No vasino... No water...

(problemi di educazione al "vasino")

Le opinioni dei genitori...

Silvia S.: "Vi prego datemi un consiglio. Mi chiamo Silvia, ho due gemelle nate il 29 luglio del 1996: Alice e Gaia. La primavera scorsa ho deciso di eliminare il pannolino, le mie figlie non volevano più fare la pipì e nemmeno... il resto. Aspettavano la sera che gli mettessi il pannolino per dormire. Quindi lo inondavano, poi ero costretta a levarlo e la mattina quello nuovo era asciutto. Insomma non hanno mai bagnato il letto né i vestiti, niente, però non si sono mai volute sedere a farla sul vasino o sul water, dico mai. Quando devono fare la pipì vogliono il pannolino, ho cercato di convincerle con premi etc... niente da fare. Datemi un consiglio, considerate che loro non portano il pannolino da un anno, vogliono solo metterlo quando devono farla."

Mariarita: "Ciao Silvia, per quanto riguarda il tuo problema non so darti una soluzione, ma riportarti alcuni casi che ho conosciuto nella mia carriera scolastica (perché Sara ed Enrico non hanno avuto problemi da questo punto di vista... anzi Enrico fa ancora la pipì a letto!). Ti dicevo: mi è capitato di incontrare un bambino di tre anni che faceva pipì nel water, ma per quanto riguardava la cacca la mamma doveva mettergli il pannolino; dopo un mese di scuola materna non sapeva neppure più cosa fosse il pannolino, perché (forse su imitazione o per "vergogna" nei confronti degli altri bambini) ha imparato subito e spontaneamente a farla nel water. Mi è capitata anche una bambina che tratteneva la cacca per giorni e giorni, finché la mamma era costretta ad "intervenire" con supposte o similari, anche in questo caso il problema si è risolto a circa due mesi dal suo ingresso in scuola materna. Il terzo caso (sempre sulla cacca, devo dire che con la pipì non mi è mai capitato) non si è ancora risolto. Come insegnanti ci siamo rivolte ad una psicologa per avere delle "dritte". La psicologa ci ha detto che i bambini a quest'età fanno fatica, a volte, a lasciare "i loro prodotti biologici" per la paura di perdere un pezzetto di loro stessi e quindi necessitano sempre di sapere dove il loro "prodotto" va a finire... (in effetti mio figlio quando fa la cacca deve sempre guardare il fondo del water per vedere che cosa ha fatto poi dice: "Ecco ora tiro la catena e la mia cacca va nella fogna!"). La psicologa suggeriva (io riferisco a te così come noi abbiamo riferito ai genitori del bambino con questo problema) di mettere la cosa sotto forma di un dono che il bambino fa alla mamma... Non so se la cosa possa essere utile... Un altro metodo suggerito era quello (ma da quanto ho capito dal tuo post le hai un po' provate tutte) di mettere la cosa sotto forma di gioco: ad esempio, fornendo un fischietto alle due bambine e chiedendo loro di fischiare non appena avessero "prodotto". Una cosa ti suggerirei: non lasciare che questo problema sia d'ostacolo all'ingresso delle tue bimbe in scuola materna, magari l'ingresso in scuola potrebbe essere un aiuto. Probabilmente non ti sono stata molto utile, ma ho scritto di getto tutto quello che mi veniva in mente sulla base dell'esperienza!"

Silvia S.: "Grazie per la velocità di risposta... in realtà è vero le ho già provate tutte e ho pensato anche io che con l'ingresso a scuola le cose sarebbero cambiate, però per più di due ore non posso lasciarle perché le maestre non me lo consentono proprio a causa di questo loro problema ed inoltre si ammalano spesso, quindi non vanno quasi mai, neanche per due ore. Comunque quando hanno visto gli altri bimbi sedersi sul water la maestra mi ha riferito che loro hanno detto: "Noi non la facciamo lì, la facciamo a casa nel pannolino". Probabilmente io ho commesso qualche errore ma non ho mai capito quale. Il fatto è che non vogliono proprio sedersi e nemmeno provarci, piangono disperatamente e certo non posso metterle con la forza, cerco solo di farle ragionare, ma loro è come se avessero stabilito che su questa cosa non cederanno mai, sono unite, compatte... non so.
Accetto di buon grado comunque qualsiasi, anche piccolo, suggerimento."

Ilaria C.: "Carissima, un piccolo consiglio valido anche a tante mamme: potete leggere MA CHE GLI FRULLA PER LA TESTA - che cosa pensano i bambini da 0 a 6 anni di Harry Ifergan e Rica Etienne, il prezzo è di 29.000 lire. Il libro dà consigli su tante questioni che ci poniamo noi mamme ed è molto piacevole da leggere e... tratta anche l'argomento "pipì e cacca""

Mariarita: "Su un sito di psicologia ho trovato questi suggerimenti relativi al problema del trattenere la cacca... spero risultino utili:

Giuliana: "Cara Silvia, non ho gemelli, ma ti do comunque quattro idee che con la mia bambina hanno funzionato.

  1. Quando in bagno ci devi andare tu lascia che loro "assistano" e prendano confidenza con questa azione quotidiana, con i suoi rumori e con la disinvoltura che tu hai nell'usare il gabinetto.

  2. Metti il "contenuto" dei loro pannolini sporchi nel loro vasino e faglielo vedere pieno. Non hanno mai visto un vasino contenente feci o pipì; dopo farai loro vedere con che disinvoltura lo lavi e lui torna un vasino bello pulito per il prossimo uso, come il gabinetto per noi grandi.

  3. Tutte le volte che siamo all'aperto o in campagna mia figlia trova più divertente fare la pipì sulle formichine o sui fiorellini, convinta che così essi bevano tutti contenti.

  4. Per finire un'idea che forse arriva un po' tardi perché ho visto che le tue bimbe sono già grandine. Noi dicevamo che, quando si tira lo sciacquone, quello che stava nel water andava nel Po, in bocca ai pesciolini. Quando mia figlia era più piccola lo trovava divertente, anche se ora che è più grande si chiede se i pesciolini siano contenti di mangiare la sua popò! Abbiamo semplicemente smesso di dirlo, dato che ormai anche per lei il water è una normale abitudine. Buona fortuna!"

Vivienne: "Le mie piccole rane sin dai primi giorni di vita - quando dovevano fare la cacca - piangevano ed ho notato che l'unico modo per fargliela fare era di levare il pannolino e tener loro le "zampette" alzate, in questo modo non piangevano. Per cui, quando mi accorgevo che diventavano rosse come peperoni per lo sforzo e o piangevano, via il pannolino. Naturalmente la cosa mi causava non pochi problemi quando ero fuori perché subito dovevo trovare un posto per fargliela fare. Ho chiesto consiglio ad una mia amica ostetrica e lei mi ha detto che potevo pilotare il momento di fare la cacca con dei massaggi al ventre particolari: su Federica ha subito funzionato, in questo modo evacuava ogni mattina una volta al giorno (ha quasi sempre funzionato), su Francesca funzionava nel 30% delle volte, ma lei preferiva farla sempre quando o ero in coda alle poste o ero al supermercato in fila per pagare, praticamente con lei il massaggio funzionava a scoppio ritardato. Quando hanno compiuto 11 mesi ho comprato un vasino, ma non pensavo di usarlo visto che più volte ho letto che ad un anno é troppo presto, ma glielo ho presentato come un nuovo giocattolo e poi ho cominciato a sederle sopra per gioco... immediatamente Federica sin dalla prima volta, forse per la posizione, ha subito fatto cacca e pipì e si é divertita molto a vedere il risultato del suo sforzo, tanto da voler mettergli sopra un piedino. Con Francesca la cosa ha funzionato dopo qualche volta. La mia intenzione non era quella di levargli il pannolino ad un anno (ed infatti lo tengono ancora), ma di eliminare l'inconveniente "cacca senza pannolino a spasso per la città". La procedura vasino si ripete ogni mattina dopo il latte e funziona al 90%, in più adesso Francesca quando deve fare o fa la cacca mi dice: "cacca cacca". Durante l´estate le piccole rane sono spesso state e stanno senza pannolino, ma la pipì la trovo ovunque, anzi si divertono a farla e ad inzupparci dentro mani i piedi. Naturalmente, non voglio consigliare le mamme di forzare i bimbi all'uso del vasino ad un anno, ma solo di stare attenti ai messaggi che il bambino da. E poi del resto... si é mai visto un ragazzo a 20 anni ancora con il pannolino?"


I consigli degli esperti...

(Risponde la psicologa Annalisa Zabonati)

Silvia S.: "Mi chiamo Silvia e sono mamma di due gemelle che compiranno 4 anni il 29 luglio prossimo. Ho trovato il suo indirizzo sul sito della famiglia Mollar e vorrei esporle il mio problema: le mie figlie non vogliono assolutamente sedersi sul water né sul vasino e quando devo urinare non lo dicono mai, io sono costretta a mettergli il pannolino e solo così loro fanno la pipì, lo stesso per le feci. Non hanno mai fatto la pipì addosso, quando la primavera scorsa gli ho tolto il pannolino stavano anche tutto il giorno senza fare nulla, aspettavano la sera che io gli mettessi il pannolino per la notte e quindi lo inondavano. Ho tolto presto anche quello perché tanto era inutile tutta la notte era asciutto. Non voglio dilungarmi però molti pediatri mi hanno chiesto se ci sono problemi tra me e mio marito o tensioni in famiglia e questo è da escludere, sicuramente ho commesso un errore, ma non l'ho mai individuato. Quando gli ho tolto il pannolino cercavo di farle sedere sul vasino, ma con nessun risultato... insomma non so più cosa fare... non le ho mai costrette con la forza a sedersi... ecco a questo punto sarei lieta se mi desse un consiglio. Questo problema mi impedisce di portarle a scuola perché loro fuori casa non vogliono neanche mettere il pannolino. La ringrazio fin d'ora per la collaborazione."

Annalisa Zabonati: "Cara Silvia, l'educazione sfinterica, cioè l'educazione alla gestione dell'urinazione e della defecazione, è complessa e necessita di dolcezza, tatto e sensibilità. Ogni bimbo/a ha i propri tempi di maturazione e i genitori devono seguire il ritmo della crescita captando i segnali di "maturità". Talora può essere utile rendere il vasino un giocattolo per consentire al/la bambino/a di familiarizzare con questo oggetto e di imparare da sé come usarlo e a che cosa serve. Nel caso, come con le Sue gemelline, ci siano ritenzioni non si deve rimproverare o intervenire in modo invasivo. Del resto questo è un periodo cruciale in cui i/le bimbi/e provano piacere e soddisfazione nel controllo delle loro funzioni corporee, sia nel produrre sia nel trattenere, e al contempo le loro menti sono piene di idee che si cominciano a trasformare in obiettivi da raggiungere. Inoltre è l'epoca della socializzazione esterna alla famiglia, periodo in cui inizia il confronto con gli altri e le altre in modo più diretto e meno mediato magari dai genitori. I/le gemelli/e sono persone che tendono a realizzare una vera e propria società di mutuo soccorso tra di loro, talora escludendo tutte le altre persone. Forse la prospettiva di "incontrare" altri bimbi e altre bimbe e altri adulti esterne alla loro coppia gemellare e alla famiglia può essere un elemento di "disturbo". Tutti questi elementi probabilmente rendono le due gemelline così "ostinate", a Suo modo di vedere. Cosa fare? Beh, perché non provare invece a portarle a scuola, a farle giocare col vasino anche quando non "scappa", a intuire i tempi della pipì e della pupù, provando a giocare assieme e assieme a sedersi sul vasino? Cari saluti a Lei e alle bimbe."

(Risponde lo staff del sito Pisconline)

"Ci sembra un atteggiamento di ostilità verso gli altri da sé: loro, gemelle, coalizzate verso il mondo e gli altri. In tal modo sembrano essere riuscite a stare insieme e a non andare a scuola... Forse l'atteggiamento migliore potrebbe proprio essere quello di inserirle a scuola, in classi diverse, in modo che ognuna di loro possa sentirsi libera di essere solo se stessa... Inoltre potrebbe servire l'adottare un atteggiamento più fermo in merito al pannolone: o lo si toglie completamente o lo si porta ancora, ma sempre. Le lasci inoltre giocare con l'acqua e la plastilina, piuttosto che con la pasta di pane in modo che possano manipolare e possano agire il piacere di sporcarsi. Consigliamo anche a voi di leggere loro il libretto edito da Salani : Chi me l'ha fatta in testa? Storiella secondo noi molto utile in situazioni del genere. Fateci sapere!"


Una mamma scrive: "Sono la mamma di due gemelli di due anni e mezzo, Piero e Paola. Le scrivo perché sono molto preoccupata per la bimba che - da circa venti giorni - trattiene ostinatamente le feci anche malgrado la stimolazione con lassativi e clisterini adatti per la sua età. Con i primi caldi, quindi da circa un mese, ho iniziato a togliere il pannolino e, mentre Piero nel giro di una settimana ha imparato ad assolvere ai suoi bisogni usando indistintamente sia il water, con e senza riduttore, che il vasino (a volte quando siamo in giardino e gli scappa la pipì, autonomamente si toglie le mutandine e la fa) mostrando con orgoglio i suoi frutti, con Paola le cose sono state più difficili (le assicuro che siamo stati molto attenti a non lodare troppo i successi di uno a discapito dei fallimenti dell'altro). Innanzi tutto ha avuto difficoltà nel riconoscere e assecondare lo stimolo e, quando si bagnava, stavo ben attenta a non colpevolizzarla anche se, visti i risultati, non credo di aver fatto un buon lavoro. Infatti, appunto da venti giorni, ha paura di sporcarsi, vuole farsi pulire i genitali in continuazione, anche se non ha fatto niente, sia nel vasino che nel pannolino. A volte, soprattutto dopo la somministrazione di lassativi, glielo facciamo indossare, o meglio facciamo scegliere a lei se lo vuole, per renderla più sicura e lei lo vuole togliere immediatamente (forse perché il fratello non lo porta?) e se, mentre si lava le manine o mentre beve, si bagna un pochino è un dramma. Ora proverò a spiegarle degli avvenimenti che potrebbero aver scatenato i problemi. In coincidenza con l'inizio dei primi tentativi di controllo degli sfinteri, la bimba è stata affetta da un fungo ai genitali esterni (erroneamente giudicata, in primo momento come irritazione e di conseguenza curata come tale senza esito) e il decorso è stato abbastanza lungo. Essendo Paola una bimba molto indipendente, nervosa e caparbia, che ama sempre essere la prima in tutto (caratteristiche che, secondo me, nascondono una profonda sensibilità ed insicurezza), ha sopportato a malapena le continue detersioni e somministrazioni di medicamenti, però dopo quasi un mese pensavo che fosse tutto passato. Inoltre e proprio venti giorni fa (esattamente l'ultima volta che Paola si è scaricata da sola), la bimba era in giardino con mio marito e il fratellino e avendo lo stimolo di fare la cacca il padre, forse per comodità o pigrizia, le ha permesso di farla sul prato invece di prenderle il vasino. Subito dopo, tutti soddisfatti mi hanno chiamata per mostrarmi il risultato; io ho fatto i complimenti alla bimba per il successo ottenuto, ma allo stesso modo ho criticato l'uso del prato come gabinetto, anche per instaurare le basi di una giusta educazione igienica. Forse in quel momento la bimba non si è sentita gratificata da me per il dono che mi aveva fatto, e anzi avrà capito che la cacca sporca? Sempre negli stessi giorni, e sempre mio marito (era in ferie), ha insegnato a Piero a fare la pipì in piedi "come i grandi" facendola lontano per non bagnare le mutande. Il bimbo, solare e giocherellone di carattere, (tanto quanto la sorellina è a volte scontrosa e prepotente, soprattutto nei confronti del fratello; sarà gelosia?) ha preso l'insegnamento come un gioco da cui però lei è stata esclusa. Perché poverina, ha provato a fare la pipì in piedi cercando di prendere il pisellino come faceva il fratello, ma naturalmente è rimasta molto delusa dal non poterlo fare; in più le abbiamo detto che lei, non avendo il pisellino ma la pisellina, cercando di farla in piedi si sarebbe sporcata le mutande! (io già molto tempo fa, alla loro richiesta del motivo della differenza dei loro attributi, avevo fornito le adeguate spiegazioni e pensavo che fossero state comprese anche in base ai loro discorsi). Da quel giorno ha iniziato a lamentarsi di sentire male alla clitoride e la tocca in continuazione. Dice che ha male e vuole che le metta la pomatina ogni istante (ho notato che si lamenta soprattutto quando sente lo stimolo della cacca; ma che relazione c'è?); inoltre non vuole più fare il bagnetto se non in piedi (a meno che, dopo lunghe trattative, l'acqua non sia più che tiepida) e non gioca neanche più nella piscinetta gonfiabile, con il fratello e i cuginetti; tutto questo perché sente male. Ho anche organizzato delle intere giornate di gioco con altri bambini, sperando che il confronto e la vicinanza con i suoi coetanei, maschi e femmine, potesse aiutarla a capire le diversità e ad accettarla (ho permesso a tutti loro di fare la pipì sul prato in modo che vedesse la differente posizione assunta dai maschietti e dalle femminucce). Il pediatra, nel timore di qualche infezione urinaria, e nell'impossibilità di poter verificare con i risultati di un urino-cultura, visto che la bimba si rifiuta di fare pipì a comando nel contenitore sterile, le ha prescritto una terapia antibiotica. Finita la cura, i suoi dolori persistono, come anche la sua ostinata stitichezza. Ho rinunciato a somministrarle i clisterini perché mi sembra una vera e propria tortura (il pediatra di base glieli ha prescritti addirittura uno la mattina e uno alla sera per liberarla un po' insieme ad uno sciroppo al lattulosio per ammorbidire le feci) anche perché comunque si contorce per il dolore, ma trattiene tutto. Ora le sto dando soltanto lo sciroppo, insieme a delle pastiglie omeopatiche calmanti, cercando di riportare un po' di tranquillità e calma in una situazione che ad un certo punto mi stava sfuggendo di mano (alla prospettiva illustrataci dal pediatra che, dopo 4 giorni che la bimba non evacuava, si potevano aspettare al massimo altri 5 giorni e poi l'avremmo dovuta portare in ospedale dove l'avrebbero sottoposta al controllo rettale con il rischio di una operazione chirurgica) sottoponendo la piccolina al supplizio dei clisterini pediatrici e anche ai preparati casalinghi con acqua tiepida, camomilla e olio d'oliva; la conseguenza di tutto ciò è che la bambina ora non vuole neanche più farsi prendere la temperatura rettale, è molto nervosa e in più (forse perché sempre al centro dell'attenzione, una volta coccolata, una volta ripresa anche con fermezza, ma comunque sempre al centro è) è diventata anche più prepotente e "capo-banda" di prima, e il fratello ne fa le spese in tutti i sensi. Ora quelle poche volte che fa la cacca, la fa nel pannolino, e mentre la cambio faccio quasi fatica a levarla via tanto la tiene stretta nelle natiche. Piero, in tutto questo, sentendosi trascurato accusa vari malesseri per richiamare la nostra attenzione; ogni piccola botta o escoriazione che ha vuole essere medicato con pomate e cerotti. Viene tiranneggiato ancora di più dalla sorella e, a volte, reagisce venendo a piangere da me, mentre altre la picchia (se ne danno di santa ragione con me a fare da arbitro imparziale, a prendere salomoniche decisioni) stufo della sua prepotenza. Il bimbo è diventato un pochino più vivace e sordo a qualsiasi nostra richiesta (a volte non mi ascolta proprio!) ed inoltre fanno a gara con la sorella per richiamare la mia attenzione, mi sono sempre addosso nel senso letterale della parola; non posso muovermi, anche solo per cucinare o andare in bagno, che se viene uno ecco anche l'altro che mi si attacca ad una gamba; se uno mi fa una domanda, l'altro me ne pone dieci (al contrario degli altri gemelli, e anche rispetto ai loro coetanei "single" sono sempre stati molto loquaci con tutti anche con gli sconosciuti - soprattutto Piero, mentre Paola in primo momento mostra un po' di remore per poi partire alla grande - senza però essere mai invadenti e maleducati; questo forse grazie al fatto che da appena nati li ho sempre stimolati parlando in continuazione, spiegando loro qualsiasi cosa facessi e facendogli ascoltare molte canzoncine per bambini). Ho paura che in questo problema della stitichezza io abbia qualche responsabilità, perché anche se ho cercato in tutti modi di mostrare naturalezza nei riguardi delle funzioni fisiologiche di fronte a loro, devo dire che ho qualche problema ad andare in bagno davanti a qualcuno, tendo anch'io alla stitichezza e ci tengo molto alla pulizia del bagno (il resto della casa può anche essere ricoperto da un metro di polvere, ma se il bagno è pulito sto tranquilla), anche se non mi faccio prendere da attacchi isterici se qualcuno lo sporca, ma semplicemente magari una volta al giorno devo passare il disinfettante (soprattutto se ho avuto ospiti). Sono convinta che per Paola ci sia una spiegazione a livello psicologico a cui però non sono in grado di dare un significato. Avrò mancato in qualcosa? Sono talmente occupata nello svolgere le attività quotidiane necessarie, che non ho saputo cogliere qualche problema, disagio e turbamento dei miei bambini? Eppure ho sempre cercato di essere imparziale con loro, ho sempre cercato di dare loro gli stessi insegnamenti, stando però attenta a rispettare la loro individualità e in base alla loro indole! Forse la bimba, rispetto al fratello, non era pronta a togliere il pannolino, mentre io per comodità essendo in due, ho fatto come si dice di "tutt'erba un fascio"? Il fatto che a entrambi sia stato detto (non da me) che a settembre per andare alla materna non avrebbero dovuto più portare il pannolino altrimenti non li avrebbero presi può aver influito, visto che Paola quelle poche volte che la fa farfuglia qualcosa a proposito della scuola? La prego di aiutarmi a capire."

I consigli dell'esperto...

(Risponde la psicologa Annalisa Zabonati)

"Il controllo degli sfinteri é una conquista soggettiva che varia nella sua manifestazione da bambino a bambino. Ciò significa che ognuno ha il proprio tempo di maturazione in questa capacità. Il modo in cui si trattano le feci é ambivalente e i bimbi captano questi segnali anche inconsapevoli, interpretandoli a loro modo. Infatti, in vario modo gli adulti lodano o criticano la defecazione a seconda che avvenga in un luogo piuttosto che in un altro e in conseguenza delle proprie personali convinzioni circa il senso di pulizia e moralità legate a questa funzione. L'impulso a trattenere può avere origine così nei messaggi contraddittori che talora sono espressi (lode per il "dono", rimprovero e divieto per lo "sporco"), inducendo un senso di disorientamento nel bambino. Per queste ragioni l'educazione sfinterica deve essere realizzata con molto garbo e sensibilità, al fine di intuire il ritmo fisiologico cercando di evitare anticipazioni o posticipazioni. Dato poi che i bambini si identificano con i loro prodotti fisiologici, quindi anche con la "pupù", questi sono sentiti come parti di sé. Questo esprime anche il timore - da parte del bambino - di essere controllato da altri e produce spesso stitichezza e ritenzione fecale. Ciò può essere superato allentando la presa e l'attenzione sulla "questione vasino". Inoltre capita talora che i disturbi infantili siano influenzati da situazioni di disagio dei genitori che inconsapevolmente inducono delle reazioni da parte dei figli. L'epoca intorno ai tre anni é inoltre un periodo cruciale per la definizione della propria identità sessuale, che si accompagna anche alle immagini trasmesse dagli adulti. La propria identità comincia ad assumere una connotazione più definita e chiaramente l'approvazione o il rifiuto dell'ambiente di ciò ha degli effetti importanti per l'evoluzione. Nel caso di Piero e Paola si ritrovano proprio questi passaggi, fondamentali della crescita, accompagnati da invisibili ma precisi atteggiamenti e comportamenti degli adulti che inducono risposte specifiche da parte dei bimbi. Vale a dire che Paola esprime un desiderio di maggiore attenzione e ora che comincia a comprendere la diversità anche sessuale da Piero cerca di esprimere con gli strumenti che ha a disposizione questa conflittualità. Quindi, se da un lato si apre la prospettiva di una maggiore identificazione con il genitore dello stesso sesso, si dischiude anche l'opportunità di richiedere maggiori attenzioni da parte del genitore di sesso diverso dal proprio. I disturbi che Paola manifesta, stitichezza e ritenzione, dolori ai genitali, sono proprio la manifestazione di ciò che - a livello mentale - la bimba sta vivendo in questo periodo di transizione. Del resto anche Piero esprime come può la sensazione di disagio riflesso. Da parte Vostra avete sufficienti strumenti di comprensione, e lo dimostra la sua capacità analitica dei possibili momenti di empasse educativa che inevitabilmente accadono, che vi possono aiutare a superare questo momento particolare. Cosa fare? Lasciare più spazio ai bimbi e alla loro libertà, osservando e vigilando sulla loro crescita, vederli diversi (primo perché lo sono in quanto individui e poi perché lo sono in quanto femmina e maschio), prestare attenzione alle vostre manifestazioni di attenzione o disinteresse per l'uno o l'altra, senza colpevolizzarvi per la vostra normale umanità, comprendere che purtroppo i bambini sono spesso più avvantaggiati delle bambine e quindi creare momenti di riequilibrio su questo versante."


I testi esistenti:

Per problemi di enuresi notturna:

Club Italiano Enuresi Notturna (Cien) - Telefono 049.82.135.90 - Numero Verde: 800-264.603

Aggiornato il 16/11/2002

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