Riministoria © Antonio Montanari

Roberto Valturio, De Re Militari, l. XII, c. 13

 

… tu, o Sigismondo, che nella difesa della religione e nel certame della gloria non sei inferiore ai più illustri condottieri ed imperatori, dopo la conclusione della guerra italica, nella quale hai sconfitto ed annientato tutti i nemici grazie all’invincibile ardimento del tuo animo, volgendo il pensiero dalle armi ai pubblici affari, con i bottini delle città assediate e sottomesse, confidando nella somma religione del santissimo e divino Principe, hai lasciato, oltre ai sacri edifici posti a tre miglia dalla città sul monte e dinanzi al mare, quel Tempio famoso e degno d’ogni ammirazione, ed anche unico monumento del tuo nome regale, entro le mura, al centro della città e nei pressi del foro, costruito dalle fondamenta e dedicato a Dio, con tanta abbondanza di ricchezza, tanti meravigliosi ornamenti di pittura e di bassorilievi, di modo che in questa famosissima città, quantunque si trovino moltissime cose degne d’essere conosciute e ricordate, niente vi sia di più importante, e niente che di più sia stimato da vedere, soprattutto per la grande vastità dell’edificio, per le numerose ed altissime arcate, costruite con marmo straniero, ornate di pannelli di pietra, e nelle quali si ammirano bellissime sculture ed insieme le raffigurazioni dei venerabili antenati, delle quattro virtù cardinali, dei segni zodiacali, dei pianeti, delle Sibille, delle arti e di altre moltissime nobili cose.

Queste immagini possono allettare gli osservatori eruditi e quasi del tutto estranei al volgo, non soltanto per l’eccellente abilità del lapicida e dello scultore, ma anche per il significato delle figure e per i simboli, dai remoti segreti della filosofia ripresi da te, acutissimo e, senza dubbio alcuno, famosissimo principe di questo secolo.

Hai inoltre onorato questi luoghi santissimi con molto eminenti privilegi papali, e con innumerevoli doni e reliquie dei Santi. Soprattutto, oltre a ciò, hai lasciato con unica donazione una grandissima quantità di denaro e di oro raccolta da te in questi anni, e dedicata a Dio, gemme, perle, patène d’oro, calici, bracieri, turiboli, croci, candelabri, pitture, organi, tuniche purpuree e mantelli d’oro intessuto, ed infine moltissimi volumi di libri sacri e profani, e di tutte le migliori discipline.

Innovazione certamente famosa e grande, ideata per l’immortalità, perché hai voluto che non soltanto con l’oro, l’argento, il denaro, od il marmo, la calce o le pietre, ma soprattutto nelle biblioteche si ascoltasse la voce di coloro le cui anime immortali parlano in questi stessi luoghi.

Non potrei proseguire troppo facilmente nel riferire l’insieme delle tue azioni: il tuo nome, oltre che in questi monumenti (*) tanto famosi, è celebrato ovunque al punto che i posteri mai lo ignoreranno e mai ci sarà una fama futura così ingrata che non lo elevi al cielo, e che esso non sia seguìto dalle lodi dovute ed auspicate.

Roberto Valturio, De Re Militari, l. XII, c. 13

(*) All’inizio dell’opera, l. I, c. 2, Valturio tratta di Castel Sigismondo. Il brano sul Tempio qui ripreso, è in conclusione.



Traduzione di Antonio Montanari

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