Cima di Terrarossa

Ci ho pensato molto, quasi un mese e mezzo, prima di pubblicare questa relazione. Perché questa escursione è finita nel peggiore dei modi possibili. Un amico, purtroppo, non è ritornato a valle con noi ed è rimasto lassù, tra i monti che tanto amava. La pubblicazione della relazione va intesa come un omaggio alla sua memoria invece che un cinico the show must go on.

Il mese di dicembre, termicamente parlando, è molto anomalo. Niente neve e temperature ben al di sopra di quelle usuali. C'è quindi la possibilità di effettuare un'ulteriore escursione ed a proporcela è proprio l'amico che non c'è più. La méta è la Cima di Terrarossa, nel gruppo del Montasio. Qualcuno l'aveva salita qualche giorno prima e ne aveva parlato durante una trasmissione televisiva: percorso pulito. D'altro canto il percorso si svolge lungo un versante meridionale ed è costituito da una comoda mulattiera. Meglio di così.

Dalla località di Sella Nevea si imbocca la strada asfaltata per gli altipiani del Montasio. Poco prima del termine l'ultima rampa è ghiacciata. Qualcuno ce la fa a superare il tratto. Noi preferiamo fermare qui la macchina e proseguire a piedi. Il parcheggio finale è sorprendentemente affollato e la visione del Montasio superba, cui si contrappone il Canin. Ma le condizioni meteo non sono quelle dei giorni scorsi. Durante la notte la temperatura è scesa sotto le zero e lì rimarrà per tutto il giorno. In altri termini: se nei giorni scorsi durante la giornata i grumi residui di neve ammollavano, ora sono blocchi di ghiaccio.

Dal parcheggio si inizia la salita sfruttando la strada di servizio del rifugio Brazzà. Da qui, con sentiero, ci si accosta alle rocce. Segue una serie di svolte a media pendenza che sfruttano abilmente le cenge che sovrastano brevi paretine. Terreno aperto e senza vegetazione. Ad interrompere il tran tran ci pensa una discontinuità del sentiero. C'è un passaggio da studiare un attimo, ma nulla di trascendentale. Il percorso però richiede attenzione continua, visti i discontinui crostelli di ghiaccio. Quelli che nei giorni scorsi erano pozzanghere acquose. Begli scorci sia lungo il sentiero che nei paraggi. Troviamo un bivio e proseguiamo verso sinistra. , durante l'ultima nevicata, si era formato un accumulo di neve che ora è un grumo di ghiaccio. Tratto infido, però breve. Poco dopo si è alla Forca di Terrarossa (mt 2330). Bella la visione dello Jalovec nonché della nebbia che ricopre Tarvisio e le zone limitrofe. Quindi niente visione del canalone Huda Paliza. Ultimo balzo verso la cima a mt.2420, ormai vicina. Con sentiero che proprio all'ultimo presenta un passaggio su roccia solida, pulita ed assolutamente non strapiombante. Uno sguardo al vicino Montasio, alla nebbia ed all'orologio. È ora di far rientro per non essere pizzicati dall'oscurità mentre siamo ancora sul sentiero.

Scendiamo evitando accuratamente i crostelli. La luce del pomeriggio esalta i colori del paesaggio. Siamo sul punto di discontinuità. Passiamo in due. L'amico, un po' più indietro, ci segue. Ma nel punto critico gli è successo qualcosa che non sapremo mai. Sgomenti, lo vediamo rotolare verso valle.

Il resto della relazione non ha più senso.


       

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