Riministoriaİ antonio montanari
Il Riminoİ

1. La leggenda del beato Galeotto. Era fratello di Sigismondo Pandolfo Malatesti. Un volume edito da Bruno Ghigi.

2. Mater Misericordiae giˆ dal 1796.

Anno II, n. 8, Rimini 15.01.2000
a cura di Antonio Montanari


La leggenda del beato Galeotto
Era fratello di Sigismondo Pandolfo Malatesti

Il 14 settembre 1429 muore a Longiano Carlo Malatesti, marito di Elisabetta Gonzaga. Suo fratello Pandolfo III Malatesti se nĠ andato due anni prima, lasciando tre figli naturali, Galeotto Roberto, Sigismondo Pandolfo e Domenico Malatesta ("Novello"). A questi nipoti passa il potere sopra un vasto territorio proprio per merito di Carlo che ne ha ottenuto la legittimazione dal papa, dopo due mesi di difficili e complesse trattative nel corso del 1428.

Carlo ha avuto contro anche il cugino Pandolfo, arcivescovo di Patrasso, figlio del signore di Pesaro, Malatesta Malatesti: questĠultimo non voleva che quei tre bastardi fossero innalzati alla dignitˆ di eredi del governo di Rimini, Fano e Cesena, che eserciteranno in forma collegiale con Elisabetta Gonzaga sino alla morte di Galeotto (avvenuta il 10 ottobre 1432 nel castello di Santarcangelo). LĠarcivescovo ed i suoi fratelli Carlo e Galeazzo promuovono poi unĠazione legale in Curia, ma non trovano ascolto.

Da Roma il papa Martino V Colonna (sul trono dal 1417), il 23 gennaio 1430 intima a Galeotto di "devolvere" la sua signoria alla Chiesa. Galeotto resiste, per˜ perde comunque alcuni territori, tra cui quello di Cervia. In cambio (a quanto pare logico dedurre) il papa gli rinnova il vicariato e conferma la signoria. Nel Ġ31  eletto pontefice un agostiniano, Eugenio IV che non appoggia i pesaresi come il predecessore, e non dˆ soddisfazione alle proteste di Malatesta Malatesti contro i tre eredi di Pandolfo.

La signoria ÔconsortileĠ di Elisabetta, Galeotto, Sigismondo e Novello eredita una situazione instabile: guerre e pestilenze fanno diminuire la popolazione e peggiorano le condizioni di vita della gente. Aumenta soltanto il numero dei poveri.

Galeotto, il pi anziano dei tre fratelli,  un principe mite ed amante della cultura, poco adatto allĠattivitˆ politica. Queste sue caratteristiche vengono esaltate dopo la sua morte: alcuni fedeli chiedono a Sigismondo ed a Malatesta Novello che venga realizzato un affresco nella chiesa annessa al convento di San Francesco in Rovereto di Saltara (tra Fano e Fossombrone), raffigurante il ÔbeatoĠ Galeotto tra i santi Francesco e Sebastiano: in quel convento il giovane ha soggiornato poco prima di morire, tra maggio e giugno Ġ32. La devozione verso di lui cont

Nato nel 1411, egli muore ad appena 21 anni, dopo aver provato anche unĠinsurrezione dei sudditi nel Ġ31, lui che per le armi non aveva nessun particolare interesse al contrario di Sigismondo al quale le cronache attribuiscono il merito di esser riuscito, ad appena 14 anni, a sedare coraggiosamente i tumulti. Ma, come osserva la Falcioni, pi che ad una notizia relativa ad episodi realmente accaduti, sembra di trovarsi di fronte ad un atto di adulazione nei confronti del signore.

Attorno alla vita del ÔbeatoĠ si sviluppa subito una leggenda che  nota in pi codici, studiati fino allĠinizio del 1900. Mentre Luciani scava nella psicologia e nella spiritualitˆ del nostro, Anna Falcioni riferisce delle ricerche di carattere economico e politico, concludendo che in base ad esse "la figura di Galeotto Roberto, che le cronache quattrocentesche fanno apparire cos“ timida [É], riacquista una dimensione pi reale ed equilibrata" se inserita nel contesto della realtˆ contingente dello Stato malatestiano.
Antonio Montanari

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Mater Misericordiae giˆ dal 1796

AllĠindomani della prima invasione francese della Romagna (che per˜ non tocca Rimini), il 19 luglio 1796 nel borgo San Giuliano si scopre unĠimmagine della Beata Vergine Addolorata "quadretto di Venezia che dagli occhi le scaturiscono le lagrime, e molti attestano averle vedute, trˆ gli altri due canonici", narra il cronista Nicola Giangi: alle ore due di notte (corrispondenti alle 22 odierne), lĠimmagine  trasportata nella chiesa di san Giuliano.

Il giorno 20 muove gli occhi la Madonna conservata nellĠoratorio di san Girolamo. Il 27 nella casa, al porto, di Giuseppe Pari "detto Blablˆ", si scopre unĠaltra Beata Vergine dellĠAspettazione "che muove, e gira gli occhj in una maniera sorprendente". Il 29, si annuncia che il Crocefisso della Confraternita della S. Croce "ha aperto gli occhi e la bocca".

Lo stesso giorno il Vescovo Ferretti trasferisce lĠimmagine della Vergine dellĠAspettazione presso le monache di santĠEufemia ed il 31 in duomo con solenne processione, e le pone il nome di Mater Misericordiae. (La cattedrale di Rimini  Santa Colomba, due anni dopo ridotta a caserma e demolita nel 1815. Dal 1809 la cattedrale  trasferita nel Tempio Malatestiano.)

In duomo si organizzano varie processioni, il primo agosto tocca alle dame, il giorno dopo alle zitelle (in 160), a piedi scalzi. (Il 15 di agosto si tiene unĠaltra processione, rivolta alla Madonna dellĠAcqua "per intercedere la piova, essendovi stata la secita" [siccitˆ], scrive Giangi.)

A Forl“, sparsasi la voce del movimento degli occhi della Vergine in unĠedicola pubblica, il locale Vescovo la fa smontare da un muratore e da un falegname, e la nasconde in curia. A Ravenna succede un episodio analogo, ma si tratta di una falsa voce, come ricorda il monaco Fiandrini, aggiungendo che chi non crede al "preteso miracolo"  chiamato col nome di "Giacobino (che in questi tempi significava incredulo, atteo o cosa simile)".
Antonio Montanari


http://www.webalice.it/antoniomontanari1/arch.2004/arch2/ilrimino/ilrimino08.html
Revizione del 13.12.2006