La
pittura ad olio, con base
sottostante a tempera, dell'artista genovese Luigi
Maria Rigon (1932) ha come soggetto la figura umana nel contesto urbano, ed è
espressa con un linguaggio che trae spunto dai media e dalla tecnologia.
La
squadratura a rete di cui l'artista fa spesso uso suddivide lo spazio entro cui
le immagini vivono, ed allude sia
alla tecnica della stampa che alla video-computerizzazione.
Avviene
cioè che le icone si strutturano, come nei mosaici, attraverso numerose "tessere"
per fornire alla percezione visiva un'unica, scintillante, immagine colorata.
Infatti,
il colore è spesso usato nella sua
accezione di smalto, con lumeggiature quasi metalliche e ricco di emanazioni
splendenti come le artificiali cromìe
da computer.
Per la
mostra "Segmenti urbani" allestita al centro culturale "Art club
Il Doge" (via Luccoli 14, fino al 28 aprile), Rigon propone, tra l'altro,
un'originale quanto nuova inquadratura delle piazze
di Genova, Matteotti e S. Matteo, dipinte su lunghe strisce orizzontali di
legno, accostate su tavola per ricompattare la visione dell'intero sito.
Qui la
tecnica pittorica non si serve della squadratura a rete, ma si avvicina quasi
a un iperrealismo, ad un' esasperazione del reale, se
non fosse bloccata dall'effetto di "straniamento" fornito da oggetti
casuali che giganteggiano in primo piano.
Anche
il colore, con luminescenze
artificiali, concorre a tale
risultato: la perfetta riproduzione a strisce delle architetture e delle
persone, colte in atteggiamenti quotidiani, sembra svaporare l'identità
cittadina per mostrare uno "spaccato" di una qualsiasi metropoli del
villaggio globale riflettente luci sofisticate.
Ma ciò
che più sorprende è la visuale panoramica di 360 gradi. Se si scorre lo
sguardo dalla prima fascia all'ultima
della stessa tavola, si può cogliere la visione circolare architettonica
dell'intera piazza ; partendo da un punto preciso, lo sguardo ruota tutt'intorno
fino a tornare al punto iniziale abbracciando idealmente la totalità del luogo.
"E'
la città di Rigon - scrive Vico Faggi nella presentazione - e
quell'autoritratto, che appare in alto, sta a significare la presa di possesso
del pittore sulla sua città ideale e materiale, astratta e
concretissima...nella luce solare e nella suggestione della notte che
incombe...".
Miriam Cristaldi
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