Mater Misericordiae


Madre di Misericordia

Monastero Guido II
  • Guido II fu un monaco certosino che ricoprì la carica di procuratore della Gran Certosa nel 1173, in seguito alle dimissoni di Basilio per motivi di salute.
  • Guido II fu anche un uomo di cultura e scrisse alcune opere di teologia e spiritualità, tra cui il Tractatus de contemplatione, in cui espose la dottrina certosina sulla vita contemplativa.
  • Guigo, già in età avanzata si dimise dalla carica di priore nel 1180 e tornò alla vita di semplice monaco di cella.
    Morì il 6 Aprile 1192.
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Mater Misericordiae

Secondo il monaco bizantino Giovanni il Geometra, della fine del secolo X, il Figlio "ha voluto che questa regina così misericordiosa diventasse non soltanto la sua madre, la ancora mediatrice e riconciliatrice presso di sé, affinché il Paraclito del Padre abbia per noi una inclinazione e un affetto necessario e irrevocabile, essendo supplicato da ogni lato e avendo trovato un altro paraclito, la Vergine, che ogni ad ogni ora pacifica le sue giuste collere, invia a tutti le misericordie e diffonde con profusione i suoi benefici"
(Discorso di addio sulla Dormizione; ed. A. WENGER, L’Assunption..., op.cit., p.408, n.63)

Maria madre di Misericordia

O Vergine delle vergini, mia Signora, bellissima d'aspetto "in cui gli angeli desiderano fissare lo sguardo", volgi, ti prego, verso di me, il tuo sguardo verginale; degnati di intingere la punta del tuo dito nella tua anfora, per bagnare anche solo con una goccia d'acqua, la mia lingua affaticata e riarsa.

"Tutta bella sei, amica mia, in te nessuna macchia"; bellissima di viso, castissima di corpo, santissima di spirito e, ciò che è particolarmente splendente in te, prontissima a soccorrere le necessità dei miseri. Infatti tu sei colei che per prima attinge alle più profonde sorgenti della misericordia, porti la tua anfora piena di grazia sulla spalla della tua potente comprensione. Che fece dunque quella fanciulla che era tua figura, o mia Signora? "In fretta — dice la Scrittura - calò l'anfora sul braccio" e, non contenta di dare da bere soltanto a colui che lo chiedeva, "anche per i tuoi cammelli - disse — ne attingerò, finché finiranno di bere". Ciò significa, o Vergine beatissima, che tu fai bere dalla tua anfora anche me, peccatore deforme, gobbo e tortuoso. Tu compatisci veramente le nostre miserie, ben al di là di ciò che possiamo chiedere, sperare o pensare.

0 Vergine, bellissima per il tuo volto e per la tua verginità, concedi anche a me ti supplico, questa bevanda, e prepara per me un luogo in cui dimorare per questa notte, poiché presso di te, come dici, c'è un vasto luogo per alloggiare. Questa terra su cui moriamo è stretta, e gli uomini ne traggono motivo per Litigare: Mia e la terra, mia la sorgente, mio il bosco. Ma con te lo spazio per dimorare è vasto. Introducimi, Madre di misericordia, nella casa di tuo Padre, perché non rimanga fuori, non sia consumato dal gelo e dal freddo e non sia assalito dai terrori della notte. Introducimi, perché dopo essermi lavato i piedi io riposi finché "spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre".

Tu mi ricondurrai al tuo sposo Isacco. Infatti tu sei veramente colei che il Signore ha preparato per il figlio del mio Padrone, per essere sua madre, sua sposa e sorella. Tu sei realmente prescelta ed eletta su tutte le donne; sei piena di grazia, "il Signore è con te". Il Signore, Dio Padre, ti ha preparata per il Signore, Dio suo Figlio, affinché tu ci prepari per lui. Tu che ti degni di prendere posto sul dorso di questo cammello che si inginocchia dinanzi a te, prepara il tuo Figlio Stesso per noi; rendicelo favorevole nel giorno in cui si leverà a percuotere la terra col soffio della sua bocca.
(Meditatio VII, pp. 158-163).

Augustin Guillerand

Trasparenza della Trinità.
Io trovo in lei tutto l'abisso di questo mistero divino che mi attira da così lungo tempo e così fortemente: io trovo i Tre che sono Uno e, al loro cospetto, quest'anima di semplice contadina di Galilea, scelta da essi per generare Uno di loro. I rapporti di Maria con la Santa Trinità, la vita che si dispiegò nel suo Cuore dal primo istante in cui la sua anima si unì al suo corpo, il movimento sperduto e pieno, continuamente crescente che la trasporta nel Cuore di Dio, che la tiene avvinta, tuffata in lui, con tutte le sue vedute e i suoi voleri, con tutti i suoi pensieri e sentimenti, il desiderio che essa ha di effondere questo nei nostri cuori, di comunicarci questa unione e questa vita, di farci uno con lei, per mezzo suo con Gesù, e per mezzo di Gesù col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, quale argomento di meditazione, di contemplazione, di intenso sguardo che ricomincia senza fine e che si rinnova ricominciando!.

Profondità immensa.

è difficile scrivere di Maria. Ella conduce immediatamente alle immense profondità, dove una Parola dice tutto e questa Parola non si può esprimere con le nostre. Evidentemente non possiamo, non dobbiamo pensare di penetrare questo abisso; è un mistero, è il mistero dei misteri. Noi non dobbiamo tuttavia temere di contemplarlo, perché è un mistero di luce e di amore; Dio vuole che lo si guardi, che si prolunghi questo sguardo il più possibile e che lo si rinnovi spesso; egli si dona nella misura di questo sguardo e della sua purezza.
Non sono che dei balbettii di bambino. Ma dobbiamo contentarcene. La Vergine stessa, per quanto altissima fosse la sua contemplazione, ha accettato di seguire i nostri sentieri oscuri della vita di fede: noi dobbiamo seguirli come lei, ma con lei, con la mano nella sua mano dolcissima, il cuore nel suo Cuore purissimo e pieno di bontà.

Invasa dallo Spirito

Il compito di Maria si estende fin dove si estende Gesù, esso si esercita dove e quando si esercita il ruolo del Redentore. Nostro Signore si dona e ci raggiunge per mezzo di Maria. Ella è sempre tra lui e noi: questo è il piano divino. Ciò che è nell'uno deve dunque ripercuotersi nell'altra prima di risuonare in noi e per potervi risuonare. Una nuova vita infatti ha inizio da lui, e quindi una nuova generazione per lei. Ciò che bisogna vedere sul Calvario è questa vita nuova e questa nuova Madre dei viventi. "Donna, ecco tuo figlio… Ecco la tua madre". Il compito di Maria in questa circostanza non potrebbe essere indicato più chiaramente, Gesù in questo stesso istante finisce di generarci. Maria assiste a questo atto di generazione. Vi assiste come madre; una madre che perde un Figlio per averne un altro. L'Amore, l'Amore immenso che l'aveva invasa nel giorno dell'Annunciazione e aveva preso possesso della sua carne dopo aver compiuto la sua opera in questa Carne, si impadronisce di Maria perché ella generi nelle anime. Ecco perché ella diviene di nuovo "la donna": "Donna, ecco tuo figlio". Ella comincia ora a svolgere un ruolo di donna che non aveva sostenuto finora: comincia a generare dei viventi la cui vita sarà la vita di questo Spirito, lo Spirito del Verbo fatto carne.

Il suo compito non cambia, si dilata. Una nuova generazione inizia dalla croce, abbraccia tutti coloro che hanno creduto o che crederanno. "Donna, ecco tuo figlio"; questa parola ha immediatamente dilatato in modo immenso il seno di Maria, dove tutti noi troviamo posto. Il suo effetto fu immediato, totale. Nessuna resistenza allo Spirito d'amore che le è stato comunicato. Ella ripete interiormente l'unica parola della sua esistenza "Fiat". "Che mi avvenga secondo la tua parola". E così fu fatto. Ella e divenuta la madre di tutti coloro ai quali Gesù comunicherà il suo Spirito d'amore. Ella ha questo Spirito d'amore in modo speciale in questo istante, per opera di queste parole, e per questo motivo.

Sara di nuovo presente il giorno di Pentecoste riceverlo come membro della Chiesa. Sotto la croce riceve come madre. Maria è in piedi, calma e affranta, calma per accogliere in pienezza questo Spirito, frantumata perché nulla di proprio gli faccia da ostacolo; vede questo Amore, se ne impregna, se ne penetra; è presa, trasportata fuori da se stessa da questo Vento e diviene fiamma d'amore a sua volta, focolare che tutto riceve per effonderlo su tutti.

Ella, in apparenza, scompare esteriormente. Ma ha dato il via ad una attività che va molto lontano e nella quale ella ha un ruolo che non può essere dimenticato. Ma l'ombra nella quale la mediatrice si è ritirata è un focolare di luce feconda e l'ombra dell'Onnipotenza che l'ha avvolta quando lo Spirito Santo scese in lei ed ella generò il "Santo, chiamato figlio di Dio". Quest'ombra si esprime a Cana come a Nazareth: "Ecco la serva del Signore: sono a disposizione del Signore". Ma ora essa si rivolge ai servi. Effonde la sua luce, lì genera spiritualmente. Diventa madre di santità, della santità che lo Spirito produce in lei e per mezzo suo. Il suo compito nella Chiesa e in tutta la storia cristiana e tutto qui, con i suoi caratteri di umiltà e fiducia che segnano così nettamente i suoi veri figli. Ella ripete queste parole particolarmente a coloro che si abbandonano fra le sue mani: "Fate quello che vi dirà" Gesù, come io stessa ho fatto tutto ciò che lo Spirito mi ha detto, e come me, voi lo darete alla luce; in lui noi entreremo in rapporti reciproci che tutte le parole d'amore lasciano intravvedere, ma non dicono e non diranno mai.
(Contemplations mariales)

Dionigi il Certosino

Madre e Regina dolcissima
O Regina gloriosissima, Vergine purissima, Madre più grande di tutte le madri, dolcissima Maria, su quale vetta, a quale felicità, a quale gloria ti vedo posta! Poiché ecco che tu, la più felice, la più splendente, la più ammirabile di tutte le creature, ecco che tu sei veramente Madre, associata alla paternità del Padre, avendo con lui il medesimo Figlio. Tu Madre eccellentissima del Figlio unigenito di Dio, tu tabernacolo esclusivo dell'adorabile Spirito Santo Consolatore e Madre di colui da cui egli procede. Tu sei l'amica intima della Trinità essenziale e beata, la custode dei segreti, o meglio partecipe della loro norma di vita. e della loro gloria. Il Dio Creatore, il primo artefice, ti ha fatta così e così grande, così amabile e così perfetta che lui stesso ha amato la tua bellezza e il tuo splendore.

Egli è venuto in te senza mutare luogo, è entrato in te, nel centro del tuo Cuore, colmandolo in abbondanza di ogni grazia, di ogni virtù, di ogni perfezione, formandosi da esso la sostanza di una carne umana, e un corpo santissimo dal tuo purissimo sangue nel tuo seno verginale. Egli ha abitato in te e riposato come su un trono degnissimo, in una corte regale, in una cella celeste e santissima.

Colui la cui durata è eterna, e che è nato dal Cuore incircoscrittibile e incomprensibile del Padre, ha voluto nascere nel tempo dal seno della tua fecondità, come lo sposo dal suo talamo, vero Dio e uomo perfetto nell'unità della persona. Questo Re dei cieli, questo Signore degli angeli, nato da te, tu lo hai riscaldato nelle tue braccia, nutrito dal tuo seno, accarezzato con be tue mani, e sei vissuta in una meravigliosa intimità con lui su questa terra per trent'anni, fino a quando partì per predicare, e allora tu lo hai seguito fino alla sua morte sulla croce.

E ora, dolcissima Vergine, chi potrà comprendere quale abbondanza di grazie, quale pienezza di carismi divini ti ha donato tuo Figlio, vero Dio e tuo Creatore, in tutto questo? È evidente che egli ti ha talmente e in tal modo arricchita più di tutti, che ti ha innalzata sopra tutti gli eletti in tutte le virtù e tutti i benefici, come conveniva a una Madre, a una Regina, a una Sposa così nobile di essere adornata, colmata ed elevata sopra tutte le serve di Dio. Ecco, o amabile e venerabile Madre, da quando sei stata associata a Dio Padre e sei divenuta vera Madre del vero Dio, tu sei diventata in qualche modo di una dignità infinita. Di diritto, e grazie al privilegio di questa maternità divina, tu hai autorità per comandare ad ogni creatura celeste e terrestre. Ma che dico "ad ogni creatura" quando tu hai una certa qual autorità sul vero Dio nato da te secondo la sua natura umana che da te ha assunta, in quanto egli ti fu sottomesso e ancora adesso e per sempre ti onora come sua Madre beneamata?.

O Madre, noi non possiamo comprendere la tua dignità, la tua santità, la tua gloria, noi siamo indegni di contemplarti, noi non possiamo renderti, degli omaggi degni di te. Ma, come noi possiamo in questa vita conoscere in qualche modo il Creatore a partire dalle creature, attribuendogli in grado eminente tutto ciò che vi è di perfezione e bontà nelle creature ad esclusione di ogni imperfezione, nello stesso modo, dolcissima Maria, ti contempliamo sopra tutte le altre donne.

Amiamola dunque con fervore dopo Dio, veneriamola con la più grande riverenza, invochiamola con la più grande devozione perché Dio l'ha fatta ciò che è, perché lei e cosi grande in se stessa, perché noi abbiamo ottenuto e riceviamo continuamente, grazie a lei, dei cosi grandi beni, perché noi abbiamo bisogno sempre della sua misericordia e del suo soccorso, e perché nel regno dei cieli la sua presenza e la sua vista accrescono in modo ineffabile la ricompensa accidentale dei beati.

Dobbiamo lodarla e salutarla con assiduità, rallegrarci di tutto cuore della sua beatitudine, in lei e per mezzo suo benediciamo, lodiamo e rendiamo grazie al Dio Altissimo che ha manifestato in modo cosi eccelso tutta la sua carità, la sua munificenza, la sua bontà e la sua sapienza in questa opera incomparabile e buona, in Maria, e che il nostro cuore si rallegri tanto quante sono le volte che si rammenta di lei. In lei, dopo Dio, sia sempre la nostra consolazione.

E tu, mia buona Regina, mia Avvocata così misericordiosa, mia Madre così affettuosa, custodiscimi sempre; aiutaci, governaci, conservaci, e guidaci infine al porto della salvezza eterna.
(De laude et commendatione solitariae vitae, art. XXIX, Opera omnia, t. 38, p. 366)