Alcuni
consigli sull'inserimento
dei gemelli nella
di
Mariarita Barisione (mamma di due gemelli ed insegnante di Scuola dell'Infanzia)
L'inserimento (come
avviene - linee generali):
l'inserimento
dei bambini (singoli o gemelli) nella scuola dell'infanzia richiede
normalmente circa 15 giorni. I metodi cambiano da scuola a scuola: alcune
richiedono l'intervento attivo dei genitori (cioè che i genitori stiano
qualche ora nella scuola insieme ai bambini), mentre in altre si preferisce
che i genitori si allontanino per tornare in un orario concordato. In ogni
caso, qualunque sia il metodo adottato, è importante cercare di attenersi
alle regole della scuola e ricordare chel'inserimento avviene in tempi "a misura di
bambino". Non in tutte le scuole dell'infanzia si utilizza lo stesso
tipo di "scaglionamento" ma, in generale, solitamente, per i primi
giorni i bambini frequentano solo poche ore. Poi, gradualmente, le ore
passate a scuola aumentano: per un certo periodo viene richiesta una
frequenza solo fino all'ora di pranzo, poi viene introdotto il momento del
pranzo ed, infine, il pomeriggio con il sonnellino. Questi due ultimi
passaggi (e cioè il pranzo ed il sonnellino) sono molto delicati. Nel
caso particolare di due gemelli,
se essi vengono inseriti all'interno della stessa sezione è probabile che,
per superare l'empasse, si cerchino molto e stiano molto insieme... questo
è un privilegio di cui pochi bambini possono godere! Se, al contrario,
vengono inseriti in sezioni diverse, è naturale che essi cerchino il modo
per "riunirsi". Le insegnanti, proprio perché si è nel momento
dell'inserimento, dovrebbero - in questo caso - essere comprensive ed il più
elastiche possibile.
La motivazione:
affinché un
inserimento diventi un "buon inserimento" è necessaria
una buona motivazione di fondo: essa è il "motore" che spinge i
genitori a mandare i propri bambini alla scuola dell'infanzia. Questa deve
essere molto "forte", perché il distacco dai piccoli non è né
semplice, né indolore. Se non siete sufficientemente convinti e decisi che
la scuola dell'infanzia sia importante nel percorso di crescita dei vostri
figli, che sia il luogo adatto alle loro esigenze, nel quale possono fare
amicizie ed esperienze nuove ed importanti... sarà per voi estremamente
difficoltoso riuscire a superare le "crisi di rigetto" che,
solitamente, tutti i bambini hanno nell'affrontare questa nuova avventura.
La
"crisi di rigetto":
non aspettatevi una crisi subitanea ed immediata. Solitamente la prima
settimana, od almeno i primi due - tre giorni, passano in tranquillità,
perché l'ambiente nuovo e stimolante, i nuovi giochi, le attività diverse
assorbono tutta l'attenzione dei Vostri bambini, che non hanno il tempo per
pensare al momentaneo "abbandono" da parte di mamma e papà. Non
necessariamente deve esserci una crisi, ma solitamente c'è: magari non nel
primo mese, magari dopo le vacanze di Natale, magari a metà anno (quando
nessuno se l'aspetterebbe più!!!). È una “sana” protesta del bambino
contro la separazione dalle figure genitoriali. L'importante è che i
genitori non cedano! Se la motivazione che li ha portati a fare questa
scelta è abbastanza forte, ce la faranno: i bambini sono molto più forti e
resistenti alla frustrazioni di quanto si possa credere!Alcuni
genitori si preoccupano eccessivamente per la timidezza o la scarsa
socievolezza dei uno dei loro figli, vedendo in lui il potenziale soggetto
di una futura "crisi di rigetto".In realtà, non è affatto detto che il bambino che appare più
"fragile" (insicuro, timido, ecc.) accetti la scuola meno
volentieri del bambino che appare, invece, più esuberante.
Le crisi che
iniziano da casa:
Molti bambini, quando sopraggiunge la "crisi di rigetto" a scuola,
possono porre delle resistenze anche al mattino prima di recarvisi. Questo
tipo di rifiuto è molto comune, nel periodo dell'inserimento, e sebbene sia
una situazione spiacevole da sopportare per i genitori, è necessario
mostrare la fermezza che si rifà alla motivazione di cui abbiamo parlato
precedentemente. Si possono, ad esempio, utilizzare frasi del tipo: "La
mamma deve andare a lavorare, la nonna non può tenervi perché deve fare
delle commissioni", "A scuola ci sono la maestra Susanna e la
maestra Cinzia che vi stanno aspettando... saranno molto tristi se non
vi vedranno arrivare!", oppure ricordare ai bambini che non sono soli e
che hanno il/la fratello/sorella gemello/a al/alla quale ricorrere nei
momenti di tristezza. In questo periodo di transizione la pazienza dei
genitori deve essere "infinita": i cambiamenti, spesso, spaventano
noi adulti, figuriamoci i bambini che non si sono mai separati dai loro
genitori.
Il
comportamento dei genitori: un
atteggiamento sereno, tenuto dai genitori in questo momento così importante
e delicato, è determinante per le sorti dell'intero inserimento.
L’approccio migliore, solitamente, è che la mamma ed il papà comunichino
al bambino di comprendere il disagio in cui si trova, ma che siano
altrettanto decisi nel dirgli che lui deve rimanere lì a scuola e che
torneranno a prenderlo più tardi e, dopo un abbraccio, un bacio ed un bel
saluto vadano via.In questo modo, le cose si dovrebbero risolvere in un arco di tempo
non troppo lungo. Al contrario, è deleterio inventare delle scuse poco
credibili del tipo "Vado a prendere il pane"per poi andare via “alla chetichella” o – peggio - allungare
eccessivamente i tempi del saluto: si corre il rischio di innescare nei
bambini una vera e propria crisi "di nervi”. L’inserimento può
essere così compromesso e c’è la probabilità che questi bambini portino
avanti i loro problemi di separazione per il resto dell'anno scolastico. Ricapitolando,
è importantissimo:
Fare
capire ai bambini che il loro disagio viene compreso dai genitori, ma
che il distacco è per un breve periodo di tempo (ad esempio, si possono
utilizzare frasi del tipo: "Prima di fare la pappa vi vengo a
prendere".)
Per
il saluto: non rimanere troppo a lungo; si accompagna il bambino, si
dice ad esempio: "Adesso la mamma va a lavorare e ti viene a
prendere prima della pappa. Dammi un bel bacio e ci facciamo
“ciao-ciao” dalla finestra".
Se
i bambini, come è probabile che accada, non vogliono assolutamente
separarsi arrivando ad aggrapparsi ai vestiti dei genitori, è
necessario prenderli in braccio, spiegare nuovamente che loro devono
rimanere lì, ma che i genitori torneranno a prenderli e
"cederli" nelle accoglienti e forti braccia delle maestre, che
si prenderanno calci e pugni, ma che sapranno consolarli e distrarli in
breve tempo.
Non
mettersi ad origliare dietro porte o finestre per accertarsi che i
bambini abbiano cessato il loro pianto: questo serve solo a rendervi
maggiormente nervosi ed agitati e, se per caso, i bambini dovessero
vedervi, a far precipitare ulteriormente la situazione.
Per chi ha già
frequentato l'asilo nido: Se
è vero che, solitamente, i bambini provenienti dall'asilo nido non hanno
problemi di inserimento o ne hanno meno di chi non lo ha mai frequentato, non
esiste assolutamente nessuna regola che vieta ai bambini
"frequentatori" di avere "crisi di rigetto". È vero che
il distacco c'è già stato, ma l'adattamento a luoghi, persone ed abitudini
nuove, NO!
Il farla
"pagare":Nei
bambini, passata la "grossa" crisi a scuola, inizia un percorso di
adattamento, inserimento ed integrazione, più o meno lungo a seconda del
soggetto. In alcuni casi può accadere che, mentre le insegnanti dicono che
il bambino, a scuola, si sta inserendo bene e che tutto procede per
il meglio, i genitori notino, a casa, atteggiamenti come capricci
esagerati, oppositività ad ogni proposta e comportamenti "strani"
che il bambino non aveva mai assunto in precedenza (ad esempio, una forte
aggressività nei confronti dei genitori o del/la fratello/sorella
gemello/a). E' anche questo un
atteggiamento, piuttosto comune, di protesta al fatto che i bambini hanno
dovuto subire, loro malgrado, la separazione dai genitori; l'importante è
che gli adulti siano consapevoli che, anche questo, è uno dei modi per
muovere i "primi" passi all'interno del lungo percorso di crescita
sociale. C'è chi, invece, manifesta il proprio disagio, sia a casa che a
scuola, "aggredendo" chi gli capita "a tiro". E'
usuale, ad esempio, vedere bambini che, pur non avendolo mai fatto prima,
mordono, tirano i capelli o spingono i propri compagni e/o il/la proprio/a
fratello/sorella. Anche in questi casi bisogna avere la pazienza di
aspettare e lasciare che la "crisi" passi.
Non avere
fretta:L'errore
di alcuni genitori è di voler affrettare troppo i tempi, anche se le
insegnanti non lo ritengono opportuno. È necessario riporre la
massima fiducia nelle educatrici alle quali affidate i Vostri bambini ed
ascoltare i loro consigli circa i tempi ed i modi dell'inserimento. Accade,
a volte, che dopo una eccessiva "forzatura" dei tempi, il bambino
non riesca a superare la crisi per l'intero anno scolastico. Per cui, il
gioco non vale la candela!!!!
I colloqui con gli
insegnanti: Se
volete parlare con le maestre evitate di farlo il mattino: 1) Perché c'è
il "caos" dell'ingresso e le maestre si possono trovare a dover
fronteggiare delle situazioni di crisi (ad esempio due o tre bambini che
piangono contemporaneamente) e, quindi, quella non è certo la situazione
ottimale per parlare con un genitore; 2) Perché più allungate i tempi del
distacco e maggiore è l'angoscia che potete generare nei Vostri bambini,
che possono ricevere “messaggi” contrastanti, del tipo: "Va via?
Rimane? Oggi me ne torno a casa con lei?"... Il momento migliore,
invece, è il pomeriggio, all’uscita: le insegnanti, solitamente, sono
disponibili a parlare brevemente coi genitori sull'andamento della giornata,
se ci sono stati dei problemi particolari, ecc.. In ultima analisi, se
volete dei chiarimenti o parlare più a lungo, è meglio che fissiate un
appuntamento con le insegnanti quando non ci sono i bambini (né i vostri,
né quelli altrui): l'attenzione e la disponibilità saranno sicuramente
maggiore, perché si può facilmente immaginare la grande responsabilità
che ogni insegnante ha e sente nei confronti dei bambini che le sono
affidati. Inoltre, non è consigliabile parlare dei propri figli in loro
presenza.
I ritorni di
crisi:Può
accadere che, quando ormai tutto sembra procedere per il meglio ed i
genitori iniziano a "rilassarsi" vi siano alcuni ritorni di crisi.
Questo succede, soprattutto durante il primo anno di frequenza, solitamente
dopo le festività: il week-end, le feste di Natale, le feste di Pasqua. E'
una cosa assolutamente normale, poiché i bambini si riabituano ai ritmi
casalinghi ed il tornare a scuola è un pochino più dura! D'altra parte
anche noi adulti il lunedì mattina facciamo un po' più di fatica a tornare
al lavoro!