NEL
REGNO DEI “CASARI”
Tre
itinerari facili e originalissimi nel mondo delle malghe sull’altopiano di
Asiago.
Un viaggio sui
pedali per conoscere la difficile e delicata lavorazione del formaggio e
gustare i prodotti tipici di un territorio davvero speciale.
Quassù regna il casaro. Alla ricerca delle tradizioni di un ambiente per
certi versi ancora incontaminato, abbiamo esplorato con delle escursioni in
bici alcune di queste zone dove l’agriturismo in malga è diventata una pratica.
Antichi "casari", o meglio caseifici, non ne esistono più nel
Veneto. Sembra impossibile ma da un’arte gastronomica com’è quella di fare il
formaggio, sapientemente praticata in questa regione, si è persa quasi tutta.
Quei pochi strumenti che restano sono diventati ormai reperti preziosissimi,
come alcuni paioli in rame in possesso di qualche privato, che vengono tenuti
gelosamente nascosti. Invece per fare il formaggio secondo la tradizione nulla
è cambiato, alle mani si sono sostituite altrettanto capaci macchine e in
qualche malga si rispetta in buona parte il vecchio modo di lavorare.
L’Altopiano di Asiago è uno di questi luoghi. Nella zona del vicentino si
trova un formaggio - l’Asiago appunto - sia fresco che stagionato prodotto
nelle malghe e che non ha nulla da inviare al celebrato parmigiano.
In totale le malghe attive sull’altopiano sono settantanove e mediamente i
capi di bestiame che vi stazionano sono 4 mila e 500 di cui 3 mila da latte e
da cui si ottengono quasi 4 milioni di litri.
Calcolando che ogni quintale di latte si ricava una forma di formaggio sui
dieci chili e che le forme sono circa 40 mila, vale dire 400 mila chili di
formaggio Asiago.
Ma nelle malghe si è diffuso anche l’agriturismo, una pratica estiva che
ha preso piede un po’ ovunque in montagna. Soprattutto sull’altopiano, dove non
mancano gli itinerari turistico-gastronomici e dove di malghe c’è ne sono altre
una trentina.
Itinerario n°
1
Punto di
partenza e arrivo: Asiago (1.000 metri)
Dislivello:
523 metri
Lunghezza: 45
chilometri
Tempo di
percorrenza: 6-7 ore
Difficoltà:
necessita di buon allenamento
Si parte da Asiago e al Bivio Italia si prende per Roana. Lungo la strada
ci si può fermare per fare una foto al ponte di Roana, monumento nazionale alto
m. 86 metri che domina la Valdassa. Si passa poi il paese (km. 4) e si arriva a
Mezzaselva (km. 9) dove, alla chiesa, si prende a destra. Qui la strada tutta
asfaltata comincia a salire e l’Altopiano si rivela in tuta la sua vastità.
Arriviamo così al bivio per Campolongo (1.536 m). Andando diritti raggiungiamo
invece Campovecio (1.593 m) per entrare in malga e assaggiare la ricotta appena
preparata. Alla nostra destra il Monte Verena (2.015 m) è inondato dal sole.
Prendendo una strada sterrata raggiungiamo il bivio e da lì scendiamo verso
Trugole e poi in mezzo ai campi verdeggianti arriviamo a malga Posellaro (1.476
m). Il panorama è da mozzafiato, pascoli a perdita d’occhio. Nella casara i
lavori sono finiti: le sei forme di “allevo”, la produzione della giornata sono
allineate sullo scolatoio. Dopo un buon bicchiere di vino riprendiamo la marcia
e in poco più di mezz’ora siamo a malga Camporosà (1.451 m).
Morena Toldo ci accoglie col suo sorriso. Eppure è stanca. Si è alzata
alle cinque, ha aiutato il padre Benito e i fratelli Giuseppe e Mirco a mungere
le 80 mucche da latte. Il formaggio, appena fatto, è già messo in forma
allineato sullo scolatoio. Arriva una caraffa di vino rosso, quella
“pimpinella” di poco grado ma dal sapore dolce di fragola che piace tanto al
padrone di casa perché “toglie la sete e soprattutto non annebbia il cervello”.
Morena intanto ha riempito la zagola con la panna e sta facendo il burro. Mirco
affetta un salame. Giuseppe brustola la polenta. Tutta roba di casa, genuina.
Visitiamo il magazzino del formaggio: centinaia di forme ben allineate sulle
assi di abete. Un profumo d’altri tempi. Ripartiamo. Chi sale da Camporosà a
Mandrielle, si fermi un attimo alla curva in salita, proprio dove inizia
l’asfalto. Alla sua sinistra vedrà un manufatto con una porta di ferro
arrugginita. Sopra, una struttura ad arco con una mezzaluna di marmo e la
scritta “Un carbonaio che a Sologna nacque, tese l’orecchio e discoprì
quest’acque”. A sinistra una scritta in altorilievo, le Due Torri, simbolo del
comune di Rotzo. alla destra, fatto a pezzi da una mano ignota, il simbolo del
“fascio littorio”. Nel ventennio si pensò di dare corpo alla tradizione
popolare che narra essere stato proprio un carbonaio a scoprire la sorgente a
Camporosà. era di Sologna, in Valsugana, e come tanti altri poveracci di
innumerevoli altri posti, veniva sull’Altopiano a far carbone di legna. Forse
era solo un garzone, una “bestia” da soma. fatto sta che, riposando durante la
calura pomeridiana, nel dormiveglia, il suo occhio fino intese un gorgoglio,
come un palpito di vita. Scoprì l’acqua insomma, e da allora Camporosà ebbe
sempre acqua corrente e fresca.
Ripartiamo e saliamo verso Mandrielle (1.593 m). Svoltiamo a sinistra.
Dove andiamo? Scegliendo la strada a destra si scende a malga Pusterle. Andando
a sinistra si attraversa tutta la Logalaita, uno dei più bei boschi
dell’Altopiano, con abeti alti fino a 40 metri e con un metro di diametro. andiamo
a destra.
La strada è sterrata, non accidentata, e si snoda sotto il contrafforte
del Verena. Un capriolo esce dal fitto del bosco, schizza nel pascolo sopra il
Pusterle e si perde nel verde.
Siamo in malga, finalmente. E’ mezzogiorno. Claudio Frigo, detto Stoff, ha terminato il lavoro. Ora è tempo di accontentare amici e clienti di passaggio. Davanti a noi ettari di pascolo verdissimo. Due cocuzzoli coperti di abeti, il Porrecke Davanti e il Porrecke Dadrio, incorniciano il paesaggio dominato dal Verena alle spalle e dal Portule di fronte. Elio Stoff, fratello di Claudio, annuncia che il pranzo è pronto. L’agriturismo Pusterle ci rimarrà nella memoria: risotto ai funghi di bosco (veri, non fasulli), soppressa e salame di casa, polenta, formaggio fresco e stagionato, costine ai ferri, vino. Il tutto al prezzo di una pizza. Verso le 14.30, quando il malghese comincia a godere del meritato riposo prima di ricominciare con la mungitura della sera (verso le 17) ce ne andiamo. Fa caldo ma man mano che scendiamo verso il Ghertele l’aria fresca della Valdassa ci ristora. Al Ghertele, altro posto dove si mangia e si beve ottimamente, svoltiamo a destra. Ricomincia la strada asfaltata. Passiamo per Camporovere ed infine siamo nuovamente ad Asiago.
Itinerario n° 2
Punto di
partenza e arrivo: Campomulo (1.514 metri
Dislivello:
350 metri
Lunghezza: 25
chilometri
Tempo di
percorrenza: 5-6 ore
Difficoltà:
abbastanza facile
Punto di partenza di questa escursione è Campomulo che si raggiunge da
Asiago passando per Gallio. Iniziamo così la nostra gita che ci porterà a
vedere la piana di Marcesina. Il primo tratto è in salita ma arrivati a
Campomuletto la strada è quasi pianeggiante. Siamo ora sulla Costa Brustole,
battuta dal sole dal mattino alla sera. Da qui, sotto di noi e tutto intorno,
si allarga la zona di Marcesina, di una bellezza e di una vastità senza pari.
Passiamo davanti a malga Fiara (1.633 m), proseguiamo a destra fino a
Mandrielle (1.559 m). Entriamo in malga e facciamo uno spuntino con polenta e
soppressa. Si scende ora verso i tornanti che ci portano a malga Buson. Siamo
nella piana di Marcesina. Passiamo davanti alla casa comunale dove alloggiano
le guardie forestali di Enego, e dopo cento metri parcheggiamo le nostre bici
davanti al rifugio Marcesina (1.369 m), famoso per la sua cucina. Facciamo un
giro intorno ai “casoni”, gli antichi rifugi o baite dei cavallari e dei
boscaioli eneghesi che trascorrevano quasi sei mesi all’anno in Marcesina per
ragioni di lavoro.
Lasciata la malga prendiamo a sinistra per malga V Lotto Marcesina. La
sterrata scende e dopo un paio di chilometri lasciamo sulla destra un
allevamento di cani da slitta per raggiungere malga Ronchetto (1.330 m).
Inizia qui la parte più dura del percorso: bisogna salire per uno sterrato
prima il Pian del Ronchetto e poi il Fratton del Conte (1.601 m).
Una breve discesa ci conduce nuovamente a Campomulo.
Punto di
partenza e arrivo: Cesuna
Dislivello:
580 metri
Lunghezza: 42
chilometri
Tempo di
percorrenza: 6-7 ore
Difficoltà:
abbastanza facile.
La partenza di questo giro avviene dal centro di Cesuna (1.000 m) e si
segue un tratto pianeggiante sull’ex ferrovia Piovene Rocchette. Al ponte si
devia a destra e si prosegue per la strada comunale fino al cimitero inglese
della guerra 1915/18 e quindi bivio Buson (1.089 m). Per due chilometri la
pendenza è abbastanza dura. Si passa vicino la cappella di S. Antonio e si
arriva in sommità dove ci sono alcune malghe e il rifugio alpino. Per qui si
prosegue tra laghetti e una fauna straordinaria fino ad un bivio. A sinistra si
trova la malga Lovarezze (1.315 m). Noi prendiamo a destra per raggiungere
quindi malga Paù (1.236 m). Un magnifico panorama, a cavallo fra la pianura
vicentina a sud e l’Altopiano a nord chiuso in lontananza dall’acrocoro
settentrionale, sfila lungo la cresta e in qualche giornata limpidissima si può
vedere addirittura in lontananza Venezia. Si continua costeggiando la Cima del
Favero e il Monte Sunio. Di seguito troviamo malga Foraoro (1.376 m), malga
Serona (1.267 m), malga Fondi (1.303 m), malga Fonti.
Al bivio si prosegue a destra e scendendo leggermente si trova il cippo
per Cimitero Inglese. Qui è finita per il momento la strada sterrata e quella
asfaltata che porta fino a Monte Corno (1.269 m). Prendiamo a destra e si
attraversa per intero il piano di Granezza, fino all’omonimo rifugio e iniziamo
una lunga e divertente discesa. Superiamo malga Pecca e poi tra un’alternanza
di tratti ripidi e falsipiani arriviamo al Bivio Pria dell’Acqua (1.116 m). Noi
andiamo a sinistra fino ad un altro cimitero inglese, dei 12 esistenti
sull’Altopiano, (1.104 m). Lasciamo la strada asfaltata per la sterrata,
saliamo il bosco dove c’è qualche tratto ripido alternato a falsopiano fino a
sbucare nei pressi della cima del Monte Kaberlaba (1.222 m).
Scendiamo fino all’Hotel e riprendiamo la strada asfaltata che ci condurrà
fino ad un bivio. A scelta si può prendere quello che porta a Cesuna (più
corto) o quello che conduce attraverso contrada Morar al palazzo del ghiaccio
di Asiago. Entrambi inforcano la ex strada ferrata, aperta da un anno proprio
per le bici, e ritorniamo a Cesura.
ALTOPIANO DI
ASIAGO
BLOCK NOTES
Come arrivare:
In auto si prende l’autostrada Valdastico A31 da Vicenza a Piovene Rocchette
(chilometri 33) con innesto dall’autostrada Serenissima A4 a un chilometro da
Vicenza Est, quindi per la SS 249 ad Asiago (chilometri 26), SS 349
Vicenza-Thiene-Asiago (chilometri 55). Da Bassano-Primolano-Enego (chilometri
36), Foza (chilometri 52), Gallio (chilometri 62), Asiago (chilometri 65,8). Da
Marostica-Conco-Asiago (chilometri 34), Gallio (chilometro 36). Da Piovene
Rocchette-Arsiero-Pedescala-Rotzo-Roana-Asiago (chilometri 30). Da Trento-Lavarone-Asiago
(chilometri 64).
Cosa portare:
Vestiti leggeri per quando si va in bicicletta, un maglione per quando ci
si ferma.
Dove dormire:
Nel periodo estivo gli alberghi sono pressoché esauriti per cui se si
desidera pernottare ci si deve pensare per tempo. Ecco comunque alcuni
indirizzi dove i prezzi sono veramente ottimi e si può gustare la buona cucina
veneta: Albergo Ristorante Orthal, Via Orthal 6, loc. Kaberlaba, tel. 462119;
Hotel Paradiso, Via Roma 5, Canove, tel. 692037-692555; Albergo All’Amicizia,
Via Roana di Sopra 32, Roana, tel. 66014; Albergo alle Alpi, Via Roma 14, Foza,
tel. 698092; Albergo Jok, Via Sasaballa 11, Cesuna, tel. 67015; Albergo al
Sole, Via Magnaboschi 27, Cesuna, tel. 67016; Albergo Toi, Via Trieste 8,
Camporovere, tel. 692117.
Cosa vedere: Asiago
(Ossario, Osservatorio Astrofisico e stadio del ghiaccio), Canove Museo 1°
guerra mondiale), Roana (Graffiti della Valdassa, Centro di cultura cimbra),
Cesuna (Museo dei Cuchi). In tutta la zona dei Sette Comuni sono interessanti da
vedere i forti che furono utilizzati durante le operazioni della prima guerra
mondiale.
Indirizzi
utili: Azienda Turistica di Asiago Sette Comuni, tel. 462661-462221. Pronto
soccorso, tel. 63766. Soccorso Alpino Asiago, tel. 63359-63610.
Le feste:
Asiago: La grande rogazione (il giorno prima dell’Ascensione), Fiera di
San Matteo (21 settembre), Rotzo: Festa della patata nell’ultima
domenica di settembre, Festa dell’Ortigara (1° domenica di luglio per
commemorare i morti della prima guerra mondiale e infine la Festa del Monte
Katz (8 agosto).
Cartografia:
I.G.M. (Istituto Geografico Militare) scala 1:50.000, foglio 082 Asiago, I.G.M
- foglio 103 Schio.
Bibliografia: Si può utilizzare per gironzolare in bicicletta per l’Altopiano veneto il testo “Altopiano di Asiago in Mountain Bike”, ventisei itinerari tra Asiago, Conco, Enego, Foza, Gallio, Lusiana, Roana, Rotzo. Il libro è edito da Ediciclo.