Alla nota 89, adde:
Circa Giovanni Maria Cella, nella cit. lettera del 14 aprile 1757 a G. Garampi (SC-MS 208, BGR) leggiamo che Cella allora era «Mastro di Casa del Sig. Andrea Battaglini», e che «si compiaceva di cose matematiche». G. RIMONDINI, Il carteggio tra Giovanni Bianchi e Tommaso Temanza, «Delle antichità di Rimino di Tommaso Temanza», ed. anast., Rimini 1996, pp. 32-33, nega che Cella sia stato discepolo di Bianchi ed un «insigne matematico» (come invece presentato in C. TONINI, La coltura letteraria e scientifica, cit., II, p. 267): «Era un famigliare dei Battaglini con funzioni ammnistrative, che aveva avuto da monsignor Marco Battaglini, vescovo di Cesena e tutore di Andrea, il compito di istruire il giovane nipote negli studi elementari, e specialmente di insegnargli la geometria». Ma lo stesso Rimondini riporta (p. 32) che, nella già ricordata biografia di Andrea Battaglini, apparsa nei Memorabilia di Lami (II, I, p. 133, Firenze 1747), Bianchi loda Cella «quale viro egregio et in mathematicis erudito». Pure nella mentovata «autobiografia latina» (p. 374), Bianchi aveva definito Cella come «viro in mathematicis erudito»