Dichiarazione e Programma di azione per una cultura
di Pace
A
Dichiarazione per una Cultura della Pace
L’Assemblea Generale,
Facendo riferimento allo Statuto delle Nazioni Unite, nonché
agli scopi e ai principi in esso contenuti,
Facendo inoltreriferimento alla costituzione dell’Organizzazione
delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, la quale
afferma che "dal momento che la guerra ha inizio nelle teste degli uomini
è nella mente degli esseri umani che bisogna iniziare a costruire
la pace",
Facendo ulteriormenteriferimento alla Dichiarazione Universale
sui Diritti Umani e ad altri importanti strumenti del sistema delle Nazioni
Unite,
Riconoscendo il fatto che la pace non è solo assenza di
conflitto, bensì una condizione che richiede un processo positivo,
di partecipazione dinamica, all’interno del quale il dialogo venga incoraggiato
e i conflitti siano risolti in uno spirito di comprensione e cooperazione
reciproca,
Riconoscendo inoltre il fatto che la fine della guerra fredda
ha allargato le possibilità a favore del consolidamento di una cultura
della pace,
Esprimendo profonda preoccupazione circa la persistenza e la
proliferazione della violenza e dei conflitti in diverse parti del pianeta,
Riconoscendo la necessità di eliminare tutte le forme
di discriminazione e intolleranza, comprese quelle basate su razza, colore
della pelle, sesso, lingua, religione, opinioni politiche o di altro genere,
nazionalità, origine etnica o sociale, proprietà, disabilità,
nascita o altra condizione,
Facendo riferimento alla sua risoluzione 52/15 del 20 Novembre
1997 che proclamava l’anno 2000 "Anno Internazionale per la Cultura della
Pace", e la sua risoluzione 53/25 del 10 Novembre 1998 che proclamava il
periodo 2001 – 2010 "Decennio Internazionale per una Cultura della Pace
e della Non Violenza per i Bambini del Mondo",
Riconoscendo il ruolo importantissimo che l’Organizzazione delle
Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura continua a ricoprire
nella promozione di una cultura della pace,
Promulga solennemente la presente Dichiarazione per una Cultura
della Pace, così che Governi, organizzazioni internazionali e società
civile possano essere guidati dalle sue norme nelle loro attività
per promuovere e consolidare una cultura della pace nel nuovo millennio.
Articolo 1: Una cultura di pace è un insieme di valori, attitudini,
tradizioni e modi di comportamento e sistemi di vita basati sul:
rispetto per la vita, sulla cessazione della violenza e sulla promozione
e la pratica della non violenza tramite l’educazione, il dialogo e la cooperazione;
sul pieno rispetto dei principi di sovranità, integrità territoriale
e indipendenza politica degli Stati e sul non intervento in quelle questioni
che rientrano essenzialmente nell’ambito della giurisdizione nazionale
di uno Stato, in conformità con quanto previsto dallo Statuto delle
Nazioni Unite e dal diritto internazionale;
sul pieno rispetto e sul progresso di tutti i diritti umani e di tutte
le libertà fondamentali;
sull’impegno in favore di una soluzione pacifica dei conflitti;
sugli sforzi per soddisfare le esigenze inerenti allo sviluppo e all’ambiente
delle generazioni presenti e future;
sul rispetto e sulla promozione del diritto allo sviluppo;
sul rispetto e sulla promozione dell’uguaglianza di diritti e opportunità
per donne e uomini;
sul rispetto e sulla promozione del diritto di ognuno alla libertà
di espressione, di opinione e di informazione;
sull’adesione ai principi di libertà, giustizia, democrazia, tolleranza,
solidarietà, cooperazione, pluralismo, diversità culturale,
dialogo e comprensione a tutti i livelli della società, e fra le
nazioni;
e sostenuta da un ambiente nazionale e internazionale favorevole e orientato
alla pace.
Articolo 2: Il cammino verso il pieno sviluppo di una cultura della
pace si realizza attraverso valori, attitudini, tradizioni, modi di comportamento
e sistemi di vita che siano favorevoli alla promozione della pace fra gli
individui, i gruppi e le nazioni;
Articolo 3: Il pieno sviluppo di una cultura di pace è totalmente
legato alla:
promozione di una soluzione pacifica dei conflitti, al rispetto e alla
comprensione reciproca e alla cooperazione internazionale;
all’aderenza agli obblighi internazionali, ai sensi dello Statuto e del
diritto internazionale;
alla promozione della democrazia, dello sviluppo, del rispetto e della
pratica universale di tutti i diritti umani e di tutte le libertà
fondamentali;
al mettere in grado le persone di ogni condizione di sviluppare capacità
di dialogo, negoziazione, costruzione del consenso e risoluzione pacifica
delle differenze;
al rafforzamento delle istituzioni democratiche e all’assicurare una piena
partecipazione al processo di sviluppo;
all’eliminazione della povertà e dell’analfabetismo e alla diminuzione
delle disuguaglianze all’interno e fra le nazioni;
alla promozione di uno sviluppo economico e sociale sostenibile;
all’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle
donne, mediante una loro cooptazione nei gangli vitali della società
e a una loro pari rappresentanza a tutti i livelli del processo decisionale;
al garantire il rispetto, la promozione e la protezione dei diritti dell’infanzia;
all’assicurare la libertà dell’informazione a tutti i livelli e
nel migliorare l’accesso a questa risorsa;
all’incrementare la trasparenza e la responsabilizzazione dell’azione di
governo;
all’eliminazione di tutte le forme di razzismo, discriminazione razziale,
xenofobia e delle manifestazioni di intolleranza ad esse collegate;
all’aumentare la comprensione, la tolleranza e la solidarietà fra
tutte le civiltà, i popoli e le culture, comprendendo all’interno
di questo processo anche le minoranze etniche, religiose e linguistiche;
alla piena realizzazione dei diritti di tutti i popoli, compresi quelli
che vivono in regimi coloniali o sotto altre forme di dominazione od occupazione
straniera, a quell’autodeterminazione che viene tutelata dallo Statuto
e inclusa nelle convenzioni internazionali sui diritti umani, come pure
nella Dichiarazione sulla Concessione dell’Indipendenza ai Paesi e ai Popoli
Colonizzati, contenuta nella risoluzione dell’Assemblea Generale 1514 (XV)
del 14 Dicembre 1960;
Articolo 4: L’istruzione, di ogni grado, costituisce uno dei principali
strumenti per costruire una cultura di pace. In questo contesto è
di particolare importanza l’educazione ai diritti umani;
Articolo 5: I Governi hanno un ruolo di fondamentale importanza nel
promuovere e consolidare una cultura di pace;
Articolo 6: La società civile ha bisogno di essere pienamente
interessata nello sviluppo al massimo grado di una cultura di pace;
Articolo 7: Il ruolo educativo e informativo dei media contribuisce
alla promozione di una cultura di pace;
Articolo 8: Un ruolo chiave nella promozione di una cultura di pace
compete a genitori, insegnanti, politici, giornalisti, organismi e gruppi
religiosi, agli intellettuali, a quanti sono impegnati in attività
scientifiche, filosofiche, creative e artistiche, a chi opera nel settore
sanitario e in quello umanitario, agli assistenti sociali, ai managers
a vari livelli come pure alle organizzazioni non governative;
Articolo 9: Le Nazioni Unite dovranno continuare a rivestire un ruolo
chiave nella promozione e nel rafforzamento di una cultura di pace nel
mondo intero.
B
Programma d’Azione per una Cultura di Pace
L’Assemblea Generale,
Tenendo presente la Dichiarazione per una Cultura di Pace adottata
il 13 settembre 1999;
Facendo riferimento alla sua risoluzione 52/125 del 20 Novembre
1997, con la quale proclamava l’anno 2000 Anno Internazionale per la Cultura
della pace, come pure la risoluzione 53/25 del 10 Novembre 1998, con la
quale aveva proclamato il periodo 2001 – 2010 Decennio Internazionale per
una Cultura di Pace e Non Violenza per i Bambini del Mondo;
Adotta il seguente Programma d’Azione per una Cultura
di pace.
A.Scopi, strategie e attori principali
Il Programma d’Azione dovrà servire come elemento fondamentale per
l’Anno Internazionale per la Cultura della pace e per il Decennio Internazionale
per una Cultura di pace e Non Violenza per i Bambini del Mondo.
Gli Stati Membri sono incoraggiati a intraprendere iniziative per la promozione
di una cultura di pace a livello nazionale, come pure ai livelli regionale
e internazionale.
Per aumentare la diffusione delle attività per una cultura di pace,
la società civile dovrebbe essere coinvolta ai livelli nazionale,
regionale e internazionale.
Il sistema delle Nazioni Unite dovrebbe incrementare gli sforzi che sta
attualmente facendo per promuovere una cultura di pace.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la
Cultura dovrebbe continuare a svolgere il proprio importante ruolo e offrire
i suoi fondamentali contributi alla promozione di una cultura di pace.
La collaborazione fra e all’interno dei diversi attori coinvolti dovrebbe
essere incoraggiata e consolidata, così da creare un movimento globale
in favore di una cultura della pace.
Una cultura di pace potrebbe essere promossa attraverso la condivisione,
fra tutti gli attori interessati, di informazioni sulle iniziative da essi
svolte a tale proposito.
Una efficace messa in pratica del programma d’Azione richiede la mobilizzazione
di risorse, anche finanziarie, da parte dei Governi, delle organizzazioni
e degli individui interessati.
B. Iniziative di rafforzamento svolte da tutti gli attori interessati,
ai livelli nazionale, regionale e internazionale
1) Iniziative che incoraggiano lo sviluppo di una cultura della pace
tramite l’educazione:
Rinvigorire gli sforzi nazionali e la cooperazione internazionale al fine
di promuovere l’obiettivo dell’istruzione per tutti, così da conseguire
lo sviluppo umano, sociale ed economico e promuovere una cultura di pace;
Garantire che i bambini, sin dalla più tenera età, traggano
beneficio dall’educazione ai quei valori, quelle attitudini, modi di comportamento
e sistemi di vita che li mettano in condizione di risolvere una disputa
pacificamente e con uno spirito rispettoso della dignità umana,
di tolleranza e non discriminazione;
Coinvolgere i bambini in iniziative che istillino in loro i valori e gli
obiettivi di una cultura di pace;
Garantire alle donne, e in special modo alle bambine, parità di
accesso all’istruzione;
Favorire la revisione dei corsi educativi, comprendendo in questo processo
i libri di testo, tenendo presente la Dichiarazione e Cornice d’Azione
Integrata sull’Educazione per la Pace, i Diritti Umani e la Democrazia,
per attuare la quale dovrebbe essere fornita, su richiesta, cooperazione
tecnica da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione,
la Scienza e la Cultura;
Incoraggiare e potenziare gli sforzi compiuti dagli attori interessati,
così come essi vengono identificati nella Dichiarazione, in particolare
l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la
Cultura, al fine di sviluppare valori e capacità favorevoli a una
cultura di pace, compresa l’istruzione e l’addestramento nella promozione
del dialogo e nella costruzione del consenso;
Consolidare gli sforzi che le diverse entità del sistema delle Nazioni
Unite stanno attuando per l’addestramento e l’istruzione nelle aree della
prevenzione dei conflitti/gestione delle crisi, della soluzione pacifica
delle dispute come pure della costruzione della pace nel periodo post-bellico;
Ampliare il numero delle iniziative che promuovono una cultura della pace
intraprese da diverse istituzioni educative in varie parti del mondo: tra
esse sono comprese l’Università delle Nazioni Unite, l’Università
per la Pace e il progetto per abbinare le università e l’Organizzazione
delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura
2) Iniziative per promuovere uno sviluppo economico e sociale sostenibile
Intraprendere azioni di vasta portata basate su strategie appropriate e
obiettivi concordati per eliminare la povertà mediante sforzi nazionali
e internazionali, tra cui dev’essere inclusa anche la cooperazione internazionale;
Rafforzare la capacità nazionale di attuare politiche e programmi
progettati per diminuire le disuguaglianze economiche e sociali all’interno
delle nazioni stesse mediante, fra gli altri strumenti, la cooperazione
internazionale;
Favorire soluzioni orientate allo sviluppo che possano risolvere i problemi
del debito estero e del servizio del debito dei Paesi in via di sviluppo;
tali soluzioni dovranno essere eque, efficaci e durature, prendendo in
considerazione anche la cancellazione del debito;
Consolidamento di iniziative a tutti i livelli, che consentano di attuare
strategie nazionali per la sicurezza alimentare sostenibile, tra cui lo
sviluppo di iniziative per mobilizzare e ottimizzare l’allocazione e l’utilizzazione
delle risorse, da qualunque fonte provengano: dalla cooperazione internazionale
come dalla cancellazione del debito;
Ulteriori sforzi per garantire che il processo di sviluppo sia di tipo
partecipatorio e che i progetti per lo sviluppo prevedano la piena partecipazione
di tutti;
L’inserimento di un punto di vista che prenda in considerazione l’elemento
sessuale e il coinvolgimento di donne e bambine dovrebbe essere parte integrante
del processo di sviluppo;
Le strategie di sviluppo dovrebbero comprendere misure speciali focalizzate
sulle necessità di donne e bambini, come pure su quelle dei gruppi
che hanno particolari esigenze;
L’assistenza allo sviluppo in situazioni post-belliche dovrebbe consolidare
quei processi di riabilitazione, reinserimento e riconciliazione che coinvolgano
tutti quelli che sono stati trascinati nel conflitto;
Costruzione delle competenze nelle strategie e nei progetti di sviluppo,
in modo da garantirne la sostenibilità ambientale, considerando
anche la salvaguardia e il recupero della base di risorse naturali;
Rimozione di quegli ostacoli che impediscono la realizzazione del diritto
dei popoli all’autodeterminazione, in particolare per quelle comunità
che vivono sotto una dominazione coloniale o sono sottoposti ad altre forme
di dominazione straniera, o di occupazione, da parte di un altro Paese,
che influiscono negativamente sul loro sviluppo sociale ed economico.
3) Iniziative per promuovere il rispetto di tutti i diritti umani:
Piena realizzazione di quanto previsto dalla Dichiarazione di Vienna e
dal relativo Programma di Azione;
Incoraggiare lo sviluppo di piani d’azione nazionali per la promozione
e la difesa di tutti i diritti umani;
Consolidamento delle capacità e delle istituzioni nazionali nel
campo dei diritti umani, anche tramite istituzioni nazionali per i diritti
umani;
Realizzazione e implementazione dei diritto allo sviluppo, secondo quanto
stabilito nella Dichiarazione sul Diritto allo Sviluppo, dalla Dichiarazione
di Vienna e dal relativo Programma d’Azione;
Raggiungimento degli obiettivi stabiliti per il Decennio delle Nazioni
Unite per l’Educazione ai Diritti Umani (1995 – 2004);
Distribuzione capillare e promozione a tutti i livelli della Dichiarazione
Universale sui Diritti Umani;
Ulteriore appoggio per le attività dell’Alto Commissario delle Nazioni
Unite per i Diritti Umani volte all’adempimento del suo mandato, secondo
quanto stabilito dall’Assemblea Generale con la risoluzione 48/141 del
20 Dicembre 1993, come pure per le responsabilità ad esso conferite
tramite successive risoluzione e decisioni.
4) Iniziative per garantire la parità fra donne e uomini:
Incorporare il punto di vista sessuale nell’attuazione di tutti gli appropriati
strumenti internazionali;
Ulteriore sviluppo di quegli strumenti internazionali che promuovano l’uguaglianza
fra donne e uomini;
Attuazione della Piattaforma d’Azione di Pechino, adottata in occasione
della Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne, garantendo la disponibilità
di adeguate risorse e volontà politica; tale obiettivo dovrà
essere raggiunto mediante, fra gli altri, l’elaborazione, l’attuazione
e lo sviluppo di piani d’azione nazionali;
Favorire l’uguaglianza fra donne e uomini nei processi decisionali di tipo
economico, sociale e politico;
Ulteriore potenziamento degli sforzi compiuti dai diversi organismi facenti
parte del sistema delle Nazioni Unite per eliminare tutte le forme di discriminazione
e di violenza nei confronti delle donne;
Offerta di sostegno e assistenza alle donne che sono state vittime di una
qualsiasi forma di violenza, tra cui quelle verificatesi in casa, sul posto
di lavoro e nel corso di conflitti armati.
5) Iniziative per stimolare la partecipazione democratica:
Consolidamento dell’intera gamma di azioni tese a promuovere i principi
e le attività democratiche;
Porre un’enfasi speciale sui principi e sulle attività democratiche
a tutti i livelli di istruzione: formale, informale e non formale;
Creazione e potenziamento di quelle istituzioni e di quei processi nazionali
che promuovano e sostengano la democrazia mediante, tra le altre cose,
l’addestramento e la costruzione di capacità nei pubblici ufficiali;
Incremento della partecipazione democratica mettendo a disposizione, tra
le altre cose, assistenza elettorale su richiesta degli Stati interessati,
basandosi a tal fine sulle relative linee guida fissate dalle Nazioni Unite;
Combattere il terrorismo, il crimine organizzato, la corruzione, come pure
la produzione, il traffico e l’impiego di droghe e il riciclaggio di denaro
di provenienza illecita, dal momento che tali pratiche illecite minano
le democrazie e impediscono il pieno sviluppo di una cultura di pace;
6) Iniziative per far progredire la comprensione, la tolleranza e la
solidarietà:
Attuazione della Dichiarazione dei Principi sulla Tolleranza e del Piano
d’Azione Successivo per l’Anno delle Nazioni Unite per la Tolleranza (1995);
Sostenere le attività svolte nel contesto dell’Anno delle Nazioni
Unite per il Dialogo fra le Civiltà, nel 2001;
Studiare ulteriormente quelle tradizioni e usanze locali o indigene che
sono state in passato impiegate con successo per risolvere le dispute e
promuovere la tolleranza, con l’obiettivo di trarne utili insegnamenti;
Favorire quelle iniziative che agevolino la comprensione, la tolleranza
e la solidarietà in ogni settore della società, in particolar
modo per ciò che riguarda i gruppi vulnerabili;
Sostenere ulteriormente il raggiungimento degli obiettivi stabiliti per
il Decennio Internazionale dei Popoli Indigeni del Pianeta;
Appoggiare quelle iniziative che favoriscano la tolleranza e la solidarietà
nei confronti di rifugiati e profughi, tenendo presente l’obiettivo di
agevolare il loro volontario ritorno e il reinserimento sociale nel paese
natio;
Appoggiare le iniziative che favoriscano la tolleranza e la solidarietà
nei confronti degli emigranti;
Promuovere una maggiore comprensione, tolleranza e cooperazione fra tutti
i popoli mediante, tra l’altro, un uso appropriato delle nuove tecnologie
e la capillare distribuzione di informazioni;
Appoggiare quelle iniziative che favoriscano la comprensione, la tolleranza,
la solidarietà e la cooperazione fra i popoli e tra le nazioni.
7) Iniziative per sostenere una comunicazione partecipatoria e il libero
flusso delle informazioni e della conoscenza:
Appoggiare il ruolo fondamentale svolto dai media nella promozione di una
cultura di pace;
Garantire la libertà di stampa e la libertà di informazione
e comunicazione;
Fare un uso efficace dei media per difendere e divulgare l’informazione
su una cultura di pace coinvolgendo, ove sia opportuno, le Nazioni Unite
e i relativi meccanismi regionali, nazionali e locali;
Promuovere una comunicazione di massa che metta le comunità in condizione
di esprimere le proprie necessità e di partecipare al processo decisionale;
Assumere provvedimenti per affrontare la questione della violenza nei media,
comprese le nuove tecnologie dell’informazione, fra cui Internet.
8) Iniziative per promuovere la pace e la sicurezza internazionali:
Appoggiare un disarmo completo e generalizzato, seguendo un regime di controllo
internazionale severo ed efficace e prendendo in considerazione a tal fine
le priorità stabilite dalle Nazioni Unite in materia di disarmo;
Trarre, ove opportuno, insegnamenti tendenti a una cultura di pace appresi
dagli sforzi di "conversione militare", secondo quanto avvenuto in alcune
nazioni del pianeta;
Porre l’accento sul fatto che l’acquisizione di territori con la guerra
è inammissibile, ed evidenziare la necessità di lavorare
per una pace giusta e duratura in ogni parte del mondo;
Favorire le misure che costruiscano la fiducia e incoraggiare gli sforzi
per negoziare accordi pacifici;
Prendere provvedimenti che eliminino la produzione e il traffico illegale
di armi di piccolo calibro e di armamenti leggeri;
Sostenere le iniziative che, ai livelli nazionale, regionale e internazionale,
affrontino i problemi concreti derivanti dalle situazioni post-belliche,
quali la smobilitazione e il reinserimento nella società degli ex
combattenti, come pure dei rifugiati e dei profughi, i programmi per la
raccolta delle armi, gli scambi di informazioni e la costruzione della
fiducia;
Scoraggiare e frenare l’adozione di qualunque provvedimento unilaterale
che non sia conforme al diritto internazionale e allo Statuto delle Nazioni
Unite e che ritardi il pieno raggiungimento dello sviluppo economico e
sociale da parte delle popolazioni dei Paesi interessati, in particolare
donne e bambini, impedendo il loro benessere e creando ostacoli al pieno
godimento dei loro diritti umani, compreso il diritto di ciascuno a godere
di un livello di vita adeguato per la propria salute e benessere e il loro
diritto a cibo, cure mediche e ai necessari servizi sociali, mentre si
ribadisce che cibo e medicinali non debbono essere impiegati come strumento
per esercitare pressioni politiche;
Frenare le forme di coercizione militare, politica, economica o di altro
genere che siano in contrasto con il diritto internazionale e con lo Statuto,
orientate contro l’indipendenza politica o l’integrità territoriale
di un qualsiasi Stato;
Raccomanda un esame approfondito circa l’impatto umanitario esercitato
dalle sanzioni, in special modo per quel che riguarda donne e bambini,
con l’obiettivo di ridurne al minimo gli effetti umanitari;
Promuovere un maggiore coinvolgimento delle donne nella prevenzione e nella
soluzione dei conflitti e, in particolare, nelle attività che promuovano
una cultura di pace in situazioni post-belliche;
Nel corso di situazioni di conflitto promuovere iniziative quali i giorni
di tranquillità, impiegati per svolgere campagne di vaccinazione
e di distribuzione di medicinali; i corridoi di pace, utilizzati per garantire
la distribuzione delle forniture umanitarie; dei santuari di pace, adoperati
per rispettare il ruolo fondamentale delle istituzioni mediche e sanitarie
quali ospedali e cliniche;
Favorire, su richiesta e nei casi in cui lo si ritenga opportuno, l’addestramento
del personale delle Nazioni Unite interessato, delle organizzazioni regionali
pertinenti e degli Stati Membri, nelle tecniche per la comprensione, la
prevenzione e la soluzione di conflitti.
(Bangladesh: Draft Resolution A/53/l.79, 10 September 1999. A/53/PV.107)
(Traduzione non ufficiale a cura del Centro di Informazione delle Nazioni
Unite (UNIC), Rome.) Versione originale