Riministoria© Antonio Montanari

Memorie riminesi.
Ricordi tra personale e pubblico


Capitolo 7.

Rubicone, un fiume di veleni.

Nello scorso novembre, ho partecipato a Sogliano ad un Convegno di studi sul Rubicone. Sono stato invitato a parlare della posizione che nel XVIII secolo ebbe sul problema l'illustre medico e scienziato riminese Giovanni Bianchi, Iano Planco. La mia comunicazione era intitolata "Un fiume di erudizione".

Questa pagina appare invece con il titolo di "Un fiume di veleni". Ecco in breve perché.

Il giorno 20 gennaio 2001 si è tenuto a Savignano, presso l'Accademia dei Filopatridi della quale sono componente come accademico ordinario (cioè facente parte del Consiglio dei XXIV), l'incontro del Comitato direttivo del Centro Studi Amaduzziani, che è stato fondato dal sottoscritto. Il presidente del Centro, che è anche vicepresidente dell'Accademia, prof. Sergio Foschi, mi ha dato praticamente della puttana perché sono stato a parlare a Sogliano.

Tra Sogliano e Savignano, da secoli, non scorre buon sangue per via dello stesso Rubicone. Savignano rivendica una gloria difficilmente attestabile. Sogliano ha dalla sua la geografia, e ragioni più meditate. Le parole di Foschi sono state: "Tu frequenti troppi letti", e "Non devi andare a Sogliano".

A Foschi non era stato detto che Iano Planco identifica il Rubicone nel "Luso" riminese. E che il fiume cesenate non c'entra nulla con Planco, il quale Planco anzi fu acerrimo nemico dei Cesenati. De hoc satis.

La spia che lo ha informato non so chi sia, ma ha riferito erroneamente sulla mia comunicazione (e sul pensiero di Iano Planco), ma correttamente su una postilla che io ho confermato a Foschi ed ai colleghi del Centro Studi Amaduzziani.

Al Convegno ho dichiarato infatti che per il savignanese Antonio Bianchi il vero Rubicone era quello cesenate e non il fiume del proprio paese. E che per tale pensiero, la sua "Storia di Rimino" manoscritta, che avevo curato per l'editore Ghigi, non era stata mai presentata in Accademia dei Filopatridi.

Ora qui sopra aggiungo che era stato il segretario Fermo Fellini ad esprimersi così contro Antonio Bianchi. Nulla di male, un'opinione come un'altra, ma perché si teme che la si riferisca? A Sogliano ho detto semplicemente che Antonio Bianchi era stato ostracizzato. Ricevendo un caloroso applauso che mi fece più effetto di quanto me ne abbia fatto la dichiarazione offensiva del prof. Foschi.

Riferisco qui il fatto perché la vera cultura non dovrebbe scadere mai in aggressione personale, come qualcuno invece è abituato a fare. A Savignano.

Dopo che nella primavera 2000 ho presentato a Sogliano la traduzione mia di quegli Statuti comunali, e dopo il Convegno di novembre, sono stato tenuto all'oscuro di tutto quanto si doveva fare in ambito del Centro Studi Amaduzziani, al punto che il lavoro di note, che mi era stato richiesto dal bibliotecario dottor Donati per un libretto contenente i "viaggi" dell'Amaduzzi appena pubblicato adesso, non è stato più ritenuto necessario.

Ecco perché il titolo "Un fiume di veleni". Se poi a Savignano la mia presenza non è gradita, perché sono un 'libero pensatore' rubiconiano, lontano da mafie di paese o di Accademie, basta che me lo dicano. Non ho il sedere attaccato alla poltrona. Io.

Antonio Montanari

Post scriptum. Sui miei rapporti con l'Accademia dei Filopatridi, leggere per favore la pagina 8 di queste Memorie, cioè quella immediatamente successiva.

(21.1.2001)


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