Riministoria© Antonio Montanari

Le "Notti" di Aurelio Bertòla. Storia inedita dei Canti in onore di Papa Ganganelli

 

Capitolo VI

Catalogo delle edizioni delle Notti

 

 

 

 

A questo punto, è possibile riassumere il discorso svolto finora, elencando analiticamente le stampe delle varie Notti incontrate nei documenti citati, secondo i tipi di testo del Canto iniziale; e confrontandole con gli undici esemplari esistenti in BGR, che identificheremo con la sigla NG ed il numero relativo alla segnatura 7.B.V.73, opp. 1-11.

La prima Notte esce da sola in cinque edizioni, tre delle quali hanno cinquantuno strofe, mentre due sono di cinquantotto. Chiameremo di "tipo A" quelle con cinquantuno strofe, e di "tipo B" quelle con cinquantotto. Le edizioni n. 1 (senza nome dello stampatore, Roma), e n. 2 (Rinaldi, Ferrara), sono di "tipo A". La n. 3 e la n. 4 (entrambe impresse dai fratelli Luigi e Benedetto Bindi, Siena), sono di "tipo B". La n. 5 (Costantini, Perugia), è di "tipo A" [49]. Queste prime cinque edizioni del nostro catalogo, corrispondo perfettamente alla successione di NG da 1 a 5. (Soltanto le prime tre sono curate da Bertòla.)

La stessa prima Notte esce in due versioni nei due soli testi che contengono complessivamente i due Canti (1775). L’edizione n. 6 (a cura di Fusconi, presso Puccinelli, Roma), ha il "tipo A" [50]. La n. 7 (a cura di Amaduzzi, Siena-Roma), reca il "tipo B" [51]. Il n. 6 del nostro catalogo corrisponde a NG 7, così come il nostro n. 7 corrisponde a NG 6.

Stando agli esemplari NG 8-11 [52], le Tre Notti, oltre a quella aretina (NG 8, con la prima Notte di "tipo B", corrispondente al n. 8 del nostro catalogo), curata nel 1775 da Bertòla presso Bellotti di Arezzo [53], hanno infine avuto altre tre edizioni, tutte senza nome dello stampatore, luogo e data di stampa, con testo di cinquanta strofe ("tipo C", derivato dal "tipo A" che conteneva cinquantuno strofe). Due edizioni (NG. 9 e 10), sono anonime, mentre NG 11 reca il nome dell’autore.

In base alle indicazioni cronologiche contenute nelle già citt. lettere bertoliane del 21 febbraio 1776 e del 26 settembre 1778, sappiamo che tali tre ultime edizioni (non curate da Bertòla), sono rispettivamente apparse nel 1776 a Lucca, e nel 1778 a Venezia ed a Milano. A queste tre edizioni, assegniamo i numeri 9 (Lucca), 10 (Venezia) ed 11 (Milano) del nostro catalogo [54]. La nostra classificazione si differenzia però in due casi dalla successione di NG 9-11.

Circa NG 9, si conserva in FAF, D.C.VIII.75, op. 8, una copia identica a tale esemplare gambalunghiano, con annotazione (di mano di Amaduzzi): "Questa imperfettissima edizione fu fatta in Lucca nel 1776 inscio Auctore". [55] Tale edizione quindi mantiene inalterato, nel nostro catalogo, il posto n. 9 (Lucca).

L’edizione NG 11 è identica a quella delle stesse Notti, inserita all’interno del tomo III delle Lettere interessanti di Clemente XIV. Ganganelli [56], stampato a Venezia nel 1778 da "Gio. Francesco Garbo, e figli" [BGR, CQ.317], per cui ad essa attribuiamo il n. 10 (Venezia) del nostro catalogo. Infine, l’edizione NG 10 deve essere considerata l’ultima della serie (n. 11, Milano).

La successione di NG 1-11 fu adottata, nel secolo scorso, dal benemerito canonico Zeffirino Gambetti [57] nelle sue "schede" [cfr. SG, voce "Bertòla", BGR].

Oltre a quella appena citata [FAF, D.C.VIII.75, op. 8], Amaduzzi possedeva altre sei edizioni delle Notti, raccolte assieme ad altri testi in unico volume [FAF, D.A.III.81 bis], ove esse vengono indicate con numeri romani (da VI ad XI), nel sommario compilato dallo stesso Amaduzzi in calce alla raccolta [58].

Infine, va registrata una dodicesima edizione, quella che reca nel frontespizio: "Secondo l’Edizione fatta in Arezzo per Michele Bellotti, Stampatore Vescov[ile]", in effetti conosciuta soltanto per essere appendice della versione francese di Caraccioli, e per aver sconvolto la prima Notte in due parti, con un totale di quattro Canti [59]. Per tali sue caratteristiche, non la consideriamo nel nostro albero ‘genealogico’ [60].

Non abbiamo inteso qui affrontare il tema delle varianti di testo [61], che è ben più complesso della semplificazione da noi adottata, parlando di tre tipi ("A", "B", "C"), in base al numero delle strofe presenti in ogni tipo e nelle singole edizioni della prima Notte. Precisiamo che nel "tipo B" (cinquantotto strofe) rispetto al "tipo A" (cinquantuno strofe), si ha la soppressione di tre strofe (le nn. 5, 28, 49), e l’aggiunta di altre dieci (le nn. 24, 27, 32, 36, 37, 38, 43, 51, 55, 56). Il "tipo C" perde la strofa n. 5 rispetto al "tipo A" [62].

A noi premeva soltanto ricostruire le vicende editoriali delle Notti bertoliane, soprattutto della prima. Vicende interessanti per rilevare, oltre agli echi giornalistici ed ai commenti privati, l’intervento di Amaduzzi e la consistenza del fenomeno della ‘pirateria’ editoriale, con stampe non approvate dall’autore, davanti ad un successo sbocciato in un breve arco di tempo: le prime cinque edizioni della prima Notte, escono nel giro di soli tre mesi.

Di questo successo editoriale, giustamente definito "clamoroso" da Augusto Campana [63], troviamo testimonianza anche in quanto Garampi scriveva [64] ad Amaduzzi (e da questi riportato a Bertòla il 22 agosto 1777 [FPS, 8.252]): "Io non ho più verun esemplare delle belle Notti Clementine. Di grazia Ella me ne procuri qualche duplicato". Aggiungeva Amaduzzi: "Vi stia a cuore questo duplicato delle Notti Clementine, o almeno accennatemi ove possa acquistare l’ultima edizione Aretina" (di due anni prima).

Il 13 aprile 1775 Metastasio, definendo "luminose" le Notti, aveva scritto a Bertòla: "Non ho trovato un sol verso in questo componimento che non annunzi il poeta; ed in mezzo all’oscurità misteriosa, qualità essenziale di questo nuovo genere di poesia, mi sono avveduto che il suo buon senso naturale la sforza di quando in quando all’uso di quella nobile e limpida chiarezza che assicura il voto del popolo, senza il quale non si va all’immortalità" [65].

 

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