RAPPORTI NELLA COPPIA GEMELLARE: IL BOSS ED IL SUBALTERNO...
(Risponde la Dottoressa Annalisa Zabonati - psicologa e psicoterapeuta)
Una mamma scrive: "Gentile Dottoressa Annalisa Zabonati, sono mamma di due gemelle eterozigote di 4 anni Sonia e Tania, da sempre "subordinata" la prima e "capetta" la seconda. Vorrei cortesemente avere un Suo parere riguardo al fatto che Sonia agisce e sceglie "copiando" sempre Tania. Da cose di scarsa importanza, come la scelta del colore di una caramella, siamo arrivati al punto che si priva di un qualsiasi divertimento se non è condiviso dalla sorella. Ho paura che con il tempo questo possa inibire lo sviluppo della sua personalità, che già ora difficilmente riesce ad emergere. Oltre a questo mi preoccupa anche il fatto che, separata dalla sorella (all'asilo sono in due sezioni diverse), Sonia mostra un carattere molto più introverso e tranquillo ed è molto spesso triste e solitaria. Come potrei fare per cercare di staccarla un po' dalla sorella ed aiutarla a scegliere con la sua testolina? La ringrazio anticipatamente e la saluto cordialmente."
Risponde la Dottoressa Annalisa Zabonati - psicologa e psicoterapeuta:
"Gentile signora, la
condizione di gemellarità consente di non sentirsi soli e di poter contare su
un legame privilegiato ed esclusivo che talora può rappresentare un limite
per lo sviluppo armonico delle singole personalità. La cosiddetta
"sindrome del gemello" è appunto quella particolare condizione in cui
si avverte l'incompletezza in mancanza del/la proprio/a gemello/a, avvertendo
una divisione a metà. Quando ciò avviene c'è il
tentativo di ricostruire l'unita' attraverso l'attaccamento, che può anche
essere
morboso, e la complicità speciale. Ma se prima le teorie psicologiche tendevano
a far emergere solo l'identicità dei/delle gemelli/e, ora si ha la situazione
opposta: bisogna dividerli/e. Questo imperativo è, però, altrettanto rischioso
e non sempre felice. Infatti le iniziali esperienze di separazione dai genitori
in questo caso si raddoppiano, dovendo affrontare anche la separazione dal/dalla
gemello/a, aumentando l'angoscia e la paura dell'abbandono - presenti in ogni
bimbo/a - rafforzando paradossalmente il legame tra i/le due gemelli/e.
Così, come nel caso di Sonia e Tania, in cui probabilmente la più
"dipendente" affronta con maggiore difficoltà queste prime esperienze
di allontanamento dalla famiglia. Forse farle rimanere assieme non è poi così
terribile, mantenendo distinte le loro caratteristiche, i loro gusti, i loro
desideri, le loro aspirazioni, magari cercando di contenere, ma non vietare, le
imitazioni inevitabili.
Con il tempo Sonia e Tania sapranno trovare il loro modo di esprimersi
soggettivo, ma
con la speciale condizione di gemellarità che le renderà particolari agli
occhi delle
altre persone e che farà loro mantenere un legame affettivo incomprensibile per
chi
gemello/a non è. Insomma, tutto è nell'ordine delle cose, basta avere la
pazienza di aspettare che le figlie crescano: le due gemelline sono ancora molto
piccole. La loro personalità si sta strutturando e hanno ancora molto bisogno
del sostegno reciproco, oltre a quello di mamma e papà.
Cordiali saluti. Annalisa Zabonati -
Psicologa e Psicoterapeuta"
Una coppia scrive: "Siamo genitori di una coppia di gemelli maschi monozigoti di tre anni. Fin dalla nascita, si è distinto il carattere dei due gemelli: uno dominante Leonardo - più "grosso" fisicamente - e l'altro dominato Cristian - che ha "subito" anche un mesetto di incubatrice. Con il passare del tempo... i due ruoli si sono progressivamente equilibrati, nel senso che adesso Cristian non ha più paura del fratello e "gliele da" di santa ragione, con conseguenti continue lotte fratricide che mettono a dura prova la nostra pazienza. Ma tutto questo pensiamo che sia normale per una coppia di gemelli maschi (o no?). La cosa che ci preoccupa di più, e che si è accentuata negli ultimi mesi, è che Leonardo vuole sempre essere il primo: a salire le scale, a salire sull'automobile, ad aprire le porte... ed in tutte le innumerevoli occasioni simili. Il problema è che, se non lo assecondiamo, fa dei capricci tremendi e non si da pace finché non usciamo tutti fuori e lo facciamo entrare per primo. In più - in queste situazioni - Cristian deve sempre cedere e, a volte, non lo fa spontaneamente. La fatidica domanda chiaramente è: come comportarci? Lo assecondiamo sperando che gli passi? Lo sgridiamo (anche se in quei momenti è irragionevole)? Premettiamo che abbiamo cercato di spiegargli che non sempre può essere primo e che non è importante se è primo o no, lui sembra capire ed approvare, ma quando si presenta l'occasione è più forte di lui e deve essere primo!! Se ci potesse dare un consiglio le saremmo molto grati"
Risponde la Dottoressa Annalisa Zabonati:
"Gentili genitori,
come ben avete sperimentato nelle coppie gemellari (ma anche tra fratelli e
sorelle nati in anni diversi, anche se con modalità differenti) si crea
la situazione di primato / secondariato per differenziare ruoli, attenzioni,
individualità. Ogni bimbo nasce con un temperamento, che si trasforma nel
carattere e nella personalità specifiche e soggettive. Nel caso di Leonardo e
Cristian si stanno presentando delle modificazioni dall'assetto iniziale.
Entrambi cercano di esprimere la propria dominanza e dato che Leonardo ha già
avuto modo di dimostrarla, ora si trova nella difficoltà di accettare di non
averla più completamente. Del resto i tre anni sono un periodo cruciale per la
crescita, dato che ormai si sta consolidando il sé e la propria identità.
Accettare le regole di Leonardo, che mettono a disagio e a dura prova l'intera
famiglia, non aiuta né lui, né Voi. Certo non é semplice, e soprassedere o
arrabbiarsi ogni volta non consente
cambiamenti utili. Cosa fare? Beh, credo che di volta in volta debba essere
verificata la richiesta di Leonardo e poi, se possibile, valutata come
realistica (e quindi accettata) o soggettiva (quindi non accettata). Ma una cosa
é importante: cercare di accogliere questi segnali e di comprendere che
Leonardo, forse, ha bisogno di essere aiutato ad affrontare le frustrazioni con
maggiore serenità. Ma anche Cristian deve essere aiutato a comprendere che non
sempre ciò che si vuole lo si ottiene e che ciò che si vuole deve essere
relativizzato al contesto e alle persone.
Del resto ora sempre più dovrà fare i conti con altri coetanei e altri adulti,
che sicuramente non faranno sempre ciò che lui vorrà."