ascoltando.
Sono le quattro e venti di mercoledì, il giorno nel quale a scuola nelle prime due ore ho educazione fisica. Fuori il vento soffia forte, lo sento vicino alla finestra di camera mia; il vento della mia Sardegna. Fortissimo, nella mia Sardegna. Ma io non vorrei essere qui.
L'amore con l'amore si paga. Quant'e' vero. Sto impazzendo probabilmente, mi credo un uomo dall' aria vissuta, forse lo sono. Chiaramente no.
Nella mente mi scorrono le immagini di qualche giorno fa. Avant' ieri a quest' ora ero da poco a casa, verso le nove invece ero in viaggio, nella macchina del padre della mia ragazza; eccole, le immagini. Il paesaggio dei monti che mi scorre davanti, fuori dal finestrino alla mia destra. La mia ragazza accanto a me, a sinistra. Lacrime aride, invisibili; ci sono ma non scendono. Ma ci sono. Portatrici di ricordi, testimoni delle bellissime vacanze che ho passato. Non le dimenticherò, credo. Vorrei piangere, ma non ci riesco.
L'amore con l'amore si paga, ed io pago. Sono completamente andato, ma non voglio. Voglio tornare là, camminare in quella piccola cittadina e guardarne gli abitanti quasi io fossi uno di loro, un viso conosciuto, un bambino che ha passato in quel luogo la sua lenta crescita sino a diventare un essere non specificato con gravi problemi a livello psicologico e nervoso.
La canzone dice: "Quante inutili parole d'amore, quante inutili parole...
...L'amore con l'amore si paga."
Pago, dannazione, pago. Pago in una città che adoro ed odio allo stesso tempo, di nuovo avvolto dal calore familiare che mi scrollo come se fosse un peso, rifiutandolo e sognando il freddo abbraccio della nebbia che ancora mi accarezzava qualche giorno fa. Oggi guardando a scuola le solite, vecchissime facce, mi sono sentito male. La realtà di non essere più dove vorrei continua a scontrarsi con il mio desiderio di non essere mai tornato.
Sono tornato, dannazione; sono tornato. Non volevo tornare, non volevo. Sono tornato alla scuola, il mio incubo peggiore, una perenne lotta contro la bocciatura. Ho quasi diciannove anni ed ho paura di andare a scuola, mi faccio pena, anzi no. Forse mi sparo, anzi no perché tanto poi non posso tornare là. Però dovrei, dannazione, dovrei porco mondo. Forse un giorno non avrò più i mezzi per partire. Non voglio nulla, nulla. Quante inutili parole...
Odio tutto ciò che mi circonda, a volte. Ho paura che mio padre mi chieda se non ho da studiare, domani ho un tema a scuola. Sono terrorizzato dal fatto che possa parlarmi; mio padre. Anche se gli voglio bene. Sto veramente raschiando il fondo, ormai; e ascolto continuamente una musica che mi ricorda avant' ieri;
"Vengo a vedere per l'ultima volta il mio grande amore, vengo a trovare per l'ultima volta il mio compositore."
Mi ricordo benissimo questo pezzo, quando la radio dell' auto me l'ha lanciato nelle orecchie. Quante inutili parole sto scrivendo...
Sono sciatto, trasandato. Che mi importa? Tanto lei è lontana, tre mesi ancora dovrò aspettare per poterla abbracciare un altra volta. Tre mesi di scuola, tremenda, orribile scuola. Sto impazzendo e nessuno mi può aiutare. Merda.