Un pittore che trova la sua ispirazione



Monet non si arresta più. Spronato dai suoi primi successi al Salon si rimette a dipingere dei personaggi. Secondo Zola, dipingere dei personaggi a grandezza naturale in un paesaggio è il sogno di tutti i pittori. Ed è anche quello di Monet. Egli si installa con tele di due metri per due direttamente sul motivo.
Il suo quadro "Femmes au jardin"è rifiutato dal Salon. I personaggi vi sono dipinti come manichini in una vetrin. la pazione Camille era servita con modella per le quattro figure. La sua posa è rigida e la donna a destra sembra muoversi nel giardino su delle rotelle. Monet non giustifica la loro presenza, non gli dà nessuno spessore psicologico. C'è comunque qualcosa in questo quadro che affascina e lo rende eccezionale per la sua epoca. È il sole, che il pittore getta sul cammino come una grande tovaglia, è lo splendore dei fiori bianchi, sono le ombre che tratteggiano la gonna della donna in primo piano, è la brillantezza del suo viso sul quale si uniscono la luce filtrata attraverso l'ombrello e quella riflessa dal bianco luminoso della gonna. La tela è vivente non della vita dei personaggi, ma di quella delle ombre e della luce. Con una freschezza assolutamente nuova e dei contrasti di grande vigore, i personaggi sono posti al centro delle ombre e delle luci. In tutti i casi, una cosa è sicura: Monet ha trovato la sua ispirazione: la luce.
L'anno seguente Monet dipinge in compagnia di Renoir a Parigi. Da un balcone al secondo piano del Louvre egli fissa sulla tela la chiesa gotica di Saint Germain-l'Auxerrois in una brillante luce mattutina. Al Louvre, ma stavolta con il cielo coperto, egli dipinge anche "Le jardin de l'Infante". I personaggi qui semplicemente abbozzati con dei tocchi a forma di punti o dei tratti, non hanno una storia e non presentano dei vestiti alla moda, ma servono a strutturare lo spazio e a distribuire la luce.
I due quadri riflettono la Parigi moderna. Davanti la chiesa, una piazza creata di recente. Le case sono in stile HAUSSMANN : in questi anni del secondo impero, Parigi diventa il centro cosmopolita che è ancora oggi. Le viuzze medioevali, i quartieri soffoncanti lasciano posto alle strade neo barocche e agli immobili ben allineati concepiti dal Barone Haussmann, prefetto e amministratore di Napoleone III. Parigi diventa più chiara, più areata, più elegante. Anche se questa evoluzione va di pari passo con un crollo sociale che permette a qualche speculatore di accumulare immense fortune respingendo i parigini poveri nei sobborghi, questo è un periodo di prosperità e di fasto. E dunque anche Monet dipinge i contorni della metropoli, l'andare e il venire delle carrozze e la folla. Personalmente, lui non partecipa a questa prosperità. Rifiutato a più riprese al Salon, sempre senza compratori fissi, sopravvive con difficoltà grazie a delle ordinazioni occasionali e alla benevolenza degli amici. La sua famiglia gli rifiuta ogni sostegno da quando egli vive con Camille, perché disapprova le sue modeste origini. Bazille, meno in difficoltà dell'amico, lo ospita di frequente, condivide con lui il suo atelier e gli compra "Femmes au jardin" al prezzo allora importante di 2.500 franchi per un'opera di un artista sconosciuto. Ma non è sufficente per vivere e acquistare quello che serve per dipingere e Monet finisce per rompere con Camille. La famiglia lo riprende sotto la sua ala e lui passa l'estate 1867 nella casa di campagna di sua zia, a Sainte-Adresse. Da lì, Monet, inquieto per Camille, scrive a Bazille e lo prega di occuparsi di lei. La ragazza è alla fine di una gravidanza e mette al mondo, l'8 agosto 1867, Jean, il primogenito. Monet resta in Normandia e si sforza di assicurarsi le grazie della famiglia.
È a Sainte-Adresse che il pittore scopre il tema dei giardini, che l'accompagnerà per tutta la sua vita. I fiori coltivati, il loro colore, il loro vigore lo affascinano e sono un soggetto che permette lo studio della luce. Nella "Terrasse à Sainte-Adresse", fiori e luce si congiungono con l'ispirazione primeria di Monet: l'acqua. Per la prima volta, il pittore colora le ombre e dipinge con più liberà i fiori, piccole macchie di colore puro.
Monet aveva fatto la sua entrata al Salon con dei quadri marini. Egli resta, per tutta la sua vita, costantemente affascinato dal mare: il mare che sembra addormentato nei i giorni di sole senza vento, il mare infuriato o contenuto sotto un cielo coperto. Egli dipingerà anche dei laghi, dei fiumi, come la Senna. Da una parte Monet osserva l'acqua nei suoi differenti stati, d'altra parte la vede come riflesso del paesaggio. Cielo, nuvole, case e alberi, persone e battelli si fondono sullo specchio dell'acqua in un piano denso dove le loro caratteristiche fisiche e spaziali si dissolvono. In un quadro come "Au bord de l'eau, Bennecourt" appare chiaramente che l'acqua è per Monet un modo per arrivare all'astrazione. Dei piani colorati appena distinti, rappresentano il soggetto riflesso, danno all'immagine la sua struttura e il suo ritmo.
Lo specchio dell'acqua imbroglia le regole del gioco e la pittura paesaggistica si avvicina qui all'astrazione. Monet continuerà ad applicare questo principio quando dipingerà l'acqua e soprattutto, questa volta in maniera radicale, quando dipingerà le ninfee .
Ma molti anni lo separano ancora da questo, anni durante i quali lui cerca delle composizioni tradizionali forti e dei soggetti pittoreschi. Questi sono anche anni difficili, disperati. Lui non può, naturalmente, fingere per molto e desidera ritrovare la maestrezza e il suo primo figlio. Ritorna a Parigi, vede i suoi quadri nuovamente rifiutati al Salon ed è la povertà. Spesso Bazille è il solo ad aiutarlo.
L'autunno seguente la situazione migliora un po' grazie all'incontro con Gaudibert du Havre. Tra molte altre ordinazioni, Monet fa il ritratto di "Madame Gaudibert" e gode, per un po' di tempo, di un po' di tranquillità.
Ma l'idillio finisce con l'anno. Monet parte da parigi per sfuggire ai suoi creditori lasciandosi dietro molti quadri. I giardini, l'acqua, la luce, non sono dei temi che fanno vendere né che promettono il successo; sono dei temi che allontanano il giovane pittore dal Salon.





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