Costume antico di Montaguto

 

USI E COSTUMI

Da un’analisi storica e sociale della popolazione montagutese ci porta alla scoperta di un mondo fatto di superstizioni, credenze, comportamenti e pratiche al limite della magia, formule e riti che servivano a riportare equilibrio, serenità e tranquillità in quelle persone che attribuivano particolari condizioni di disagio, di abbandono, di miseria a presenze e influenze occulte e malefiche da cui soltanto altre persone dotate di poteri straordinari e soprannaturali erano in grado di liberarle.

Questi atteggiamenti erano comuni alle genti del Meridione.

A Montaguto la mente, il cuore e la fantasia dei bambini sono stati alimentati per secoli dai racconti degli adulti che parlavano di incontri con spiriti ed anime dei morti, con ianare che di notte intrecciavano le criniere dei cavalli, penetravano nelle case e facevano dispetti agli adulti o del male ai bambini fino a farli morire.

A queste storie si collegavano quelle di cui erano protagonisti pumpunari e scazzamaurielli, gli uni bambini sfortunatamente nati la notte di Natale, gli altri folletti sfuggenti, dispettosi e saltellanti di pietra in pietra.

La fantasia della gente fa il resto: ianare e pumpunari, esseri paurosi, affollano boschi ed entrano di notte nelle case e nelle stalle e mettono in atto i loro malefizi. Destini diversi attendono ianare e pumpunari: mentre le prime per secoli resteranno come simbolo di cattiveria e di perfidia, i secondi assumeranno il ruolo di uomini sporchi e pasticcioni.

Il mondo dei bambini si popolava di questi esseri che avrebbero fatto loro compagnia tutta la vita. Esseri che si materializzavano e apparivano nei momenti e nei luoghi più impensati e che oggi sono scomparsi insieme a quel mondo agricolo e pastorale che gli aveva generati, protetti, aiutati a vivere e a sopravvivere.

 

Superstizione, iettatura, malocchio sono gli altri connotati della società montagutese fino alle soglie del 2000.

 

Ad esempio:

 

Per liberarsi dal malocchio bisogna sottoporsi ad un particolare cerimoniale affidato ad un operatore magico esperto. Se si è afflitti da un mal di testa, che si ritiene frutto di magia si può operare da soli, facendo cadere una goccia di olio in un piatto contenente acqua: se la goccia si espande è segno che si è sotto un’influenza malefica dalla quale ci si può liberare solo facendo ricorso ad una fattucchiera, in caso contrario è un comune mal di testa che bisogna curarsi con le medicine.

 

Quando si andava a far visita ad una puerpera, entrando si diceva all’indirizzo del bambino "Cresce sante"; formula identica usavano, e usano ancora oggi alcuni, i familiari quando un loro figlioletto faceva un starnuto.

 

La notte del 23 giugno, vigilia della festività in onore di San Giovanni Battista, ogni innamorato poneva un cardo selvatico in un vaso di acqua: se la mattina successiva il cardo si trovava fiorito, voleva dire che l’amore sarebbe stato corrisposto, se era appassito, era segno che sarebbe stato inutile continuare ad illudersi.

 

Far cadere l’olio sul pavimento era ritenuto di cattivo auspicio: quando ciò accadeva, per evitare qualche grave sventura colpisse la famiglia, il rimedio consisteva nel gettarvi sopra un po’ di sale.

 

Il vino caduto per terra era segno di benessere e di abbondanza.

 

Era considerato di buon augurio quando si tagliavano per la prima volta le unghie ai bambini e fare stringere loro in pugno una monetina.

 

Era di cattivo auspicio dormire con i piedi verso la porta d’ingresso.

Il canto lugubre della civetta è annunziatore di disgrazie per quella casa verso la quale il volatile guarda e portatore di bene all’abitazione sul cui tetto o balcone è e appollaiato.

 

Gli anziani consigliavano di non colpire in testa i bambini con una canna, in quanto ad essa si attribuiva il potere magico di arrestarne la crescita e raccomandavano ai piccoli di non indicare con il dito le stelle, altrimenti il ditino sarebbe stato colpito dall’ "impuntizza", che consisteva in una specie di escrescenza carnosa.

 

Per allontanare il mal di pancia si portava una pelle di serpente intorno al collo.

 

Durante il periodo mestruale la donna si deve astenere da alcuni lavori: non può preparare conserve (salsa, marmellate), né travasare vino ed olio, né maneggiare carne di maiale per farne insaccati, altrimenti i prodotti si guastano.

 

Se si vogliono vedere le anime dei propri defunti, bisogna mettere in una bacinella dell’acqua e aspettare la mezzanotte tra il primo ed il due novembre, quando esse passano in processione si specchiano nell’acqua.

 

A tante pratiche magiche o al limite della magia si ricorreva tante volte anche da parte della scienza medica ufficiale, come si apprende dal trattato Manuale di Medicina Domestica, uscito nel 1863.

 

Ad esempio:

 

Per il mal di denti si consigliava di prendere un pezzo d’acciaio calamitato e di applicarlo sul dente malato, avendo l’accortezza di tenere la bocca aperta e la faccia rivolta verso Nord, si assicurava che dopo tre o quattro minuti il dolore andava via.

 

Per arrestare la diarrea si bevevo succo crudo d’ortica bianca o in alternativa acido solforico unito a succo di limone da amministrarsi con miele o zucchero.

 

In caso di blocco intestinale era efficace un tuorlo d’uovo mescolato con un po’ di fiele di toro che, applicati "in un mezzo guscio di noce sull’ombelico dei bambini aveva virtù di solver loro il ventre".

 

Se si era affetti da orzaiolo e si voleva presto guarire era sufficiente guardare in una bottiglia contenente olio.

 

Per le slogature non serviva l’ortopedico: si riteneva più proficuo rivolgersi ad un’ esperta del luogo che in un batter d’occhio sbatteva due tuorli d’uovo e li spalmava sull’arto malato facendo un’adeguata fasciatura.

 

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