Riministoria© Antonio Montanari

Fame e rivolte nel 1797

Documenti inediti della Municipalità di Rimini

NOTE AL TESTO

* La cit. è tolta da F. Venturi, Settecento riformatore, I, Torino 1998, p. 190.

1 Così scrive N. Giangi, sotto la data del 22 marzo 1796, nella sua Cronaca, SC-MS. 340, Biblioteca Gambalunghiana di Rimini [BGR].

2 Ha scritto D. Mengozzi: "Non sempre la collera popolare scaturiva da gente offesa nella fede, e non sempre tale collera era motivata dalla volontà di una Chiesa spodestata da certe prerogative civili": Cfr. in Religione, politica e comunità nel triennio giacobino (1796-99), "Studi Romagnoli, XL" (1989), Bologna 1993, p. 482. Utile ai fini del nostro lavoro, è anche quest’altra osservazione di Mengozzi: "Non può essere scambiata per insorgenza […] la ribellione causata dai disagi per il passaggio delle truppe, né la scorreria brigantesca su Santarcangelo e nemmeno l’aumento dei furti campestri, contro i quali gli stessi parroci armavano i contadini" [ib., p. 480]. Infine, sui "disagi per il passaggio delle truppe", ricorderemo che essi sono una costante in quel Settecento italiano fatto anche di scorrerie di truppe straniere, per le quali vale il giudizio di F. Venturi: gli eserciti erano un vero flagello per tutti e la guerra "una tassa particolarmente mal ripartita, che colpiva sempre i più deboli e più poveri" [op. cit., p. 425].

3 Cfr. il documento AP 503, Copialettere della Magistratura, 1797, 6.3.1797, Archivio Storico Comunale di Rimini, in Archivio di Stato di Rimini [ASR], che citeremo in seguito. La sigla AP indica gli "Atti Pubblici" della Municipalità di Rimini, conservati in ASR. Molti di tali documenti non hanno numerazione progressiva delle carte o delle pagine. La vicenda insurrezionale avvenuta nel territorio di Urbino nel marzo del 1797, fu conseguente ad una crisi economica nata negli anni precedenti. Cfr. P. Sorcinelli, Nota sul movimento giacobino nella Legazione di Urbino, in "Atti e Memorie" del Comitato Deputazione Storia Patria per le Marche", serie VIII, vol. VII, 1971-1973, Ancona 1974, pp. 197-219. La Legazione di Urbino fu sottoposta ad occupazione francese dal 7 febbraio al 4 aprile 1797.

4 Sono parole del Vescovo di Forlì dell’8 febbraio 1797.

5 Così si esprime il Pro-Vicario del Vescovo di Rimini, riferendosi a fatti locali, in una circolare del 3 aprile 1797: Cfr. in Fondo Gambetti Stampe Riminesi [FGSR], BGR. Il Vescovo Ferretti, come si vedrà, era scappato da Rimini prima dell’arrivo dei francesi. Nell’estate del 1799 il Pro-Vicario di Cesena definirà anticattolico il "repubblicano sistema". (Circa il problema dei contrabbandieri, va osservato che esso non costituisce una novità. Ad esempio è significativo quanto accaduto nel corso della terribile carestia che va dal 1765 al ’68, su cui Cfr. A. Montanari, Una fame da morire, Carestia a Rimini 1765-1768, in "Pagine di Storia & Storie", a. V, n. 11, supplemento al settimanale "Il Ponte", Rimini, 14.3.1999.)

6 Il Vescovo di Rimini Vincenzo Ferretti aveva indetto pubbliche orazioni l’8 settembre 1792, con l’ordinanza che finisce come introduzione alle Preghiere da recitarsi la mattina e la sera per implorare il Divino Ajuto nelle presenti calamità della Francia, subito pubblicate in tre edizioni.

7 Cfr. D. A. Farini, La Romagna dal 1796 al 1828, Roma 1899, p. 32.

8 Cfr. A. Bianchi, Storia di Rimino, Manoscritti inediti a cura di A. Montanari, Rimini 1997, p. 174. Bianchi era nato nel 1784, quindi la sua pagina ha quasi il valore di una testimonianza.

9 Alla voce "sedizione" dell’Enciclopédie (1751-72) si parla appunto di "disordini" e "divisioni": cfr. l’antologia italiana a cura di A. Pons, vol. II, Milano 1966, p. 525. Il binomio fame-rivolte è ormai un classico storiografico: Cfr. al proposito le pagine di A. M. Rao su La questione delle insorgenze italiane, in "Le insorgenze popolari nell’Italia rivoluzionaria e napoleonica", numero monografico di "Studi Storici", 2/1998, pp. 332-334.

10 Il Cardinal Legato Antonio Dugnani (che era stato cacciato domenica 26 giugno, dopo aver convocato a Ravenna le delegazioni delle singole città per "concertare" quanto necessario in quelle contingenze), il 7 luglio se ne va da Fossombrone dove si era rifugiato e passa da Rimini diretto a Ravenna. Dugnani il 25 giugno aveva impartito da Faenza l’"ordine di spedire a Ravenna due Deputati per concertar l’occorrente all’occasione de Francesi" [Cfr. AP 496, Corrispondenza del Governatore di Rimini 1794-97, c. 29v, ASR].

11 Cfr. la lettera del 3.7.1796, AP 502, Copialettere della Magistratura, 1796-97, ASR.

12 Il bando è del 27 giugno. Il 28 il Segretario municipale di Rimini ha notificato ai "generosi Cittadini" che, per la consegna degli ori e degli argenti richiesti dai francesi, la Comunità riminese avrebbe corrisposto un frutto del cinque per cento [FGSR].

13 In riferimento alla situazione italiana negli anni Trenta e Quaranta del secolo XVIII, F. Venturi ha osservato che essa fu caratterizzata da un "patriottismo locale", consistente nel "chiudersi nel proprio mondo in difesa contro tutto e contro tutti" (cfr. Settecento riformatore, cit., p. 188). Qualcosa di analogo sembra riproporsi nei giorni di cui stiamo parlando, nella Municipalità di Rimini. Spostando il discorso dal "municipalismo" politico al tema storico generale, serve questa osservazione di C. Capra: "Una migliore comprensione delle origini e della dinamica delle insorgenze di fine Settecento può venire solo da un attento esame delle situazioni locali, che non trascuri gli aspetti sociologici e psicologici, di mentalità […]" (da Età napoleonica, in "Il Mondo contemporaneo", vol. I, "Storia d’Italia", 1, Firenze 1978, p. 367).

14 "Nel mese di giugno [1796] le truppe francesi occuparono le Legazioni, meno Rimino, essendosi fermate a Cesena": Cfr. A. Bianchi, op. cit., p. 169.

15 Il 13 luglio [AP 496] il Legato si è dichiarato consenziente a "tenere ancora per qualche giorno in servizio" la Guardia Civica. Due giorni dopo [ib.] lo stesso Legato approva che essa "venga dismessa", ma "nel caso che le circostanze esigessero di nuovo una forza più numerosa, e sicura", sarà "ben contento di ristabilirla".

16 Il primo documento datato Ravenna è del 13 luglio [AP 496].

17 La citazione è ripresa dal cit. "Pro Memoria" del 19.7.1796. In AP 502, 15.11.1796 si legge: "Pella tenuità della Paga teneva egli [il Bargello] pochi Uomini, e poco atti all’Ufficio, i quali vivevano di questue, e di estorsioni". I birri sono protagonisti di altri episodi, come questo di cui si parla in AP 502, 19.11.1796: quando viene arrestato il venditore di vino Giovanni Schicchero "per aver tenuto in casa propria persone a giuocare e bere", "fra detti giuocatori trovavasi il Bargello di Città con due Birri". Questi, "i quali per ragione del loro Uffizio dovrebbero impedire simili travenzioni, sono quelli ordinariamente che le commettono, ed animano altri a seguire impunemente l’esempio". Lo sbirro Floridi è accusato [AP 502, 26.11.1796] di aver teso insidia al postiglione Antonio, "con cui aveva avuto parole".

18 Cfr. AP 496, 20.7.1796, cc. 31r/v. Il Legato scrive che ogni decisione tocca a Roma.

19 Le nuove paghe sono di sei scudi per il tenente e cinque scudi ai quattro birri in servizio, "lasciando interamente al Bargello li predetti scudi 8:60 per suo stipendio" [AP 502, 15.11.1796].

20 Sul tema, Cfr. in AP 502 i documenti del 10 e 12.7.1796. Il Legato sembra dar ragione a Verucchio, obbligando Rimini, prima di altri interventi, a passar d’accordo con quel Giusdicente e di "servirsi degli esecutori della Legazione": Cfr. la lettera del 13.7.1796 [AP 496, c. 30] con cui il Legato Dugnani conferma la delega che il 12 agosto 1795 il suo predecessore Cardinal Nicola Colonna aveva inviato al Governatore di Rimini, attribuendogli tutti i poteri necessari "alla soprintedenza dei molini", per "provvedere, ed invigilare, che dagli Abitanti e Territoriali di Santarcangelo, di Verucchio, e Scorticata non vengano deviate le acque, che servir debbono per uso degli stessi molini" [c. 14, AP 496]. Il 10 agosto [ib., c. 33] il Legato scrive al Governatore di Rimini: contro i verucchiesi "si compiacerà di non insistere ulteriormente senza preventiva mia intelligenza". Il Legato aveva fatto intendere la sua "disapprovazione intorno alle violenze" commesse. [Su analoghi, precedenti fatti, Cfr. AP 488, 10 ottobre 1769, lettera al Legato di Romagna affinché Santarcangelo, Verucchio e Scorticata "non deviano l'acqua della Fossa con pregiudizio de’ molini di questo Territorio".

21 Cfr. in AP 99, Annona frumentaria, ASR, 30.8.1796, cc. 220r/v; e 1.9.1796, cc. 220v/221r.

22 In AP 561, Intimazioni e biglietti [Ordini della Magistratura] 1774-1800, ASR, è riportata la comunicazione "Dalla Segreteria Pubblica" in data 3 settembre 1796, in cui si legge delle "pressanti premure" del Legato "per la formazione del comparto sopra i possidenti per staia cinquemila cinquecento, senza omettere frattanto ogni diligenza di far acquisto delle partite reperibili". La lettera del Legato è in data 16.8.1796 [AP 496, cc. 34r/v].

23 Gli abitanti della città erano allora 13.015: cfr. C. Tonini, Storia di Rimini, VI, I, p. 768.

24 Circa il sistema dell’Annona, cfr. il documento dell’1.8.1795 [AP 496, cc. 13r/v], ove ri rimanda a disposizioni emanate nel 1782-83. Il 25.8.1795 [ib., cc. 15r/v] il Legato Colonna, richiamandosi alle "massime della Sagra Congregazione del Buon Governo", aveva ordinato che ogni Comunità dovesse "quotizzare li rispettivi possidenti per l’intero consumo della Popolazione, onde avere a propria disposizione il quantitativo occorrente di grano", e che il pagamento avvenisse ad ogni consegna.

25 Il nuovo prezzo di 6,25 scudi si ricava dalla c. 237v di AP 99, 22.11.1797. Quello precedente di 5,40 scudi, da AP 502, 11.8.1796, Supplica alla Sacra Congregazione del Buon Governo. Il sistema monetario vede equivalere uno scudo a cento baiocchi, ed un baiocco a dodici denari. Sulla "limitazione del prezzo del grano quotizzato per l’Annona e modo di soddifarlo", cfr. lettera del Legato al Governatore di Rimini dell’8.10.1796, AP 496, c. 39r.

26 Si veda l’approvazione da parte del Legato in AP 99, c. 237, 26.10.1796 (copia in AP 496, c. 40v), su sollecito riminese del 5.10 [AP 502].

27 Cfr. c. 224, AP 99, verbale dell’adunanza degli Abbondanzieri del 7.9.1796. La richiesta è presentata da dieci molinai, di cui soltanto due (Donino Fiorani e Giovanni Fantini) sono in grado di apporre la firma, mentre sottoscrivono con la croce gli altri otto: Antonio Rossi, Antonio Vignali, Pavolo Montanari, Sebastiano Montanari, Antonio Canaletti, Andrea Sapignoli, Giuseppe Berti, Gregorio Carlotti.

28 Cfr. AP 99, 26.9.1796, cc. 226-227. Il Legato risponde il 18.10.1796 [AP 496 40r], richiamando il decreto del 24.2.1789 per la Provincia della Marca che viene esteso così anche a Rimini.

29 Tale sistema è illustrato nella cit. lettera del Legato Colonna del 25.8.1795 [AP 496]: per la "povera gente" si deve produrre il pane comune, per "possidenti, e benestanti" quello di lusso. Circa il peso del secondo tipo, esso dovrà esser minore delle sette once imposte per quello comune, "quanto basterà per indennizzare la Comunità, o suo Appaltatore di quello potesse avere di remissione, o scapito nella prima specie. Laddove poi il lucro che si farà sul pane di lusso non equiparasse la perdita, che si facesse sul pane venale, allora, ed in questo solo caso poco verisimile vuole la Sagra Congregazione, che il discapito ricada a scapito delle Comunità". Il 23 settembre 1795 [AP 496, c. 16], lo stesso Legato comunica al Governatore di Rimini: "Si rende necessario di fare il calcolo a quanto ascende la perdita sul pane comune di mano in mano, e per caso si aumentassero i prezzi del grano, ed in conformità della medesima regolare il peso del pane di lusso in modo che venga a stabilirsi il proporzionato equilibrio".

30 In successivo documento del 29.12.1796 [AP 502], come vedremo, si legge che lo spaccio del pane comune a sette once ha provocato in due anni (1795-96) una perdita di 11.000 scudi. L’anno annonario va da settembre ad agosto.

31 Il Legato Dugnani appena subentrato a Colonna, il 7 ed il 21 novembre 1795 aveva autorizzato il Governatore di Rimini a prendere a censo, in due tempi, complessivamente la somma di diecimila scudi (prima tremila, poi settemila), "per erogarla nella compra di tanto grano per sfamo della Popolazione a minor interesse possibile, a condizione però, che il ritratto, che si farà dalla vendita del pane, si depositi nel S. Monte di pietà per l’estinsione di esso censo, o censi" [AP 496, cc. 19r/v]. Cfr. pure la lettera legatizia del 24.9.1796 [AP 496, c. 38]. L’anno precedente, la Congregazione del Buon Governo non aveva inteso "la necessità addotta da codesti Abbondanzieri di creare debiti per la provvista de Grani" [AP 496, 23.9.1795, cit.]. Colonna il 30 settembre 1795 [AP 496, c. 16v] aveva ordinato che i grani dell’Annona si incettassero a peso e non a misura, dopo che il 23 dello stesso mese aveva ordinato la "cessazione dei panfangoli" [ib.]. (Del dibattito politico-economico sul problema, è testimonianza il Panfangolo Riminese di G. F. Battaglini, del 1791, a cui subito rispose con un opuscolo, anonimo, Nicola Martinelli, il quale era favorevole alla libertà di panificazione, introdottasi a Rimini abusivamente e poi tolta dal Legato.)

32 Cfr. la cit. lettera del Legato 16.8.1796 [AP 496, cc. 34r/v].

33 Cfr. la lettera dei Consoli a N. Martinelli, 8.7.1796, AP 502.

34 Il Capo-Console era Ippolito Tonti; i Consoli, Giuseppe Vanzi, Francesco Piccioni, Luca Soardi, Carlo Caffarelli e Francesco Ugulini. Il Legato risponde il 6 ottobre ai Consoli [AP 496, c. 39] "contro il giro che fa in Campagna questo Cancellire Criminale per le querele".

35 In AP 561, 9.7.1796 si legge che il Depositario Generale Gianfranco Lettimi, "ad istanza dei Debitori del sussidio per Tremuoto", ha sospeso "l’esigenza della rata del Capitale, non però dei Frutti".

36 Ci si riferisce al bando del Legato Colonna del 17.7.1793 ed alla successiva modifica del 12.7.1794, relativa "al solo monopolio, che si commettesse […] con riceverne più del proprio consumo": Cfr. AP 502, Al Legato, 16.7.1796.

37 Cfr. le risposte della Municipalità riminese ai Priori di Monte Gridolfo e Saludecio, in data 4 e 7.7.1996, AP 502.

38 Cfr. AP. 502, Al Legato, 14.7.1796.

39 Cfr. AP 502, A Nicola Martinelli, 8.7.1796. A Corpolò è denunciato "certo Pasquale Tosi", per detenzione di "armi da fuoco contro gli ordini pubblicati" [AP 502, 12.7.1796, A don Carlo Preti, Parroco di Corpolò].

40 Cfr. la lettera al Parroco di San Vito, don Giovenardo Giovenardi [AP 502, 9.7.1796].

41 Cfr. AP 502, 14.7.1796. È un documento diretto al Legato, diverso da quello in precedenza cit. con pari data.

42 Sono cinque ditte, intestate a Moisé di Bono Levi, Samuel ed Elcana Costantini, fratelli Foligno, Samuele Mondolfo, ed Abram e Samuel Levi: cfr. documenti vari in AP 999, Carte concernenti le fazioni militari, senza data, ma successivi al 30 giugno 1796.

43 Cfr. AP 502, Al Presidente di Urbino, 11.9.1796. (Le parole "solito segno" da noi riportate in corsivo sono sottolineate nel testo originale.)

44 Cfr. l’istanza al Legato del 19.11.1796 [AP 502], intitolata Miserie di questa Comunità, la quale fa parte di una serie di documenti sul contenzioso politico-fiscale (reso poi del tutto inutile dall’invasione francese) tra la Muncipalità e gli organi governativi, e che esamineremo (sempre da AP 502): Riflessione sui mezzi di difender la Patria dai Francesi (4.10.1796); Necessità di valersi dell’assegnamento de Pesi Camerali per le spese di Guerra (11.10); Che sia frenato l’ardore del Popolo per una inutile resistenza ai Francesi (13.10); Sul vuoto della Pubblica Cassa (3.12); e Stato passivo della Comunità (27.12). Nella cit. istanza del 19.11 si parla delle spese vecchie e nuove compiute dalla Comunità di Rimini: quella "comprovinciale del Cordone per l’epidemia bovina", quella per il secondo passaggio delle truppe pontificie (seicento scudi circa), e quella per la Guardia Civica (settecento scudi). Il "cordone", creato il 14.8.1796, viene rimosso, per la parte sul confine tra territorio cesenate e riminese, il 6.11.1796: Cfr. AP 71, Congregazione di Sanità, ASR, cc. 96r/v.

45 Cfr. AP 502, 19.11.1796, cit.

46 Il 17 dicembre [AP 502] i Consoli trasmettono al dott. Gregorio Contarini di Ravenna (che fungeva da collegamento con gli amministratori di Rimini) una lettera aperta per il Legato "relativa all’estrazione fatta di suo ordine di quattro sogetti per la condotta di questa Depositeria Generale". L’ordine era stato impartito il 7 dicembre [AP 496, c. 43].

47 Questo si legge nella missiva di trasmissione (dello stesso 27 dicembre, diretta al dottor Gregorio Contarini) della lettera inviata al Legato.

48 Il 28 settembre 1796 il Pontefice chiama a raccolta i sudditi "per la difesa dello Stato dall’aggressione de’ Francesi" [AP 502, 4.10.1796]. Si rinnovano gli avvisi di preparazione alla resistenza. Le trattative con i francesi erano fallite. Dal 2 agosto è a Rimini presso gli Olivetani di Scolca, al colle di Covignano, il Legato Dugnani. Vi resterà sino all’11 novembre.

49 I danni del terremoto "in tutto il Territorio" riminese assommarono a 618 mila scudi "giusta la perizia Valadier": Cfr. AP 502, 25.12.1796 ("Pro Memoria" preparato per una "supplica" da presentare alla Congregazione del Buon Governo, relativo agli ultimi dieci anni). In tale documento, tra le spese, si ricordano anche quelle fatte per due epidemie nei bovini e il "sospetto di contagio negli uomini oltremare" (del quale diremo in nota successiva).

50 Sulla sospensione della Guardia Civica a Rimini, Cfr. le lettere del 24.12.1796 e del 31.12 dei Consoli al Legato [AP 502]: nella prima, si scrive che la sospensione della Guardia Civica avviene per risparmiare, "durante l’accantonamento delle Truppe" papali; nella seconda si denuncia il comportamento protestatario del conte Carlo Sotta. Il Legato risponde il 28.12 [AP 496, c. 45r]: "Per qualunque evento però sarà bene che resti permanente il ruolo della medesima, onde poterne all’uopo rimetterla in attività". La Guardia Civica era stata nuovamente eretta con decisione del Legato del 14.10.1796 [AP 496, cc. 39r/v].

51 L’originale è in AP 999, 4.1.1797; la copia in AP 496, c. 45.

52 La notizia della funzione svolta dall’abate Quaglia si desume da AP 502, 2.10.1796 (lettera ad Alessandro Maceroni di Roma).

53 Cfr. AP 496, 28.9.1796, c. 38v.

54 In AP 502, 29.12.1796 la cifra relativa alla contribuzione sarà indicata in "67, e più mila scudi"; in AP 502, 31.1.1797, in 63.822 scudi. In AP 927, Giornale di Entrata e di Uscita, si legge che ai francesi furono versati 67.332 scudi dei 95.117 raccolti (di cui 19.436 dalle località "annesse"), restando in cassa un "sopravanzo" di 27.785 scudi, versato al Sacro Monte di Pietà.

55 I francesi avevano chiesto, come si legge in altri vari documenti, "moneta di banco, Argenti, Capelli, Drappi, e Tele". (L’Avviso del Segretario della Municiapalità del 28.6.1796 [FGSR] accenna però soltanto ad "Argenti e monete".) Per l’intera provincia di Romagna, la cifra assommava a 480 mila scudi: Cfr. AP 496, 27.6.1796, Perché gli Ecclesiastici concorrano alla Contribuzione, lettera della Congregazione provinciale al Vescovo di Rimini, c. 29v. Per la sola città di Rimini era prevista la somma di 38.307 scudi.

56 Cfr. le lettere del 2 e 3.7.1796 in AP 561.

57 Cfr. nel cit. Tonini, alle pp. 779 e 784.

58 È la lettera del 13.10.1796 [AP 502] già cit. a proposito dell’impreparazione militare di Rimini.

59 Ci si richiama anche alla precedente esperienza. Il 24 giugno il Vescovo di Rimini mons. Vincenzo Ferretti aveva indirizzato a tutti i Parroci della Diocesi una circolare, con la quale ordinava loro di esortare i fedeli alla quiete ed alla rassegnazione. L’ordine gli era venuto, attraverso il Governatore, dal Legato: bisognava "opportunamente inculcare negli Abitanti, e di Città, e di Campagna il più quieto, e regolato contegno" [AP 496, 23.6.1796, cc 28v/29].

60 Rimandiamo sul tema alla nostra comunicazione alle Giornate di Studi Romagnoli 1997, intitolata Aurelio Bertòla politico, presunto rivoluzionario, in particolare alla parte dove si esaminano idee e comportamenti politico-diplomatici di Nicola Martinelli.

61 Cfr. A. Bianchi, op. Cit., p. 169. Bianchi però riferisce l’episodio a prima dell’armistizio di Bologna.

62 Cfr. M. A. Zanotti, Giornale di Rimino per gli anni 1796 e ’97, SC-MS. 314-315, BGR, passim. L’episodio cit. da Bianchi è ignorato da Zanotti e dagli storici che si sono rifatti al suo Giornale. Che Martinelli fosse "malveduto" è un’opinione alquanto codina del cronista Zanotti: Cfr. nel cit Aurelio Bertòla politico.

63 Cfr. C. Marcolini, Notizie storiche della provincia di Pesaro e Urbino dalle prime età fino al presente, Pesaro 1868, p. 388.

64 Significativamente il titolo della lettera è "Che sia frenato l’ardore del Popolo per una inutile resistenza ai Francesi".

65 La stragrande maggioranza dei nobili riminesi è caratterizzata da atteggiamenti di chiusura di casta di cui, lungo tutto il secondo Settecento, abbiamo prove sicure in una serie di battaglie che quei nobili combattono a difesa dei loro privilegi, a partire dal 1741 con l’approvazione dello "Statuto esclusivo delle Femmine", il quale prevede che le donne, in presenza di maschi, siano private delle rispettive eredità, eccettuata la parte legittima. Nel 1763 si apre la questione "Matrimonj disuguali di nascita". L’anno dopo la Segreteria di Stato boccia le deliberazioni riminesi perché troppo limitative. Nel ’64 si tenta poi di far passare i restrittivi "Capitoli per le nuove aggregazioni di Nobili e Cittadini", che però approdano a risultati opposti a quelli desiderati ed allargano le maglie del controllo per l’ascesa della borghesia. I nobili nel ’73 tornano alla carica con le loro istanze per intervenire sui "Matrimonj disuguali". La vicenda si conclude soltanto nel ’92 con l’approvazione da parte del Cardinal Legato di "Capitoli" che gli attribuiscono il ruolo di giudice nelle relative dispute cittadine per i casi futuri. (Sull’argomento, Cfr. A. Montanari, Per soldi, non per passione. "Matrimonj disuguali" a Rimini (1763-92): tra egemonia nobiliare ed ascesa borghese, "Romagna arte e storia" n. 52/1998, pp. 45-60.)

66 Nelle varie magistrature riminesi i borghesi rappresentano la quarta parte: cfr. AP 502, Regolamento per l’Ordine Civico, 27.9.1796 (lettera indirizzata ai Signori Anziani di Faenza).

67 Cfr. AP 999, 1.2.1797, lettera di Cristoforo Vannoni.

68 Ad esempio, in AP 496 i documenti s’interrompono al primo febbraio. L’atto successivo è dell’Amministrazione Centrale dell’Emilia, in data 22 aprile 1797. In AP 561, i pochi atti che incontriamo riguardano gli ortolani, la pesa, e così via.

69 Il giorno 4, a sostituire il Governatore Brosi, è chiamato come "Giudice Provvisorio" il dott. Gian Andrea Agli che resterà in carica sino al 3 luglio.

70 Cfr. n. 54 in Raccolta di Leggi, Proclami, Poesie ed altre Stampe diverse, 1797-98, di M. A. Zanotti, in BGR (SC-MS. 1195-1197). In seguito indicheremo questa Raccolta con la sigla SZ, seguita dalla segnatura del ms. in BGR e dal numero relativo al documento [es.: SZ, ms. 1195, n. 54].

71 Come si è in precedenza visto la somma dichiarata per la contribuzione varia da 63 a "67, e più mila scudi".

72 L’8 febbraio l’Amministrazione riminese scrive al presidente dell’Amministrazione Centrale dell’Emilia, sempre a proposito delle contribuzioni da pagare ai francesi, sintetizzando la petizione inviata a Napoleone, e ribadendo che "dopo lo spoglio che ha fatto il Papa del poco resto, che ci rimaneva in cassa per preparare la guerra, il nostro Comune è così depauperato, che non sapiamo dove e come trovar denaro" [AP 502].

73 Sono questi soldati che portano a Rimini la notizia della pace di Tolentino, se Giangi la registra proprio sotto la data del primo marzo, scrivendo però che essa era stata stipulata il 14 febbraio.

74 "In Morciano ogni primo martedì del mese, ed ogni giovedì dell’anno, vi è una pubblica fiera, alla quale concorrono per vendersi i bestiami non solo dal Territorio nostro, ma di tutti i Comuni superiori tanto della nostra Emilia, che della Provincia di Urbino. Ivi concorrono a comprare tutti i Macellai di Rimino, e delle Terre, e Castelli del nostro Territorio" [ib.].

75 A questo fatto pare legato anche l’esposto presentato dalla Municipalità di Faenza [AP 503, 7.3.1797, cit.] all’Amministrazione Centrale, da cui parte una lettera a quella di Rimini per denunciare il "disgustoso" episodio "della perdita di dieci capi di bovini fatta da quei macellai nel loro ritorno dal mercato di Morciano" [AP 901, 18.3.1797].

76 La lettera contiene anche istruzioni per la "razione giornaliera per ogni Soldato Francese": "Carne oncie otto, vino un boccale nella misura di Rimino, pane oncie 24, legna once 12, sale mezz’oncia" [AP 503, 5.3]. Circa i provvedimenti relativi al passaggio delle truppe, si può vedere in AP 560, Corrispondenza degli Eletti a Pace e Guerra (1795-1797), ASR.

77 Cfr. AP 496, cc. 33r/v. Il 3 agosto [ib., c. 32v] il Legato aveva scritto: "non mi pare vi sia ora luogo a stabilire il cordone". Sul tema Cfr. pure in AP 502, tre lettere dell’8 e 9 agosto 1796.

78 Cfr. Atlante per il dipartimento del Rubicone, Rimini 1982, p. 33.

79 L’allarme per una "malattia di carattere contagioso" diffusasi nella "contrada di Fracenic nella Bossina", era già scattato il 21 marzo 1795 [AP 496] con l’ordine di una contumacia di 21 giorni: il provvedimento riguardava le provenienze dalla Dalmazia, dalle isole del Quarnero, dall’Albania Veneta, dalle Bocche di Cattaro e dallo "Stato di Ragusi". Il 20 maggio l’ordine viene ritirato per "cessato contagio". Poi la contumacia è ripristanata il 25 settembre con 21 giorni, portati a 28 il 24 ottobre 1795, e ridotti a 21 il 3 maggio 1796 ed a 14 il 4 giugno. La Sacra Consulta [ib., 6.11.1796, c. 41] eleva a 40 i giorni di "rigorosa contumacia", in seguito alla morte di due persone in cinque giorni sul confine della Dalmazia.

80 Cfr. AP 71, 15.7.1797, cc. 87/88.

81 A Pesaro in agosto il mercante dalmatino Giovanni Mario di Giovanni scarica circa sessanta cavalli provenienti da Spalato.

82 Un altro degli arrestati di San Giovanni in Marignano, è Benedetto Benedettini che a metà aprile figura ancora in carcere, con richiesta di perdono a Sahuguet [AP 503, 15.4].

83 È la relazione della Municipalità di Rimini al Cittadino Lapisse, Comandante della Piazza, che si trovava a Ravenna: Cfr. AP 503, 23.3.1797.

84 Gioachino, lo chiama Zanotti, sulla scia di altri documenti.

85 Cfr. G. Albini, Gli Albini di Saludecio nei ricordi di un nonagenario, Rimini 1993, p. 25.

86 Il cronista Giangi annota il primo aprile che ha fatto ritorno a Rimini la "truppa a piedi" che era andata a Tavoleto, dopo aver "bruciato tal castello, dato sacco, e fregati li solevati". Da due giorni lo stesso Giangi, di professione commerciante, è uno dei sei cittadini che compongono il "Comitato di Pulizia sopra li Vagabondi"; i suoi colleghi più noti sono tre "ex nobili" Giovan Battista Agolanti, Lodovido Belmonti e Carlo Zollio.

87 La Municipalità di Rimini il 15 aprile [AP 503] spiega all’Amministrazione Centrale di non aver potuto prendere "veruna misura sui disordini, ed abusi" di Monte Scudolo perché non le è stata "rimessa la lettera, che li descrive". Inoltre fa osservare che "in detta Terra non si è ancora da Noi organizzata legalmente la Municipalità, stante le passate sollevazioni de’ Montanari", assicurando però di volerla stabilire "quanto prima, in oggi, che sentiamo ben sicure le strade, e sedate le insorgenze". Al "tempo della nota insorgenza" la Municipalità di "Monte Scudolo", scriverà l’Amministrazione Centrale a quella di Rimini il 20 maggio [AP 901], rimase "danneggiata di scudi 105".

88 La data rivoluzionaria è dell’"11 Fiorile Anno quinto della Repubblica Francese". Cfr. in SZ, ms. 1195, n. 94.

 

Post scriptum

Della contribuzione imposta dai francesi (ricordata in vari luoghi del presente lavoro), mi sono occupato nella comunicazione agli Studi Romagnoli, Convegno di Cesena 1999, intitolata L’"opulenza eccessiva degli Ecclesiastici". Nobili, borghesi e clero in lotta per il "sopravanzo" della contribuzione del 1796. Documenti inediti della Municipalità di Rimini, per una storia sociale cittadina del XVIII secolo.

La comunicazione da me fatta al Convegno di Lugo 1997 su Aurelio Bertòla politico, presunto rivoluzionario, cit. alle note 60 e 62 del presente lavoro, è apparsa nel vol. XLVIII degli Studi Romagnoli, pp. 549-585: in essa si illustra anche la figura di Nicola Martinelli (pp. 570-574), più volte ricordata nel presente lavoro.

Sempre a proposito di Nicola Martinelli, dei suoi studi economici e dei problemi della libertà di panizzazione e dell’Annona, toccati in vari passi del presente lavoro, rimando al mio saggio Il pane del povero. L’Annona frumentaria riminese nel sec. XVIII, "Romagna arte e storia", n. 56/1999, pp. 5-26.

Lo scritto di A. M. Rao, cit. alla nota 9 del presente lavoro, è ora inserito nel volume, a cura della stessa Rao, Folle controrivoluzionarie. Le insorgenze popolari nell’Italia giacobina e napoleonica, Roma 1999. Sullo stesso tema, cfr. pure G. Turi, Viva Maria. Riforme, rivoluzione e insorgenze in Toscana (1790-1799), Bologna 1999.

 

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