Riministoria
il Rimino


Iano Planco (Giovanni Bianchi, 1693-1775).
Una nuova biografia. "Notizie inedite" (1993).
Testi di Antonio Montanari




IV. Iano Planco galileiano a metà

Il nome di Galileo appare nell'elenco degli autori che Planco e i suoi dotti colleghi ed amici di Bologna, leggono e discutono. Sull'applicazione del metodo sperimentale da parte di Planco, è fondamentale l'annotazione di Bertola: il nostro Bianchi fu "osservatore giudizioso della Natura, ma poco amico di quella massima legge: Niun esperimento dee farsi una sol volta". (40)

Planco, poi, scrive in una lettera a Muratori: "Io vorrei che i giovani, fino che sono in una certa età, non si divagassero tanto nella lettura di molti libri, ma vorrei che, avendo coltivato lo studio delle lingue erudite, cioè della greca, della latina e anche della nostra vulgare, stassero intenti a studiare unicamente per alcuni anni il bel libro della natura, i cui caratteri sono gli angoli, i triangoli, i quadrati, i circoli, le ellissi, i coni, i cubi, i cilindri e l'altre figure tutte, sì piane che solide. Con questo abecedario e con gli esperimenti e con le osservazioni prese dalla notomia, dalla buona chimica, dalla astronomia e da tutte l'altre arti utili al genere umano, si pongono certi fondamenti per le scienze tutte, senza de' quali è vano ogni nostro sapere…". (41)

Ma questo più che Planco, è proprio il Galileo del Saggiatore, là dove si legge che l'universo è il "grandissimo libro… scritto in lingua matematica, e i caratteri sono triangoli, cerchi ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intendere umanamente parole; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto".

La differenza tra lo stile di Galileo così lucidamente sintetico, e quello enumerativo di Planco, non è soltanto letteraria. Dietro, c'è una diversità di mente e di metodo. Planco appare ancora retoricamente barocco, all'opposto della chiarezza concettuale della nuova Scienza.

Planco non 'ricopia' Galileo soltanto in questa lettera a Muratori, bensì anche quando rimprovera i colleghi di Siena, di insegnare un'"anatomia cartacea": Galileo aveva parlato di una "astronomia cartacea".

Si può definire Planco un galileiano? Se la filosofia di Galileo "obbedisce alla sola autorità della ragione e contiene un solo canone per lo scienziato: il rispetto della coerenza del ragionamento e dei dati empirici" (42), Planco non è un seguace perfetto di Galileo, perché a quel "solo canone", Planco sostituisce una regola più complessa, che ci viene spiegata da lui stesso all'inizio delle Leggi dei rinnovati Lincei riminesi, dove si dice che per diventare filosofo, "…niente è migliore e più utile che diligentemente indagare su quanto, per un dato argomento, hanno espresso i dottissimi filosofi e gli uomini eruditissimi: tuttavia, ai loro pareri, e l'investigazione della stessa natura, e le proprie osservazioni, e il confronto su tutte le cose, e l'uso di discutere singolarmente su quella parte che sia più vera, aggiungano anche il giudizio" [nostro]. (43) Dunque: prima vengono i pareri dei "dottissimi filosofi", poi "l'investigazione della stessa natura". È la negazione del metodo della "sensata esperienza".

Lo stesso Planco applica la teoria enunciata nelle Leggi dei Lincei, quando discute dell'inoculazione a scopo preventivo del vaiolo, e si pronuncia contro, richiamandosi ad Ippocrate, alterando i dati statistici comunemente conosciuti allora, e definendo infine la stessa inoculazione un atto empio e barbaro, che non poteva essere accettato da un medico prudente e da un uomo pio. Più che la Scienza nuova, Planco segue i teologi che "a Parigi, e non solo a Parigi… condannarono" appunto come "empia l'inoculazione". (44)

Sull'insegnamento filosofico di Planco, la fonte più ricca resta Giovenardi, il quale ricorda che Planco era solito ripetere ai discepoli una sentenza di Mabilone: rende di più la lettura del ciceroniano De Officiis, che quella dei sommisti medievali. (46) Il nome di Mabilone dovette risuonare nelle aule planchiane. Jean Mabillon (il principale esponente della nuova filologia storiografica europea), è un personaggio importante e conosciuto, dalle nostre parti. Nel 1686 è stato a Parma, ospite di Benedetto Bacchini il quale fu bibliotecario dell'Estense di Modena dal '97 al '99, e predecessore nonché maestro di L. A. Muratori (bibliotecario dal 1700 al 1750). Planco incontrò Bacchini a Padova. (47) Bacchini è un buon conoscitore di Gassendi e Pascal.

Muratori (1672-1750) all'inizio del '700, svolge un'azione propulsiva verso una nuova cultura. È stato uno dei principali corrispondenti di Planco.

A riprova dei suoi metodi filosofici, Planco nell'autobiografia latina ricorda che nel '34 cominciò a fare osservazioni sul mare, concluse nel giro di cinque anni. (48). Nei Recapiti (49), come abbiamo già visto, Planco spiega che quelle osservazioni erano "filosofiche". Da esse, doveva scaturire nel '39 il De conchis. (50) La questione delle osservazioni marittime appassiona Planco: nel 1765, scrive contro la Memoria richiesta al padre gesuita Ruggiero Bòscovich dai Deputati del Porto, circa la sistemazione del canale riminese. (51) Bòscovich indica cinque modi per fare un porto, senza però sceglierne uno per quello di Rimini. Bianchi giudica il lavoro di Bòscovich scritto "in istile accademico, e non dogmatico, cioè in istile, come ora si dice, problematico". (52) L'osservazione, al di là del puro valore polemico, ha anche un significato metodologico. Allo stile "accademico" di Bòscovich, Planco contrappone il proprio, che definisce magistrale. E alla problematicità di Bòscovich, Planco preferisce la sicurezza di chi propone "una sola dottrina certa, come fanno i Filosofi dogmatici". (53)

Il sapere dogmatico per Planco è il massimo della Scienza, è il vero filosofare. Scrive Masetti Zannini: "…scelta una strada, il Bianchi molto difficilmente si persuadeva a doverla cambiare e difendeva la propria posizione con ogni mezzo immischiandosi in vivaci se non addirittura feroci polemiche nelle quali non ebbe certo da guadagnare". (54)

Che cosa significa quell'aggettivo "accademico", attribuito a Bòscovich ed al suo stile? Le accademie settecentesche sono occasione di incontro e confronto. I Lincei riminesi di Planco si rivelano invece una scuola chiusa, legata al maestro che la dirige, e le dà la propria personale impronta, con orgoglioso esclusivismo.

Per Planco la Filosofia deve essere dogmatica, dunque. Ma non è possibile conciliare questa Filosofia dogmatica con quel metodo sperimentale che costituisce la novità della Scienza da Galileo in poi.

Note
(40) Dal necrologio apparso nella Gazzetta universale di Firenze il 19 dicembre 1775 (Planco è morto il giorno 3 dello stesso mese), pp. 807-808. Cfr. A Fabi, Aurelio Bertola e le polemiche su Giovanni Bianchi, Lega, Faenza 1972, p. 7.
(41) Cfr. A. Turchini, G. Bianchi (Iano Planco) e l'ambiente antiquario riminese e le prime esperienze del card. Garampi (1740-1749), estratto [1975] dal volume "A. Muratori storiografo", Modena 1972. La citazione è tolta da p. 418. Nell'autobiografia latina, pp. 395-397, c'è ampia traccia delle polemiche in ambito accademico senese; e delle accuse lanciate da Planco contro chi in quell'Università praticava la «cartacea Anatomia», fonte di tanti errori in capo medico. (Galileo aveva parlato di «astronomia cartacea».) Scrivono le «Nov.», XI, 5, 30 gennaio 1750, col. 65, che Bianchi «fu Professore primario d'Anatomia a Siena, e non incontrò molto il genio di que' Cittadini». [[Grazie ad Ugo Viviani ["Il carteggio inedito del Prof. G. B. (Ianus Plancus), notomista riminese, coll'astronomo e medico aretino Prof. Tommaso Perelli" ne "Il Cesalpino", XIV, Arezzo 1918, pp. 18-21], si può leggere questo passo di Giovanni Bianchi: "E, quello che è peggio, molti di essi che hanno da esser medici, invece di venire alla Notomia Pratica e Attiva che si fa in corpi umani, amano meglio d'andare a udire una seccaggine privata e puramente cartacea, piena d'errori e mancante di tutte le più recenti scoperte". Addizione del 3.7.2013]].
(42) Cfr. F. Brunetti, G. Galilei, "Storia della Letteratura Italiana, V, Il Seicento", Garzanti, Milano 1967, p. 177.
(43) Cfr. il manoscritto 1183 presso la Biblioteca Gambalunghiana di Rimini, intitolato Lynceorum Restitutorum Codex. Il passo testuale è il seguente: "…ad eam autem rem nulla potior utiliorque reperitur exercitatio quam diligenter inquirere quid de re quaque doctissimi philosophi atque eruditissimi viri senserint: quorum tamen placitis et naturæ ipsius investigatio, et propriæ meditationes accedant, et sententiam collatio de rebus omnibus, et singulatim disserendi usus in eam partem quæ verior sit". Cfr. anche in A. Turchini, G. Bianchi e l'ambiente antiquario, cit., p. 414. Del manoscritto, parla G. Masetti Zannini in Vicende accademiche, cit., p. 79, nota 47.
(44) Cfr. L. Manzi, G. Bianchi e la polemica sull'innesto del vaiolo, Istituto Farmacologico Serono, Roma [1966].
(45) Cfr. in G. Lami, Memorabilia…, cit., p. 375.
(46) La citazione testuale è: "Fructus longe maior ex Ciceronis de Officiis lectione hauritur, quam nonnullorum Summistarum". Cfr. G. Giovenardi, Orazion Funerale, cit., p. XXVIII.
(47) L'incontro avviene "sul principio dell'anno 1720" (Recapiti, cit., p. II). Planco nella sua autobiografia latina (in Lami, cit., p. 359), lascia intendere di aver frequentato Bacchini a Padova nella metà dell'inverno 1720-21. Scrive infatti (p. 358) che, dopo aver tenuto il 19 ottobre 1720 un'orazione a Bologna, per l'inaugurazione dell'anno accademico, resta in quella città per due o tre mesi, recandosi a Padova a metà dello stesso inverno, cioè all'inizio del 1721. Lo stesso si trova nel manoscritto n. 405 (catalogato da Gambetti con il titolo Vita sui ipsius, in Gambalunghiana, p. 5). Al posto di quel 1720, si deve invece leggere 1719. Inoltre, che l'orazione planchiana all'Archiginnasio sia del 19 ottobre 1719 e non 1720, lo attestano anche due schede su Bianchi del Catalogo Gambetti in Gambalunghiana, entrambe riferite all'invito a stampa relativo, che reca tale data ("XIIII Kal. Nov. 1719"). Cfr. pure le pp. VIII e XIII di Simonis Cosmopolitæ Epistola Apologetica, di cui parliamo nella successiva nota 60. L'incontro con Bacchini è, quindi, dei primi mesi del 1720, come si legge nei Requisiti del Dott. Bianchi di Rimino fino all'anno 1740, aggiunti anonimi all'autobiografia planchiana del ms. 405, p. 57: "L'inverno dell'anno 1720 si passò a Padova", e negli appena ricordati Recapiti, cit., p. II: "Sul principio dell'anno 1720 andò a Padova…"; e come si trova in una lettera del fratello di Planco, frate Girolamo, datata Pesaro 20 luglio 1720: "…essendo voi stato a Padova" (Fondo Gambetti, Gambalunghiana). Secondo il Giornale dei Letterati del 1723, pp. 346-348, il soggiorno padovano di Bacchini va dal 12 ottobre 1719 al 9 settembre 1720. Bacchini andò poi a Ferrara, e nel '21 si trasferì a Bologna, dove morì il 1° settembre dello stesso anno. Nel Giornale dei Letterati del 1721-22, alle pp. 295-319, si legge un'autobiografia di Bacchini. In quello del 1723 (p. 352), si scrive che egli "fu versato nella filosofia sì de' peripatetici che de' più recenti maestri, e a questa congiunse gli studi mattematici, senza i quali può dirsi priva d'occhi e di mani la scienza delle cose naturali". Bacchini trattò altresì d'anatomia. Forse anche in lui si può trovare un modello (culturale e letterario) per Planco.
(48) Cfr. Cfr. in G. Lami, Memorabilia…, cit., p. 376: "cum discipulis suis, observationes maritimas inchoare coepit, quas quinquennii spatio perfecit".
(49) Cfr. Recapiti, cit., p. III.
(50) Il titolo completo dell'opera è Jani Planci de conchis minus notis liber cui accessit specimen æstus reciproci maris superi ad littus portumque Arimini, Venezia 1739. Con essa, Planco si fa conoscere dal mondo scientifico italiano: il volume è "di fondamentale importanza nella storia dei microforaminiferi" e "venne ripetutamente citato nei trattati di Linneo" e di altri studiosi. Ma "anche per gli altri suoi studi sugli animali marini… il Planco raggiunse un livello scientifico di tutto rispetto". Cfr. A. Turchini, Tra provincia ed Europa, cit., p. 148. Nell'autobiografia latina (cfr. in G. Lami, Memorabilia…, cit., pp. 382-383), Planco racconta che la "domus maritima speculatoria" costruita sul litorale per compiere rilievi scientifici, era ottagonale: ad ogni lato cossispondeva uno dei "venti italici", mentre un pinnacolo posto sul tetto indicava la direzione dell'aria.
(51) Cfr. A. Montanari, Lumi di Romagna, Il Settecento a Rimini e dintorni, cit., p. 66.
(52) Cfr. Lettera del signor Marco Chillenio ad un suo amico La quale serve d'Appendice al parere dato dal signor Dottor Bianchi Sopra del Porto di Rimino, Ricci, Pesaro 1765, p. 6. Chillenio è l'anagramma del cerusico Carlo Michelini, che aveva pagato la stampa di un altro lavoro di Planco. Il Parere è quello stampato nello stesso anno da Bianchi. Prima apparve la Memoria sopra il Porto di Rimino compilata dal signor Serafino Calindri con note del sig. Marco Chillenio, Rimino 1764, Ricci, Pesaro 1765,seguiranno poi il Parere sopra il Porto di Rimino del dottor Giovanni Bianchi, Ricci, Pesaro 1765(febbraio), ed infine la Lettera Chillenio (marzo '65).
(53) Cfr. Lettera Chillenio, cit., p. 6.
(54) Cfr. G. Masetti Zannini, Vicende accademiche, cit., p. 54.



Sommario

Cap. 1. Iano Planco apprendista filosofo
Cap. 2. Iano Planco nei "giardini d'Epicuro"
Cap. 3. Iano Planco pensatore "antigesuita"
Cap. 5. Iano Planco doctor gloriosus
Cap. 6. Iano Planco e gli affari di famiglia
Cap. 7. Iano Planco e frate Girolamo



Antonio Montanari


Articolo pubblicato sul settimanale riminese "il Ponte" il 12.09.1993.
La nota 41 contiene un'aggiunta del 3.7.2013.
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Pagina creata 12.05.2000
Modificata 03.07.2013
Iano Planco. Notizie inedite, 1993
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