Einstein, un liceo «possibile» Un libro per i 30 anni della scuola
Per i trentanni dattività del liceo riminese intitolato ad Albert Einstein, compiutisi nellanno 2000, è stato di recente curato un interessante volume, con prefazione di Francesca Sanvitale, introduzione del compianto Alberto Melucci ed a cura di Anna Maria Torri.
Lo scopo del libro è delineato dallattuale preside, Giuseppe Prosperi, che, dopo aver ricordato i suoi predecessori (Ferruccio Ferrari, Francesco Pedri, Armando Contro, e Serena Bonini), osserva: abbiamo voluto «testimoniare a tutti, non solo agli addetti o agli ex studenti ed insegnanti, alcune delle esperienze e delle parole, alcune fra le infinite, che hanno lasciato un piccolo o un grande segno in chi le ha vissute, quelle esperienze, o in chi le ha pronunciate, quelle parole». Nulla di più importante nella formazione individuale, checché se ne dica, esiste dellesperienza scolastica. Sia per chi siede in cattedra, sia per chi ci passa alcuni anni della propria vita seduto sui banchi. Questo libro già dal titolo («Una scuola possibile») offre la descrizione di itinerari intellettuali e psicologici, in cui la somma dei singoli fattori (di studenti e docenti) determina un risultato che è il trasformarsi (levolversi?) della società, il mutamento: trentanni sono in fin dei conti il tempo di due generazioni.
LEinstein nasce a ridosso dei momenti caldissimi della contestazione, quando le acque erano ancora turbolente. Scrive Luciano Lagazzi: «Ciò che colpisce nei verbali dei collegi dei docenti dellEinstein dei primi anni Settanta è la conflittualità delle riunioni, appena mitigata, per il lettore di oggi, dal sorrisino che strappa un politichese ormai desueto e che non ci si aspetterebbe così vivo in unassemblea di professori». (E un discorso su cui si potrebbe ritornare...)
La parte più consistente del volume è dedicata alle esperienze culturali del liceo, dove si riportano le «conversazioni con gli scrittori», introdotte da Anna Maria Torri («E importante che ci siano delle occasioni in cui gli studenti siano liberi di incontrare i testi, che le loro opinioni, le loro reazioni, magari ingenue, siano considerate legittime, da insegnanti che si collocano sullo sfondo e accettano cornici interpretative altre, pur avendo loro stessi suggerito e negoziato certe letture»). Ed ecco, dunque, Lalla Romano, Fulvio Tomizza, Raffaello Baldini, Eraldo Affinati, Dacia Maraini, Sebastiano Vassalli, Daniele Del Giudice, Tonino Guerra, Piero Meldini, Mario Rigoni Stern, Jacqueline Risset, Francesca Sanvitale: ne nasce unantologia utile per chiunque, una stimolante raccolta di interviste pubbliche.
Infine, una nutrita sezione di esperienze e ricordi, come il viaggio di un insegnante di Religione, Francesco Cavalli, in Albania per fare un campo di lavoro con alcuni suoi studenti che qui ne ricordano la realizzazione. Od il saluto-testimonianza che manda Paolo Parini, studente del liceo dal 1978 al 1983, ed ora medico ricercatore presso il prestigioso Karolinska Institute di Huddinge, Svezia: dove, giungendo a ventisette anni, si rese conto come il tempo trascorso allEinstein non gli aveva dato soltanto le nozioni fondamentali per gli studi universitari, ma fosse stato pure «una scuola di vita dove poter crescere e maturare». Anche questo può fare la (tanto vilipesa) scuola italiana.
Antonio Montanari
Al sommario di questo numero
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