"Mirror's Edge" (= ai confini della finzione) è il titolo della mostra in corso  al Castello di Rivoli con cui il nigeriano Enwezor, curatore della prossima edizione di Documenta Kassel, propone ai suoi artisti un affondo sull'ossimoro, oggi più che mai esplosivo, sulla <realtà-fiction>. Indagine, questa, calzante anche per i giovani artisti genovesi, in volo verso l'oriente per la mostra "Mixed media, ovvero trasmigrazioni dei linguaggi " promossa dalla Plaza Gallery di Tokjo (21 ottobre, 28 novembre), appoggiata dal Museo di Villa Croce.

Infatti, i quattro operatori scelti, Lino Di Vinci, Loredana Galante, Renza Tarantino, Alberto Timossi, già vincitori di precedenti selezioni, col loro lavoro sembrano lanciarsi verso la conquista  di uno spazio-tempo dove l'assillo d'un immaginario mediale di carattere fantastico-virtuale si fonde con la domestica, silenziosa, spicciola, quotidianità attraverso un esercizio di giornaliera autoanalisi, di riflessione mentale che investe il proprio vissuto, la memoria personale estendendo il reticolo delle terminazioni nervose in dilatate percezioni sensoriali, alla ricerca di nuove frontiere.

Se Lino Di Vinci altera spazi psichici servendosi della luce, una luce protagonista , non più rappresentata sulla tela ma giocata sulla violenza del segno che scuote campi pittorici riflettenti algide lumeggiature metalliche, Loredana Galante coglie invece del reale l'aspetto percettivo musico-sonoro conducendolo con echi giocosi da un'autobiografia privata a narrazioni mobili illimitate, secondo cui la materialità di piccoli oggetti-trash deborda in microcosmi immaginari verso condizioni di pensiero.

Con Renza Tarantino l'aspetto tecnico del reperto fotografico si carica di manualità pittoriche acide, psichedeliche, aggressive, dove tracce di archeologie industriali si fanno reliquie, sindoni, eventi corrosivi capaci di ri-creare eccellenti scenari della mente.

Alberto Timossi lancia nello spazio sottili frammenti tubolari metallici che se da un lato lo definiscono, dall'altro lo negano per via di fili invisibili che fanno da ponti di collegamento tra loro in un reale-virtuale gioco chiuso tra sinergiche spinte e controspinte.