L'allergia di Luca

Si erano alzati di buon mattino dopo una notte parzialmente insonne. La sera precedente Luca era stato pervaso da quell'eccitazione tipicamente infantile che ti accompagna prima di prendere sonno e ti fa sperare che venga presto il momento del risveglio. Papà Carlo era invece rimasto alzato fino a tardi con la scusa di dover studiare certe carte processuali relative ad un'udienza che non era nemmeno ancora stata fissata; nonostante questo accorgimento però la nottata era stata lunga, regolata da tutti i rintocchi del campanile locale. Mamma Luisa aveva invece pregato a lungo prima di addormentarsi, per poi risvegliarsi e riaddormentarsi più volte nella notte.
Nessuno di loro tuttavia mostrò la benché minima stanchezza al risveglio: non Luca che per la prima volta avrebbe potuto vedere il mare, non papà Carlo che avrebbe posto la parola fine ai consulti medici, non mamma Luisa che avrebbe smesso di temere che dietro quella patologia di per sé innocua si celasse qualche male oscuro assai più grave.
Erano passati 10 anni da quando l'allergia si era manifestata per la prima volta; Luca aveva allora 3 anni e come buona parte dei suoi coetanei era salito in macchina per una settimana da trascorrere al mare a goderne l'aria iodica. Passato il casello autostradale di Altare, il piccolo Luca aveva iniziato ad inquietarsi ed agitarsi per poi trasformare l'irrequietezza in un pianto inconsolabile; dal casello di Savona fino a quello di Pietra Ligure il viaggio era diventato una sofferenza indicibile per i due genitori, con Luca che alternava lacrime copiose a stati di apparente calma. Durante gli ultimi tratti di strada verso la costa la situazione era peggiorata nettamente: Luca era diventato rosso in volto, il sudore gli imperlava la testa ancora piccolina ed il respiro si faceva sempre più difficoltoso. La giornata era stata tremenda, trascorsa tra ambulatori sanitari, farmacie locali, ripetuti collegamenti telefonici con la pediatra che si era illusa di passare una tranquilla domenica di riposo; tanto grave sembrò la situazione in quei momenti, quanto tranquillo diventò il veloce ritorno a casa, con Luca che si era calmato in corrispondenza dell'appennino ligure ed aveva finito per ridere durante tutto il viaggio con quell'espressione radiosa che i bambini sono soliti avere.
Dopo un paio di settimane e vari consulti medici, era stata diagnosticata una rarissima forma di allergia da ambiente marino, un incompatibilità al tipo di aria delle zone di mare; il caso si presentava come unico in Italia, mentre se ne contava qualcuno negli Stati Uniti e pochi altri nel mondo.
La famiglia di Luca era benestante, anzi benestante sarebbe dire poco. Il padre era il più rinomato avvocato della provincia, conteso per i processi più impegnativi e di conseguenza più generosi nelle parcelle; la madre era una commercialista, con pochi clienti, ma buoni: aziende economicamente sane, stimati professionisti, facoltosi commercianti. I due genitori avevano continue giornate impegnative, poco tempo libero, ma un conto in banca in costante e rapida crescita.
Decisero di non accontentarsi delle rassicurazioni dei medici sull'assoluta non gravità della patologia e sulla possibilità di convivere tranquillamente tutta la vita con una simile allergia. Si affidarono ad un luminare di chiara fama il quale a sua volta prese contatto con un altrettanto famoso collega americano e per Luca iniziò una terapia fatta di test atti a rilevare la cura efficace; i medici dichiaravano la loro fiducia sul buon esito del problema, avvisando però che la guarigione non sarebbe avvenuta prima dell'età dello sviluppo.
Furono anni in cui, tranne il mare, a Luca non mancò niente. In inverno andava a sciare ogni domenica, diventando in breve tempo un esperto sciatore; durante le altre stagioni le giornate di svago si dividevano tra gite in montagna con lunghe passeggiate, picnic insieme a papà e mamma, pratica di sport vari quali tennis, judò, calcio e pallavolo. Le vacanze più lunghe erano l'occasione per interessanti permanenze in città d'arte, con i genitori che fungevano da provetti ciceroni per palazzi, musei, cattedrali e piazze varie.
Era però il mare il grande assente della sua vita e questo gli aveva determinato un'enorme attrazione verso tutto quanto potesse colmare tale mancanza. All'età di sei anni aveva iniziato ad andare in piscina e da allora non aveva più smesso; adorava il contatto con l'acqua, la sensazione che gli procurava il lento movimento delle gambe nel fluido e la conseguente percezione del galleggiamento, il piacere derivatogli dall'irruenza delle bracciate veloci con la risultante rapidità di spostamento.
Si appassionò ardentemente alla lettura non perdendosi neppure uno dei libri di Emilio Salgari sul Corsaro Nero e su Sandokan; lesse d'un fiato "Ventimila leghe sotto i mari" di Verne, "Il vecchio e il mare" di Hemingway e decine di altri romanzi che avevano il mare come elemento comune. Se poi in televisione appariva un documentario, un servizio giornalistico, un film attinente in qualche modo all'oggetto del suo desiderio, cessava immediatamente qualunque attività per restare ipnotizzato di fronte al teleschermo. Inoltre per tutta l'infanzia denotò una maturità non indifferente; mai fece bizze e capricci con i genitori perché non lo portavano al mare e, quando ascoltava i racconti degli amichetti su gite e vacanze balneari, mai si lasciò aggredire da traumi ed isterismi vari.
Poi le notizie sempre migliori, di una guarigione ormai prossima dovuta ad una terapia del dottore americano combinata con il sopraggiungere dell'adolescenza, (proprio l'adolescenza, l'unico vero grande momento rivoluzionario nella vita di ciascuno). Trionfante il responso definitivo: "Dagli ultimi test Luca risulta perfettamente guarito. Non resta che portarlo al mare e verificare sul campo l'effettiva bontà della diagnosi".
Quel momento era infine giunto: una deliziosa giornata di fine aprile, riscaldata da un sole per nulla timido, indicata per gite e scampagnate.
Il tragitto sembrò interminabile a Luca; Montegrosso d'Asti, Nizza Monferrato, bivio di Terzo, sosta con 1'inimitabile focaccia di Dego, ingresso in autostrada ad Altare. Da qui in avanti il tempo iniziò ad accelerare per Luca, mentre divenne un fardello pesantissimo per mamma Luisa; osservava ininterrottamente il figlio temendo di cogliere sul volto un qualche segnale negativo e gli chiedeva di continuo "Ti senti bene? Fai fatica a respirare? Hai caldo? Hai freddo?". Papà Carlo manifestava segni di nervosismo ed invitava la moglie a smettere di preoccuparsi, ma la sua inquietudine tradiva le stesse paure della consorte.
Solo Luca era tranquillo; dai vetri della Volvo guardava le montagne liguri, gli enormi piloni dell'autostrada che le attraversavano, i carrelli sospesi nel vuoto sopra le loro teste utilizzati per lavorazioni a lui misteriose, tutto magnificamente finalizzato alla realizzazione del sogno tanto atteso.
Il mare! Oltre le prime case di Savona, oltre la linea del terreno, al di qua dell'orizzonte, dolcemente schiacciato tra cielo e terra, lui, il mare. Luca ora non sentiva più le domande preoccupate della madre e le parole di finta tranquillità del padre; guardava perennemente a sinistra, rattristato quando l'Aurelia piegava verso l'interno e rendeva invisibile l'azzurra distesa d'acqua, in estasi quando questa ritornava sotto i suoi occhi.
- Andremo a Pietra Ligure! - aveva sentenziato il papà, quasi a voler riannodare un filo drammaticamente interrotto 10 anni prima, come se avesse voluto semplicemente dire "Dove eravamo rimasti?".
Vado Ligure, Bergeggi, Spotorno, Noli, Varigotti, Finale Ligure. La strada trafficata, la precedenza ai pedoni sulle strisce, le palme sulla passeggiata, i chioschi ancora chiusi ai bordi delle spiagge; poi da ultimo Pietra Ligure, 1' approdo.
Luca usci di getto dalla macchina trattenuto a stento dai genitori; la spiaggia era il suo obiettivo finale. Con forza e vigore trascinava la mamma che con sommi sforzi lo teneva per mano; attraversarono l'incrocio, aggredirono la passeggiata, superarono il molo ed i piedi di Luca si posarono finalmente sulla fine sabbia. Mamma avrebbe voluto abbracciarlo per la gioia della guarigione ormai certa, papà avrebbe voluto emettere un sonoro urlo di esultanza, ma Luca era già lontano da loro, completamente percorso da un brivido indescrivibile.
Corse fino alla riva dove flusso e riflusso rendevano umida la sabbia; avrebbe voluto levarsi scarpe e calze, arrotolarsi i jeans fino alle ginocchia e poi entrare nell'acqua, spingersi fino a quando il livello non fosse arrivato ai risvolti dei pantaloni. Restò invece a fissare l'azzurra macchia marina finché un'onda monella non gli lambì entrambi i piedi; ritornò allora di corsa verso i genitori ed esternò loro il suo entusiasmo, insensibile ai rimproveri per i piedi bagnati, alle raccomandazioni di non sudare, di non levare la maglia, di stare attento a non cadere.
Calmatosi un po' iniziò a guardarsi intorno. Un gruppo di ragazzi e ragazze stava arrivando sulla spiaggia riempiendo l'aria con le note di canzoni che uscivano da un registratore portatile; sulla passeggiata di fronte una coppia di anziani camminava lentamente ed incrociava un giovane papà che spingeva un passeggino. Il numero di persone intorno a lui aumentava continuamente; era un mondo totalmente nuovo, formato da uomini a passeggio con il giornale sotto il braccio, dall'aroma di caffè proveniente dai tavolini dei dehors, da giovani che scendevano le scale per raggiungere la spiaggia.
I ragazzi del registratore adesso stavano giocando con un pallone, mentre le loro amiche placidamente sedute su colorate coperte si raccontavano chissà quali confidenze. Due suore vestite di bianco camminavano lungo la riva, la lunga sottana leggermente alzata sui fianchi fino a mostrare le bianche scarpe; parlavano tra loro, o forse pregavano, o forse canticchiavano, o forse erano in silenziosa meditazione... Luca non lo scoprì mai.
Quanti anni erano passati da allora? Esattamente 19. Una domenica di fine aprile Luca era nuovamente in autostrada sopra 1'appennino ligure; in auto con lui la bella moglie Alice ed il piccolo Andrea, da quasi due anni 1'elemento in più della sua famiglia. Quando doveva nascere i medici avevano avvertito che l'allergia patita nel passato dal padre aveva carattere ereditario, che esisteva una probabilità seppur remota che si manifestasse nuovamente, che se anche ciò fosse avvenuto non si sarebbe trattato di nulla di grave. I controlli successivi sul neonato erano stati però tutti negativi ed i dottori si erano convinti che non vi fosse alcuna patologia; tuttavia 1'anziano medico di famiglia, amico d'infanzia del padre di Luca, aveva avvisato: "La medicina non è una scienza esatta. Portatelo per una volta al mare e solo in quel momento sapremo la verità certa".
Il tragitto fu il medesimo di 19 anni prima: i collinari paesi del sud dell'astigiano, il casello di Altare con la colonna di auto in attesa, la trafficata autostrada, la caotica Aurelia, i problemi di parcheggio a Pietra Ligure; durante l'intero viaggio i due genitori non avevano smesso di controllare il piccolo temendo di riscontrare i ben noti sintomi, ma questi, imbracato nel seggiolino previsto dal codice della strada, aveva continuamente mostrato il volto sereno e ridanciano dell'infanzia felice.
Solo quando furono sulla sabbia della spiaggia però, ogni dubbio fu rimosso; mamma Alice si strinse al petto il figlio non riuscendo a frenare le lacrime di gioia che copiose scendevano sulle gote.
- Ti porteremo qui per una settimana, anzi per due settimane. Verremo tutti gli anni al mare. Vero Luca che lo porteremo tutti gli anni? Fa così bene il mare ai bambini!" -
Luca annuiva silenzioso. Aveva sperato fino all'ultimo; quando erano giunti a Savona aveva cercato di convincersi che sarebbe potuto succedere in riva al mare ed invece niente: il figlio non aveva ereditato la sua vecchia allergia, purtroppo.
Da quel momento in avanti per suo figlio il mare avrebbe soltanto significato una settimana, anzi due, da passare ogni anno tra sabbia, secchielli e palette; sarebbe stato la banale meta delle gite con gli amici, prima in treno, poi in moto e alla fine in macchina; avrebbe costituito semplicemente un'ipotesi di luogo di vacanza da contrapporre alla montagna.
Per Luca invece era stato tutto diverso. Da quel giorno di 19 anni fa aveva viaggiato molto, aveva visto mari vicini e mari lontani: la festosa riviera adriatica, il litorale toscano dall'incantevole paesaggio, l'incontaminato azzurro della Calabria, la Sardegna con i suoi villaggi turistici, la ricca Costa Azzurra francese. E poi 1'atmosfera dei Caraibi, le onde della California, le splendide ragazze delle spiagge brasiliane; niente però gli aveva più regalato quelle stesse emozioni di allora, non l'atmosfera dei Caraibi, non le onde della California, non le ragazze brasiliane.
L'acqua ai suoi piedi ed il giovane papà con il passeggino; immagini scolpite nella sua memoria come i ragazzi con il pallone, gli uomini con il giornale sotto il braccio, 1'aroma di caffè, le due suore lungo la riva.
Già, le suore; Luca allungò lo sguardo oltre la figura della moglie che teneva il figlio stretto tra le braccia. Due suore vestite di bianco camminavano lungo la riva, la lunga sottana leggermente alzata sui fianchi fino a mostrare le bianche scarpe; parlavano tra loro, o forse pregavano, o forse canticchiavano, o forse erano in silenziosa meditazione... Luca sorrise e non lo scoprì mai.