Riministoria
© Antonio MontanariLe "Notti" di Aurelio Bertòla. Storia inedita dei Canti in onore di Papa Ganganelli
Capitolo II
Bertòla e Giancristofano Amaduzzi
Bertòla invia una copia della Notte anche ad Amaduzzi, il 15 novembre 1774: "Io non ho certamente lonore di esserle noto. Duolmi assaissimo di presentarmele la prima volta con una sì frivola cosa, come è la Produzione inchiusa. Ma un così illustre ed umano concittadino dovrebbe pur valutare un pronto ed onorato desiderio" [FAF, 1]. Nella lettera (che inaugura il carteggio), Bertòla precisa: "Ho fatto menzione di lei; e di altri due rispettabili Riminesi ai quali sono strettamente legato per mille titoli". Si tratta del ricordato Bianchi, e del vescovo di Todi Francesco Maria Pasini, da cui Bertòla fu educato
[12]. Anche ledizione spedita ad Amaduzzi è quella di Siena che contiene cinquantotto strofe contro le cinquantuno delle due precedenti di Roma e Ferrara. La "menzione" di Amaduzzi è alla strofa XXVII [numerata, p. 12]:
"Empia Amaduzzi tuo, che ricco spande
E moltiforme di scienza un nembo,
DAttico pretto mele un nappo, e il mande
A così fausta genitrice in grembo;
Tu spargerai delle nettaree tracce
Al varco trionfale ambe le facce."
Amaduzzi il 19 novembre [FPS, 8.245] risponde a Bertòla di avere già avuto per le mani "la prima edizione dellammirabile" Notte, "che credo fatta in Roma"
[13]. Amaduzzi scrive anche di aver appreso che quel Canto era parto della nobile fantasia di Bertòla. Le prime quattro edizioni della Notte sono infatti anonime. In quella di Perugia, la quinta, il nome del "P. D. Aurelio de Giorgi Bertola Riminese Monaco Ulivetano", è citato solamente in nota a p. IV, nella presentazione dello stampatore Costantini [14]. Bertòla definirà "elegantissima" questa edizione perugina [15].
Amaduzzi informa Bertòla infine di averne già scritto "elogi convenienti a mons. Garampi in Varsavia ed al Ch. Giano Planco [Giovanni Bianchi] in Rimino". Della lettera di Amaduzzi a Bianchi, non cè traccia in FG-LB. Circa il contenuto dellepistola di Amaduzzi a Garampi, ne sappiamo indirettamente qualcosa dalla risposta dello stesso Garampi, trascritta poi da Amaduzzi a Bertòla il 7 gennaio 1775 [16]. Ha dunque scritto Garampi ad Amaduzzi: "Mi sono consolato non poco nel sentire, che fra tante indegne cose, che sonosi sparse contro la memoria del defonto Pontefice, vi sia almeno uno scritto, che si aggiri sulle vere sue lodi, e che un tale scritto proceda da un nostro compatriota. In vano lho qui cercato, quantunque con somma, ma con lodevole diligenza si mandino qui da più parti tutti gli scritti satirici, che escono costì. Ella però mi faccia il piacere di procurarmi un esemplare della stampa, e di trasmettermelo per mezzo del Sig.r Avv.o Benadies, o del Sig. Ab. Evangelisti" [17]. |
Amaduzzi continua nella lettera a Bertòla del 7 gennaio 1775: "Perciò questa mattina ho consegnato al secondo [lAb. Evangelisti] due esemplari da mandare al celebre Prelato in Varsavia". Mons. Garampi era un colto diplomatico della Santa Sede e studioso di Storia. Sarà fatto cardinale nel 1785.
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