GIOVANNI CASO

OLTRE LA SOGLIA

Anfore di silenzio mi dissetano
in quest’autunno d’ombre e solitudini
qui, dove gonfia il grembo della terra.
il seme bruno. Nuvole e pensieri
s’attardano nel cielo, come antichi
velieri erranti in cerca d’un approdo.
Accende il vespro un’ultima canzone.

Almeno un verso m’accompagni in questo
dolcissimo fluttuare, come fossi
petalo spinto al limite del cuore,
almeno un suono, fosse un frullo d’ali
o l’oro d’una spiga.

Ho voglia ancora
di un’altra luna che rincorra il cielo,
del gaudio d’una voce che ricanti
la luce dell’infanzia, ancora ho voglia
d’un focolare che riscaldi l’anima
dietro le porte dell’inverno, quando,
come un fuscello, il corpo s’abbandona.

Mi chino al solco in cerca d’un germoglio
ma so che è presto, incombe il novilunio
e ha fiori oscuri il manto della sera.
Eppure ho forza per balzare e correre
sull’alba di domani, ho forza in petto
per inseguire il vento oltre la soglia
del mio dolore.