OLTRE LA LEZIONE FRONTALE

 

La componente fondamentale della didattica tradizionale è la cosiddetta “lezione frontale”, in cui l’insegnante è in certo senso “solo” di fronte alla classe e la trasmissione del contenuto didattico è tutta affidata alle sue conoscenze e alla sua capacità di farsi comprendere e di suscitare interesse.

Le nuove tecnologie allargano ora il ventaglio di opzioni che possono essere affiancate o integrate con esse, permettendo di superare i limiti della didattica tradizionale.

La lezione frontale è infatti caratterizzata da:

*  verticalità della comunicazione (comunicazione asimmetrica da un emittente a più destinatari);

*  passività dei destinatari;

*  eccessiva dipendenza della lezione dalle competenze e dalla capacità comunicativa e didattica dell’insegnante;

*  modello didattico basato sull’idea dell’insegnamento come “trasferimento della conoscenza” dall’insegnante agli allievi;

*  difficoltà nel differenziare il contributo didattico;

*  tendenza a privilegiare la comunicazione verbale rispetto ad altri codici comunicativi;

*  forte uniformità della comunicazione didattica;

*  peso eccessivo del “gruppo classe” rispetto ad altre possibili aggregazioni.

Tuttavia occorre guardarsi dall’idea che i nuovi media forniscano in maniera automatica un rimedio universale ai mali della lezione frontale. D’altra parte la portata della nuove tecnologie è tale da proporre un vero e proprio salto di qualità dell’insegnamento, a tutto vantaggio di una didattica più completa, interessante ed efficace.

In primo luogo la comunicazione telematica e le reti tendono a costruire canali di comunicazione circolari, nella quali tutti i partecipanti possono assumere alternativamente la funzione di emittenti o di destinatari dell’informazione.

Un buon insegnante sa che già la stessa lezione frontale non è mai basata su una comunicazione puramente verticale, dall’alto in basso, ma è comunque una forma di dialogo. Tuttavia l’uso delle nuove tecnologie può consentire di accentuare questo aspetto di dialogo proprio della comunicazione didattica, permettendo inoltre di moltiplicare le voci e i punti di vista coinvolti.

Un confronto di questo tipo permette agli studenti non solo di familiarizzare con la pluralità di opinioni e di impostazioni esistenti nella società, ma fa in modo che essi non siano più posti a confronto con un’unica “auctoritas”, con la sola voce del docente, ma possono assumere con maggiore facilità un ruolo attivo nello scambio di idee.

La moltiplicazioni delle voci si ricollega alla moltiplicazione degli strumenti didattici, che non rappresentano semplicemente un ausilio alla lezione dell’insegnante, ma costituiscono voci aggiuntive, punti di vista diversi.

L’interattività di molte tra le nuove tecnologie didattiche costituisce inoltre un ulteriore stimolo al superamento di un ruolo puramente passivo da parte dello studente, sollecitato a intervenire in prima persona e a modificare l’informazione che gli viene presentata, ma anche  spinto verso la progressiva costruzione e organizzazione della conoscenze.

Si ha quindi il passaggio da un puro trasferimento passivo di nozioni ad un modello didattico basato sull’attività.

Inoltre strumenti di uso individuale, tra i quali i cosiddetti strumenti di autoapprendimento e di autovalutazione, forniscono un mezzo per differenziare i contenuti didattici tenendo conto delle peculiarità dei singoli allievi.

In molto casi infatti può essere importante che la scuola sappia rispondere a richieste e interessi specifici degli allievi, che costituiscono un importante fattore di motivazione.

A questa differenziazione dell’offerta didattica risponde anche la possibilità di riaggregare attorno a particolari attività gruppi diversi dal tradizionale “gruppo classe”, consentendo la costituzione di gruppi di interesse tematici attorno a un forum di discussione o a un sito Internet.

I nuovi media costituiscono inoltre un’occasione per costruire un ambiente didattico aperto a forme di comunicazione e a codici diversi dalla pura comunicazione verbale.

I giovani di oggi vivono, infatti, in un mondo nel quale la comunicazione audiovisiva ha un ruolo fondamentale, per cui è bene che la scuola sappia rispondere a questa sfida imparando ad utilizzare materiali audiovisivi in ambito didattico e si attrezzi anche per produrre materiali di questo tipo e per addestrare gli studenti alla valutazione critica dell’informazione che ricevono all’interno della società in cui vivono.

Occorre però prestare attenzione anche ad alcuni rischi connessi con l’uso dei nuovi media nella scuola, primo fra tutti il rischio di un certo “fanatismo tecnologico” che talvolta porta a ritenere che i nuovi mezzi di comunicazione multimediale siano strumenti didattici autonomi e autosufficienti e dunque che il rapporto fra essi e la figura del docente sia quello di una progressiva anche se parziale sostituzione.

Al contrario, ampliando il ventaglio di opzioni didattiche a sua disposizione, il docente acquista, e non perde, libertà di costruzione e organizzazione del percorso didattico. Il computer e la videocassetta non possono, dunque, e non devono sostituire l’insegnante, ma integrarsi all’interno di un progetto didattico unitario del quale l’insegnante è il regista.

Un altro potenziale pericolo viene poi dalla “pigrizia d’uso”, che può talvolta accompagnare l’utilizzo delle nuove tecnologie da parte sia degli studenti che degli insegnanti.

Spesso, infatti, si ritiene che le nuove tecnologie offrano una “voce didattica” singola e più autorevole, che sostituisce piuttosto che integrare quella del docente. Bisogna invece prendere coscienza del fatto che quest’idea spesso non è altro che un alibi per la tendenza a ridurre al minimo il lavoro da svolgere, da parte dello studente o da parte del docente.

Le nuove tecnologie non riducono invece né il lavoro dell’insegnante, né quello dello studente, ma non è neanche vero che rendano necessariamente più complesso e faticoso il lavoro di preparazione di una lezione.

Al contrario, a volte, possono razionalizzarlo, permettendo inoltre di ottenere un risultato qualitativamente migliore.

Un rischio ulteriore è rappresentato dalla tendenza a pensare che le nuove tecnologie offrano una risposta specifica e adeguata ad ogni problema o esigenza didattica, mentre, in realtà, anche esse presentano alcuni risvolti negativi, come la tendenza ad approfondire, anziché limitare, le differenze socio-economiche preesistenti tra i vari studenti, il che, oltre che un problema sociale complessivo, costituisce anche uno specifico problema didattico.