Riministoria © Antonio Montanari - il Rimino n. 57. Malatesti.

Non è soltanto di Sigismondo, il Tempio Malatestiano ma di tutti i riminesi che in essi si riconoscono, lungo i secoli, da quel 1450 idealmente assunto come anno della sua edificazione, fino ai giorni tremendi della guerra ed a quelli, ancora addolorati ma pieni di speranza, della ricostruzione, quando mezzo secolo fa la Cattedrale fu riconsacrata e restituita al suo ruolo, civile oltre che religioso, di simbolo del passato e di fiducia nel futuro per una città che era stata completamente distrutta ma non vinta dalle bombe.

Questa è l'esemplare e semplice lezione che emerge dalla mostra curata da F. Farina e P. G. Pasini al Museo della Città, inaugurata sabato 23 settembre alla presenza del Vescovo mons. Mariano De Nicolò, del Sindaco Alberto Ravaioli e di Mrs. Lisa Ackermann, vice presidente della Samuel H. Kress Foundation che finanziò i lavori conclusivi esterni al Tempio.

L'interesse dei riminesi del passato appare attraverso il materiale esposto, come i libri di Battarra e Battaglini del XVIII secolo, o quello illustrativo del XX. La passione dei riminesi del presente è testimoniata invece dal fatto che, come ha detto il prof. Pasini durante l'inaugurazione ( veloce ed affollata in una piccola sala del Museo), molto materiale della Mostra proviene da prestiti privati: sono cose che esistono anche nella Gambalunghiana, ha spiegato, ma abbiamo preferito coinvolgere la città, a dimostrazione che Rimini non è una città distratta come può sembrare. E dunque facciamo i nomi di questi collezionisti benemeriti che hanno fornito le loro cose per l'esposizione: Franco Bortolotti, Silvano Cardellini, Ferruccio Farina, Adele Gemmani, Ennio Grassi, Luciano Liuzzi, Giovanni Luisè, Massimo Montesi, Giovanni Molari, Emilio Nicolini, Enzo Nicolini, Pier Giorgio Pasini, Vincenzo Reggiani, Ruggero Rossi.

Nel corso della cerimonia hanno preso la parola anche l'Assessore alla Cultura del Comune, Stefano Pivato, e Luciano Chicchi, presidente della Fondazione Carim che ha finanziato i recenti restauri i quali hanno riportato il Tempio albertiano ai colori del tempo di Sigismondo.

Ho controllato il 30 ottobre, il Sistema Bibliotecario Romagnolo. Ci sono 35 schede relative ai miei scritti. Cesena, su mia richiesta, ha aggiunto anche il mio nome tra gli autori del volume sul carteggio Corilla Olimpica-Amaduzzi. Volume che è stato donato pure alla Gambalunghiana di Rimini, lo scorso giugno, in duplice copia, dalla Provincia di Firenze e dal sottoscritto, e che finalmente, dopo cinque mesi, stato inserito nella schedatura, dopo un mio accenno al problema.

Qui riproduco soltanto la scheda particolareggiata del volume corilliano:

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