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Crociati

quaderni storici


La forza numerica dei Crociati in Terra Santa

Breve analisi delle forze in campo cristiano tra i sec. XI° e XII°


INTRODUZIONE

Prima di parlare della consistenza numerica degli eserciti cristiani in Terra Santa sono necessarie fare due premesse: la prima è quella di sintetizzare un breve glossario che chiarirà, ai meno esperti delle cose militari dell'epoca, cosa in realtà si cela dietro alcuni termini che gli storici antichi usarono spesso e volentieri in modo ambiguo; la seconda riguarda le fonti alle quali ci si rivolge per dedurre le cifre.

GLOSSARIO

cavaliere











cavalleggeri




turcopules





fanteria pesante
















fanteria leggera

















balestrieri



arcieri

termine assai ingannevole nella definizione poiché (prassi comune dell'epoca includere tutti gli armati a cavallo) in realtà gli stessi erano suddivisi in più categorie caratterizzate dal ceto sociale e che determinava anche il loro equipaggiamento tuttavia, ai nostri fini, il termine cavaliere sarà utilizzato per indicare la sola cavalleria pesante nobiliare nonché feudale. In questo contesto  vanno inclusi i tre principali ordini monastico militari:

° I cavalieri di Santa Maria dei Tedeschi
° I cavalieri dell’ordine Ospitaliere di San Giovanni
° I cavalieri dell’ordine Templare (così chiamato perché fondato a  Gerusalemme nel tempio di Salomone).


con questo termine intenderemo gli armati a cavallo dotati di armature ed armi leggere; appartenevano al ceto medio della borghesia ed alle truppe che le città più abbienti devono fornire al signore feudale in caso di conflitto.

sono i cavalleggeri turchi convertiti al cristianesimo e per lo più in servizio mercenario; erano armati prevalentemente con giavellotti e piccoli archi compositi; a protezione del busto indossavano un corpetto catafratto, erano dotati di elmo e piccolo scudo di tipo saraceno (tondo e di metallo).


costituita da fanti al soldo dei nobili in Terra Santa; era ben addestrata ed equipaggiata ma, giocoforza, il suo numero era legato al potenziale economico del nobile pagante.
L’equipaggiamento in genere consisteva in una lunga spada franca a doppio filo, un elmo senza celata ma che poteva essere dotato di camaglio, una cotta in maglia metallica di buona lunghezza di stile normanno, scudo pesante a mandorla, lancia da urto, ascia franca, pugnale o daga corta.
Durante il periodo delle crociate nella fanteria pesante si diffuse l’uso della veste d’arme che era una sorta di poncho lungo fino alle ginocchia e che indossato sopra la cotta di maglia attenuava il surriscaldamento della stessa dovuto all’irradiamento solare. Era costituita, sovente, di una semplice tunica di cotone biancastro sulla quale, uso comune, venivano cucite sovrapponendole due strisce di stoffa scarlatta a mo' di croce cristiana.


gli eserciti professionisti nobiliari nella loro marcia attraverso l’Europa arruolavano quantità numericamente rilevanti di persone di umile condizione, attratte dalla possibilità di una vita migliore nelle nuove terre d’outremer; gran parte di loro erano per lo più pellegrini e disperati disposti al combattimento.
Il loro equipaggiamento era ben misera cosa rispetto ai nobili e professionisti; nel migliore dei casi avevano in dotazione una vecchia spada e,per la maggiore, attrezzi agricoli come roncole e similari montate su aste.
La protezione del corpo veniva affidata a spessi strati di stoffa grezza e pesante, qualche fortunato poteva disporre dello ZUPONES, sorta di giaccone di cuoio grezzo imbottito di crine di cavallo, gli elmi erano assai rari.
Tutti questi combattenti avevano la possibilità di migliorare il proprio equipaggiamento con la espoliazione dei morti in caso di vittoria in battaglia.



sembra che solo gli ordini monastico militari, templari in particolare, credevano ed adottassero questa micidiale arma tuttavia, il costo assai elevato, ne limitava alquanto la diffusione.


scarsamente utilizzati dai normanni nella prima e seconda crociata, il loro impiego trovò un nuovo impulso, durante la terza spedizione in terra santa con l’introduzione da parte inglese del famoso LONG BOW, un'arma dalle ottime caratteristiche di gittata e penetrazione;tutti gli arcieri, generalmente, erano ben equipaggiati e protetti.
Anche se in patria gli arcieri inglesi si spostavano sovente a cavallo, non si hanno riscontri nelle cronache che questo avvenisse anche in terra santa.



LE FONTI

Per stabilire i numeri delle forze cristiane in outremer, dobbiamo rifarci alle cronache dell’epoca delle quali, senza dubbio, la più importante per la dovizia di particolari ha il titolo:

LIBER CHRISTIANAE EXPEDITIONES PROSANCTAE HIEROSOLOMYTANE ECCLESIAE
di Alberto di AIX (AQUISGRANA) redatta intorno al 1130 A.D.

Dando per scontato che tutti o quasi gli storici medioevali tendevano ad esagerare anche in maniera palesemente eccessiva, le cifre riguardanti gli schieramenti belligeranti, dobbiamo effettuare un riscontro incrociato tra le varie fonti confrontando così le cifre ottenute con le nostre conoscenze riferite all'epoca e riguardanti i mezzi di trasporto, le curve demografiche, le capacità economiche dei nobili impegnati in terra santa, ecc.

Dopo questa analisi necessaria ai fini di un più reale resoconto dei fatti, possiamo ottenere un quadro veritiero delle forze in campo.

I NUMERI

Dato di fatto incontestabile, era la proporzione tra fanti e cavalieri e che rispettava più o meno quanto scritto in tutte le cronache degli eventi più importanti.

Tale proporzione è di circa 5 - 7 fanti per ogni armato a cavallo includendo, per comodità, anche gli arcieri e i balestrieri, escludendo però la cosiddetta fanteria leggera, spesso ininfluente sull’esito degli eventi bellici di rapida risoluzione.

Tra gli eserciti più numerosi figurava sicuramente quello di Raimondo IV di Saint Gilles, principe di Tolosa e marchese di Provenza.

Ai suoi ordini combattevano, 1.200 cavalieri e 10.000 fanti  pesanti e leggeri.

Al secondo posto, poniamo Boemondo I di Taranto, principe di Antiochia, al quale, la cronaca di Lucca, gli assegnava 500 tra cavalieri e cavalleggeri e 3.000 fanti pesanti. In questo caso non abbiamo dati circa gli arcieri che, comunque, dovevano essere schierati sia per Raimondo che per Boemondo, in considerazione del fatto che nelle narrazioni delle loro gesta ne viene menzionato l’impegno, seppur limitato, in battaglia.

Per l’esercito di Goffredo Conte d’Angiò, duca di Normandia, ci rifacciamo alle cronache di Anna Comnena, al quale attribuisce la presenza di 1.500 cavalleggeri e 9.000 fanti tra pesanti e leggeri (da queste cifre dobbiamo però decurtare 500 cavalleggeri e 2.000 fanti che cedette a Baldovino per accompagnarlo ad Edessa, e che con lui rimasero).

Per Roberto di Normandia abbiamo cifre più sicure, 650 tra cavalieri e cavalleggeri normanni con almeno 4.000 fanti pesanti ai quali, poi, si uniranno circa 100 - 150  tra cavalieri e cavalleggeri della Bretagna e dell’altra sponda della manica.

Stefano Conte di Blois e di Chartres, cavaliere particolarmente ricco, schiera con sé in terra santa 250 cavalleggeri.

Ugo di Vermandois ne ha al seguito almeno 100.

A Roberto Conte di Fiandra sono attribuiti 600 cavalleggeri con almeno 20 cavalieri completamente equipaggiati.

Considerando che molti altri signori minori non vengono qui menzionati per brevità, possiamo calcolare il potenziale armato dei crociati in  terra santa in circa 5.000 armati a cavallo 30.000 fanti pesanti.

GLI ORDINI RELIGIOSI

Diverso è il discorso da improntare per ciò che concerneva gli ordini monastico militari.

I TEMPLARI: potevano schierare almeno 300 cavalieri, con i relativi serventes, più un migliaio di fanti, tra cui un buon numero di balestrieri tutti ben equipaggiati ma mercenari.

I CAVALIERI DI S. GIOVANNI D’ACRI o OSPITALIERI: più numerosi degli altri ordini, potevano contare su circa 450 - 500 cavalieri ma l’abitudine di porre presidi ben muniti in numerosi siti fortificati, ne limita fortemente l’immediata disponibilità riducendo tale numero forse a circa 200 - 250 cavalieri. Per la fanteria non abbiamo dati certi, ma se presente era senz’altro mercenaria.

I CAVALIERI DI SANTA MARIA DEI TEDESCHI: al contrario dei Templari ed Ospitalieri non avevano grandi possedimenti in Palestinae per questo disponevano di una miglior concentrazione di forze con una buona disponibilità al pronto impiego; dalle cronache il numero di 300 cavalieri appare verosimile, fanteria se presente era quasi sempre mercenaria.

La notevole sproporzione tra fanti e cavalieri che rompe la regola dei 5 - 7 fanti per ogni armato a cavallo, era da imputarsi al fatto che tali ordini erano soggetti a ferree regole cavalleresche e per i quali la chiesa riconosceva ed imponeva uno statuto monastico regolamentato con regole proprie dell’ordine. Per questo motivo solamente i nobili potevano accedere a questi ordini e conseguente arruolamento di fanterie  mercenarie per lo più con compiti di presidio.

Il numero dei cavalieri, che può apparire esiguo agli occhi del profano, non deve trarre in inganno.

Ai fini tattici e militari, il nobile che entrava a far parte dell'ordine e che abbandonava una vita agiata per abbracciare una rigorosissima regola monastica, era spinto da un’ardente fervore religioso per il quale si travisavano anche gli insegnamenti del CRISTO, fino ad imporre la fede con la spada: fanatici fino all’estremo, in battaglia erano avversari temibilissimi, abili e coraggiosi, le loro cariche erano inarrestabili.

Tale fanatismo e la consapevolezza di essere un cavaliere dell'ordine portavano gli stessi ad intraprendere scontri  anche con un nemico 100 volte superiore (una volta il gran maestro del tempio caricò 7.000 mamelucchi, con solo 90 compagni!), subendo disastrose sconfitte (e pur vero che le strategie e le tattiche militari erano alquanto assenti nei loro ranghi).

Ad una totale intransigenza ideologica sul campo di battaglia, faceva però riscontro  una invidiabile apertura nei confronti del nemico quando si tratta di affari.

Infatti tutti gli ordini sia Laici che Religiosi stipulavano con reciproca soddisfazione trattati commerciali di notevole portata e che spesso non venivano interrotti nemmeno in caso di aperto conflitto tra i contraenti anzi, spesso a causa di questi accordi, si rifiutavano aiuti militari agli stessi crociati in difficoltà, e sulla base di questi scambi commerciali che gli ordini monastici avevano accumulato delle immense fortune, impiegate principalmente per consolidare la posizione dell’ordine non solo in Palestina ma anche in Europa, entrando spesso in aperto conflitto  con la Madre Chiesa.

CONCLUSIONE

Dall’esame delle cifre finora desunte, possiamo notare come la forza numerica cristiana in Palestina non sia mai stata preponderante rispetto alle forze mussulmane, ciò nonostante fu sufficiente ad assicurare una buona stabilità nelle terre conquistate e prosperosi commerci con l’Europa.

Tutto ciò fino al 1291 anno in cui, con la caduta di Acri, cessò di esistere la roccaforte dei cavalieri di S. GIOVANNI, fino ad allora considerata imprendibile ed il sogno di una Palestina in mano cristiana si dissolse.

Tuttavia, quasi due secoli di guerre sanguinose (1099 - 1291) portarono al risultato di far convivere due diverse civiltà che, seppur con forti contrasti, ebbero modo di compenetrarsi l’una nell’altra specialmente nel campo delle scienze e della letteratura.

Il numero degli armati cristiani in terra santa non subì mai grandi mutamenti, essi rimasero più o meno in numero stabile nel corso di due secoli nonostante le difficoltà del viaggio lungo e pericoloso attraverso regni che, spesso, non vedevano di buon occhio il transito di queste turbolenti formazioni militari  che erano causa di saccheggi e portavano turbative tra la popolazione residente.

Se mai vi fu un momento di vera crisi riguardo il numero dei combattenti esso è da datarsi sicuramente intorno al 1187 - 1190.

La disastrosa sconfitta cristiana nella battaglia dei corni di HATTIN, dove l’esercito cristiano fu decapitato quasi per intero del fior fiore della cavalleria, costrinse i vari principati a recedere sulle posizioni del 1099, anno della conquista della città santa.

Molto importante, inoltre, fu il fattore politico in Europa che pesantemente condizionò il numero di uomini in Palestina.

Le continue lotte interne tra ducati e soprattutto quelle tra la Francia e l' Inghilterra, hanno sicuramente influito in maniera pesantemente negativa sull’afflusso degli armati in terra santa tanto che la chiesa, al fine di tutelare le conquiste in terra santa, concesse indulgenze plenarie dei peccati a quei cavalieri che avessero aderito alle crociate, o addirittura scomuniche (FEDERICO II) a quei regnanti che avessero infranto la promessa di recarsi in Palestina.

Anche la rivalità tra le due grandi chiese europee, l’ortodossa-bizantina e la cattolica-romana non migliorarono certo la situazione politica in Palestina creando un’alternanza di accordi tra arabi e cristiani o tra bizantini e fatimiti al fine di rendere, per l'una o l'altra, più forte il predominio della regione.

Concludendo si può comunque affermare che, nonostante i mezzi esigui e le armate nettamente inferiori a quelle mussulmane, le operazioni militari furono in buona misura favorevoli agli eserciti cristiani almeno fino agli inizi del XIII° sec.







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