San Clemente I, papa riminese Gli innovativi studi del gesuita padre Spaccapelo Allinizio dello scorso novembre, mi è giunto via e-mail un messaggio dal padre gesuita prof. Natalino Spaccapelo che aveva letto su Internet in questo stesso sito larticolo con cui avevo presentato ne «il Ponte» il recente libro di Maurizio Casadei su San Clemente. «Egregio Sig. Montanari», mi scriveva padre Spaccapelo, «stavo cercando su Google notizie recenti su Arrecino Clemente e
sono arrivato a Rimini. Io sono un Prof. dell'Università Gregoriana e dell'Istituto Orientale di Roma. Da 30 anni studio tutto quanto riguarda la Gens Arrecina e la famiglia degli Arrecini Clementi. Molti anni fa visitai (allora insegnavo a Cagliari) Pesaro e Rimini per esaminare i reperti archeologici ivi conservati riguardanti quella famiglia. Sono vicino alla pubblicazione di un volume con la mia ipotesi (si tenga forte!) che Arrecino (Tertullo) Clemente II (figlio del magistrato di Ariminum) sia S. Clemente Romano, Vescovo di Roma secondo le fonti cristiane antiche.» «Il Ponte» ha chiesto via e-mail a padre Spaccapelo una breve intervista, per la quale lo ringraziamo vivamente. Anzitutto, chi è lo studioso di cui parliamo: «Ho compiuto gli studi classici e musicali; entrato nella Compagnia di Gesù (1961), ho studiato Filosofia e Teologia. In quest'ultima ho preso il Dottorato all'Università Gregoriana con una tesi sulla «Lettera di Clemente di Roma ai Corinzi» (1973). Ho insegnato Filosofia e Teologia a Gallarate, Milano (1971-1977), Cagliari (1978-2000, essendo Preside della Facoltà di Teologia negli anni 1994-2000), Perugia (1999-2002). Ora insegno Teologia Dogmatica e Patristica all'Istituto Orientale, Filosofia e Teologia Dogmatica all'Università Gregoriana di Roma». Qual è largomento specifico della sua ricerca su San Clemente, quali sono il punto di partenza e quello di arrivo? «Il mio studio su san Clemente», spiega padre Spaccapelo, «è iniziato nel 1972 con la mia specializzazione nel Cristianesimo primitivo. Dopo la tesi sulla sua Lettera ai Corinti, mi sono appassionato (nonostante la mole di altri insegnamenti) alla ricerca del personaggio storico della figura del Vescovo di Roma subito dopo la generazione degli Apostoli Pietro e Paolo. La mia ricerca, sfruttando soprattutto il periodo delle vacanze estive, si è estesa alla visita "autoptica" (secondo il dovere dello storico, dice Erodoto), di quasi tutti i posti della vita del personaggio Clemente indicati dalle fonti letterarie cristiane (dei secoli II-V) e dalle fonti pagane (letterarie, epigrafiche, archeologiche, numismatiche)». Infine, quali sono i riferimenti del suo studio alla realtà locale riminese? «Seguendo un suggerimento di uno studio inglese del 1913 presi come ipotesi che il personaggio potesse essere un Membro della Gens Arrecina originaria di Pisaurum-Ariminum. La notizia della scoperta di un'importante iscrizione epigrafica di un membro di quella Gens, fatta nel 1972 nell'agro di Rimini, mi fece fare una visita a Pesaro e a Rimini nei primi anni Ottanta. La visita non fu molto soddisfacente, perché la collocazione dei reperti (quello all'Oliverano di Pesaro addirittura murato a 3 metri di altezza nel vano delle scale!) non me ne rese possibile la lettura diretta. Assolutamente importante è l'iscrizione di Rimini riguardante l'Arrecino, padre del mio supposto candidato alla figura del san Clemente storico, per la sua carriera in Egitto e le numerose conoscenze che permetteva di acquisire, tra cui la probabilità che il Clemente detto Romano (dalla tradizione ecclesiastica) sia nato in realtà in Egitto! Non è possibile indicare qui tutti i dati sulle connessioni degli Arrecini di Ariminum-Pisaurum con le famiglie imperiali dei Claudi, Livi, Giuli (per non dire le strettissime parentele con i Flavi). A me interessano ora notizie di dati onomastici (c'è un cognome moderno di Clementini), agiografici, topografici ecc. delle zone. La tradizione soprattutto dei nomi dei luoghi è quanto mai significativa. Ad ogni modo la mia ricerca sull'identità storica di papa Clemente I è sostanzialmente finita. Nel Convegno Internazionale su "Pietro e Paolo a Roma", tenuto a Maggio del 2000 presso l'Istituto Augustinianum di Roma ho presentato sinteticamente i risultati della mia trentennale ricerca». Di questo lavoro, esiste il testo a stampa, apparso nel 2001 nel volume degli «Studia Ephemeridis Augustinianum 74», presso lInstitutum Patristicum Augustinianum di Roma, intitolato «XIX Incontro di studiosi dellantichità cristiana». Su san Clemente e le tradizioni orientali, è apparso invece un articolo sull'Osservatore Romano del 23 marzo 2001, p. 6. «Nello stesso anno 2001 (XIX centenario del martirio, secondo un'antica tradizione) ho promosso due Convegni internazionali su san Clemente: uno all'Istituto Orientale e l'altro in Vaticano. Di essi sono usciti gli Atti. Sempre nel 2001 è sorto un Istituto S. Clemente I papa, con un bel portale elettronico. Alcuni paesi, recentemente, hanno rinnovato il loro culto al Santo». Conclude padre Spaccapelo: «Penso che sia ora che anche la vostra Rimini si renda consapevole di questa illustrissima ascendenza». L'iscrizione di Rimini «riguardante l'Arrecino, padre del supposto candidato alla figura del san Clemente storico», è quella rinvenuta a Spadarolo, a circa 3,5 km ad ovest di Rimini «in un terreno di proprietà degli Istituti Ospedalieri di Ricovero, poco a nord della strada dei Mulini e ad oriente della casa colonica recante il numero civico 37». La scoperta del pezzo archeologico si deve allaffittuario del fondo, Corrado De Paoli. Così si legge in un saggio di Gino Vinicio Gentili, apparso su «Epigraphica» nel 1976 (XXXVIII, 1-2, pp. 51-58). Si tratta del basamento quadrangolare «in funzione di sostegno di un donario in marmo o in bronzo» mancante, oggi conservato nel nostro Museo Civico e riprodotto nel volume «Rimini antica. Il lapidario romano» (1981), pp. 86-87. Ringraziamo, al proposito, le dott. Fontemaggi e Piolanti dello stesso Museo per il materiale bibliografico indicatoci. Liscrizione ricorda Marco Arrecino Clemente, figlio di un altro Marco (che chiameremo senior), e le cariche militari assunte, e le funzioni municipali e sacerdotali da lui svolte. Il «donario» era «un piccolo gruppo statuario», posto sopra questo basamento giunto fino a noi, e dedicato a Bacco ed a Silvano. Per la nostra città, ha scritto Gentili «è la prima dedica nota a Bacco, mentre era altrimenti già attestato il culto a Silvano». Il nome del «supposto candidato alla figura del san Clemente storico», Marco Arrecino Clemente (figlio dello junior sopra ricordato) non era sconosciuto a Rimini. Nel primo volume della «Storia di Rimini» di Luigi Tonini (1848), si ricorda infatti che «fuori di Porta S. Andrea fu trovato un pezzo di tubo o acquidotto di piombo» che lo recava inciso. Tonini aggiungeva che secondo il Borghesi, questo Marco Arrecino Clemente fu fratello di Arrecina Tertulla prima moglie dell'imperatore Tito, e figlio del Clemente (junior) prefetto del Pretorio di Caligola. Il «pezzo di tubo» o «fistula plumbea», spiega Gentili, testimonia che Marco Arrecino Clemente (figlio dello junior) fu «curator aquarum» sotto Domiziano, «di cui fu amico, ma che tuttavia lo fece uccidere». In studi contemporanei riminesi questo Clemente (figlio dello «junior») è erroneamente identificato nel Clemente «junior» stesso. In tali studi si legge infatti che il nome riportato sulla base del gruppo statuario è quello del figlio del prefetto del Pretorio di Caligola. No. Il nome della base del gruppo statuario è proprio quello del prefetto del Pretorio di Caligola, cioè è il nome del Clemente qui da noi definito «junior». E non del figlio dello «junior», «supposto candidato alla figura del san Clemente storico».
Alla cortesia di Padre Spaccapelo (intervistato a Rimini il 29 gennaio 2004) dobbiamo anche le seguenti notizie:
1. Dall'iscrizione riminese noi abbiamo due M. Arrecinus Clemens (padre e figlio). Del padre non abbiamo altre notizie. Del figlio - che chiamo M. Arrecinus Clemens I - abbiamo il cursus: nato intorno al 1a.C.-2 d.C. svolge la sua carriera militare in Egitto: Tribuno militare delle 2 legioni III Traiana e XXII Deiotariana, Prefetto del genio (diciamo noi). La sua permanenza in Alessandria (le 2 legioni sotto Tiberio sono unite nel campo di Nicopoli, a est di Alessandria) si protrae dal 23-25 al 32-35d.C. Egli sposa una Giulia intorno al 29-30 e ha un maschio: M. Arrecinus Clemens II. (Non è impossibile, perciò, che Arrecino II sia nato a Nicopoli-Alessandria). Se non viene a Roma prima, è probabile che faccia il viaggio col Prefetto d'Egitto (di cui era stato a lungo il braccio destro come Praefectus Fabrum) nel 35 insieme a Seneca che era stato in Egitto 5-6 anni per motivi di salute, dal momento che la moglie del Prefetto era sua zia materna. Dall'imperatore Caligola è nominato Prefetto del Pretorio (38 d.C.), culmine della carriera per un eques romanus. Partecipa, ma dietro le quinte, alla congiura nella quale Caligola è ucciso (24 gennaio 41). Claudio diventa imperatore anche per lui. E' rimosso dall'incarico verso la fine del 41. Di lui non si hanno altre notizie. E' di lui il bollo sulle 4 (o 6?) fistulae trovate fino al '97 a Rimini? Dipende dalla datazione di quelle. Leggo che l'impianto idrico e la rete fognaria di Ariminum sono fatte risalire al tempo di Domiziano (81-96), ma l'età del nostro non lo consente. Sono del figlio? Nei primi anni 40 ha due figlie: Arrecina Tertulla e Arrecina Clementina che andranno spose ai due primogeniti dei Flavi: Tito e Sabino III. La prima morirà, forse, nel dare alla luce Giulia (Julia Titi)
2. M. Arrecinus Clemens II, allora, è il mio candidato ad essere il famoso Cristiano, capo della comunità cristiana in epoca totalmente incerta. Di lui sappiamo: apparteneva alla tribù Camilia di Pisaurum (Ariminum aveva la tribù Aniense, ma sono documentati i passaggi della stessa famiglia da una città all'altra). Fu adlectus al Senato probabilmente da Claudio (il padre era certo tornato dall'Egitto con la somma necessaria, 1.000.000 di sesterzi). Le notizie certe: è Prefetto del Pretorio (fine 69-72 d.C.), unica suprema autorità a Roma dal momento che l'imperatore Vespasiano che lo ha scelto (era cognato del figlio Tito) era ancora in Oriente. Nel 73 è Console suffetto; nel 81-83, dal cognato Tito è inviato come governatore della Hispania Citerior. Nello stesso 83 è Console suffetto per la seconda volta. Nell'85 è Praefectus Urbi. Nel 91-92 è condannato a morte da Domiziano ma, secondo gli ultimi studi, è andato (volontariamente o inviato d'autorità) in esilio. Una fistula trovata vicina al Colosseo e datata ai primi degli anni 90, porta la scritta "sub cura M. Arrecini Clementis". La carica di Curator aquarum, da alcuni sostenuta nel passato, è difficile dal momento che nell'elenco completo di tutti i curatores, da Augusto a Traiano, fatto da Giulio Frontino (De aquaeductis Urbis Romae), Curator sotto da Domiziano e Traiano, non c'è il nome di M. Arrecinus Clemens. Alcuni suppongono che poteva essere stato uno dei Procuratores del Curator. La questione è irrisolta. M. Arrecinus Clemens II non ha lasciato figli e, a parte una poverissima iscrizione di Ruvo di Puglia (una certa Ocellina, moglie di un Arrecinus Clemens, che secondo alcuni poteva essere un liberto nei terreni apuli della potente famiglia), non si hanno notizie di una sua famiglia o figli. Le notizie sicure riguardano i discendenti dalle due sorelle. Antonio Montanari
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Per informazioni scrivere a monari@libero.it.
891/Riministoria-il Rimino/31.12.2003/29.01.2004 | http://digilander.libero.it/monari/spec/2004/891.spaccapelo.html |
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