Riministoria© Antonio Montanari

Le "Notti" di Aurelio Bertòla. Storia inedita dei Canti in onore di Papa Ganganelli

 

Capitolo V

Les Nuits del marchese Caraccioli

 

 

 

 

"Il Marchese [Luigi Antonio] Caraccioli [42] mi scrive che si stampano attualmente in Parigi le vostre Notti Clementine da lui tradotte liberamente, e dice di mandarmene presto qualche esemplare": Amaduzzi così comunica a Bertòla (che si trovava a Napoli), il 27 gennaio 1778 [FPS, 8.255].

Il 18 luglio dell’anno precedente [FPS, 8.303], Amaduzzi aveva trascritto a Bertòla una lettera di Caraccioli, datata Parigi 1° luglio 1777, in cui si definivano le Notti Clementine un vero capolavoro: "sont divines: quélle pòesie! quel enthusiasme! quelle fecondité. Tout a contribué a faire ce chef d’oeuvre. L’esprit, le sentiment, l’imagination, le genie, la fiction, toute la nature y est sous les plus belles couleurs. Cet ouvrage seul suffit pour immortaliser Ganganelli, et fait un honeur infini à son auteur".

La prima presentazione di Caraccioli, fatta da Amaduzzi a Bertòla, suonava: "Egli è un po’ fanatico; ma che ci fareste? Quando il fanatismo ha un oggetto buono, giova, e diverte; e si può facilmente soffrire" [9 settembre 1777, FPS, 8.304]. Il 4 marzo 1778 [FPS, 8.256] Amaduzzi trascrive al poeta riminese una frase di Caraccioli: "Je ne le sarai pas moin de voir ce de connaitre notre illustre Bertola. Veniat cito. Le Nuits Clémentines s’impriment, et nous les aurons à la fin du mois prochain, aussi tot je vou les ferai passer" [43].

Ed il 15 aprile 1778 [FPS, 8.257] Amaduzzi riferisce a Bertòla: "Colla posta di lunedì ricevei dal Sig. Marchese Caraccioli un grosso volume intitolato: Les Nuits Clémentines; Pöeme en IV chants sur la mort de Clémente XIV. Ganganelli par D. Giorgi Bertola: Traduction libre de l’Italien suivie du Pöeme original. A Paris 1778. Voi vi maraviglierete, come le vostre Notti da tre sieno divenute quattro, e vi maraviglierete, come il vostro piccolo volume sia cresciuto in uno così grosso, come è il presente. Dunque sappiate, che la prima Notte si è divisa in due, giacché la prima è formata da XXXIX. sestine, e le altre in numero di XX. sono state destinate a formare la seconda. Nella lettera, che il traduttore mi scrive, suppone d’aver fatto ciò per servire al genio de’ Francesi, ma non dice, ove questo consista" [44].

Amaduzzi analizza questa traduzione, la cui "mole" nasce "dalla libera parafrasi del testo" di Bertòla, con "mille intrusioni di episodi, di riflessioni analoghe, di commenti, e di altre aggiunte sifatte". Bene o male, conclude Amaduzzi, per Bertòla è un merito che sia "stato tradotto in mezzo a Parigi idolatra de’ suoi soli cittadini": "La prefazione è per voi molto onorifica, e vi è anche qualche cosa per me, che io non merito. Questa è di pag. XXI. La versione Francese delle Notti occupa pag. 420., e il vostro Poema originale è ristretto in 65. pagine". Il Caraccioli ha poi inserito nel volume una scelta di Idilli di Gessner tradotti da Bertòla dal tedesco [45].

Vediamo qualche particolare dalla traduzione di Caraccioli. Il passo su Amaduzzi "che ricco spande/ E moltiforme di scienza un nembo", viene reso così: "ton cher Amaduzzi, qui, sous les plus riches couleurs, repand la science avec profession" [p. 67]. La nota a questo passo, rimanda alla citazione di Amaduzzi nella prefazione di Caraccioli [pp. VII-VIII], dove si legge che il "célebre Abbé" possiede una "plume énergique" che "n’a jamais tracé que des choses aussi agréables qu’utiles". Una nota in calce alla p. VII della prefazione ricorda, a proposito di Amaduzzi, il suo recente discorso La Filosofia alleata della Religione, il quale "prouve parfaitament combien Rome est éclairée, e combien les superstitions sont éloignées de sa maniere de penser" [46].

Il passaggio relativo a Bianchi è ora inserito nella seconda Notte [p. 105], con una nota in cui si rammenta che Clemente XIV, "plein d’attachement e d’estime pour le Docteur Bianchi, le gratifie de titre de son Médicin; mais ne voulant pas l’enlever à Rimini, sa patrie, dont il était l’oracle et le conseil, ou lieu de l’appeler à Rome, il se contenta de le consulter" [47].

Dell’attività di Caraccioli come scrittore, Amaduzzi parla a Bertòla il 4 marzo 1778 [FPS, 8.256], quando riferisce che il Marchese gli aveva spedito un’"anonima petite brochure, intitolata l’Ecu de six francs, che è una critica de’ costumi Francesi applicata a tutti i ceti". Il 24 settembre 1779 [FPS, 8.324] Amaduzzi comunica a Bertòla che Garampi gli aveva chiesto di vedere l’edizione francese delle Notti: "ed io gli ho ceduto l’esemplare che m’era stato mandato per il defunto nostro Monsig.r Fabbri Ganganelli", pronipote di Clemente XIV [48].

 

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