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I Malatesti signori di Rimini, 1295

Il documento consta di due pagine

Parte prima

La notte del 13 dicembre 1295 il guelfo Malatesta da Verucchio, ad 83 anni, con un inganno da manuale s'impadronisce di Rimini, instaurandovi la Signoria. Tre giorni prima, la tensione fra le opposte fazioni è sfociata nella morte di un suo seguace: sulla piazza del Comune, il raglio d'un asino in amore è stato scambiato per il segnale della sommossa da parte di Lodovico delle Caminate, ucciso poi dalla balestra di un avversario. Malatesta, appreso che Guido da Montefeltro sta sopraggiungendo per aiutare i ghibellini, finge di pacificarsi con il loro capo, Parcitade. Poi organizza il tranello: i guelfi debbono nascondersi in casa, e i soldati fingere di arretrare a Verucchio. A mezzanotte, le milizie di Malatesta rientrano in città, mentre i rivoltosi escono allo scoperto gridando: "A morte Parcitade e i ghibellini".

Parcitade prima fugge a San Marino, deriso da Guido da Montefeltro che lo saluta "Messer Perde Cittade", e poi trova ospitalità a Venezia dove morirà. Suo fratello Montagna è ucciso in carcere assieme a parenti ed amici, da Malatestino, figlio di Malatesta e di Concordia (nata da una sorella di Parcitade). Concordia generò pure Giovanni lo zoppo, marito di Francesca, e Paolo il bello.

Malatesta ha sposato Concordia forse per accomodarsi con il suo rivale. Allo stesso modo, secondo Boccaccio, il matrimonio fra Giovanni e Francesca riconobbe la fine di una lunga e dannosa guerra tra i Malatesti e i Da Polenta. Anche dietro le nozze di Paolo con Orabile Beatrice di Ghiaggiolo (nella diocesi di Sarsina), c'è un antefatto: Malatesta non voleva perdere l'investitura di Ghiaggiolo ricevuta tra 1262 e ’63, e contestatagli da Guido da Montefeltro anche a nome della stessa Orabile, figlia del cognato Uberto (morto senza eredi maschi).

Le nozze tra Paolo ed Orabile sono precedute da un contratto che la dice lunga sull'abilità di Malatesta: le donne di Ghiaggiolo gli vendono "ogni ragion loro" per 6.520 lire. Quella somma, racconta L. Tonini, "sarà poi rimasta o tornata nelle mani" di Malatesta come dote di Orabile, il cui primo figlio Uberto nel 1297 si unirà ai ghibellini, e nel giugno 1300 sarà fatto podestà di Cesena.

Originari forse di Pennabilli e feudatari di Verucchio, i Malatesti chiamano Rimini "loro madre" nella sottomissione del dicembre 1197, firmata da Giovanni III e dal nipote Malatesta della Penna (figlio di suo fratello Malatesta Minore). Per riparare a chissà quali misfatti, essi si umiliano a sfilare sulla piazza di Rimini, con una corda al collo ed in mano le spade nude tenute per la punta.

Il 18 marzo 1216, Giovanni ed il nipote s'impegnano ad abitare in tempo di guerra con le famiglie a Rimini, e ricevono cento lire ciascuno per comprarvi una casa. In cambio della cittadinanza, si sottomettono assieme ai loro "castra, castella et loca ad defensionem". Al pari degli antenati, sono esentati dal pagar tasse.

Giovanni scompare nel 1221. A guidare la famiglia è il nipote della Penna sino alla morte, nel 1248. Gli succede il proprio figlio Malatesta da Verucchio che, nato nel 1212, vivrà cento anni.

I Malatesti "sendo assai potenti di stato, e valorosi in arme, si scopersero di fattione contrarij a gl'Imperiali, di parte Guelfi, e parteggiani della Chiesa". Quando videro che i guelfi "discacciati dalle Città" durante la Sede Vacante (1241-43), "ripigliato spirito, ricuperavano i loro luoghi", e che, dopo la deposizione di Federico II (1245), ne avevano "quasi in tutti i luoghi la parte migliore", i Malatesti "ambitiosi di maggior cose, rissolsero di frequentare la città di Rimini più del solito, con animo ancora di ridursi un giorno ad habitarvi" (F. Antonini, Supplemento della Chronica di Verucchio, 1621, p. 48).

Malatesta della Penna è podestà di Rimini nel 1239 e nel ’47: "Et vi fù tanto volontieri veduto, in quell'honore, che per farlo restare ad habitare nella Città, si cominciò à trattare di farlo Capo della fattione Guelfa: mà sopravvisse egli tanto poco […] che non poté altrimenti prender quel carico, che gli era offerto, e contentare i suoi parteggiani" (Antonini, p. 49).

Il 18 febbraio 1248 le forze di Federico II sono sconfitte a Parma. Il 16 aprile, il conte di Romagna Tommaso della Marca che rappresenta l'imperatore deposto, invia ad Imola truppe riminesi guidate da Malatesta, il quale nel frattempo viene denunciato come sospetto fautore degli Ecclesiastici. La Romagna, dopo esser stata guelfa, è tornata ghibellina. Dal 1240 al ’48, Federico la tiene sotto il suo dominio da Bologna in giù, come si legge in un documento del 1279 scoperto da G. Garampi, nel quale sono denunciate le violenze commesse dai sostenitori dell'impero.

Anche dopo la deposizione di Federico, Rimini ha continuato ad obbedirgli. Lo dimostra la spedizione militare capeggiata da Malatesta il quale, intercettata la lettera d'accusa, ritorna a Rimini ed arresta con il favore popolare il podestà che l'aveva denunciato. La città, da cui il conte Tommaso fugge, è ora ai suoi ordini. Sono imprigionati gli Omodei (ghibellini), ed a maggio rientrano i guelfi Gambacerri. Malatesta guida gli affari pubblici senza diventare podestà: un "breve" di Innocenzo IV del 23 dicembre 1248 lo qualifica "capitano".

Il 13 dicembre 1250 muore Federico II.

Il documento consta di due pagine.

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