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INTRODUZIONE AL DILUVIO UNIVERSALE
Il Diluvio Universale …Chi non ha mai sentito parlare di questo mito dei tempi antichi? Basta consultare il libro delle Sacre Scritture per leggere dell’esistenza di antichi popoli prediluviali, e sono le stesse Scritture che parlano di un’umanità postdiluviale. Finora la scienza ortodossa ha speculato (più del dovuto…) sulla presunta reale, o meno, storicità dell’avvenimento.Ma sono molti gli studiosi (archeologi, antropologi, fisici, ecc….) che hanno rivalutato la veridicità e la portata di questo disastroso evento. Partendo dal presupposto storico, il quesito che ci dobbiamo porre è se tale mito è associabile ad un evento occasionale di vaste dimensioni che coinvolse l’umanità intera, oppure è frutto dei ricordi di qualche violenta ed improvvisa esondazione locale. Bisogna innanzitutto dire che il mito del Diluvio Universale, un “ricordo confuso” ma ben forte, è radicato in molte culture differenti con trame tanto simili da farci riflettere.Dunque è possibile che il tutto si riconduca ad eventi storici, impressi in modo indelebile nella coscienza delle persone sopravvissute al disastro.Ma allora la derivazione delle tradizioni orali, i testi antichi e quant’altro ci parli di codesto mito, è possibile sia avvenuta in serie? (prima i Sumeri, poi i Babilonesi, gli Ebrei,…)oppure si tratta di una fonte prototipica comune?Vediamo allora di tentare una analisi del mito.
Già dal III° millennio a.C. nell’antico Sumer si narrava di un’antica cultura scomparsa che a sua volta preservava ricordi di epoche ancora più remote;si ricorda che i Sumeri erano già presenti in Mesopotamia fin dal 3.500 a.C. e di loro si sa ancora molto poco.Ma da alcune tavole di argilla ritrovate in Iraq, vi si raccontano le imprese di Gilgamesh:
… l’uomo a cui erano note tutte le cose, il re che conobbe i paesi del mondo.Era saggio; vide i misteri e conobbe cose segrete; un racconto egli ci recò dei giorni prima del Diluvio. Fece un lungo viaggio, fu esausto, consunto dalla fatica; quando ritornò si riposò, su una pietra l’intera storia incise.
(L’epopea di Gilgamesh, Adelphi Milano, 1986) in “Impronte degli Dei” di G. Hancock
Gilgamesh scrisse sulla pietra una storia che gli fu tramandata da Utnapishtim (un vecchio regnante di migliaia di anni prima), sopravissuto al diluvio e conservatore “del seme dell’umanità e di tutte le creature viventi”. (Impronte degli Dei) Ivi si narra che in tempi antichi, all’epoca in cui gli Dei vivevano ancora sulla Terra, il mondo pullulava di gente rumorosa; Enlil, esecutore delle decisioni divine (alle dipendenze del Signore del firmamento, Anu), udì quel chiasso insopportabile ed inammissibile ed avuto un consesso con gli Dei, si decise per lo sterminio dell’umanità. Il Signore delle acque, Ea, ebbe però compassione per Utnapishtim e gli ordinò la costruzione d’una nave(od Arca) in cui rifugiarsi con la famiglia e “tutto il seme delle creature viventi”.Poi il racconto si dilunga su aspetti tecnici e narrativi che ai nostri scopi non ci interessano (magari in altra sede sarebbe molto interessante) fino a concludersi con la liberazione di una colomba, che fece però ritorno in quanto non “trovò su cui posarsi”; di una rondine che tornò anch’essa; di un corvo che “mangiò, volò all’intorno, gracchiò e non fece ritorno”. La similitudine con il nostro mito biblico di Noè ed il Diluvio ebraico è a dir poco impressionante. Anche per quanto riguarda l’America esiste un mito del Diluvio, che ricorda quello narrato dalla Bibbia. Per gli Aztechi, un uomo ed una donna (Coxcoxtli e sua moglie Xochiquetzal) sopravissero al cataclisma di un Dio, fuggendo a bordo di un’ enorme imbarcazione ordinatagli da una divinità, finendo incagliati sulla vetta di un’alta montagna. I Chibcha, popolazione della Colombia centrale, hanno tramandato il mito di Bechica. Vecchio e di razza diversa, apparve fra la popolazione colombiana portando saggezza e civiltà;un giorno però sua moglie Chia, tanto bella quanto spregevole e maligna e gelosa del marito, decise di prendere il sopravento e con l’aiuto della magia provocò un enorme diluvio in cui perirono numerose persone. Bochica, arrabbiatissimo esiliò la moglie in cielo (dove divenne la Luna, destinata a risplendere la notte), recuperò i pochi superstiti rifugiatisi nei monti ed iniziò nuovamente ad impartire loro leggi, a coltivare la terra, il culto del Sole portando nuova civiltà.Quando Bechica morì, ascese al cielo divenendo un Dio. Un altro spunto di riflessione ci viene dai Maya e più precisamente dal Popol Vuh, vera e propria Bibbia di questo popolo, compilata in lingua Quichè.Le descrizioni presenti in tale scritto ci fanno fare un ulteriore passo avanti per capire che il Diluvio sicuramente non può essere considerato una derivazione di racconti in serie:
… allora le acque furono scosse e agitate per volontà di Hurakàn, e una grande inondazione si abbatté su queste creature … … …. … … Ed esse furono inghiottite dalle onde, mentre una resinosa e fitta oscurità scendeva dal cielo; si oscurò la faccia della Terra, ed ebbe inizio una pioggia incessante, notte e giorno, una pioggia nera che tutto oscurava … (“Atlantide”, C. Berlitz, Roma 1986)
Magari in questo caso si potrebbe pensare ad una eruzione vulcanica, ma spesso con le inondazioni si fa accenno a vulcanismo, terremoti e uragani. Ci sarebbero molte altre civiltà antiche da ricordare (Incas, Indiani Hopi d’America, Babilonesi, Egiziani, ecc.) ma si tratterebbe d’un resoconto veramente molto lungo; a chi interessasse rimando all’ottimo libro dell’autore G: HANCOCK, “IMPRONTE DEGLI DEI – Alla ricerca dell’inizio e della fine-“ edito in Italia dalle edizioni Corbaccio.Qui di seguito ci limiteremo ad elencarli sottoforma di schema riassuntivo.
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Ad ogni modo, si può ben dire che in grande misura gli effetti del Diluvio coinvolsero tutto il mondo e tutta l’umanità; ed è per questo motivo che oggi sarebbe ben importante affacciarsi a tale affascinante tematica con ben altro spirito di ricerca mantenendo una mentalità decisamente aperta. Ma si sa che per la scienza ufficiale, tutto questo è meramente difficile (se non impossibile, radicata com’è alle vecchie tradizioni …) in quanto tutti i più grandi sconvolgimenti ambientali sono avvenuti prima della comparsa dell’ Homo Sapiens. Ma allora mi chiedo: come è possibile che civiltà diverse fra loro non in contatto, magari nemmeno ubicate lungo grandi corsi d’acqua o lungo coste marine (come ad ex. le tribù Germane), possano avere in comune il ricordo di un immane disastro naturale?Ed è proprio da quest’ultimo interrogativo che si può pensare di accantonare definitivamente l’idea della derivazione in serie del mito diluviale. L’archeologia e la geologia ortodosse, da sempre hanno portato avanti la teoria di una tragedia localizzata e successivamente entrata a far parte del patrimonio folkloristico della gente.Ma anche in questo caso non si spiega come le caratteristiche dei racconti (corvo sumero=colomba ebraica; assunzione al cielo di Bochica=Gesù; nave azteca=arca di Noè; ecc…) sia quasi comune in tutte le civiltà. Se il disastro fosse stato locale come sostiene una parte della comunità scientifica, ogni tribù avrebbe creato un mito con caratteristiche proprie, dunque molto diverse fra loro: alcune ad esempio avrebbero potuto essere state salvate dall’intervento di una maga, altre potrebbero essere scappate dalla forza dell’acqua creando una macchina volante, e così via.Ma come ben si capisce leggendo questi racconti, quasi tutti prevedono come mezzo di fuga una nave o arca, costruita per opera di un solo uomo(!) particolare ordinata da un Dio impietosito, che salva una coppia di ogni essere vivente (=il seme della vita..)… Anche in questo caso dunque le teorie e le relative argomentazioni ufficiali sono alquanto flebili e di scarso valore pratico.
Ma ecco una nuova domanda: e se tutto ciò fosse il ricordo di un unico popolo vissuto in epoche “geologicamente” antiche? Se dopo tutto, la comparsa dell’ homo sapiens non fosse poi così recente?A questo punto le ipotesi diventano due:
1.il Diluvio è stato un evento recente che ha lasciato impresso nella mente dei popoli della Terra, questo immane disastro; 2.la comparsa di una civiltà progredita e quindi dell’uomo sulla Terra è di molto antecedente a quanto dichiarato dalla scienza;
Come abbiamo visto prima, è la stessa scienza (o per lo meno quella ortodossa…) che ci dice che in epoche recenti il mondo non ha subito particolari sconvolgimenti da giustificare il mito del Diluvio; dunque la prima ipotesi va da se che viene scartata. E la seconda? Molto più probabile! Non si può certo non notare come la distruzione sia avvenuta nei confronti di una società civile, “punita” per la propria decadenza morale.Ed anche il fatto che in tutti i miti sia presente un’enorme inondazione con relativo sprofondamento della terra, lascia pensare che quasi sicuramente si parli di una civiltà madre. I suoi superstiti dopo essere approdati in ogni parte de Mondo, avrebbero diffuso la tradizione di un simile evento, magari fondendola con quelle delle tribù locali o limitrofe; questo spiegherebbe il fatto per cui Bechica viene raffigurato dai colombiani come un uomo di razza differente, o perché alcune civiltà dell’America centro-meridionale rappresentino il loro personale Noè con la barba e di carnagione bianca. Molto probabilmente alcuni lettori tireranno in ballo, o sentiranno una forte tentazione di farlo, un altro mito per spiegare l’ipotesi sopra esposta: ATLANTIDE. Non è forse questa mitica civiltà la candidata più accreditata per rappresentare la capostipite dell’umanità? Ma questo cosa significa? Voglio ricordare che della civiltà atlantidea si parla già al tempo di Platone (427-347 a.C.), che nel suo “Crizia” egli ne parla sulla base di antichissime tradizioni egizie, raccolte dal legislatore Salone (640-560 a.C.). Tale città risalirebbe all’incirca a 12.000-10.000 anni fa: e qui ricordo che l’ultima catastrofe che ha sconvolto il pianeta in modo piuttosto consistente è avvenuta all’incirca 12.000 anni fa, corrispondente all’ultima glaciazione (16.000-8.000 anni fa). Secondo la tesi di Hancock la deglaciazione è stata repentina ed improvvisa; essa sarebbe avvenuta nel giro di 2.000/1.000 anni ed anche meno (non dimentichiamo che parliamo di ere e millenni; dunque 1.000 anni in questi termini sono relativamente brevi…). Allo scioglimento delle enormi distese di ghiaccio avrebbe risposto un repentino innalzamento delle acque del mare che avrebbero inghiottito coste, porti, città marinare ed anche alcune di quelle più interne; si parla infatti di un aumento del livello dei mari anche di 100 mt.. In effetti oggi in tutte le parti della Terra abbiamo tracce inconfutabili del passaggio delle acque come reperti fossili marini nell’entroterra (si pensi ad esempio che in una palude interna dell’America centrale sono stati rinvenuti i resti d’una balena!). Dunque, come si afferma in “Impronte degli Dei”, vengono alla luce in modo piuttosto palese “… … non solo le chiare impronte di un popolo sconosciuto che prosperò DURANTE l’ultima glaciazione, ma pure i segni di un’intelligenza superiore in possesso di sofisticate tecnologie e dettagliate conoscenze scientifiche sulle ere cosmiche PRIMA di qualunque civiltà conosciuta”. Allora, a questo punto, possiamo affermare con certezza che le datazioni dei più importanti siti archeologici non sono corrette; essi debbono essere considerati molto più antichi di quanto affermato sino ad ora. In effetti a suffragio di questa tesi ci vengono incontro le ultime recenti scoperte dell’archeologia contemporanea: in varie parti dell’America sono stati scoperti utensili e vari resti datati CON ASSOLUTA CERTEZZA come del 25.000 a.C. Dunque le prove inconfutabili della presenza di una civiltà evoluta prima dell’ultima glaciazione sono pressoché accertate; che si tratti di Atlantide o di qualunque altra civiltà, questo non ci è dato sapere ed in ogni caso poco importa… A noi interessa solo conoscere l’esistenza di questa reale civiltà prediluviale, ed avere dunque la certezza che il Diluvio è AVVENUTO STORICAMENTE, CON UNA PORTATA UNIVERSALE, PROVOCANDO UN TOTALE ANNIENTAMENTO DELLA SOCIETA’ FINO AD ALLORA CREATASI!
BIBLIOGRAFIA:
vImpronte degli Dei, G. Hancock vMistero, anno II n° 15 (agosto 2001) vLa fine di Atlantide, Rand & Rose Flem-ath vAtlantide e Mu, V. Zecchini vCustode della Genesi, R. Bauval – G. Hancock vIl mulino di Amleto, G. de Santillana – H. von Dechend vAtlantide, C. Berlitz
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