Riministoria© Antonio Montanari

Storia de "Il Ponte" 1987-1996 di Antonio Montanari

All'indice della Storia de "Il Ponte" 1987-1996

1992.3.Cultura

 

L’anno di Piero Della Francesca

Per celebrare il quinto centenario della morte di Piero Della Francesca, Rimini organizza una mostra (intitolata "Cortesia e geometria", con catalogo di Pier Giorgio Pasini) ed una serie di conferenze. Piero fu in città nel 1451. Mentre ferveva la trasformazione della vecchia chiesa di San Francesco nel monumentale Tempio, egli dipinse uno dei suoi più famosi capolavori, l’affresco con Sigismondo Pandolfo Malatesti in ginocchio davanti a San Sigismondo. "Ancor prima che nel rivestimento marmoreo del Tempio", scrive nelle nostre pagine Pasini, "il Rinascimento si manifestava a Rimini con tutto il suo fascino in questa superficie dipinta, a lusingare il principe, a confondere gli artisti interessati solo al fasto esteriore, ad aprire uno spiraglio di umanità nelle aride ricerche degli eruditi, e soprattutto ad annunciare un utopistico futuro determinato dalla ragione e confortato dalla poesia". [1]

Al Piero ‘riminese’, Pasini dedica anche uno splendido volume, edito dalla Banca Popolare Valconca e presentato al Grand Hotel dal prof. Federico Zeri. In un’intervista al Ponte, Pasini spiega che le idee "umanistiche" di Piero Della Francesca (secondo le quali "la vera nobiltà deriva dalla nostra capacità di ragionare"), non potevano piacere "ai signori feudali come Sigismondo, il quale, come tutti gli altri suoi colleghi, voleva un’arte senza pensieri, solo elogiativa". [2]

Sigismondo è pure il protagonista di un romanzo che l’argentino Alberto Cousté ha voluto dedicare al Signore di Rimini e che appare per i tipi di Longanesi. Secondo la scrittrice Rosita Copioli, il libro "ricrea un mondo che sembrava perduto", e rilegge un’età che ha molte analogie con il momento attuale. La presentazione del volume avviene al termine di una sessione delle Giornate malatestiane, organizzate dall’editore Bruno Ghigi, sulle quali il prof. Angelo Turchini fa un bilancio lusinghiero: "I lavori letti sono stati talora più che dignitosi, ed in alcuni casi belli". Turchini poi osserva: "Queste iniziative bisognerebbe farle più spesso, guardando fuori dalle mura cittadine", per non rimanere invischiati in quella categoria della "riminesità" che indulge a costruzioni ideologiche o mitologiche tipo Amarcord. [3]

I Malatesti ritornano anche nella mostra (al Museo della Città) su Leonardo ed il suo viaggio in Romagna nel 1502: il genio di Vinci lavorò come architetto ad abbassare e a fortificare la nostra Rocca. [4]

A proposito di Rocca. Rimondini inizia la battaglia allo scopo di difenderla dal progetto Natalini che, per costruire il nuovo teatro, "vìola la legge di tutela del castello, di cui distrugge l’Antimurale e invade il Fossato per sistemare l’inutile Arena". [5] Ed a proposito di passato. In piazza Ferrari riprendono i lavori nel cantiere archeologico aperto nel 1989, ormai denominato "La stanza del chirurgo", in riferimento agli strumenti medici rinvenuti, che costituiscono uno dei più completi esempi del mondo romano. [6]

 

 

Novità in libreria

Dalla consultazione degli archivi locali, nascono due ricerche di Oreste Delucca. La prima riguarda I pittori riminese del Trecento, un lavoro che Pasini giudica il "più sorprendente, e più utile per lo sviluppo degli studi sull’argomento": "Contro una ventina di notizie note fino ad ora, questo libro ne riporta un centinaio". [7] La seconda ricerca offre in 830 pagine l’inedito panorama delle case rurali riminesi nel Quattrocento, attraverso l’esame di 170 mila documenti notarili di Romagna e Marche. [8]

Rimini medievale. Contributi per una storia della città, edito dai Musei comunali a cura di Angelo Turchini, raccoglie i testi di sei specialisti che illustrano i nostri monumenti antichi. [9]

Gian Ludovico Masetti Zannini in un numero monografico di "romagna arte e storia", descrive Quel che passava il convento, cioè la vita religiosa e sociale dei monasteri femminili romagnoli dal 1500 al 1700. [10]

Rodolfo Francesconi in Conservazione di una storia, ricostruisce un episodio accaduto in Valmarecchia nel 1944: un ragazzo di dodici anni che offre da bere ad un soldato tedesco, viene catturato sotto gli occhi dei genitori e deportato in Germania. Solo oggi, attraverso i documenti di Auschwitz, è possibile conoscere il suo destino di vittima di una camera a gas. [11]

Il nostro Maurizio Casadei cura per l’Istituto Storico della Resistenza, il volume La Resistenza nel Riminese, una cronologia ragionata. Dopo aver riassunto gli eventi principali accaduti tra primavera ’43 e settembre ’44, elenca quanto apparso finora sull’argomento in libri e giornali locali. [12]

 

 

Riminesi indifferenti?

Tanti volumi, ma pochi lettori. Questo il giudizio raccolto dal Ponte tra i librai riminesi che raccontano gustosi aneddoti. C’è chi, ricevuto un testo in dono, chiede se è possibile cambiarlo con oggetti di cancelleria. Ma pure in altri campi le cose non sembrano andare meglio. Il rinvenimento di una necropoli lungo la via Flaminia davanti alla caserma Giulio Cesare, offre lo spunto a Stefano Sabatini, del Museo civico, per osservare: "Rimini non vuole conoscere, con la dovuta intelligenza, il suo passato". Un altro esempio: non ha suscitato alcun interesse la scoperta al colle di Covignano di una delle più antiche grotte preistoriche d’Europa, risalente ad un milione d’anni fa. [13]

Alle biblioteche della Valconca, è dedicata un’inchiesta di Stefano Fabbri che esamina tre località: San Clemente, Morciano e Montescudo. [14]

Al passato più o meno recente continua a dedicarsi Il Ponte nelle rubriche storiche. Enzo Fiorentini parla con il consueto garbo dell’arco ‘ballerino’ di via Garibaldi, costretto a molte peregrinazioni. Vittorino Zavoli esplora la varia umanità di figure caratteristiche e personaggi che vivevano lungo il Corso d’Augusto: ritornano così le passeggiate della felliniana Gradisca, il negozio della Colomba "Bascoza", il lotto clandestino della Nina, e le casse da morto del falegname Giovanni Ciavatti, che rifiutava ogni altro tipo di lavoro. I lettori si appassionano. Duilio Ganzaroli scrive per ricordare un pioniere dei cinematografi riminesi, Carlo Massa, riproponendo un vecchio articolo di Luigi Pasquini. Stefania Santucci presenta la vita di "Caplon", Primo Massari, uno degli ultimi mediatori di bestiame della Valconca. [15]

Con l’architetto Oscar Mussoni si rievoca la demolizione nel 1948 di "quella bruttura del Kursaal", come definì allora la pregevole costruzione il sindaco di Rimini, Cesare Bianchini. Guido Simonetti descrive le varie tappe della storia del nostro porto dal Medioevo alla fine del 1700. [16]

Nel bicentenario della morte, Giuseppe Garampi e Giancristofano Amaduzzi sono commemorati in due pagine speciali. Il cardinal Garampi, nato a Rimini nel 1725, lavorò all’Archivio Segreto Vaticano, partecipò alle Diete di Augusta e Francoforte e fu Nunzio Apostolico in Polonia ed in Austria. Storico ed appassionato collezionista di libri e medaglie, ha lasciato alla nostra città un patrimonio di documenti di grande valore, raccolti viaggiando in tutt’Europa. [17] Amaduzzi, originario di Savignano dove nacque nel 1740, insegnò Greco alla Sapienza di Roma e fu filosofo tra i più importanti del tempo. Pare che sia uscita dalla sua penna la Bolla papale di Clemente XIV (il santarcangiolese Ganganelli), per la soppressione dell’Ordine dei Gesuiti (21 luglio 1773). A causa della sua simpatia verso i giansenisti italiani, si procurò l’infondata accusa di eresia, dalla quale lo difese Pio VI, Papa Braschi di Cesena.

Ai Gesuiti Il Ponte dedica alcuni servizi in occasione di una mostra e di alcune conferenze che illustrano la loro presenza in città tra 1627 e 1773. Il pezzo forte è uno studio inedito di Giovanni Rimondini sui seguaci riminesi di Sant’Ignazio. [18] Alcuni servizi sono dedicati al beato Amato di Saludecio, con scritti di Piero Bargellini [19] e di Mario Molari sulle "fonti storiche". [20]

 

 

Foto in scatola

Gloria Salvatori realizza foto con una scatola di cartone sigillata, con dentro una pellicola che viene impressionata attraverso un piccolo foro. È uno strumento primordiale che suscita interesse: le immagini ‘scattate’ dalla giovane riminese, sono ospitate ad una biennale spagnola, dopo una mostra tenuta a Riccione.

Altre immagini in mostra, sono quelle di uno storico caricaturista di Rimini, il prof. Italo Roberti che in una tavola autobiografica si raffigura con tavolozza da pittore e archetto di violino, strumento che gli ha dato fama di concertista e di docente. [21]

 

 

Ricordiamo Luigi Bianchi

Luigi Bianchi che, fino alla trasformazione elettronica del sistema di montaggio del Ponte, aveva curato la nascita di tutte le nostre pagine, scompare il 13 luglio a 72 anni, lasciandoci una grande lezione di umanità. Nella vecchia sede, in uno sgabuzzino di pochi centimetri quadrati, aveva lavorato sopportando tutte le nostre impazienze e accontentando ciascuno di noi che, il martedì pomeriggio, lo assillavamo con cambiamenti all’ultimo momento, nella fase delicata e nervosa di chiusura del giornale. Lui riusciva a non perdere mai la calma, e quando la tensione era palpabile nell’aria, s’interrompeva un attimo, ci guardava da sopra gli occhiali, e per rassicurarci che neppure quella volta eravamo riusciti a turbare la sua serenità, ci raccontava una barzelletta con cui riusciva a scaricare tutta l’elettricità che si accumulava nelle due stanze della redazione di allora. [22]

Nel corso dell’anno ci lasciano lo scultore Elio Morri, lo storico Nevio Matteini, lo studioso del dialetto Gianni Quondamatteo, Decio Mercanti uno dei protagonisti della Resistenza in Romagna, ed il pittore Giulio Cumo. [23]

 

 

[1] Cfr. P. G. Pasini, Quell’affresco che annunciò il Rinascimento, n. 38, 25/10/92.

[2] Cfr. A. Montanari, La Ragione alla corte di Sigismondo, n. 46, Natale 1992. Cfr. pure Id., Sigismondo cavaliere e custode della città, n. 43, 29/11/92, sui "significati politici nascosti dell’opera", secondo gli scritti di Marilyn Aronberg Lavin (1984) e di Angelo Turchini (1986). L’intervista a Zeri è nel n. 1 del 1993: cfr. "Cultura" 1993.

[3] Cfr. A. Montanari, Sigismondo, un vinto dalla storia, n. 36, 11/10/92.

[4] Cfr. A. Montanari, Leonardo ‘riminese’ lavorò al Castello, n. 39, 1/11/92, ove si riprende uno studio di A. Turchini (1985). Cfr. anche A. Chiaretti, I fossili di Leonardo, n. 44, 6/12/92.

[5] G. Rimondini, Piazza Malatesta va bene così, n. 14, 5/4/92.

[6] Cfr. Ecco la stanza del chirurgo, n. 30, 9/8/92. Vedi in "Cultura" 1989.

[7] Cfr. P. G. Pasini, Una scuola pittorica a conduzione famigliare, n. 23, 14/6/92. Cfr. pure in "SegnaLibri", Così ci parla il nostro passato, n. 21, 31/5/92. Sulla scuola riminese, cfr. infine A. Montanari, Giuliano, da Rimini alla Gran Bretagna, n. 33, 13/9/92, ove si parla dell’identificazione, da parte di Anna Tombini, nel polittico ora di proprietà del duca di Norfolk, del quadro che si trovava a Rimini nella chiesa dei padri di San Domenico.

[8] Cfr. A. Montanari, La casa riminese del ’400, n. 34, 27/9/92.

[9] Cfr. nel cit. Così ci parla il nostro passato, n. 21, 31/5/92.

[10] Cfr. A. Montanari, "Quel che passava il convento", in "SegnaLibri", n. 5, 2/2/92

[11] Cfr. A. Montanari, Quelle strade per Auschwitz, in "SegnaLibri", n. 11, 15/3/92.

[12] Cfr. An. Mo., I tempi della Resistenza, n. 36, 11/10/92.

[13] Cfr. i due articoli di S. Giovanardi, Mamma, che ignoranza!!!, n. 7, 16/2/92; e Quanta indifferenza per la città che fu!, n. 8, 23/2.

[14] Cfr. S. Fabbri, Duemila libri per i ragazzi, n. 6, 9/2/92; Id., Due volumi per abitante, n. 9, 1/3; Id., Più libri che lettori, n. 15, 12/4.

[15] Cfr. E. Fiorentini, Quell’arco ‘ballerino’, n. 14, 5/4/92; V. Zavoli, Il Corso d’Augusto dal Fulgor ai Servi, n. 2, 12/1; Id., Il Corso d’Augusto dall’Arco a Piazza Tre Martiri, n. 14, 5/4; D. Ganzaroli in "Pagina Aperta", n. 4, 26/1; S. Santucci, Quanti premi, "Caplon", n. 11, 15/3;

[16] Cfr. A. Montanari, "Quella bruttura del Kursaal", n. 1, 5/1/92. Cfr. le quattro puntate di G. Simonetti, apparse nei nn. 38, 25/10; 40, 8/11; 41, 15/11; 45, 13/12.

[17] Cfr. A. Montanari, Garampi: dai libri alla politica tra i Grandi del Settecento, n. 7, 16/2/92; Id., Amaduzzi: una ‘talpa’ giansenista nella Roma di Papa Braschi, n. 29, 2/8. Circa il ruolo di Amaduzzi nella soppressione dell’Ordine dei Gesuiti, cfr. A. Montanari, L’insonnia di Papa Ganganelli, n. 26, 5/7/92, ove si parla delle lettere che, sull’argomento, Amaduzzi inviava da Roma a Rimini al suo maestro Giovanni Bianchi.

[18] Lo studio di Rimondini è apparso in due puntate: I Gesuiti riminesi, n. 20, 24/5/92, e La "Missione" di un riminese, n. 23, 14/6. Cfr. pure la pagina speciale a cura di A. Montanari nel n. 17, 3/5/92.

[19] Cfr. P. Bargellini, Beato Amato il primo Santo di Rimini? Bargellini ne racconta la vita, n. 17, 3/5/92.

[20] Cfr. M. Molari, 1304: il Legato del Papa per ben sei volte lo chiamò "Beato", n. 18, 10/5/92; Id., I buoi, rifiutata la strada per Rimini, si diressero a Saludecio, n. 19, 17/5; Id., Girolamo e Amato, fratelli sì, ma diversi, n. 20, 24/5; Id., Amato nel cuore della gente, n. 21, 31/5.

[21] Cfr. N. Concolino, Foto in scatola, n. 14, 5/4/92; E. Rotelli, Un click dal sapore antico, n. 45, 13/12; Dal violino alla tela, n. 16, 3/5.

[22] Cfr. "L’ultima" di Luigi Bianchi, n. 27, 19/7/92.

[23] Cfr. su Morri, P. G. Pasini, Una scultura, una vita, n. 4, 26/1/92; su Matteini, A. Montanari, Amò Rimini, studiò la Romagna, n. 4, 26/1; su Quondamatteo, A. Montanari, Nel dialetto fece rivivere le storie della gente, n. 5, 2/2; su Mercanti, A. Montanari, Voleva far fuori il duce per rientrare nel Pci, n. 12, 22/3; su Cumo, M. Masini, Un grande della ritrattistica romagnola, n. 23, 14/6.

 

 

 

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