La Storia dev’essere «aperta»: al «momento certosino della competenza» deve seguire «quello della verifica pubblica».
Alberto Melloni, Il diavolo non abita la storia. E non ci servono i tribunali, «Corriere della Sera», anno 103, n. 26, 01.02.2005, p. 31.

Al finire del 2010 (27 dicembre), su internet osservavo che nel primo volume della "Storia della Chiesa riminese" si trascurava come al solito la figura di Benno.
Sul tema il 29 dicembre 2010 usciva sul "Corriere di Romagna" una mia breve lettera.

Sia allo scritto del web sia alla lettera ora è stata data risposta ufficiale nel secondo volume della stessa "Storia della Chiesa riminese", in cui a p. 56 si scrive che l'ipotesi di Scevola Mariotti (secondo cui Benno sarebbe stato ucciso) "è accolta dal Montanari, che inquadra il fatto in non meglio precisate lotte precomunali".
In nota si aggiunge che il mio testo appare in nota al volume di Antonio Bianchi sulla storia di "Rimino", edita nel 1997 (p. 99).
Il Montanari ora precisa che delle lotte precomunali tratta lo stesso Bianchi poco prima (pp. 94-95) quando cita le "guerre civili" e gli "spargimenti di sangue" fra gli opposti partiti esistenti tra gli stessi Romani che "ora tumultuavano in favore di un papa, ora di un antipapa".
Il Montanari non ha ripetuto in nota a p. 99 quello che l'illustre Antonio Bianchi aveva già delineato alle pp. 94-95.
Le lotte precomunali sono note a tutti gli studiosi di Storia. Ricordo che in un testo universitario (da me usato nel 1962...) la famosa Gina Fasoli, nostra docente al magistero di Bologna, parlava di "agitazione delle masse cittadine", con le città che si vendevano "al miglior offerente". Se queste dell'XI secolo non sono lotte precomunali, non so di che cosa possa trattarsi.
La proposta di Scevola Mariotti di leggere la storia di Benno come quella di una vittima di una "guerra" del 1061, non ha nulla di scandaloso, anzi costituisce essa stessa una novità su cui gli Storici Ufficiali dovrebbero lavorare.

Questo il testo originale di Pier Damiani.

Ariminum, luge, lacrimarum flumina funde;
Laus tua Benno fuit, pro dolor ecce ruit.
Benno decus regni, Romanae gloria genti,
Ipse pater patriae, lux erat Italiae.
Hunc socium miseri, durum sensere superbi;
Lapsos restituit, turgida colla premit.
Fit leo pugnanti frendens, tener agnus inermi;
Hinc semper iustus perstitit, inde pius.
Hic fidei dum iura colit, dum cedere nescit,
Firma tenens rigidae pondera iustitiae,
Reticolae iugulus prauorum pertulit ictus.
Per quem pax uiguit, bellica sors perimit.
Obsecro, tam diram sapientes flete ruinam
Et pia pro socio fundite uota Deo.

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