Il musicista e artista Giuseppe Chiari è l’unico rappresentante italiano (in campo musicale) che dal ’62 (data di nascita del movimento Fluxus), ha fatto parte del gruppo, con mostre, concerti, performance, azioni e stesure di spartiti musicali. In modo da debordare continuamente nella complessità di differenti linguaggi.

Allo Studio Leonardi V Idea (piazza Campetto 8, fino a fine marzo) è possibile ammirare il suo lavoro attraverso testimonianze di performance, strumenti musicali trasformati dall’uso non canonico, spartiti, ecc.

 Un lavoro che ha chiare ascendenze col movimento Dada, con richiami a certe soluzioni futuriste (nella provocatorietà di minime azioni sonore). Il suo maestro è certamente il musicista americano John Cage che rompe con la tradizione sfatando la composizione armonica delle note  e trovando nel “silenzio” una ricca potenzialità acustica e passando ad azioni comportamentali provocatorie. Per Chiari, il pianoforte assume la qualità simbolica di musica: in questo senso diventa passibile di “distruzione” privando lo strumento della sua funzione originaria per “suonarlo” con altri mezzi non ortodossi.

Importante e notorio è il suo lavoro “Suonare la Città” del ’65, dove l’artista registra i rumori della metropoli con tanto di descrizioni attraverso spartiti. Questo suo agire contestatario, anticonformista, apre la strada a nuove espressioni artistiche, supportate da studi matematici, Realizza così “esperienze di improvvisazione collettiva sul piano di una riduttività concettuale con azioni imperniate sulla discussione libera e programmata allo stesso tempo col pubblico”. In un certo senso, il suo operare si afferma come protesta, quasi un invito a riscoprire la semplicità dei suoni in contrapposizioni al fagocitare inarrestabile della tecnologia avanzata.

 

                                                            Miriam Cristaldi