Cosmologia aristotelica e dantesca

 

Cosmologia : Qual è il suo significato?

In questa ricerca parleremo di cosmologia….ma ne conosciamo il suo significato? Molti tra studiosi e filosofi hanno cercato di definire compiutamente questa scienza che ormai da secoli affascina l’uomo (si pensava e forse lo si fa ancora, che negli astri ci sia scritto il nostro destino!!!). Suscitando interesse sin dalla nascita dell’uomo, ha assunto varie accezioni a seconda del periodo storico e della sua teoria scientifica. A partire dal VI secolo a.C., con i Presocratici, la cosmologia fu un aspetto fondamentale dei loro studi, ma non fu trattata in tutti i suoi aspetti. Proprio nel periodo classico e precisamente con Platone prima e Aristotele poi , si giunse a considerare la cosmologia come "Filosofia della Natura", e in Aristotele (384 a.C.) a una concezione geocentrica, finitistica e qualitativa della stessa. Questa teoria ebbe un gran successo nel corso del Medioevo (Dante ne farà un esplicito riferimento nella Commedia), e sarà messa in discussione solo nel 1543 con Copernico, che porrà le basi per la nascita della scienza moderna.

Oggi, invece, la struttura e l’evoluzione dell’universo sono i suoi oggetti di studio, ed è considerata come una scienza in grado di abbracciare i vari aspetti del mondo fisico. Il predecessore di questa teoria moderna fu Wolff (1800), considerando la cosmologia come scienza dell’universo in genere in quanto è un ente composto e modificabile.

 

Aristotele: la terra al centro dell’universo.

Aristotele fu tra i primi ad elaborare una legge che spiegasse la struttura dell’universo e il moto degli astri, nel IV secolo a.C. Contrariamente a quanto detto dai suoi predecessori, il filosofo macedone elaborò una teoria sistematica e completa, riferendosi a tutti i corpi celesti allora conosciuti (Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, e le così definite "stelle fisse" ).

La sua concezione dell’universo fu presentata nelle opere acroamatiche (destinate all’insegnamento) , tra queste in particolare nella "Fisica", nel "De Caelo", e nella "Metafisica".

Il sistema cosmico aristotelico divide nettamente i cieli, sede dell’ordine immutabile e del moto circolare, dallo spazio sublunare, sede del disordine, del moto rettilineo e del cambiamento.

La zona sublunare è occupata da quattro elementi tra i quali la terra occupa il luogo più vicino al centro; per quanto riguarda la terra Aristotele ritiene che essa sia sferica ma non perfetta a causa del suo moto rettilineo.

Per i quattro elementi (acqua, aria, terra, fuoco) vale la teoria dei luoghi naturali secondo la quale essi, se spostati dal loro luogo naturale, tendono a ritornarci.

In ordine l’acqua, l’aria e il fuoco si trovano in tre sfere differenti roteanti intorno alla terra.

L’etere è l’elemento che compone tutti i corpi celesti ed è l’unico che si muove di moto circolare.

L’universo fisico, che comprende l’etere è perfetto, unico, finito, eterno; la perfezione dell’universo è dimostrata con argomenti aprioristici cioè privi di riferimenti all’esperienza. Infatti Aristotele trattò l’astronomia in maniera astratta subordinandola alla propria visione filosofica del mondo.

I cieli che compongono l’universo sono incorruttibili e ingenerabili; l’ultima sfera dei cieli (cielo delle stelle fisse) è la più perfetta in quanto ha un movimento di origine divina. Essa racchiude l’universo rendendo impossibile l’esistenza di un ulteriore mondo come aveva ipotizzato Platone (mondo delle idee).

I cieli hanno una velocità sempre costante ed il loro movimento va da Est verso Ovest; le stelle sono prive di moto proprio e sono trasportate dal moto dei cieli in cui si trovano (le stelle sono incastonate in sfere rigide concentriche rotanti in modo uniforme).

Questa sua visione dell’universo sarà ripresa dalla filosofia scolastica che la adatterà alle esigenze del cristianesimo.

Influenza di Aristotele nel Medioevo.

Nel corso del Medioevo la filosofia era al servizio della chiesa ed il suo compito era di giustificare i dogmi già in precedenza accolti e rivisti dagli stessi ecclesiastici. In questo periodo alcuni uomini di chiesa ,come Tommaso d’Acquino, riprendendo testi classici tra cui alcuni aristotelici, ne riformularono alcune tesi adattandole alle rigide regole della chiesa che allora influenzava tutte le manifestazioni culturali, sociali e politiche.

Questa filosofia ,detta Scolastica, basa gran parte della sua dottrina sul pensiero aristotelico, infatti lo stesso filosofo fu tenuto in altissima considerazione da tutti i letterati del tempo e in particolare da Dante che lo definì nella Divina Commedia :"Il maestro di color che sanno".

Divina commedia: perfetto esempio della concezione aristotelica in Dante.

Dante derivò dalla concezione cosmologica medioevale quella che egli stesso espone nella sua più grande opera vale a dire la "Divina commedia".

Questa visione del mondo pone la terra, creata dalla divinità, immobile al centro dell’universo.

Nel complesso universo dantesco sono presenti tutti e quattro quegli elementi che componevano il mondo sublunare aristotelico: acqua, aria, terra, fuoco. Infatti intorno alla terra immobile rotea una sfera infuocata, oltre la quale troviamo i nove cieli che portano all’Empireo; inoltre la terra è divisa in due emisferi: nel meridionale, detto boreale, troviamo l’acqua e nel settentrionale, detto australe, troviamo terre emerse, tra cui Gerusalemme, simbolo per eccellenza della cristianità, sotto la quale si apre una voragine, accesso per l’inferno. Intorno alla sfera terrestre ritroviamo l’aria.

Altro elemento che accomuna la visione dantesca a quella aristotelica è la presenza, come abbiamo accennato prima, di nove cieli che ruotano intorno alla terra; Aristotele fece corrispondere i pianeti allora conosciuti ai vari cieli : così Dante fa corrispondere ad ogni cielo le schiere dei beati; oltre i nove cieli troviamo l’Empireo, vero paradiso immateriale, sede della candida rosa, dei cori angelici e di Dio. E agli angeli Dio affida il compito di comunicare, attraverso gli influssi astrali, i caratteri che distinguono creatura da creatura.

La teoria dantesca, che meglio riconosciamo come tolemaico – aristotelica, si basa su una concezione antropologica che vede l’uomo come elemento centrale dell’universo. La sua storia si risolve nella storia dell’incontro con Dio. Tutto è stato creato come conseguenza delle sue azioni in terra: Dio ha dato vita all’inferno per l’uomo caduto nel peccato, dove la sua anima viene annullata attraverso una degradazione eterna; al purgatorio per le anime peccatrici pentite dove esse, attraverso le pene che gli vengono inflitte, riescono a redimersi e a raggiungere la beatitudine; infine al paradiso dove le anime sono circondate dagli angeli e raggiungono la felicità eterna attraverso la visione dell’Imperatore celeste. Come si vede, quindi, Dante fa protagonista della sua concezione insieme a Dio anche l’uomo di cui, attraverso il suo viaggio oltremondano, criticherà i vizi ed esalterà le virtù.

 

E se fossimo noi al centro del mondo?

Se, per assurdo, fosse vera la visione cosmologica di Aristotele, l’uomo si sentirebbe unico nel suo genere (in quanto oltre le stelle fisse non ci sarebbe altra vita), al centro dell’universo, un microcosmo in grado di governare e di controllare il destino e l’ordine naturale delle cose.

Ma la realtà è ben diversa, e l’uomo del nostro millennio continua a chiedersi : "Ma ci sarà altra vita oltre la terra ?",cercando di scoprire e di raggiungere nuovi traguardi ancora inesplorati.

 

 

 

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