Alcune risposte ai più frequenti interrogativi sui gemelli

Risponde la Dottoressa Pinuccia Fagandini - Psicologa e Psicoterapeuta Infantile del Dipartimento Materno Infantile dell'Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia

 

Domanda: "Si è sempre detto che fra gemelli c'è un legame molto stretto; è vero che i gemelli sentono o percepiscono molto di più quello che sono certi sentimenti ed emozioni?"

Risposta: "Come sempre, parlando di sentimenti ed emozioni, non esistono risposte univoche, ma ipotesi complesse che vanno calate nelle singole realtà. Bisogna distinguere tra i gemelli monozigoti, quindi gemelli che hanno un patrimonio genetico comune, nei quali sicuramente c'è una coincidenza  di molte (non tutte ) caratteristiche psicologiche ed emotive, e gemelli non identici, che nascono con codice genetico diverso. Ma anche nei gemelli dizigoti - che  non iniziano la vita con lo stesso codice genetico - il fatto di crescere insieme nell'utero, di vivere insieme, di fare esperienze molto simili nella stessa famiglia, crea una "comunità" di vissuti che sicuramente li lega molto di più dei fratelli di età diverse. D'altra parte, anche per i gemelli identici, fin dalla gravidanza, non c'è una coincidenza totale  dello sviluppo, né fisico né mentale. Un segno molto chiaro del fatto che  le esperienze nell'utero non sono identiche è, per esempio, la diversità di peso riscontrata spesso nei neonati monozigoti. Anche le modalità del parto, l'ordine di nascita (con tutti i significati emotivi e simbolici collegati) sono un'esperienza diversa per ciascun gemello. Questi sono solo accenni per sottolineare la complessità  dello sviluppo emotivo e le possibili variazioni anche nel caso dei gemelli. E' però certo che i gemelli crescono sperimentando, fin dalla nascita, esperienze emotive particolari,  che possono rendere più ricca e più intensa la loro sensibilità e più sottile la capacità di cogliere i sentimenti propri e altrui. Il processo di costruzione dell'identità e delle relazioni affettive, in una coppia di gemelli che vivono e crescono insieme, è così intenso che può renderli più sensibili dal punto di vista emotivo; direi che questo avviene forse non tanto per le caratteristiche genetiche comuni, ma per le relazioni affettive particolari che si instaurano all'interno della coppia gemellare e in relazione ai genitori e agli altri membri della famiglia. Un gemello, per esempio, sperimenta meno la "solitudine" e forse sperimenta più precocemente la "gelosia". Un altro aspetto importante e molto bello dal punto di vista delle relazioni affettive è che, nel caso dei gemelli, si attiva subito una famiglia - allargata. Per la necessità di avere aiuto concreto, i genitori, soprattutto la mamma, dei gemelli  corrono meno il rischio di provare  quella situazione di solitudine emotiva che ci può essere quando si ha il primo figlio e che può caricare di ansie la relazione madre-bambino nei primi mesi di vita. Automaticamente, il fatto di avere due bambini - od addirittura averne tre - attiva altre energie ed altre  presenze educative ed affettive: non solo la mamma ed il papà, ma anche i nonni, i vicini, i parenti, le amiche, disponibilità fisiche ed  emotive che sicuramente fanno bene sia alla mamma ed al papà che ai bambini."


Domanda: "E' importante che i bambini gemelli vivano le esperienze insieme, oppure è importante anche che abbiano un cammino separato? (ad esempio per quel che concerne la scuola)"

Risposta: "Dal punto di vista psicologico, di solito, si tende a favorire sia lo stare insieme che il differenziarsi; alternanza che avviene già automaticamente perché, normalmente, tra bambini - anche tra gemelli monozigoti - la necessità fisiologica di farsi notare, di trovare un proprio spazio all'interno della famiglia, di attirare l'attenzione della mamma e del papà stimola il formarsi di caratteristiche individuali ben precise. E' importante, come si dovrebbe fare con tutti i bambini, osservare gli atteggiamenti dei gemelli, ascoltare le loro comunicazioni verbali e non verbali, cercare di cogliere i loro desideri e le loro paure, come singoli individui all'interno della coppia gemellare.  In particolare, per i gemelli identici, che  nei primi anni tendono ad identificarsi l'uno con l'altro, è fondamentale l'attenzione  degli adulti nel cogliere i momenti più opportuni per favorire la  differenziazione tra i bambini, ma anche per rispettare il loro desiderio di stare insieme e la loro  paura di essere separati. Nei primi anni, quando ancora ogni bambino, com'è naturale, non ha raggiunto una sicura immagine di Sé, la separazione di un gemello dall'altro può provocare sofferenza, a volte la stessa  sofferenza provocata dal distacco dalla madre o dalle altre figure adulte di riferimento. Conoscere i gemelli può farci apprezzare e conoscere  il sentimento di fratellanza, il legame fraterno, che non è stato finora approfondito a sufficienza anche dal punto di vista psicologico. Ma, all'interno del legame fraterno (non solo tra i gemelli ), non c'è solo amore, protezione, complicità, tenerezza; sappiamo bene che è normale che ci sia gelosia, competizione, rabbia, aggressività, conflitto, sensi di colpa, ecc. Non ci sono regole a cui attenersi, né "soluzioni" uguali per tutti, ma  è importante che i genitori non neghino, nei loro figli (e a sé stessi ), questi sentimenti e che cerchino di cogliere il momento in cui è utile e necessario anche "lasciar litigare" favorire la separazione, le scelte individuali anche contrastanti, momenti affettivi "divisi" con la mamma ed il papà e gli altri familiari. Crescendo, quando il processo di identificazione è definito, i bambini stessi ci segnalano in modo chiaro i loro bisogni e le loro preferenze; le ragioni di conflitto si esplicitano e anche i gemelli possono litigare senza aver paura di perdere una parte della loro identità . Questi percorsi  di differenziazione vanno favoriti, come si fa con i fratelli non gemelli. Identici o non identici, per poter essere se stessi, i gemelli vanno trattati come individui distinti (come in effetti sono) e non come "coppia". Normalmente si consiglia, dalla scuola elementare in poi, di dare la possibilità ai bambini di avere dei percorsi educativi differenziati. Ad esempio, si suggerisce l'inserimento in classi diverse per permettere ai bambini di sperimentarsi senza avere sempre l'aggancio, la protezione o il confronto-competizione con il fratello. Altrimenti si rischia che questo legame, questa ricchezza del crescere insieme, diventi un vincolo, un ostacolo, e magari vengano limitate caratteristiche individuali che, invece, si possono sviluppare se i gemelli vanno a scuola in classi diverse, fanno amicizie con altri bambini ed incominciano ad avere  i loro percorsi affettivi extrafamiliari individuali e diversificati, sia con gli adulti che con i coetanei. Uno dei rischi maggiori, quando inizia la naturale e inevitabile competizione sulle competenze e prestazioni scolastiche, sportive, ecc. è che i gemelli si concentrino troppo sul confronto (o sull'imitazione) con l'altro gemello e non allarghino invece il loro campo relazionale con gli altri bambini; questo essere "troppo in coppia" limita le possibilità di sviluppo autonomo. La separazione, il conflitto, la frustrazione, possono essere dolorose, ma aiutano a crescere; questo vale per tutti i bambini e anche per i gemelli.


Domanda: "Si è parlato di una nuova organizzazione dei legami di coppia  quando si diventa genitori : ma è una nuova organizzazione in funzione del bambino o con il bambino?"

Risposta: "Quando si diventa genitori per la prima volta, avviene un passaggio importante nel processo di maturazione  emotiva ed affettiva degli adulti - sia come individui (l'uomo e la donna diventano mamma e papà), che come coppia (i compagni  diventano, appunto, genitori). Un bambino nasce sempre da un desiderio, normalmente dal desiderio e dal piacere di una coppia. Nel diventare genitori piacere, desiderio e cambiamento coesistono: avere un figlio è una vera avventura. In questa avventura i nuovi genitori dovrebbero creare una nuova organizzazione con il bambino e non per il bambino, nel senso che ogni elemento della famiglia dovrebbe avere il proprio spazio emotivo, pur all'interno di legami affettivi così forti. Dovrebbe essere un'avventura che continua verso nuove mete. I genitori  non dovrebbero annullarsi completamente nell'essere padre e madre, ma continuare ad  essere anche una coppia, una coppia con un figlio. I figli hanno bisogno di avere dei genitori che pensino a loro, ma hanno anche bisogno di potersi identificare in  una coppia di adulti  che mantengono una propria identità e ricchezza affettiva. E' normale che, nei primi tempi, i ritmi di vita e anche le relazioni all'interno della famiglia siano "sconvolti ", che i genitori si sentano confusi e disorientati, che in certi momenti non ci si riconosca più, come individui e come coppia.  Ma è  importante che i genitori si ricordino di essere anche  marito e moglie e, quindi, cerchino di ritrovare e mantenere  uno spazio personale in questa nuova ed importante esperienza. Quindi, il diventare famiglia dovrebbe aumentare ed arricchire i legami affettivi non sconvolgerli. Mettere al mondo un figlio  significa vivere un cambiamento profondo della propria vita, della propria identità; è un cambiamento che arricchisce, aggiunge senso all'esistenza  e consente di immaginare un futuro, un progetto di vita che va al di là non solo dei limiti temporali della vita dei genitori, ma anche al di là dei "confini prevedibili", soprattutto porta a scoprire aspetti di Sé sconosciuti; è importante che questa avventurosa scoperta sia fatta insieme dalla madre e dal padre, sia un percorso condiviso. Essere genitori è una scoperta continua di sentimenti "totali" (amore totale, ma anche rabbia,  sconforto, smarrimento, onnipotenza ed impotenza  emotiva insieme, ecc.).  Ogni cambiamento provoca dei conflitti, il cambiamento della genitorialità  ancora di più, perché se i sentimenti sono profondi, sono inevitabilmente conflittuali. Diventare genitori di gemelli accentua  i processi descritti prima, rende più ricca, ma anche più complicata l'esperienza genitoriale.  Con due / tre bambini è inevitabile che il "peso" fisico ed emotivo e l'importanza della presenza dei bambini aumenti. Aumenta l'orgoglio, la soddisfazione di  avere "creato" la vita, l'esperienza emotiva di proteggere, aiutare a crescere, la possibilità di  specchiarsi e riconoscersi in figli diversi; ma aumenta anche il "peso" della responsabilità, la fatica fisica , la paura di perdere la propria identità  e la propria vita "di prima". Può essere più facile per il papà occuparsi dei propri figli, la mamma può essere meno "esclusiva" e quindi la coppia, paradossalmente, può essere più unita; può sperimentare la genitorialità insieme,  più della coppia che ha un figlio unico. Possono aumentare, però, anche i sensi di colpa, la paura di non essere in grado, la paura di "fare differenze", di  "preferire" un figlio all'altro, la difficoltà a capire e gestire  le  gelosie e i conflitti tra i bambini. E' importante che i  nuovi genitori, comunque,  tengano aperta  la comunicazione tra di loro,  abbiano fiducia nell'altro, si confidino anche  i sentimenti "negativi", quei sentimenti "inconfessabili", che sempre i figli  fanno emergere in noi. La  famiglia  è anche questo, un luogo in cui apprendere a convivere con il conflitto, con le differenze.  Nella famiglia l'identità si conquista con il confronto e anche con l'opposizione, non c'è nulla da temere nel riconoscersi differenti. I figli, soprattutto i gemelli, ci possono aiutare a capire  l'utilità di questa parte apparentemente scomoda."


Domanda: "Il gioco è importante nel rapporto figli - genitori?"

Risposta: "Il gioco è fondamentale. Il  bambino, attraverso la relazione di gioco con le persone e gli oggetti, scopre se stesso, i  confini  (fisici ed emotivi), le proprie caratteristiche  e possibilità , il confine tra mondo esterno e mondo interno, rielabora le proprie esperienze, anche le più dolorose . L'attività del bambino è un gioco continuo in cui vengono rappresentate "memorie", contesti vissuti, legami  affettivi sperimentati, frustrazioni, conflitti, sentimenti felici e sentimenti sgradevoli che, attraverso il gioco, vengono spostati e rivissuti  su oggetti esterni   "neutrali" (giocattoli, bambole, macchinine, burattini)  e così  poi diventano parte del mondo interno del bambino, del suo pensiero. Si potrebbe dire che, attraverso il gioco, il bambino impara a "digerire" la realtà, la scopre,  pian piano impara a padroneggiarla  e in questo modo costruisce la propria identità  e procede  nello  sviluppo cognitivo, motorio, affettivo, ecc. In questo importantissimo  processo  è  fondamentale la presenza dei genitori che dovrebbero accompagnare  il  figlio, senza sostituirsi a lui, senza  essere intrusivi, lasciandolo sperimentare e "sbagliare " (naturalmente  proteggendolo da pericoli reali). Altrettanto importante è il gioco con  altri bambini e anch  che il bimbo abbia momenti in cui  può giocare  da solo, se vuole. Il gioco ha grandi significati simbolici. Un gioco speciale, importantissimo nei primi anni  di vita,  è l'oggetto transizionale  (es. "copertina di Linus, pelouche, ma anche  un cucchiaio o un'altra cosa "strana "), che sostituisce simbolicamente per il bambino la mamma o il papà e lo rassicura nei momenti difficili. I bambini spontaneamente ci fanno capire quali sono i loro bisogni e le loro esigenze.  Se si è abbastanza fiduciosi - come adulti e come genitori - nelle proprie capacità di essere padre e madre e si ha voglia di stare bene con i bambini, di gustarsi il piacere di crescere i figli, sono proprio i bambini che ci aiutano a capire le cose di cui hanno bisogno ed il gioco è il loro  primo bisogno. Per loro, ogni attività, ogni momento della giornata, anche mangiare, dormire, fare il bagnetto, è un gioco continuo: è il gioco della scoperta del mondo. Credo che la "capacità di gioco", in particolare del gioco simbolico, si sviluppi più velocemente all'interno della coppia gemellare, proprio perché - dalla nascita - i bambini si trovano in una situazione particolarmente "socializzante", anzi condivisa. Il rischio è che, nella coppia, si strutturino in modo troppo "rigido" i ruoli di gemello-trainante e di gemello-gregario. E' importante che i genitori e gli eventuali fratelli maggiori entrino nel gioco dei gemelli, mettano regole e limiti. E' molto bello vederli giocare insieme e scoprire la creatività che i bambini spontaneamente manifestano (esperienza molto più difficile con un figlio unico che chiede continuamente la presenza e l'attenzione dell'adulto per poter giocare), ma è altrettanto importante ricordarsi che anche ai gemelli è necessaria la funzione adulta di "contenimento", l'elaborazione dei vissuti, la trasmissione delle regole, dei valori educativi e delle "passioni" dei genitori e degli altri familiari. E' importante che il genitore parli e legga ad ognuno dei bambini, in modo specifico e differenziato, che restituisca con le parole ad ogni figlio, il significato delle emozioni che sta provando, delle esperienze che fa individualmente ed in coppia. La comunicazione verbale e lo sviluppo del linguaggio agevolano, infatti, la differenziazione e la costruzione di identità non troppo interdipendenti (quando i gemelli non venivano seguiti con attenzione, spesso si rilevava un ritardo dello sviluppo del linguaggio)."


Domanda: "Molti bambini hanno oggetti di riferimento (la coperta, il fazzoletto, ...). Come comportarsi in questi casi?"

Risposta: "Il gioco ha grandi significati simbolici . Un gioco  speciale, importantissimo nei primi anni di vita,  è l'oggetto transizionale  (es. "copertina ", fazzoletto, pelouche, ma anche  un cucchiaio o un'altra cosa "strana"), che sostituisce simbolicamente per il bambino la mamma o il papà e lo rassicura nei momenti difficili. Questo è  un passaggio fondamentale dello sviluppo affettivo , perché significa che il bambino è in grado di trovare  - anche in assenza della mamma o del papà - un oggetto che ricorda la famiglia, la casa, la relazione con i  genitori e che è in grado di consolarlo e di rassicurarlo. Il bambino comincia ad avere un mondo interno di pensieri, ricordi ed emozioni, una fiducia di base interiore, rappresentata nell'oggetto transizionale,  che cominciano a costituire la sua identità autonoma, la sua possibilità di indipendenza, di "farcela da solo". Per quanto riguarda i gemelli, credo venga usato "meno" perché, ancora una volta, hanno legami affettivi tra di loro che possono compensare il vissuto di separazione - abbandono dalla figura genitoriale al momento di andare a letto o di andare all'asilo nido, ecc.. E' altrettanto vero che, durante le "attese forzate" (per il pasto, il cambio, ecc.) i gemelli hanno più bisogno di oggetti "consolatori"; nelle attese, però, hanno l'opportunità - vedendo cosa succede al fratello - di  anticipare, imparare, interessarsi a quello che poi succederà loro. E' un intreccio di esperienze cognitive importanti e di esperienze affettive "forti" (la gelosia, l'invidia, il desiderio "di essere al posto di" sono sperimentate precocemente). Quando l'oggetto transizionale c'è, sarebbe davvero interessante osservare le differenze tra gli oggetti transizionali dei gemelli, perché possono rappresentare le loro diverse identità e i loro diversi bisogni affettivi.


Domanda: "E' importante che tutte le persone che ruotano intorno ai gemelli (famiglia allargata) abbiano, nei confronti delle richieste e dei capricci dei bambini, lo stesso atteggiamento?"

Risposta: "La presenza di tanti adulti nell'educazione dei bambini è sicuramente una ricchezza, come è una ricchezza la presenza di tanti bambini. L'unico problema può essere una sovrapposizione di interventi, di ruoli e di funzioni e soprattutto il rischio che gli adulti che si occupano dei bimbi non si confrontino tra loro, non condividano, non mettano in discussione con gli altri le loro decisioni, i loro atteggiamenti. E' importante che, comunque, la mamma ed il papà rimangano le persone che decidono. Le scelte educative devono essere del papà e della mamma. Quindi, è necessaria la disponibilità tra adulti a confrontarsi, a parlare, anche a discutere, sempre con l'obiettivo di  favorire la migliore crescita  dei bambini. Può diventare  un processo di arricchimento anche dell'adulto se  riesce a confrontarsi apertamente. Vuol dire  affrontare le differenze all'interno della coppia, ma anche tra genitori e nonni, rivivere esperienze infantili e genitoriali passate, "rivivere"  la storia familiare, in cui ora si inseriscono i bambini. I bambini - da parte loro - sono abilissimi ad adattarsi alle varie situazioni. Anche quando sono piccoli, riconoscono perfettamente i vantaggi di una situazione rispetto ad un'altra e - quindi - come adulti  dobbiamo  stare un po' attenti, per non cadere nei loro giochi di seduzione. La nostra funzione educativa adulta comporta anche la parte "faticosa", ma necessaria,  delle regole, dei divieti, dei NO"


Domanda: "I bambini manifestano, verso il 6° mese, l'ansia di separazione dalla madre. E' normale?"

Risposta: "Questo è un altro passaggio importante, segnala che il bambino ha iniziato ad identificarsi e ad identificare gli adulti che si occupano di lui. Quindi, vuol dire che sta davvero crescendo anche dal punto di vista emotivo e cognitivo e si rende conto chi è la mamma, chi è il papà, chi è la nonna e - pian pianino - anche chi è se stesso (prima scopre gli altri, solo alla fine scopre sé; il gioco dello specchio è bellissimo  per questo aspetto). Dall'attaccamento alle figure  fondamentali, che all'inizio è fortissimo, pian piano il bambino impara a separarsi, proprio passando attraverso l'angoscia delle persone sconosciute;  se è sostenuto affettivamente in questa separazione e fa esperienze positive  al di fuori della famiglia, questo diventa un processo di maturazione e di crescita."

Giugno 2001

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