Per gli aspiranti genitori di gemelli: infertilità e fecondazione assistita

"Sono alla prima gravidanza ottenuta con la FIVET (fecondazione assistita).
Sono all'inizio della 7° settimana di gestazione e da circa 10 giorni ho scoperto che potrebbe essere trigemina! nell'ultima ecografia risultano tre camere gestazionali ognuna con il suo sacco vitellino!
Non riesco ancora a riprendermi dalla notizia! In realtà sapevo che ciò sarebbe potuto accadere, ma la percentuale era talmente bassa (2% circa) che io, reduce peraltro da un primo tentativo fallito, mai avrei pensato di restare incinta di tre piccolini!
Sono talmente abituata a pensare a me stessa come una persona infertile che ora non riesco ad affrontare questo evento della mia vita  in modo sereno... Ma la cosa che mi fa soffrire di più è che questa mia reazione emotiva era del tutto imprevista:  per almeno 4 anni io e mio marito abbiamo cercato invano di avere un figlio sicché credevo che, una volta rimasta incinta, sarebbe stato tutto in discesa!
"

(Alessandra - Picci)

Molti genitori di gemelli sono tali grazie alle fecondazione assistita, così abbiamo deciso di dedicare una pagina all'argomento, fornendo links e bibliografia utile e raccogliendo le testimonianze di genitori di gemelli che sono passati attraverso la fecondazione assistita, per mettere a disposizione di quante più persone possibile l'aiuto, le notizie e le esperienze di chi alla fine ha potuto abbracciare dei gemelli.

Se volete raccontare la vostra esperienza al riguardo scrivete a info@ilmondodeigemelli.it.

 

Il sito "Il Nido" ha delle pagine dedicate all'infertilità e la comunità virtuale "Mamme on Line" (recentemente costituitasi in associazione) ospita nel suo forum diverse stanze dedicate all'infertilità e alla fecondazione assistita:

Inoltre Mamme on Line sta conducendo una battaglia per la difesa della fecondazione assistita.

Alcune testimonianze:

Giovanna: "Mi chiamo Giovanna e sono la mamma di tre splendide creature. Il mio viaggio inizia qualche anno fa,quando pensai di aver un figlio, ingenuamente pensai che fosse la cosa più semplice che si potesse fare... Ora mi rendo conto e so che non è così, mi sbagliavo, a volte quando non si provano certe esperienze sulla propria pelle non si capisce... Con il passar del tempo fu chiaro che c'erano dei problemi, così iniziammo a fare delle analisi (non ho ancora capito perché si pensa subito alla donna) e a parte piccole cose... non risultò nulla di nulla, così passammo a mio marito, gli facemmo fare uno spermiogramma ed iniziammo a capire qualcosa. Subito dopo, iniziò una serie di indagini tra cui il cariotipo: ecco fatto, trovato il bandolo della matassa, era un "problema" genetico... Ci mettemmo subito in moto, interpellammo il genetista più bravo, il genio dei libri, il professor Dalla Piccola, che lesse tutti gli incartamenti e decretò senza la minima emozione che si trattava di due sindromi piuttosto serie: la sindrome di Patau e quella di Down. Subito dopo andammo da un andrologo (ovviamente quello più quotato) che, senza mezzi termini, mi disse: "Cara signora, lei non potrà MAI diventare madre, si rassegni!". Presi coraggio e dissi: "Professore non c'è nessuna speranza? Neanche nei centri di fecondazione assistita???" Lui mi guardò e disse: "No"!!!!!!!" "Ma neanche all'estero????" E lui "No!!!!!!!!!"

A quel tempo, frequentavo un forum dove c'era una sezione chiamata Cicognine, dove molte altre ragazze - nel bene e nel male - stavano vivendo il mio stesso dramma (la prima cosa che ti passa per la testa in questi casi è il sentirti sola, è l'essere convinta che solo a te sta accadendo e che nessuno ti può aiutare). Con il loro aiuto e con la forza che inconsapevolmente avevo non mi arresi, andai avanti e cominciai a cercare su internet... trovai molti centri sparsi in tutta Italia e, con alcuni di essi andammo a parlare, poi un giorno lessi di un centro a Bologna chiamato Sismer che aveva la biopsia dell'embrione... (tengo a precisare che prima di iniziare questo lungo cammino, ero ignorante su tutta la materia e, soprattutto, sui termini medici). Andammo ed iniziammo la terapia ormonale, con la quale riuscimmo ad ottenere tredici ovociti (un numero molto alto) per poter fare una ICSI. Di questi, però, tra fecondazione e biopsia, ne rimasero solo due... pochi ma buoni... così facemmo il transfert e tornammo a Roma dove per quattordici giorni non si fece che pregare e sperare... Il 15° giorno feci le beta e risultarono lievemente positive... Vista l'ansia chiamai la mia ginecologa e presi appuntamento per fare un'ecografia, c'era... uno, ma c'era! Tutta felice chiamai il centro e concordammo di aspettare altro tempo per poter essere sicuri, detto fatto passarono altri venti giorni e facemmo un'altra ecografia, c'erano due cuori che battevano, eravamo emozionatissimi ed al settimo cielo... Visto la problematica, decidemmo di fare l'amniocentesi e nella visita preliminare il medico ci disse: "Signori ci sono due cuori che battono" tutti euforici rispondemmo... "Si, si, lo sappiamo..." lui ci guardò e sogghignando ci disse: "Avete parti gemellari in famiglia?" Noi sempre tranquillamente: "Sì ,ma perché?"" LUI: "Perché sono tre..." Io: "Tre!!! Lory... tre!!!" e lui: "Sì signora, un embrione si è sdoppiato, quindi ha tre cuori". Che dire, restammo senza parole, ma fummo orgogliosi e soddisfatti di non esserci arresi. Adoriamo i nostri figli, adoriamo la nostra vita pur essendo pieni di paure, se dovessimo tornare indietro rifaremmo tutto da capo e li rivorremmo tutti e tre..."

 

Michelle: "Questa è la nostra storia (sterilità, adozione, concepimento naturale)...

Nel lontano gennaio 1995 decidemmo che era un buon momento per avere un figlio, e qui ci sbagliavamo di grosso! Io avevo 30 anni, all’inizio dei nostri tentativi vado dal medico della mutua per farmi prescrivere degli esami pre-concepimento (per sapere se avevo fatto la rosolia, etc…) lui mi risponde: "Signora, non ci sono esami pre-concepimento da fare e comunque lei è troppo vecchia per concepire un figlio!" Conseguenza, il giorno dopo cambio medico della mutua. Arriviamo a settembre 95 un po’ delusi, dormivo con il termometro sul comodino, calendari, temperature basali e inizio a non capirci niente, allora decido di andare presso un noto ospedale di Torino per parlare del problema e sul da farsi. Non mi è ancora chiaro del perché, ma da qui in poi per molti anni incontriamo per molto tempo non risposte e nessun tipo di professionalità da parte dei medici a cui ci affidiamo. Dicembre 95 finisco nelle mani di una Dottoressa che mi fa riprendere la temperatura basale per alcuni mesi (l’avevo già fatto, ma non lo aveva deciso lei), test post-coitum, esami del sangue, dosaggio della prolattina, arriviamo a Marzo 96, con questi esami in mano e la dottoressa decide per un ricovero ospedaliero di 3 giorni, per effettuare i dosaggi ormonali in situazione di “tranquillità”, con altri esami clinici. Giugno 95 passo 3 giorni in ospedale a carico dell’Asl a farmi fare prelievi del sangue 3 volte al giorno, ecografie e infine TAC con contrasto! A questo punto la cosa non mi piace più, soffro di claustrofobia, e non vedo perché mi devo far iniettare un liquido di contrasto che potrebbe darmi un reazione allergica per una ricerca di ipotetico tumore all’ipofisi che già anni prima era stato diagnosticato inesistente. Durante la Tac, prima dell’iniezione del liquido di contrasto, vengo soprafatta da una crisi di claustrofobia, durante la quale vengo anche insultata dal medico radiologo che mi dà della matta. Poi, quando ha capito che ero veramente sconvolta, mi confida che dall’esame preliminare non avevo nulla all’ipofisi e quindi procedere nell’esame era inutile. In questa occasione, vengo dimessa con una bella curetta per la prolattina, pastiglie che ti fanno vomitare anche l’anima. Dopo un mese, torno a parlare con la dottoressa che mi dice che i valori della prolattina erano OK e che, quindi, non mi avrebbe dato alcuna cura. Invece, mi dice che avevo un polipo all’utero e di ripresentarmi solo dopo averlo fatto togliere. Quando le faccio presente che, invece, una cura per la prolattina me l’aveva già data e che volevo la mia cartella clinica per avere l’esito della eco, in quanto ero stata curata per prolattina senza l’esito degli esami e invece l’esito della eco c’era già un mese prima e non mi aveva detto nulla, sono stata trattata “come paziente non desiderata” e quasi cacciata.

Pausa dopo questa prima avventura decidiamo di prendere fiato.

Dicembre 97 cambio ospedale, vado a fare una eco, mi confermano il polipo, e mi prenotano una isteroscopia per toglierlo. Tutto questo in tempi brevissimi (15 giorni). Il giorno della isteroscopia mi presento all’ospedale civile nell'interland torinese, presento documenti ed esami all’ufficio del reparto e mi dicono di attendere nel corridoio. Dopo alcuni minuti, arriva una signora in reparto e si siede vicino a me. Dopo un po’ arriva un'infermiera, bisbiglia qualcosa nell’orecchio alla signora appena arrivata, questa si alza ed entra nella stanza operatoria. Dopo 15 minuti il finimondo… Stavano eseguendo l’isteroscopia con i miei esami, alla signora. L’infermiera esce color lenzuolo e chiede al marito della malcapitata documenti ed esami. Quando poi tocca a me, il primario era nero in faccia per il casino successo. Mi ha praticato l’isteroscopia l’ecografista, seguito dal primario, erano tutti molto agitati e io soffrivo i dolori dell’infermo, alla fine si sono portati a casa le mie imprecazioni. Il primario soddisfatto mi annuncia che un frammento del polipo era stato tolto e che già a occhio nudo poteva dire che non era nulla di grave e che, quindi, il mio polipo me lo potevo tenere. Quando io gli annuncio che ero andata per farmelo togliere perché nel noto ospedale di Torino mi avevano detto che non mi potevo più presentare da loro per fare altre indagini sul perché non rimanevo incinta finché non me lo fossi fatto togliere… altro finimondo, il primario si attacca al telefono e mi fa prenotare a Torino per l’intervento.

La confusione e la delusione regnavano sovrani, le battaglie sostenute con una sanità ignorante e bendata mi aveva messo a ko. Marzo 97, parlando con un amica, vado a farmi visitare privatamente da un medico a Giaveno. Questo medico mi parla per un'ora mi visita, eco e mi annuncia che il polipo e le cisti ovariche andavano tolte. Aprile 97, ricoverata e operata. Il medico mi aveva già annunciato che dopo l’intervento non ci saremmo visti perché lui doveva andare a fare un intervento presso un altro ospedale. Peccato che nel pomeriggio, invece, si presenta dicendo che l’intervento era andato bene, cisti e polipo tolti, tube aperte, mi aveva trovato anche dei fibromi da togliere, ma non aveva avuto tempo e poi per una gravidanza i fibromi non creano problemi. Dopo 6 mesi (guarita dall’intervento), il medico che mi aveva in cura mi prescrive dei cicli con il Clomid. Dicembre 97 nessun risultato, allora prescrive a mio marito (senza consigliare un visita da un andrologo, fa tutto lui) un spermiogramma. Con i risultati in mano, decreta che con quei valori lì potevo solo andare in chiesa ad accendere un cero. Quindi ci consiglia un'inseminazione presso un centro che conosceva lui ed inizia anche a sparare cifre per la cura. Chiudiamo di nuovo il capitolo altra pausa .

Un giorno vado dal mio meccanico, amici di vecchia data, che mi parla di un suo amico medico, lo guardo e chiedo, medico specializzato in che cosa? Risposta: "Ginecologo". Io: "Dammi il numero di telefono".

Dicembre 98 Vado dal dottore amico del meccanico e devo dire che iniziamo a vederci un po’ chiaro. Mi fa raccontare la mia storia, mi visita, mi dice che avevo dei fibromi che prima o poi erano da togliere, mi fa fare un ciclo di Clomid, poi mi fa un esame detto sonosalpinografia. Febbraio 99 L’esame in questione rivela che entrambi le tube erano chiuse. A questo punto mi sembra che si illumini il mondo, ora so perché non rimanevo incinta!

Ci consiglia di andare a Torino, presso la clinica universitaria a centro Fiver, lui lavora come ecografista per il centro Fiver Siamo a marzo 99. Colloquio al centro Fiver, dove controllano tutti gli esami fatti (storcono il naso) e poi leggono l’esito della sonosalpinografia e il nome sulla carta dello studio del medico che risulta fondamentale (della serie se lo dice un medico interno all’ospedale allora sarà vero) e quindi mi risparmio di fare un sacco di esami e di perdere un sacco di tempo.

Settembre 99 Primo ciclo di Fivet, un solo ovocita fecondato, risposta: uno solo basta. Ma inevitabilmente al 12° giorno si presentano le mestruazioni. Marzo 2000 secondo ciclo di Fivet, due oviciti fecondati, ma anche questa volta dopo 12 giorni mi vengono le mestruazioni. A questo punto ci sembra chiaro che questa non è la nostra strada. Forse quel sogno che ci tenevamo in fondo al cuore di adottare un bambino era la nostra strada. Quindi giugno 2000 intraprendiamo la strada dell’adozione. Dicembre 2000 finiamo i colloqui e gli incontri con l’assistente sociale e la psicologa con un incontro finale per farci leggere la relazione per il giudice. La relazione era molto positiva e ci rispecchiava alla perfezione. Ci congediamo da loro fiduciosi e, comunque, cresciuti. Sapevamo che la nostra domanda scadeva nel giugno 2002 e che potevamo essere chiamati dal tribunale in qualsiasi momento oppure mai.

Marzo 2001 una nostra amica (ci eravamo conosciuti in ospedale durante il secondo tentativo fivet), che nel frattempo era rimasta incinta grazie a un'inseminazione fatta in un ospedale del cuneese, mi telefona e insiste che vada dal suo medico che magari può aiutare anche me a rimanere incinta. Io le rispondo che ormai abbiamo chiuso con le fecondazioni di qualsiasi tipo e che avremmo proseguito solo sulla strada dell’adozione. Insomma la mia amica insiste così tanto che, per farla contenta, prendo questo numero di telefono e chiamo per l’appuntamento. Vado da un medico che ascolta il mio bagaglio di esami, tentativi e quant’altro e mi visita, mi dice che i miei fibromi sono proprio da togliere e che in sede di intervento avrebbe controllato per capire se le tube erano chiuse o no. A malincuore mi faccio operare, con la convinzione che se i fibromi erano da togliere allora sia, e se poi i tribunale ci avrebbe affidato un bimbo e io mi dovevo far operare d’urgenza meglio togliersi il problema ora.

02 Aprile 2001 operata, il medico mi viene a trovare il camera il giorno dell’intervento e mi dice che tutti i fibromi e miomi sono stati tolti e che una tuba era aperta, ma che l’altra l’aveva trovata “attaccata” all’intestino e che ora era a posto. Mi dice, inoltre, che se volevo anticipare gli eventi di andare da lui tra sei a completa guarigione a tentare un'inseminazione.

Sarà, ma non abbiamo da alcun peso alle sue parole, ne avevamo già sentiti tanti medici che ci assicuravano il “bimbo in braccio” entro 2 anni dall’inizio delle cure, etc… manco fossero dei padre eterni.

Settembre 2001 Non gli ho dato retta. Sei mesi dopo ero sparata modello trottola in giro per lavoro (conversione all’euro su procedure contabili), nonostante la mia amica insistesse che andassi a fare l’inseminazione. No, noi aspettavamo… L’adozione (pensavamo noi)

24 Ottobre 2001 (pochi giorni dopo sarei andata a fare un'immersione in mare e mi sarei potuta giocare i miei piccoli senza nemmeno saperlo) scopro di essere incinta, incredula, in modo naturale, senza cure... così! Alla settima settimana, durante l’eco, scopriamo che c’erano due bellissimi “FARI” che pulsavano e ci conducevano in un porto sicuro, fuori dalla bufera e intemperie alle quali eravamo stati esposti per tanti anni.

20 Dicembre 2001 telefonata dall’assistenze sociale, il tribunale ci aveva abbinato ad un bimbo. Un momento terribile, dover dire di no all’adozione senza avere la certezza che la gravidanza fosse proseguita o meno. Ci rimane la certezza che quel bimbo ha trovato una mamma e papà pronti ad accoglierlo con tanto amore. Nel frattempo la nostra vita è bella più che mai, i nostri piccoli puffetti ci conducono ogni giorno nel mondo della gioia e dell’amore."

Se volete avere maggiori informazioni potete scrivere a m.kling@kilobyte.it

 

Barbara S.: "Sono Barbara e ho 39 anni a maggio!!! Questo per iniziare a dire che NESSUNO si deve scoraggiare!!!! Io e Fabrizio conviviamo dal '91 e nel '98 ci siamo sposati. Dopo un po' di tempo abbiamo iniziato a cercare un bimbo. Dopo quasi un anno, abbiamo capito che qualcosa non andava. Ci siamo rivolti al mio ginecologo il quale ci ha subito dirottati all'Ospedale S. Orsola di Bologna (città dove abito), al reparto fecondazione assistita per i primi esami di base. Le mie tube, fortunatamente non hanno problemi, ma lo spermiogramma di Fabrizio è abbastanza penalizzante. Iniziamo con la stimolazione (punturone tutte le sere per 15 giorni!!), per poi arrivare alla maturazione dei follicoli dove, a quel punto, mi inseriranno il liquido seminale di Fabrizio. Niente da fare. Arrivano le maledette mestruazioni. Fatto sta che dopo 4 tentativi, ci indirizzano a fare una Fivet. La Fivet è sempre la stimolazione, ma con l'asportazione dei follicoli che verranno messi insieme agli spermatozoi selezionati. Preciso che ci sono liste chilometriche per accedere a queste tecniche e l'attesa varia da ospedale ad ospedale. A Bologna l'attesa è di 8-12 mesi!!!!!!! Vi rendete conto? A pagamento, chiaramente, non esiste lista di attesa, ma chi ha 4 mila euro a disposizione per OGNI TENTATIVO??? Calcolate che la percentuale di riuscita si aggira al 30%. Inizio a vedere cosa trovo su internet a riguardo e scopro un sito www.mammeonline.net , dove esiste un forum con persone tutte messe nelle mie condizioni. In questo forum ho trovato amiche davvero speciali che tutt'ora vedo. Tramite una ragazza di Milano, riesco a farmi mettere in lista all'ospedale S. Paolo e lei si offre per ospitarmi a casa sua durante il trattamento. In questo forum ho condiviso lacrime di gioia tutte le volte che una di noi ce la faceva e altrettante lacrime per tutti i nostri fallimenti e vi giuro che erano tanti. Coppie che, come noi, hanno girato l'Italia e che a vicenda ci ospitavamo a casa l'una dell'altra per risparmiare i soldini dell'albergo. Una vera amicizia di quelle con la A maiuscola. Nel gennaio 2002 mi chiamano a Milano per la Fivet. Preparo la mia valigina e con gli occhi lucidi saluto mio marito che dovrei rivedere dopo circa 15 giorni per la raccolta del liquido seminale. La mia amica abita fuori Milano e ricordo che, alla mattina, mi alzavo alle 5 per prendere il bus e la metropolitana per poter essere alle 7,30 all'ospedale. Mi facevo da sola le punture sulla pancia con la conclusione che a metà stimolazione ho dovuto rinunciare, perché la risposta alla stimolazione era scarsa. Non so quante lacrime ho versato sul treno che mi riportava a Bologna. Il mio cuore era disintegrato e uguale le mie speranze di diventare madre e di dare un cucciolo a Fabrizio. Decidiamo di rinunciare e di abbracciare il discorso adozione. Ho sempre desiderato adottare un bambino e non è detto... Le stimolazioni erano diventate ormai una guerra tra me e loro. Troppo stress. Iniziamo a fare i colloqui per l'adozione e ci innamoriamo di questa cosa. Iniziamo a sentirci finalmente genitori ed è una cosa meravigliosa. Unico neo: i costi proibitivi!!! Decidiamo intanto di regalarci un viaggetto nel Mar Rosso e poco prima di partire, mia cognata incinta di due gemelli, li perde al 5° mese. La botta finale... Ero morta, morta dentro. Partiamo con una coppia di amici, la mia migliore amica e una amica comune. Il viaggio è andato benissimo e al ritorno, troviamo un messaggio in segreteria dell'Ospedale di Reggio Emilia (eravamo in lista anche lì) che ci dice che era giunto il nostro turno per la fecondazione. Che fare? Reggio Emilia è vicina e non penalizzerebbe né casa, né lavoro. Decidiamo tentare!!!! Questa volta faranno una ICSI. Oggi quel tentativo si chiamano ELISA E LUCA. Non abbiamo abbandonato l'idea adozione ma solo "congelato" la domanda. Rimane sempre nei nostri cuori e chissà se un giorno... Con immenso affetto a tutte le coppie che stanno affrontando il nostro percorso con un consiglio mio personale. NON MOLLATE. NON MOLLATE MAI. CHI LA DURA LA VINCE"

 

Desi: "Eccomi qua a depositare anche il mio pesante tomo di esperienze. Dunque cominciamo dall'inizio: ad agosto 99 partiamo per un viaggio in India e, facendo la profilassi antimalarica, scopro che devo aspettare almeno tre mesi per cercare una gravidanza perché i residui del medicinale sarebbero tossici per il feto. E noi che pensavamo di concepire il nostro piccino nella splendida Dharamsala! Mannaggia a me... se avessi saputo che era così difficile. Passa un anno senza risultati. Oltretutto ho una forte sensibilità alle ovaie, che mi fa percepire il momento esatto dell'ovulazione, per cui i nostri zin zin erano proprio mirati. Vado dalla mia ginecologa, che mi consiglia la Dott.ssa Livi del Demetra di Firenze, suggerendomi di cominciare gli esami da mio marito perché io sono giovane (all'epoca 28 anni) e apparentemente sana. Il verdetto dello spermiogramma è tremendo, non ci sono i valori minimi nemmeno per una IUI. Comincia una cura sperimentale farmacologica che, dopo sei mesi, da dei risultati miracolosi: ci dicono di tentare per un po' alla vecchia maniera, che potremmo farcela anche così. Sconsolati ci rifacciamo vivi a ottobre 2001 e lo spermiogramma è di nuovo peggiorato. Cominciano le IUI. Io rispondo bene alle stimolazioni con Metrodin, ma mi accorgo di ovulare troppo presto, peccato che non mi creda nessuno. Faccio l'ultima eco il venerdì pomeriggio e fisso la IUI per il lunedì mattina. Sabato mattina ovulo (ancora prima del Prosfasi), ma mi dicono sia impossibile. Secondo tentativo idem come sopra, al terzo mi danno retta e facciamo monitoraggi giornalieri (weekend compresi). Ebbene ovulo in 9° giornata con follicoli di 13 mm che, in ogni caso, sono troppo acerbi. Cambiamo protocollo, usando anche il Suprefact, per cui altri 3 tentativi nei giorni "giusti", ma niente cicogna. Al centro mi dicono basta (fosse stato per loro si sarebbero fermati anche prima) il problema deve essere un altro, o una qualche aderenza delle mie tube, non verificabile con la ISG, o una difficoltà degli spermini a forare i miei duri follicoli. Decido di lasciar perdere la laparoscopia, anche perché non risolverei niente... pur sapendo dov'è il problema. Si passa alla ICSI. Pick up l'11 dicembre 2002, ci sono 7 follicoli per parte e tutti belli grossi. La sera chiamo la mia ginecologa per sapere quanti embrioni ci sono e mi risponde "una meraviglia". Facendo un po' di calcoli e considerando che la percentuale massima di fertilizzazione solitamente non supera il 65/70 penso a 7/8 embrioncini che bisognerà vedere se continuano a crescere, per cui almeno due o tre tentativi senza dover rifare tutta la lunga dolorosa e costosa trafila. Macché, ci sono 14 embrioni e tutti ottimi. Me ne trasferiscono tre e gli altri li congelano. A 10 giorni dal transfer faccio le Beta, era un po' presto ma era l'antivigilia di Natale e il centro poi chiudeva. Risultato: 34, positivo! Ma stavo così male tra dolori e perdite premestruali, oltre a un umore decisamente di m..., che non mi convinco e credo che se pure c'è stato attecchimento poi s'è fermato tutto. Ma pensassi un po' di meno e mi rilassassi di più! Il 30 dicembre le beta sono 1.660, quasi quasi ce l'ho fatta. Il 9 gennaio facciamo la prima ecografia e il ginecologo borbotta tra se, guardo mio marito e ci crolla il mondo. Invece sto fesso borbottava perché vedeva due embrioni e due cuoricini, pensava fosse un fallimento! Noi invece siamo alle stelle. La gravidanza prosegue benissimo e il 14 agosto 2003, a 37 settimane, nascono con parto cesareo Diego e Matteo di 2570 e 2590 grammi".

 

Laura G.: "Ho sempre saputo di avere problemi ormonali e quindi sapevo di dover ricorrere alla fecondazione assistita. All'epoca abitavo in Israele, paese con il più alto numero di trattamenti di fecondazione assistita in rapporto alla popolazione. Abbiamo quindi cominciato a sottoporci alla fecondazione in vitro. Dopo 7 tentativi andati a vuoto, mi è venuto il dubbio che, al di là dei problemi ormonali, ci fosse qualche altro problema non identificato. Ero iscritta a una mailing list di donne con problemi di infertilità e spesso e volentieri sentivo parlare di possibili cause immunologiche della poliabortività. Un giorno ho pensato: e se a causare il mancato impianto degli embrioni fosse un problema immunologico simile a quelli che provocano la poliabortività? Scrissi così al dottor Alan Beer dell'Università di Chicago, pioniere di questa nuova disciplina chiamata immunologia riproduttiva. Il dottor Beer mi consigliò di fare una serie di esami e risultai positiva al test che rileva la presenza di anticorpi antilupus. Si tratta di anticorpi che indicano la presenza di sindrome antifosfolipidica, una delle forme di trombofilia acquisita. La tendenza trombotica impedisce una corretta placentazione e un adeguato scambio fra madre ed embrione. Si tratta di una tipica causa della poliabortività, ormai riconosciuta da molti medici, mentre la relazione fra insuccessi della fecondazione in vitro e disturbi immunologici è ancora oggetto di controversie nella comunità medica. Io comunque mi sono affidata al dottor Beer – che mi ha assistito gratuitamente – il quale mi ha consigliato di fare ulteriori accertamenti. Questo perché spesso la sindrome antifosfolipidica si accompagna ad un'attivazione di altri anticorpi, per cui è necessario combinare più terapie. Il risultato degli esami indica una notevole elevazione dei linfociti noti come Nk (Natural Killer cells), e in particolare dei CD56+. Si tratta di cellule del sistema immunitario che svolgono normalmente azione antitumorale. In caso di iper-reattività del sistema immunitario, queste cellule possono alterare l'endometrio e impedire l'impianto degli embrioni. La cura per la sindrome antifosfolipidica era a base di aspirina a basso dosaggio, combinata a eparina a basso peso molecolare. Per il secondo problema, invece, mi viene proposto un trattamento sperimentale a base di immunoglobuline (IViG). Per intendersi, si tratta di un emoderivato ottenuto da un pool di donatori, capace di regolare temporaneamente l'iper-reattività del sistema immunitario. Viene per esempio somministrato ai trapiantati per impedire il rigetto degli organi. Si tratta di una medicina molto costosa e non mutuabile per un caso come il mio: attingo quindi a tutti i nostri risparmi per sottopormi all'ottava fecondazione in vitro, la prima con terapia immunologica. 3 settimane prima della fivet e poi ogni 3 settimane devo farmi iniettare l'IViG per 3 giorni di seguito. Ogni dose costa 1200 dollari. Fra l'incredulità generale (tutti pensano che io sia ormai impazzita e che mi attacchi a una stramba teoria per tentare l'impossibile), inizio il trattamento. Il test di gravidanza è positivo; la prima ecografia mostra 3 camere gestazionali. Fra alti e bassi, la gravidanza trigemellare procede fino alla 33esima settimana. Nascono così i miei 3 gemelli che ora hanno cinque anni e mezzo e che sono per me fonte continua di gioia e meraviglia."

Rossella, autrice insieme a Fara, a cui auguro di approdare presto da queste parti, di "Volando con le cicogne", libro sull'infertilità nato assieme ai gemellini!: "Inizio dalla fine. Il 20 febbraio 2004, dopo una notte insonne agitata dall'incredibile pensiero che dopo poche ore avrei visto i miei figli attesi per 10 anni circa e dalle contrazioni sempre più forti e ritmiche che per un caso strano hanno coinciso col cesareo programmato, ho percorso con mio marito e l'ostetrico il breve ma lunghissimo tragitto dal reparto di patologia della gravidanza alla sala parto. Alle 12.09 e alle 12.20, mentre dormivo, alla 35esima settimana più qualche giorno, hanno visto la luce Eugenio e Beatrice, 2370 e 2450 gr. A mio marito li hanno fatti subito vedere: "Ecco il primo! Ecco il secondo!", gli hanno detto. E' molto difficile, forse impossibile, descrivere l'intensità dell'emozione di un sogno realizzato quando non si osava più sperarci, un sogno così viscerale e grande. Ci sono voluti anni e anni di inutili tentativi naturali, di cure cinesi e tibetane, di lacrime ogni mese, ci sono voluti 6 cicli di ICSi, uno a Milano, 2 a Torino, 3 a Bruxelles, ci sono voluti 2 aborti precoci, esami su esami, c'è voluto l'incontro con una ginecologa angelica che mi ha fatto scoprire la sindrome da anticorpi anticardiolipina che mi impediva di portare avanti le gravidanze, ci sono voluti vari interventi a mio marito, i cui spermatozoi erano bloccati nel testicolo a causa di un'infezione mai diagnosticata che gli ha ostruito le vie seminali dopo aver avuto la prima figlia. C'è voluta anche una gravidanza difficile, centinaia di iniezioni di eparina, 3 ricoveri ecc.. E' stato tutto molto duro, ma noi l'abbiamo affrontato con pazienza e soprattutto non perdendo mai di vista la nostra unione forte, senza la quale non saremmo riusciti ad affrontare le varie batoste. Adesso, mentre scrivo, i miei gemelli di 2 mesi e 12 giorni dormono serenamente davanti a me. Oltre che il Cielo, ringrazio per questa immensa gioia il sito delle mammeonline, senza il quale non sarei mai approdata al centro di Bruxelles e tutti i medici che con il cuore mi hanno seguita e assistita in questo percorso e che hanno permesso ai due mostriciattoli di nascere."

Cristiana: "Io sono Cristiana e il mio compagno di ventura è Domenico; siamo i genitori di Beatrice e Federica, che ora hanno quasi due anni e mezzo (sono nate il 10 dicembre 2001). Ci siamo sposati nel 1997, dopo 3 anni di "fidanzamento" preceduti da 8 anni di amicizia, neanche tanto profonda. Eravamo lì, uno sotto il naso dell'altra, e nemmeno ci guardavamo! Quando abbiamo deciso di smettere di usare anticoncezionali, l'abbiamo fatto senza programmare di avere un bambino: nel caso in cui fosse arrivato, saremmo stati felici. Ma i mesi passavano e le battutine sulle mancate gravidanze cominciavano ad essere un po' troppo frequenti. Abbiamo fatto qualche esame e l'esito è stato che non avremmo potuto concepire in modo naturale, a causa di un intervento non tempestivo subìto da Meco in adolescenza. È stato un colpo al cuore. Ci siamo rivolti al centro sterilità dell'Ospedale San Raffaele di Milano, dove ci hanno sottoposti ad esami di ogni genere prima di inserirci in lista di attesa. Era febbraio e ci aspettava un'attesa di otto mesi. Ci siamo armati di pazienza, soprattutto Meco che restava razionale per tutti e due, visto che quella emotivamente più instabile sono io, che ogni tanto sprofondavo negli abissi dello sconforto. Contavo i giorni e continuavo a chiamare il centro, avevo paura che si dimenticassero di noi. Forse si erano stufati di sentirmi, perché un giorno mi hanno informato che si era liberato un posto ad aprile e mi hanno chiesto se eravamo interessati ad anticipare i tempi. Mi girava la testa, ero ansiosa, avevo fretta di cominciare, la mattina mi svegliavo con il pensiero fisso della terapia ormonale. E poi abbiamo iniziato: Meco ha imparato a farmi le iniezioni sottocutanee, io giravo con le pillole in tasca, abbiamo fatto decine di prelievi del sangue e visite mediche. L'esperienza vissuta al centro sterilità la ricordo molto frenetica, sempre con il timore di non riuscire a fare tutto nei tempi giusti, ma ricordo anche che ginecologi, biologi e anestesisti avevano tutti un atteggiamento che tendeva a tranquillizzare. Ognuno dei medici con i quali abbiamo avuto un contatto è sempre stato più che disponibile a darci tutte le informazioni richieste e a spiegarci, spaesati e intimoriti come eravamo, ogni possibile sviluppo della terapia. Abbiamo saputo che avremmo dovuto ricorrere all'ICSI, che ci è sembrata una cosa impossibile da realizzare. Molte delle coppie che abbiamo conosciuto erano al secondo, quinto, settimo tentativo… era triste e snervante e ci buttava giù di morale. Ma avevamo a nostro favore la mia età (30 anni) ed il fatto che la difficoltà a concepire fosse da parte di Meco. Alla fine ci siamo arrivati: il 30 aprile 2001 mi sono stati prelevati 12 ovociti, che sono stati fecondati in vitro. Il 2 maggio mi sono stati impiantati 4 embrioni. A metà maggio ho saputo che qualcosa aveva attecchito, nonostante avessi avuto delle perdite di sangue. Dopo un paio di settimane si distinguevano due battiti. A ripensarci adesso mi sembra che tutto sia accaduto ad altissima velocità. Eravamo increduli e al settimo cielo. Meco ha informato solo i nostri genitori e poi ha voluto mantenere la gravidanza segreta fino alla fine del terzo mese. Superato lo scoglio, credo di averlo raccontato a mezzo mondo. Il 22 luglio 2001 ho avuto il primo intoppo: ricoverata d'urgenza con forti dolori addominali, ho saputo che un ovaio era praticamente esploso a causa del carico ormonale e si era formata una cisti. In caso di intervento per rimuoverla, avrei potuto abortire. Ovviamente il ginecologo è come l'idraulico, che quando serve non c'è mai, ed infatti il mio era in ferie. Spaventata com'ero, ho fatto la stupidaggine di farmi portare all'ospedale più vicino a casa invece che al San Raffaele. Dopo una settimana di antidolorifici mi hanno rispedito a casa. I dolori sono rimasti una costante per tutto il resto della gravidanza e la cisti è sempre stata tenuta sotto controllo. Il 29 novembre non sono riuscita ad alzarmi dal letto mi sono fatta un altro viaggetto in ambulanza, al San Raffaele stavolta. Ecografie addominali a ripetizione hanno evidenziato che la gravidanza procedeva bene nonostante l'ovaio danneggiato e che la cisti era sempre meno visibile, nascosta dal mio utero gigante. Nel giro di qualche giorno i miei valori biliari sono quintuplicati: la mia piccola Federica stava allegramente passeggiando sul mio fegato. In occasione di uno dei monitoraggi, per individuare il suo battito il sensore mi è stato posizionato praticamente sotto l'ascella! Il 10 dicembre 2001, armata di catetere e piena di buchi causati da due settimane di flebo, ho dato il benvenuto alle mie scimmie con taglio cesareo (con un mese e mezzo di anticipo sulla tabella di marcia). Alle 12.27 è nata Beatrice (1,900 kg), alle 12.29 Federica (1,680 kg). Non me le hanno nemmeno fatte vedere, le hanno portate di corsa in patologia neonatale, dove sono rimaste per un mese. Meco le ha viste nel pomeriggio, io il giorno dopo: due ragnetti bellissimi! La famosa cisti in realtà era un terzo embrione, che non è stato espulso correttamente e si è annidato nell'addome. Fortunatamente non ha proseguito la crescita, altrimenti non sarei qui a raccontare la nostra storia. Ho avuto la montata lattea il giorno successivo e sono diventata la mucca del reparto: tiravo latte ad un ritmo tale che mi hanno riservato un cassetto intero del congelatore! Il 7 gennaio 2002 abbiamo finalmente portato a casa le nostre ragazze, che fortunatamente stanno crescendo in fretta. Che lavoro, ragazzi!"

Altri links:

http://www.cercounbimbo.net/: Centinaia di pagine informative sulle cause dell'infertilità femminile e maschile, sugli esami per diagnosticare l'infertilità, su come monitorare l'ovulazione, sulle tecniche di procreazione assistita (IUI, FIVET, ICSI ecc.) e molto altro ancora

http://www.fecondazione.org: Informazioni mediche alle coppie che desiderano una gravidanza a cura dell'Istituto di Medicina della Riproduzione e Psicosomatica

http://www.madreprovetta.org: Il primo portale dedicato alla fecondazione assistita

http://www.metodinaturali.it/: Associazione tra operatori della regolazione naturale della fertilità

http://www.poliabortivita.it/: A.S.R. O.N.L.U.S., fondata nel 1999, è un'associazione Nazionale di Volontariato, non lucrativa, di utilità sociale, finanziata attraverso donazioni volontarie, che ha come obiettivo primario la tutela e la cura delle pazienti affette da Aborto Spontaneo Ricorrente (A.S.R.).

http://www.cecos.it: Sito dell'associazione senza scopi di lucro CECOS ITALIA (Centro Studi e Conservazione Ovociti e Sperma Umani), costituita da 23 centri distribuiti su territorio nazionale che praticano Procreazione Medica Assistita e crioconservazione dei gameti e degli embrioni.

http://www.sifes.org/: Sito dell'Associazione "S.I.F.E.S. e M.R.", Società Italiana di Fertilità e Sterilità e Medicina della Riproduzione, Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS). Tra le finalità dell'associazione: organizzare e promuovere le conoscenze nel campo della fertilità e del suo controllo, stimolare l’esecuzione di ricerca in tema di riproduzione umana.

http://www.sidr.it : La S.I.d.R. è una libera Associazione interdisciplinare, apolitica, senza fini di lucro fondata nel 1999 su iniziativa di un folto gruppo di medici e ricercatori. Ha lo scopo di favorire lo sviluppo della clinica, della ricerca e dell'informazione, nonché di favorire e promuovere l'aggiornamento e l'educazione permanente in tema di medicina e biologia della riproduzione.

http://www.amicacicogna.it : Amica Cicogna è una associazione (organizzazione non lucrativa di utilità sociale) che si occupa del problema dell'infertilità, che in Italia interessa oggi circa il 20% delle coppie. Nel sito sono disponibili informazioni relative a questo frequente problema e vengono esposte iniziative, suggerimenti e aiuti per il lettore interessato.

http://www.sierr.unina.it/ : Sito della Società Italiana di Embriologia Riproduzione e Ricerca, associazione senza finalità di lucro che ha lo scopo di promuovere lo sviluppo della Biologia della Riproduzione.

http://www.ginecologo.it/menu2.htm : nel sito di ginecologia del Dottor Pollina c'è una sezione dedicata alla sterilità femminile e maschile, alla riproduzione assistita ed alla sindrome da iperstimolazione.

http://www.fertilityfoundation.org/ : Nel sito c'è un elenco di link sull'infertilità.

http://www.britishfertilitysociety.org.uk/: La British Fertility Society (Società Britannica di Fertilità) è una organizzazione multidisciplinare nazionale che rappresenta i professionisti che lavorano nel campo della medicina riproduttiva.

http://www.ihr.com/infertility/ : Sezione del sito http://www.ihr.com (Internet Health Resources - Risorse Internet per la salute) Questo sito web fornisce estese informazioni su IVF, FIVET, ICSI, cliniche dell'infertilità, donatrici di ovociti e prestatrici d'utero, dottori in grado di effettuare operazioni di reversibilità della chiusura delle tube o della vasectomia, cure naturali per l'infertilità, servizi per l'infertilità maschile, banche del seme, farmacie, libri e videocassette sull'infertilità, esami del seme, supporto per l'infertilità, medicinali.

http://www.fertilityworld.org/home.asp "La tua finestra sul mondo della fertilità": servizio fornito dalla Bertarelli Foundation, FertilityWorld.org è una guida per aiutare il paziente a capire, tramite semplici risposte, argomenti complessi riguardanti l'infertilità di coppia e individuale.

http://www.americaninfertility.org/ : La American Infertility Association è un'organizzazione nazionale non-profit che assiste donne e uomini che stanno affrontando decisioni riguardanti la formazione di una famiglia e la salute riproduttiva - dalla prevenzione e cura dell'infertilità alle implicazioni sociali e psicologiche.

http://www.resolve.org : L'Associazione Nazionale (U.S.A.) di Infertilità è una organizzazione dinamica dedicata a procurare educazione, assistenza legale e supporto a uomini e donne con problemi d'infertilità.

http://www.ivf.net/ : Sito dedicato alla fecondazione in vitro (in vitro fertilisation) con novità e articoli, elenchi di cliniche (anche in Italia), libri, articoli, ecc.

Bibliografia:

Aggiornato lunedì 24 maggio 2004

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