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Romolo Comandini

La Biblioteca della Rubiconia Accademia dei Filopatridi di Savignano sul Rubicone, si è di recente accresciuta di un importante fondo di libri e documenti appartenuti al prof. Romolo Comandini. Sono 5.000 volumi, 130 cartelle contenenti migliaia di carte, ed una ventina di manoscritti.

I libri sono già stati catalogati per iniziativa del dott. Luigi Ughi, Bibliotecario dell'Accademia, il quale ha finanziato il lavoro di sistemazione e di schedatura. Resta da completare il lavoro relativo ai manoscritti, al carteggio, ed alla raccolta di opuscoli e documenti contenuti nelle cartelle. Come tutto l'altro materiale esistente nella Biblioteca accademica, anche le "Carte Comandini" sono a disposizione del pubblico.

Il prof. Comandini, scomparso il 28 luglio 1971 a Bologna mentre presiedeva una commissione d'esami di maturità, era nato a Roncofreddo nel 1915 in una famiglia d'operai poi emigrata in Francia. Egli visse prima con una prozia e quindi nel collegio della Consolata nei pressi di Torino, negli anni del ginnasio. Proseguì gli studi nei Seminari di Pennabilli e Fano. Frequentò l'Istituto magistrale Valfredo Carducci di Forlimpopoli, dove si diplomò nel 1936.

Laureatosi in Lettere al Magistero fiorentino nel '41, prestò servizio militare in Jugoslavia. Fu fatto prigioniero e deportato in Germania dal '43 al '45. Insegnò alle Elementari (fino al '49), alle Medie Inferiori e Superiori. Ebbe cattedra a Rimini alle Medie Panzini dal '49 al '57. Per un anno insegnò all'Istituto Tecnico di Istambul. Fu al Tecnico Valturio di Rimini dal '58 al '66. Divenuto preside, diresse il Tecnico Borgatti di Cento per tre anni e, infine, quello di Forlì. La morte lo ha strappato agli studi, mentre stava per conseguire la libera docenza in Storia della Chiesa.

Tra i temi che gli sono stati più cari, secondo Augusto Campana, ci sono quelli di storia religiosa ed ecclesiastica. In essi "forse giocavano i ricordi, forse fermenti, dei suoi primi studi, dei suoi insegnanti, nei quali vivevano gli echi di alcune rilevanti figure feretrane e riminesi della crisi modernista, quale era stata vissuta in Romagna". E sul Modernismo, Comandini redasse numerose schede biografiche dei sacerdoti più in vista nel movimento. "Dove a tutti noi appariva un paesaggio grigio ed uniforme", disse Campana in una commemorazione tenuta a Sant'Agata Feltria nel '71, "oggi per merito suo si incomincia a vedere una scena varia e viva".

Comandini "non è stato soltanto un paziente spigolatore di notizie, ma soprattutto un attento interprete che ha ragionato sugli eventi umani con saggezza, umiltà, obiettività", secondo un altro studioso, Rodolfo Fantini.

Educatore appassionato, colto ed intelligente, seppe farsi amare da tutti. D'altro canto Comandini, come ricordò Carlo Aberto Balducci, ebbe un temperamento "incapace, non dico di risentimenti e di odii, ma nemmeno di antipatie e di estraniazioni".

Parte del materiale sul Modernismo, raccolto dal prof. Comandini, sarà pubblicato nel prossimo volume dedicato a Don Giovanni Montali, ed edito da "Il Ponte".

Antonio Montanari

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