MODELLISMO MARCHE


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Arsuf

la pagina di Aldo


Arsuf a.d.  1191



Protagonista: Riccardo Re d'Inghilterra, cuor di leone.

Età: 33 anni.

Corporatura: slanciata ma robusta; fisicamente attraente (come descritto dagli storici) con capelli rosso dorati e volto dai tratti gentili.

Carattere: ha modi attraenti ed un buon gusto per la poesia; ama le avventure cavalleresche; di personalità caparbia ed impulsiva. Eccellente organizzatore militare delle proprie imprese, è servito con devozione e lealtà dai propri sottoposti.

Dotato di grande coraggio e di brillanti capacità di stratega, dedica a tal punto tutte le sue energie nelle imprese militari  fino a dimenticare i suoi impegni di sovrano e per questo motivo si rivelerà come un cattivo amministratore ed un pessimo politico.

Sarà ricordato anche per la sua avarizia.

Raro caso di monarca guerriero a tempo pieno: laddove la mischia è più cruenta è sempre alla testa dei suoi uomini.

Nei confronti dei nemici, poco lealmente, non rispetta la parola data e compie sanguinose ed inutili stragi di ostaggi e di civili mussulmani.

Trova una ingloriosa morte durante le spedizioni in oltremanica volte a confermare i propri diritti sulle terre di Bretagna e Normandia.

Durante l'assedio di Limoges, in terra francese, viene colpito al collo da una freccia vagante il 23 marzo del 1199. La conseguente setticemia lo conduce alla morte dopo tre giorni di lenta agonia.


Antefatto: ACRI giovedì 2 agosto 1191.

Con una decisone coraggiosa ma inopportuna, date le circostanze, re Riccardo  lasciava l'appena conquistata Acri al comando delle truppe inglesi; alla retroguardia della colonna quelle francesi al comando del potente duca di Borgogna.

Per i crociati era l'inizio di una lunga marcia che, in poco più di un mese, li porterà ad Arsuf lungo un tortuoso percorso costiero.

Logisticamente erano confortati dalla flotta pisana la quale in base ad un accordo per la fornitura all'esercito cristiano, in marcia lungo la fascia costiera, di aiuti logistici ed approvvigionamenti via mare, aveva ottenuto in cambio concessioni commerciali in outremer.

Questo scambio era fondamentale per i pisani intendi a contrastare la sua rivale di sempre, Venezia,   che aveva rapporti e basi commerciali con l'impero di Bisanzio.

Questa decisone repentina di muoversi verso le armate mussulmane era stata presa per ovviare al notevole svantaggio tattico causato dalla posizione che l'esercito avversario occupava al momento, infatti,  il Saladino  si era accampato con le sue truppe a Shaframar, una zona di dolci rilievi, dalla quale poteva agevolmente controllare tutte le strade di accesso dirette a Tiberiade e sul lago,  a Damasco ed a Gerusalemme, passando per Nazareth.

Durante la marcia dei crociati, le armate mussulmane si attestarono, dopo alcune battaglie,  a TEL KAIMUN, alle pendici del monte Carmelo, e da quel luogo sottoponevano quelle cristiane   ad attacchi portati dalla velocissima cavalleria causando notevoli perdite nella valorosa retroguardia francese.

Questi attacchi repentini, finalizzati ad indebolire gli schieramenti cristiani  ed a condurre l'armata nemica in una campo di battaglia consono alle strategie del Saladino, da grande stratega qual era,  sembravano non aver fine fino a quando, nella notte tra il 4 ed il 5 settembre, i crociati giunsero nel luogo ritenuto adatto alla battaglia secondo le previsioni del condottiero mussulmano.

Poco a nord di Arsuf, infatti, vi era una piana ampia e delimitata da ambo i lati da boschi,  con un folto sottobosco adatto ad impedire il transito delle cavallerie e fanterie avversarie, onde evitare aggiramenti delle sue linee.

La zona pianeggiante era abbastanza ampia da consentire alla cavalleria mussulmana, veloce ma leggera, una ampia libertà di manovra non essendo in grado di sostenere l'urto della cavalleria pesante normanna che era dotata di cavalli di razza particolare ed allevati per la guerra: pesanti, grandissimi e solidi come i loro cavalieri ben equipaggiati ed addestrati da secoli di guerre in terra d'Europa;  l'insieme cavallo-cavaliere poteva raggiungere il ragguardevole peso di dieci quintali che, moltiplicati per la velocità della carica di circa 40 Km./h, dava al contatto con le truppe avversarie un urto devastante, irresistibile.

Saladino conosceva bene il valore e la forza bruta dei suoi avversari e, con scelta di un campo di battaglia siffatto,  era convinto di avere un vantaggio decisivo, ma i fatti gli daranno torto.


La battaglia: ARSUF 6 - 7 settembre 1191.

Era venerdì 6 settembre, quando l'esercito crociato giunse ad Arsuf.

La lunga marcia, piena di insidie e di privazioni per uomini ed animali tanto che la retroguardia aveva rischiato  addirittura di essere annientata in un agguato dopo aver perso il contatto con il grosso dell'esercito, era giunta al termine.

La sera del 6 settembre i crociati all' invocazione " sanctum sepulcrum adjuva " posizionarono finalmente il campo innanzi a quello mussulmano.

Il 7 mattina, re Riccardo, viste le intenzioni avversarie di dare battaglia, riunì il consiglio di guerra ed emanò le direttive per lo scontro.

Come primo provvedimento, mise al sicuro bagagliaio e carriaggi lungo la costa, per evitare intralci nel caso di una eventuale ritirata, e pose Enrico di Champagne con parte della fanteria leggera a custodirli,  dimostrando così più buon senso dei bizantini di MIRIOCEFALE.

Schierò poi i suoi famosi arcieri con il long bow, arco lungo di notevole gittata,  in prima fila lasciando ampi corridoi tra una formazione e l'altra  al fine di consentire le sortite della cavalleria schierata dietro il grosso dell'esercito e suddivisa per nazionalità, infine intervallò tra uno squadrone e l'altro robuste formazioni di fanteria pesante.

Dispose i templari nella destra estrema, uomini saldi e tenaci quali erano i cavalieri dell'ordine monacense,  ritenendo che lì era il punto più fragile e quindi quello più importante da difendere;  accanto pose i suoi famosi bretoni e parte dei francesi;   al centro egli stesso con gli aquitani al comando dei valorosi Goffredo e Guido di Lusignano; alla loro sinistra i fiamminghi e i baroni d'outremer con al comando Giacomo di Avesnes e con loro i francesi del duca di Borgogna;  infine alla estrema sinistra pose i cavalieri dell'ordine degli ospitalieri.

Tutti i contendenti erano ormai completamente schierati quando l'alba lasciò il posto al giorno.

I due eserciti temporeggiarono attendendo  ognuno che fosse l'altro a fare la prima mossa e scoprire così la strategia adottata.

Saladino ruppe gli indugi per primo,convinto forse della bontà del suo schieramento.

Iniziò il combattimento: le ondate di fanti mussulmani armati alla leggera che con un nutrito lancio di giavellotti e frecce cercarono  di disorganizzare le prime file della fanteria ma non ebbe gli  effetti desiderati.

Probabilmente il loro scopo era quello di coprire l'avanzata della cavalleria turca, armata di scimitarra ed ascia.

Quando le cariche nemiche perdettero d'impeto per la stanchezza solo allora il re dette l'ordine di caricare le linee avversarie.

L'impeto dell'esercito mussulmano era principalmente diretto verso gli Ospitalieri, che, non cedendo di un metro nonostante la soverchiante superiorità numerica avversaria,  dopo ogni assalto ricomponevano le fila in attesa del grosso dello schieramento saraceno il quale, protetto dalle schermaglie della cavalleria, si avvicina alle fila crociate.

La strategia di attesa del re Riccardo era risultata giustissima, tuttavia non aveva fatto i conti con l'impulsività  di alcuni nobili cavalieri dell'ordine degli Ospitalieri avvezzi a combattere senza tanti fronzoli strategici.

Dopo una ennesima carica, mentre la cavalleria saracena si ritirava per riorganizzarsi e caricare nuovamente,  due cavalieri Ospitalieri il Gran maresciallo dell'ordine e Baldovino di Carew,  si lanciarono da soli  verso le linee nemiche.

Il loro gesto fu contagioso a tal punto che tutti i cavalieri dell'ordine cavalleresco ed i fiamminghi li seguirono in una carica spontanea che solo per miracolo non travolse anche gli arcieri inglesi posizionati in prima fila.

Re Riccardo, adirato per il mancato rispetto dei suoi ordini, spronò il suo destriero gettandosi in mezzo alla mischia e, riuscendo a coordinare l'azione, la diresse verso il centro dello schieramento mussulmano.

Le armi cristiane brandite durante la carica e scintillanti al sole; gli stendardi al vento; il terribile rombo  della cavalleria pesante; il suo impatto terrificante sui fanti armati alla leggera era questo lo scenario della battaglia.

L'impeto dell' armata cristiana costrinse quella mussulmana ad una fuga disordinata;  l'esercito nemico fu annientato in un bagno di sangue.

Con la vittoria di Arsuf  terminò un capitolo delle grandi battaglie che portarono le armate cristiane alla conquista dei luoghi Santi.

Epilogo

La Terra Santa aveva un disperato bisogno di buoni approdi per mantenere i contatti con l'Europa.

Il commercio era fondamentale per l'economia dei principati d'outremer e per questo motivo re Riccardo decise di non avanzare verso Gerusalemme fino a quando la conquista di Giaffa, avvenuta con la battaglia di Arsuf, non era stata consolidata.

Dispone quindi un rafforzamento delle fortificazioni della città e dette la possibilità agli uomini ed agli animali di ritemprarsi dalle fatiche di una campagna durata un mese.

Riccardo restò in quei luoghi fino a novembre, quando durante una battuta di caccia cadde in una imboscata e soltanto il valore di un suo cavaliere,  Guglielmo di Reaux, lo sottrasse a cattura certa.





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