Riguardo le polemiche di questi giorni sulla mostra delle collezioni genovesi e liguri degli ultimi 50 anni, esposte al museo di Villa Croce, vorrei limitarmi ad alcune considerazioni.

Nel momento attuale della "globalizzazione" dove la realtà locale  tende a perdere la propria identità per venire risucchiata nella fitta rete delle comunicazioni mass mediali nasce una nuova esigenza: quella di "riconoscersi" per non sparire nell'anonimato.

Infatti, mai come oggi l'attenzione si fissa  sulle differenze, sui diversi aspetti che concorrono a fornire arricchimenti alle proprie peculiarità: così nelle trascorse correnti artistiche (transavanguardia) come nelle espressioni sociali, ad esempio nell'ambito della culinaria o del dialetto (assistiamo oggi alla riesumazione dei dialetti con studi specifici).

Anzi, rispetto a queste realtà localistiche  vi è oggi un particolare

riguardo poiché, proprio a fronte di una progressiva perdita d'identità dovuta alla nuova posizione di cittadini del "villaggio globale", si evidenzia il bisogno di riconoscersi in un contesto ben preciso, fornito di caratteristiche che lo individuino.

Tornando alla mostra di Villa Croce mi pare che sia stata giusta la scelta da parte dei curatori-direttori del museo di fornire una visione dell'arte ligure e genovese, anche se i limitati mezzi economici e la mancanza di sponsorizzazioni hanno impedito il formarsi di una collezione completa.

Bisogna però, in futuro, ampliare le prospettive affinché si attui una comparazione, un confronto aperto tra l'artisticità nell'ambito localistico e la realtà artistica nazionale e internazionale che cresce attorno e al di là dei confini. Questo attraverso l'acquisizione di opere di artisti nazionali e internazionali che possano esprimere la complessità del panorama artistico e quindi una lettura più esaustiva dei momenti storici contemplati.

Insomma, sarà necessario "riconoscere" e individuare le nostre radici ma allo stesso tempo metterci in una posizione di "ascolto", in rapporto dialettico con altre realtà per comprendere meglio le motivazioni, le istanze, le problematiche che muovono il fare artistico nel tempo e nello spazio dell'agire.

Un neo nella catalogazione delle opere rischia di offuscare i testi critici dei curatori di questa esposizione laddove parrebbero risultare retrodatate le opere di Allosia documentate in catalogo. Date smentite dal critico d'arte Paolo Finizio, avallato da Luciano Caramel, che vanno così ad alimentare una polemica che dura dall'85.