Gaetano Scirea è nato a Cernusco sul Naviglio (MI) il 25-5-53. E' cresciuto
nell'Atalanta che lo fece esordire in A il 24-9-72: Cagliari-Atalanta 0-0.
Nell'estate del '74 passò alla Juve, con cui ha vinto 7 scudetti, 2 Coppe
Italia, coppa Intercontinentale, Supercoppa, coppa Campioni, Coppa Coppe,
coppa Uefa. Vanta il record di presenze nella Juve: 563 partite, tra
campionato e coppe. In serie A ha giocato 396 partite, segnando 28 gol.
Esordì in nazionale il 30-12-75 (Italia-Grecia 3-2): 78 presenze, 3 gol. Fu
grande protagonista nel trionfo mondiale in Spagna, nell'82. Ha partecipato anche ai mondiali del '78
e dell'86. In 16 anni di carriera, non è mai stato espulso o squalificato.
Scirea ha vinto tutto, ma probabilmente il suo trofeo più bello è proprio quello zero:
quello delle espulsioni e delle squalifiche in 16 anni di carriera. Don
Minetti, che lo ha sposato e lo ha seppellito, lo propone come modello per
i giovani sposi: «Per una sua esclamazione e per quell'anello trovato nel
rogo»
Ci sono due piccoli scudetti della Juve appiccicati sulla tomba di Gaetano
Scirea. Nella foto ovale, Gai ha il nodo della cravatta leggermente
spostato a sinistra e sorride dolce, come ci aveva abituati. Ai suoi piedi
un fazzoletto di prato grande come un'area di rigore, chiuso da quattro
cipressi in linea. Gai guarda lontano, oltre le colline del Monferrato,
verso Genova. Da 10 anni riposa in questo sereno cimitero di Morsasco, il
paese della moglie Mariella. Dieci anni oggi.
In questi casi si dice: è morto, ma continua a vivere tra noi. Un paradosso bugiardo e pietoso per
ingannare il dolore. Ma per Gaetano Scirea, il paradosso è meno bugiardo
che mai, perché già da vivo ci aveva abituati a un esempio silenzioso e
perché della sua vita contano le cose che ha fatto, ma anche, soprattutto,
quelle che non ha fatto. Ci sono numeri che lo esaltano: 563 partite in
bianconero, non esiste juventino più presente; 28 gol in campionato, record
per un libero; 7 scudetti. Ma tra questi grandi numeri, rimbomba, come una
deflagrazione, uno 0: quello delle espulsioni e delle squalifiche. Sedici
stagioni da difensore di alto livello senza un turno di squalifica.
Assordante lo 0 anche nella casella delle polemiche. Non si ricorda
una sola sua parola fuori posto, neppure quando Bernardini assicurava che
Bini avrebbe fatto fuori Facchetti nell'Inter e Scirea in nazionale. Ed è
notevole anche lo 0 nella colonnina trasferimenti. A fine carriera, per
rispetto della sua juventinità, rifiutò una proposta importante dell'Inter,
la squadra per cui tifò da bambino. Nell'estate dell'82, intervistato in
spiaggia, dopo il trionfo di Spagna, Scirea disse tra l'altro: «Al mondiale
abbiamo imparato a non reagire ai falli, a dare la mano agli avversari e a
non fare scene. Per questo il nostro campionato sarà ancora più bello».
Nel nostro calcio di bandiere ammainate, di violenze e sospetti, di accuse e
confessioni di carta, il ricordo della pulizia e della correttezza di
Gaetano Scirea è vivo in modo deflagrante, come quegli zeri. «Era un
esempio allora, figuriamoci dieci anni dopo che va molto peggio...»,
sorride don Gianni Minetti, parroco di Morsasco. Don Minetti ha sposato
Gaetano e Mariella, ha battezzato il loro figlio Riccardo e ha celebrato il
funerale di Gai. Ha conservato in una cartelletta bianca tutte le parole
che disse in quelle circostanze. Fogli ingialliti, battuti a macchina. Li
ha ritirati fuori per preparare l'omelia di domenica nella chiesa di San
Bartolomeo: la messa per Gaetano.
«Da 10 anni, per me, Gaetano è un modello da proporre. Nei corsi pre-matrimoniali racconto l'esclamazione che gli
scappò, quando spiegai a lui e a Mariella il senso cristiano dell'amore:
"E' meraviglioso!". Dico che, paradossalmente, è una lezione di vita anche
l'anello nuziale che non si è mai tolto e che servì a riconoscerlo dopo
l'incidente in Polonia. Vidi per la prima volta Scirea attraverso la grata
del confessionale, nel Natale '75. Mi meravigliai, perché era un campione e
perché in genere i ragazzi vengono a confessarsi solo se trascinati dalle
fidanzate... Ricordo una strigliata che gli fece Mariella quando rovinò i
mocassini nuovi. I bambini della parrocchia gli avevano chiesto di giocare:
Gai poteva dire no? Guardi questa busta: una bambina di Trani, Ethel, mi ha
spedito 5.000 lire per mettere dei fiori freschi sulla tomba di
Scirea».
Paolo Scirea, fratello maggiore di Gaetano,
che nel profilo e nel sorriso timido porta scolpito il ricordo di Gai: «Non passa giorno che io non pensi a Gaetano e non ne passeranno.
Ma è naturale, eravamo molto legati, ed è naturale che gli vogliano bene
qui a Cinisello, dov'è cresciuto, ma io sono rimasto stupito delle
dimostrazioni di affetto che ho ricevuto in questi 10 anni anni da ogni
parte. Gente che mi chiama dalla Sicilia per avere il suo francobollo o che
arriva in camper dalla Puglia per il memorial Scirea... Forse, vivevo
troppo vicino a mio fratello, mi ero abituato alle sue qualità. Ora
anch'io, da lontano, con la memoria le apprezzo in modo diverso».
Dalla Gazzetta on line
CIAO GAETANO
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Gaetano Scirea e i suoi numerosi trinfi in bianconero e in nazionale. |
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