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"Nell'occhio dell'Ovra" di Sara Croce

Sara Croce in questo volumetto "Nell'occhio dell'Ovra" (ed. La Pietra), ha raccolto una serie di documenti degli apparati fascisti e repubblichini (1930-1944) relativi a suo marito, il comunista Decio Mercanti, figura ben nota della resistenza romagnola. Il libro è costruito a più livelli. Il racconto autobiografico di Mercanti s'accompagna alle carte della polizia. I testi di chiarimento e di collegamento sono stati stesi invece da Sara Croce.

Una lettura attenta permette quindi varie riflessioni. La prima, che è facilmente trascurata perché si privilegiano le altre più legate all'antifascismo, riguarda il tessuto sociale dell'Italia all'inizio del secolo (Mercanti nasce a Forlì nel 1902), ed il problema drammatico dell'emigrazione. A nove anni, Mercanti segue la famiglia a Ventimiglia, dove lavora come 'bocia' accanto ai minatori, guadagnando una lira al giorno.

A 14 anni, si arruola tra i civili del Genio Militare: "Quei cinque mesi al fronte furono per me una dolorosa esperienza che non ho mai dimenticato", egli scrive. Tornato a Forlì, Mercanti s'intrufola fra i socialisti contrari alla guerra. Parte poi per la Valle d'Aosta, come manovale. Ritorna nuovamente a Forlì, dove si perfeziona come barbiere. Ma nel '21, uno scontro con i fascisti, lo consiglia di partire nuovamente, questa volta per Genova e poi per la Francia.

Come osserva Sara Croce, in quegli ambienti di povertà dell'immigrazione e poi di violenza del primo fascismo, "venne formandosi la coscienza sociale e politica del giovane Decio". Il resto è un'avventura politica ed umana che merita attenzione. Il racconto deve cedere il passo alla documentazione, alle lettere di ricerca, ai fogli delle Questure.

Ecco che qui si può rilevare un altro tipo di riflessione, attinente al piano storico ufficiale, alle mosse degli organi di Polizia e di Governo del fascismo, nella caccia agli oppositori.

C'è infine il periodo della guerra civile e della Resistenza. Dopo lo scontro a fuoco all'Arco d'Augusto, in cui furono uccisi un brigatista nero ed il gappista Silvio Cenci (10 maggio 1944), venne arrestata la stessa Sara Croce con il figlioletto di 16 mesi, assieme a diversi antifascisti, tra cui c'era anche il Vigile del fuoco Stelio Urbinati.

Urbinati (lo sappiamo da un articolo di Elio Ferrari sulla "Gazzetta" del 16. 10. 1989), testimonierà di aver visto alla sede del Fascio anche Sergio Zavoli, in divisa e con mitra a tracolla.

Nella presentazione del libro di Sara Croce, A. Montemaggi ("Gazzetta", 16. 12. 1990), è incorso in alcune imprecisioni. Tra "le nuove forze" dei giovani antifascisti nel '43, è citato lo "studente cesenate Giovanni Sesto Menghi". Menghi, che allora aveva ben 36 anni ed era originario di Sogliano, non apparteneva ad alcuna organizzazione. Non fu lui, come sostiene invece Montemaggi, a passare i manifestini contro il regime a Nozzoli e Pagliarani, i quali vennero arrestati perché denunciati da un infiltrato che attivò l'Ovra.

Antonio Montanari

PAGINA Libri PONTE N. 3/ GENNAIO 1991

 

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